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Autore: bruciato    02/07/2013    1 recensioni
Anime Oscure è un opera in corso di scrittura di genere Low Fantasy.
Ambientata nel regno di Landor,segue le vicende dei maggiori esponenti di quest'ultimo,dal Re ai Cavalieri Neri, suo protettori, includendo nobili e popolani. Giochi, guerre, intrighi e complotti si alternano nella Città Illuminata, dove siede il giovane Re Vaan Destiryon.
Cyrith, regno da sempre nemico di Landor, si muove a Est, mentre da Nord arriva Cesar Brambe, figlio del Re ucciso e spodestato da Lance Destiryon, padre di Vaan.
Dalla Linea Stricta, a Sud, arrivano voci preoccupanti sul ritorno dei non-morti. Non molti credono al ritorno di quei traditori del reame, considerando la loro stessa esistenza leggendaria.
Genere: Dark, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autore: Vi avviso che ho cambiato il nome dei Sambor in Destiryon, a mio avviso suona meglio ed è meno banale u.u
Anche Arathon Morder ha cambiato il suo cognome, ora è Arathon Kionel. 
Nulla da dire, altro capitolo in cui conosciamo altri personaggi importantissimi per la trama, e veniamo a sapere di pericolosi retroscena del passato!


Il viaggio era stato a dir poco distruttivo. Antony aveva i piedi gonfi, e avevano incontrato spesso brutto tempo; l’unica cosa che voleva in quel momento era abbracciare sua sorella...ma dopo aver fatto un bagno bollente.
Erano nel cortile che precedeva gli alloggi degli ospiti del Re. Era veramente gigantesca l’acropoli della capitale. Più o meno come un quinto della Città Illuminata, un'immensa meraviglia di architettura. Nel cortile smontò da cavallo, lo diede agli stallieri reali e aprì il carro dove alloggiavano suo padre e sua madre. Non che quel giorno fosse particolarmente galante o rispettoso nei confronti dei suoi; aveva semplicemente fretta che scendessero, così avrebbe fatto quel dannato bagno. Scese per prima sua madre Alexandra, anche lei con l’aria stanca.

«Finalmente siamo arrivati, Gregor!» esordì, come se fosse colpa di suo marito.

« Ho i piedi doloranti e sono veramente nervosa...» Poi si rivolse a un servo che era lì per accoglierli.
«Spero che abbiate già preparato i nostri alloggi!» L’alto uomo non fece in tempo a rispondere che una voce dietro di Antony disse:

«Ma è ovvio mia signora. I vostri alloggi sono già perfettamente arredati e puliti.» Antony si girò e vide Mason Curter, il maestro del regno. Ma come era comparso lì? Sfruttava i tunnel sotterranei dell'Acropoli?

Portava una tunica bianca da ricevimento, ma la sua calvizia non lo rendeva esattamente un bello spettacolo. «Il nostro signore sta arrivando con la sua nobile madre. Se avete la compiacenza di attendere qualche minuto..» La voce di Mason aveva sempre un non so che di viscido, di lacchè in maniera esagerata. Ma d'altronde bisognava leccare bene i culi per stare a quel posto.

In ogni caso, Antony non era entusiasta di quella frase. Sperava che il re avrebbe concesso agli ospiti qualche ora di comodità invece di riceverli subito.

«Ma certo che avremo la compiacenza.» rispose Gregor, che nel frattempo era sceso dal carro. Antony odiava il carro, era solo una casa più piccola e più scomoda. Usava il suo solo per dormire e mangiare, ma aveva fatto tutto il percorso dal Castello Brillante a Lightburg a cavallo. Sua madre borbottò qualcosa sulla non-educazione del Re a ricevere subito i suoi ospiti, badando bene di non farsi sentire dal vecchio Mason Curter.

Quel vecchio era lì da decenni. Vaan era addirittura il quarto Re che serviva. Gli ultimi due si erano fidati molto di lui. Ed erano morti entrambi poco serenamente. E poi c'era Vaan. Antony lo aveva visto due volte. La prima volta, prima della guerra, al torneo in onore del Cavaliere di Cuori, Jon Beckett. Lord Beckett a quel tempo era ancora in forze, e stava già inserendo sua figlia Caterine negli ambienti Brambe a corte. Poi, però, lei andò a Lance Destiryon. In ogni caso, il torneo venne vinto da Logan Lunac. Antony non vi partecipò, sua madre glielo aveva proibito. Antony aveva la stessa età di Logan, ma evidentemente Sèregor Lunac in casa non si faceva sottomettere come suo padre Gregor.

Dopo qualche minuto arrivò il Re con la Regina e mezzo Concilio. Dopo i saluti di rito, gli inchini, quasi impacciati da parte di Vaan, le cose si fecero più rilassate. Il giovane si voltò verso Antony che era appoggiato al carro per la stanchezza e gli fece: «Antony, hai l’aria stanca.»

“Maddai?” pensò Antony. “Si vede lontano un miglio che cerca solo di essere gentile. Gli riesce piuttosto male, però.”

Poi Vaan guardò suo padre «Com’è stato il viaggio lord Allister? Difficoltoso?»

«Abbiamo trovato delle difficoltà con il tempo, mio signore. Per il resto il viaggio è stato neanche troppo lungo.»

«Bene, bene…ne sono compiaciuto.» Disse il Re, scambiando qualche altra parola con gli Allister, e quasi pregandoli di ricordarsi di fare come fossero a casa loro.

«Ora vogliate scusarmi ma il regno richiede la mia attenzione, ovviamente sarete gli ospiti d'onore alla cena di stasera...»

«Ho chiesto a vostra figlia di venirvi a trovare nel tardo pomeriggio, dopo che vi sarete sistemati e accomodati nei vostri alloggi.» aggiunse Caterine.

Alexandra Allister ringraziò la regina, e salutò lei e suo figlio. Così fecero anche Antony e suo padre.

Finalmente l’erede del Brillante poteva rilassarsi dopo due settimane di viaggio. Entrò quindi nel grande palazzo degli ospiti e un servo disse loro che era stato riservato loro il primo piano. Salirono quindi le scale di legno lavorato, con gli assi che scricchiolavano leggermente, e arrivarono nei loro alloggi.
Era un piano tutto per loro teoricamente, ma eccetto le stanze c’era solo un androne enorme in cui si affacciavano le porte degli alloggi. Due sarebbero bastati,uno per i suoi genitori e uno per lui (ed eventualmente le giovani che si sarebbe portato in camera). Gli altri sarebbero stati occupati dal mare di parenti che Gregor si era portato dietro.

Antony era molto simile a sua sorella. Non gli interessavano le cortesie, le buone maniere, gli inchini e quant’altro. Li doveva fare, ma nessuno poteva obbligarlo a farseli piacere. Si tolse i suoi vestiti e si gettò nell’acqua, sfortunatamente solo tiepida, che i servi dovevano aver preparato per lui pochi minuti prima. Dopo una buona mezz’ora uscì dalla vasca di marmo, collocata precisamente al centro del bagno, e si asciugò. Uscì nudo e si mise a guardare dalla finestra. Vedeva solo i muri della fortezza. Era un peccato, gli sarebbe piaciuto affacciarsi e vedere la Città in tutta la sua magnificenza. Voleva vedere il Grande Tempio, la colossale statua di Titus I e l'Arco del Vittorioso, eretto in onore di Maebor VII.

Maebor era stato il primo e unico Re a confrontarsi con la potenza del regno di Sànte'si, uno dei tanti aldilà del Grande Mare. Dopo qualche minuto bussarono alla porta.

«Chi è ?» Urlò Antony.

«Una tua amica.» Fece una ragazza falsificando la voce, fuori. Antony dubitava fortemente che la corte gli avesse pagato una prostituta.

Antony chiese a quella “ragazza” di attendere qualche secondo per mettersi qualcosa addosso e poi aprì la porta.

Gwen si gettò su di lui avvinghiandolo mentre urlava di gioia.

«Ehi,sei così contenta di vedermi?»

«Si, mi è sembrata un’eternità. Ti devo raccontare un moltissime cose. Ma il tuo viaggio com’è stato? Sei stanco vero?» Rispose Gwen tutta d’un fiato.

Antony annuì e poi si mise seduto sul letto assieme a lei. Gwen iniziò a raccontare delle sue vicende. Del suo ricevimento, della rivalità con Amber Arcadia, di come alla cena avesse osato rivolgere parola al Re senza permesso.

Gli disse anche di Seth Lunac, il Cavaliere Nero, una persona che Antony non aveva mai visto e che conosceva solo per fama.

Quel tizio aveva avuto una fortuna sfacciata. Da principino dei Lunac a Cavaliere Nero. Si diceva che Lance Destiryon lo avesse preso sotto la sua ala protettrice durante la guerra.

Gwen spiegò il rapporto di amicizia tra i due, di come lui fosse l’unico che la capiva, e del fatto che era sempre gentile nei modi.

«Secondo me ti piacerà Seth, fidati. Andrete d’accordo.» Concluse.

Antony era stato letteralmente bombardato di informazioni.

Erano molto simili anche di aspetto i due Allister. Entrambi con una folta chioma bionda e gli occhi azzurri, alti e snelli. Poi Antony chiese con scarso interesse come andavano le cose con il Re.

«Bene,direi.» Rispose sua sorella. «Usciamo spesso a fare passeggiate, e non manca poi molto al giorno in cui sceglierà una delle principesse. Che poi io odio tutte o quasi, come ti dicevo prima. Non sarebbero delle buone regine, te lo dico io.» aggiunse con un tocco di malizia. Era tipico di Gwen.

Perché nonostante loro padre fu un grande guerriero, la sua astinenza dal campo di battaglia gli fece imparare ai figli che la lingua può tagliare più della spada. Ad Antony comunque, piaceva comunque combattere.

Era per questo che si era iscritto al Torneo del Re. I tornei e le giostre nella fortezza del padre erano molto rari, non si dilapidavano capitali senza pensarci minimo tre volte.

«Comunque sorellina, ricordati di non fidarti di nessuno qui. Anche questo Seth di cui mi parlavi prima, non si può mai essere certi delle intenzioni della gente. Lo sai anche te che gli unici di cui ti puoi fidare sono me e i nostri genitori. A proposito, sei andata a salutarli?»

«Non ancora. Ma ci vado subito, altrimenti potrebbero arrabbiarsi. Quei due mi hanno praticamente costretto a venire qui. Dicevano che dovevo almeno tentare e tante altre cose...ti ricordi quanto nostro padre si infuriò quando gli dissi che non volevo venire a Lightburg? » E come poteva scordarselo, Antony?

Il solo ricordo di quell’evento lo faceva sempre sbellicare dalle risate e lo fece anche in quell’occasione. Si ricordava perfettamente del rossore di suo padre, di come poi dalla rabbia distrusse il bancone di legno con una manata mentre litigava con sua figlia. Antony rideva sempre di quell’episodio, e non ne capiva mai il perché.

Forse perché vide suo padre violaceo.

Gregor poi si era portato a Lightburg non poche persone. Primo tra tutti suo fratello Koster e i suoi figli. Lo zio Koster era un tipo particolare. Era l'erede di diritto delle terre Allister, ma rinunciò a tutto, e si accontentò di avere qualche terra e un paio di castelli. Antony non capì mai il perché di quella rinuncia. Forse lo zio Koster sentiva troppo la pressione. L'opposto di suo figlio Darion.

Darion Allister, l'ala splendente della famiglia. Darion e Antony non si odiavano, ma quasi. Il cugino era nato qualche anno prima di lui, e aveva da sempre sviluppato una grande passione per i combattimenti. Come se non bastasse, era imbevuto d'onore da far schifo come suo padre. Sarebbe arrivato tra qualche ora; e c'era anche Lotho con lui. Quel bambino era odioso. Un viziato moccioso piagnucolante. La visione di Koster che fotteva la zia Isabella produsse un conato di vomito in Antony.

 

Una volta che Gwen fosse andata via, Antony si rivestì mettendosi un vestito di seta bianco e dei pantaloni marroncini, con stivali blu.

Un gran brusio lo disturbò qualche minuto dopo, mentre leggeva. I parenti erano arrivati. Assieme allo zio Koster dovevano esserci anche altri zii, di secondo grado in su. Lo zio Mastel, la vecchia Margaery, suo cugino Patrick Allister...tutti accompagnati dai propri figli. Antony aprì la sua porta. Nell'androne vi erano solo Darion e Patrick.

«Antony!» Esclamarono all'unisono, appena lo videro. I loro sorrisi erano falsi. Cercavano solo di entrare nelle grazie del loro futuro Lord.

Entrambi gli diedero una bella pacca sulla spalla. Antony voleva solo svignarsela.

«Patrick, Darion...è bello vedervi!» Antony era falso fino al midollo.

«Il piacere è nostro..Ho saputo che ti sei iscritto al torneo del Re..» rispose Patrick

«E' vero, quindi?» aggiunse Darion. «Antony, sai meglio di me che non hai speranze. Io ti posso battere in tre secondi, e lì ci saranno i Neri e i migliori cavalieri del regno. Forse addirittura qualcuno di Cyrith.»

Era vero. Ma al ragazzo quel torneo serviva. Non era mai stato un gran soldato, ma nell'ultimo anno si era allenato parecchio col maestro di spada al Brillante. Marcos Lanter; fu dei Caballeros sin una Bandera. I mercenari di Bantos erano tra i più preparati aldilà del Grande Mare, nemmeno i celebri Vostarii di Tindamus potevano eguagliarli.

In ogni caso, Antony voleva dimostrare di essere migliorato nelle arti guerresche. Soprattutto a suo padre voleva dimostrarlo. Gregor non lo aveva mai dato a vedere, ma sperava che il suo erede fosse più capace con la spada.

Hector lo era, ma il bastardo scelse una via sbagliata.

«Non mi importa. Non voglio vincere, solo arrivare tra i primi.» rispose Antony.

«E sai meglio di me che non ce la farai.» ribattè ancora Darion. «Io il mio consiglio te l'ho dato, fai tu.»

«Cambiamo discorso.» fece Patrick. «Avete saputo delle Terre Morte? Il Re ha chiuso il passo.»

«Ha fatto bene. Troppa gente si crede avventuriera, troppa gente si crede Iulius.»

La leggenda di Iulius che scendeva in quelle terre desolate era nota a tutti. Strinse alleanza con i non-morti per porre fine al dominio dei draghi. Leggende.

«Non siamo certi dell'esistenza dei non-morti. Tantomeno che Iulius sia effettivamente andato laggiù.» obiettò Antony. «Poteva essere un altro regno, per quanto ne sappiamo.»

«Io credo, cugino. E dovresti farlo anche tu. Ultimamente girano strane voci.»

«Che voci? Illuminami.»

«Gente che scappa da Sud. Gli stranieri, gli umani nelle terre morte. Dicono che non è più sicuro. Hanno degli sciamani, o qualcosa del genere, che li deve aver messi in guardia. Nessuno ha visto niente, ma...»

«Appunto.»

Una voce graffiante ma profonda arrivò da dietro di loro. Antony si voltò. Una folta chioma argentea era inondata dai raggi del sole, che passavano dalla finestra vicina. Vayn Beckett. L'Albino.

«Nessuno ha visto niente. Quei balordi non sanno niente. Sono primitivi, e si spaventano per un nonnulla.»

I tre Allister guardarono torvi il Beckett. Non correva buon sangue tra le famiglie, ma non era quello il motivo. Vayn era stato più volte definito come un approfittatore, un meschino e viscido leccaculo. Eppure, stava fiero e impettito con l'aria saccente.

«Vayn Beckett. Non sapevamo del vostro arrivo.» disse Darion. Vayn si avvicinò senza dire nulla. Gli occhi dei due si contrastavano. Azzurro mare quelli di Darion, Rosso sangue quelli di Vayn.

«Ho lasciato indietro Jon. Non mi andava di seguire il mio vecchio col suo passo lento.»

«Hai già incontrato il Re? Sei suo zio.» chiese Antony.

«Tra poco, temo che ora sia impegnato nel Concilio. Voi signori parteciperete tutti al gran torneo, nevvero?»

«Ovvio.» affermò Darion. «Noi Allister non ci tiriamo mai indietro. E tu, Albino?»

«Certo. Può forse il figlio del Cavaliere di Cuori non partecipare? Sarebbe un affronto per Jon!» esclamò Vayn. La velata ironia era uno dei suoi pochi pregi.

«Per Lance non si fece nessun torneo...» bofonchiò Patrick.

«Altri tempi, altri cavalieri.» ribattè Vayn.

«Era solo tre anni fa, Vayn.» puntualizzò Antony. «In tre anni non cambiano molte cose. Semplicemente, Lance non gradiva queste giostre. Aveva cose più importanti da fare, e miglior modi di spendere il danaro.»

«Non ne dubito..ora, vogliate scusarmi, ma devo andare.» rispose l'Albino.

«Ci rivedremo presto, signori.»

“A dir poco bizzarro...” pensò Antony.

Un urlo arrivò da lì vicino, oltre il muro. Antony riconobbe subito la voce. Gregor.

«Credo che dovresti andare, cugino.» disse Darion.

Antony non lo ascoltò nemmeno.

 

Un altro urlo di suo padre lo fermò mentre stava per toccare la maniglia della porta. Appoggiò l’orecchio e si mise ad ascoltare.

«Sei amica di un Lunac? Ma come osi gettare l’onore della tua famiglia al vento? I Lunac sono una razza bastarda e senza onore ! Che Larse se li porti via.»

«Ma perché, padre? Non mi hai mai spiegato perché li odi così tanto! Cosa ti hanno fatto?»

«Non sono affari tuoi, maledetta te e il tuo amico. Me la ricordo io la battaglia di Opervam, dove i tuoi amichetti arrivarono in ritardo, e morirono più di duemila dei nostri,compreso tuo nonno!» e Antony sentì chiaramente un grande sbuffo. «Ma purtroppo non è solo per questo “ritardo”,ci sono anche altri motivi.»

«Dimmeli padre, ti scongiuro!» Le parole di sua sorella si facevano singhiozzanti, Antony pensò che fosse sull’orlo delle lacrime.

Era difficile che sua sorella piangesse, e ogni volta che lo faceva Antony si sentiva svuotato.

Per evitare di far scoppiare sua sorella, strinse la maniglia della porta e la aprì con forza. Vide suo padre in piedi davanti alla finestra e sua sorella lontana da lui su una sedia di legno lavorato.

La stanza era molto più grande della sua. I suoi alloggi erano più piccoli, sebbene l’arredamento fosse più o meno identico. C’era anche qui una finestra di vetro rifinito con i bordi d’oro, un letto a baldacchino matrimoniale molto lussuoso e il pavimento ricoperti di tappeti.

La maggior parte di essi erano rossi con un leone ricamato sopra, ma ce n’erano anche di verdi con cervi, blu con lupi e altri colori con altrettanti animali.

Poi notò che sua madre non era lì con loro, la porta del bagno era chiusa. Probabilmente si stava sistemando, ma era una sua capacità innata quella di sparire mentre suo marito discuteva con Gwen o Antony.

Poi Antony si fece coraggio.

«Digli la verità, Gregor. E digliela tutta.»

Gregor Allister fu stupito da quella presa di coraggio, ma normalmente avrebbe insultato anche Antony e l’avrebbe spedito in camera sua.

Però forse non era il caso di farlo, in fondo doveva proteggere sua figlia; e lei doveva sapere perché tutti odiavano i Lunac.

 

Gregor li squadrò tutti e due, poi si avvicinò a Gwen, la guardò dritta negli occhi e la fece sedere sul letto; lui prese la sedia, la portò vicino al letto si sedè. La lentezza delle sue azioni erano dovute al fatto che, probabilmente, doveva pensare a scegliere le parole con cura. Antony invece preferì rimanere in piedi, e si appoggiò al muro. Voleva essere sicuro che suo padre gli avrebbe detto la verità.

« Vedi, Gwen, esistono uomini d’onore come noi...e altri che non ne hanno affatto. Come i Lunac. Ti starai chiedendo perché li odiamo cosi tanto…Ecco, Gwen…ti ricordi della guerra dei Baroni vero? Noi affianco ai Brambe? La rivolta di Lance? Non te ne sei dimenticata vero?»

« No.» Rispose sua sorella,mentre ricacciava una lacrima dentro ai suoi occhi.

«Devi sapere che i Lunac hanno fatto cose orribili durante la guerra. A cominciare dalle razzie e dalle devastazioni. Sèregor Lunac, assieme ai suoi figli, impiccò, uccise e torturò ovunque.

Dove passavano i Lunac non c’era più umanità. Lance era l’uomo più onorevole che conoscessi, ma poco poteva contro di loro. Non poteva rischiare di farseli nemici, per cui li lasciò fare. Loro avevano uno degli eserciti più potenti ma fino a qui, i loro crimini rientravano tra quelli che i meno onorevoli compiono in guerra. Ma il peggio venne dopo. Dopo la battaglia della capitale, uccisero il Re senza aspettare l'ordine di Lance.

Poi, completamente allo sbaraglio, Sèregor ordinò di uccidere qualunque altro membro della famiglia Brambe. Fu cosi che a neonati vennero spaccate le teste, e i vecchi furono scorticati vivi. La storia più triste fu quella della sorella di Cesar Brambe, il figlio del Re. Aveva solo tredici anni.

Venne stuprata più volte da diversi Lunac. Esausta e morente per le ferite che gli avevano inflitto, per la violenza con cui l’avevano posseduta per ore e ore, venne impalata su una lancia nel bel mezzo del cortile della fortezza. Per quattro ore quella poveretta soffrì le pene dell'inferno. Sèregor voleva prolungare la tortura, ma Lance gli ordinò di porre fine alle sofferenze della figlia del Re. Ma Logan e Seth se ne occuparono a modo loro. Il suo cadavere fu gettato dall'acropoli nella Città. Ora tu dimmi se coloro che ordinano queste atrocità sono uomini onorevoli, se sono cavalieri o pazzi scatenati!»

Le lacrime di Gwen scendevano senza sosta. Possibile che il suo amico Seth avesse ordinato, o peggio commesso, certe cose? La persona che per Gwen era la più dolce e sensibile al mondo, poteva aver fatto queste atrocità?

Suo padre la guardò negli occhi, vide la sua tristezza e gli disse se davvero voleva continuare a essere amica di un Lunac. Gwen non rispose, fu Antony a farlo.

«Padre, io ho incontrato Seth Lunac poco fa. Gwen mi ha detto che lui fu preso sotto protezione da Lance Destiryon, quindi forse davvero non c’entra nulla con le barbarie che hai detto.» Il tono non era molto convinto, se ne accorse lui stesso.

Forse pronunciò quelle parole solo per dare una debole speranza a Gwen.

«E' sempre un Lunac!» Sbraitò suo padre,e uscì dalla camera sbattendo forte la porta.Sua sorella stava singhiozzando.

Non aveva mai sentito parlare di quelle brutte cose, ma forse solo adesso lei realizzò perché il suo amico Seth non gli avesse mai parlato della sua famiglia.

Quella giornata doveva essere stata un trauma per Gwen. Poi Antony si scostò dal muro, si sedette accanto a lei e gli disse:

« Gwen, ascoltami. E' vero che nostro padre non è l’uomo più tranquillo del mondo, ma dice tutto questo solo per proteggerti. Io non urlerò con te, ti voglio solo dire che ti proteggerò sempre,che siano Lunac, Price o Beckett, o ancora dai Destiryon. Chiunque vorrà farti del male, io sarò lì per non farti mai accadere qualcosa di brutto..Ti voglio bene,Gwen.» Le parole di Antony erano sincere, Gwen se ne rese conto e lo strinse a sé, mentre un'altra lacrima scivolava sulle sue gote, e si infrangeva sul collo di Antony.

 

Antony rientrò in camera sua una mezz'ora dopo. La loro visita a Lightburg era iniziata nel peggiore dei modi. Avevano cercato di tenere al sicuro Gwen dalle storie di guerra, ma ora era giunto il momento. Decise di farsi un giro per l'Acropoli. Voleva visitare la sala del trono, a tutti i costi.

Non se la ricordava molto da quando era arrivato due anni fa a giurare fedeltà all’allora Re Lance. Passò quindi qualche minuto prima che la raggiunse, ed era già sudato; di nuovo.

L'estate stava arrivando, impietosa come non mai. Il sole era già cocente nella fortezza reale, non c’era un ombra nemmeno a pagarla oro. Che doveva esserne stato usato abbastanza per costruire quell’acropoli, dove c’era il mastodontico palazzo nero del Re, che includeva la sala del trono, le cucine e gli alloggi della famiglia reale. Poi c’era il palazzo degli ospiti, che era sufficiente, pensava Antony,ad accogliere più di cento persone. Per fortuna alle scorte venivano concessi altri appartamenti, assieme a quelli delle guardie cittadine.

Gli appartamenti non erano di certo lussuosi, ed erano tutti ammassati in un unico palazzo grande quasi quanto quello del Re, ma per una guardia, magari figlia di macellai, andava più che bene. Si diceva anche che poteva accogliere un esercito di ventimila uomini.

Solo gli Allister ne avevano portati mille, più i cinquemila della guardia cittadina. Poi arrivò alla sala del trono, si fece aprire il gigantesco portone in bronzo dalle guardie lì presenti e si mise a girovagare per la sala. Non avevano protestato, forse avevano capito che era un nobile. Non vi era nessuno in quel momento.

Il giovane Allister si iniziò a guardare intorno, toccò le maestose colonne della sala, poi si fissò sulle piastrelle. Erano di due lavoratissimi marmi; marmo bianco triangolare inscritto dentro un marmo nero circolare nero.

La luce entrava dalle vetrate bianche sulla destra della sala, ed era uno spettacolo niente male. I raggi del sole sembravano pervadere quella sala dove re, guerre, balli e feste si alternavano da molti secoli.

Mentre contemplava la meraviglia che era la Sala, il portone da dove era appena passato si riaprì. Sbucò da lì un cavaliere altissimo, che teneva l'elmo nero sotto il braccio destro,con gli occhi di ghiaccio e i corti capelli biondi spettinati.

Si accorse subito della presenza di Antony e gli si avvicinò a passo svelto.

Antony sentiva il rumore del ferro che strusciava durante la camminata, il passo sicuro e la pesantezza dell’armatura.

Il ragazzo sapeva che quella era l’armatura dei Cavalieri Neri, l’aveva già vista durante la guerra dei Baroni. Si diceva fosse l’armatura più sicura mai prodotta.

Molti fabbri in tutto il reame provavano ad eguagliarla anno dopo anno, ma non riuscivano mai a superarla.

C’era qualche disegno nascosto, forse, che faceva sì che ogni centimetro di pelle fosse perfettamente coperto.

Ad ormai pochi passi da lui, il Nero appariva molto più alto visto da vicino.

«E voi chi sareste?» Disse il cavaliere con voce baritonale e severa.

«Sono Antony Allister, Cavaliere. E trovo disdicevole che voi vi rivolgiate a me come si fa a un popolano.» Rispose sfrontato Antony.

Il cavaliere fece una mezza risata e aggiunse :

«Senti,scricciolo.» e già questa prima parte fece infuriare dentro di se Antony Allister. Ma chi si credeva di essere? Quel tipo era un Nero, con tutti gli onori che questo comportava, ma in fondo era solo una guardia. Del Re,ma pur sempre una guardia.

Spostò l’elmo da sotto il braccio destro al sinistro, quasi nervosamente, e continuò. «Tu sei qui senza motivo, e io proteggo questa sala. Vattene, prima che ti costringa io con la forza.»

«Come ti permetti, cane! » Ribatté furioso Antony. La rabbia montava dentro di lui.

”Se solo avessi una spada, un pugnale, uno stocco! Gliela farei pagare a questo bastardo.” In quel momento pensò anche che non sapeva nemmeno chi fosse quel tizio maleducato e arrogante. Gli venne il dubbio che forse poteva essere Seth Lunac, ma sua sorella poco prima non aveva mai accennato all’altezza spropositata.

Il Cavaliere poi riprese a parlare, dopo essersi fatto un’altra sonora risata, stavolta più grossa di quella precedente.

«Sai com’è, il cane conta più di te, che pure sei un erede di una delle terre più grandi e di una famiglia importante. Se voglio posso mandarti a morte, basta che il re acconsenta.»

«E secondo te, spilungone, manderà a morte un Nero oppure un suo futuro vassallo e alleato? Pensaci.» Il Cavaliere Nero, inaspettatamente, rispose calmo e tranquillo.

«Hai ragione, Allister. Sei furbo, anche se sai anche tu che ti potrei affettare come niente, anche qui e adesso. Poi andrei sulla forca, ma mi toglierei una bella soddisfazione. Per stavolta passi, gioca quanto vuoi al cercatore qui dentro. Parteciperai al Torneo, vero?»

«Certo che parteciperò.» rispose Antony, e sorrise. «Spero di incontrarti,spilungone. Sarà un piacere disarcionarti e lasciarti coperto di vergogna davanti a centinaia di persone.»

Stavolta risero all’unisono, i due.

Poi il Cavaliere gli disse che, almeno, aveva trovato uno con cui competere. Poi spiegò di essere “Il Cacciatore”.

Antony ne aveva sentito parlare. Ma le descrizioni che aveva ricevuto erano vere solo a metà. Sebbene fosse veramente altissimo, veniva descritto come un cane che anziché abbaiare mordeva e basta senza proferir parola. Invece aveva di fronte un uomo che era l'opposto.

«Secondo me tu cerchi solo qualcuno che ti risponda a tono,vero? Forse Lance lo faceva con te. E’ per questo che accettasti l’incarico, scommetto.» Ipotizzò Antony.

«Lance era un grande uomo. Non ho mai incontrato nessuno con il suo carisma. Ma ora basta. Sai, è strano che parli cosi tanto con una persona, quindi siccome non voglio che mi vedano parlare troppo e per giunta con uno che è la metà di me, me ne vado a fare la guardia al trono; il Re sta per arrivare. Ci rivedremo, Antony Allister, e prega che sia solo al torneo.»

Si salutarono con una falsissima stretta di mano e il Nero andò spalle al trono, come una torre a proteggere le terre che aveva dietro di sè. Antony se ne andò da lì per continuare il suo giro turistico della fortezza reale. Uscì dalla prima porta che trovò in quella sala immensa, e finì in un cortile adiacente alla sala, un luogo chiuso su tutti i lati. Da uno dalla sala del trono, e da tre pareti che andavano a ricongiungersi sulle mura dell'acropoli. Da una fontana di marmo grigio sgorgava acqua limpidissima. C’era un Cavaliere seduto sul bordo, che stava leggendo una lettera.

Realizzò solo pochi secondi dopo che era anche quello un Nero.

Questo però già indossava l’elmo,a differenza di quello incontrato pochi minuti prima. L’elmo incuteva timore, e Antony, come poco prima, quando è intimorito reagisce in modo opposto a ciò che fa la gente comune.

Il Nero si accorse subito della sua presenza, si alzò dal bordo della fontana e disse : «Hai qualcosa da dirmi, biondo? O resterai lì impalato per sempre? » Antony rispose subito. «Niente di particolare,Cavaliere. Sono solo qui a perdere tempo mentre tra poco voi farete la guardia per ore al Re. E dopo mi divertirò al pranzo in mio onore. A te hanno mai fatto una cena di benvenuto?»

Il Cavaliere rimise la lettera che stava leggendo in un sacchetto e disse:

«Tu devi essere Antony Allister. Mi eri stato descritto come un uomo ironico e simpatico, ma io vedo solo un insolente viziato. Siccome credo che due uomini debbano guardarsi in faccia mentre parlano,mi toglierò l’elmo.» E così fece quello. Se lo tolse prendendolo da sotto con i suoi guanti neri di ferro, orlati d’oro pure quelli. Era un ragazzo poco più giovane di lui, con gli occhi verdi e i capelli neri che erano stati molto disordinati dall’elmo che aveva appena tolto. Restarono qualche secondo in silenzio, poi Antony gli fece:

«Tu invece sei Seth Lunac, mia sorella mi ha parlato di te poco prima. In nome dell’affetto che la lega a te, spero di non averti fatto mio nemico.» Senza scomporsi minimanente, Seth Lunac,detto l’Uomo di Ghiaccio proprio per questo, gli rispose.

«Questo dovrei dirlo io. Ma comunque lasciamo perdere. E’ un piacere conoscerti, Allister.» protese la mano così Seth Lunac.

Antony fece lo stesso, e si scambiarono un’energica stretta di mano. Era forse l’unico da cui aveva sentito cose bella da sua sorella, altrimenti non sarebbe mai stato così cordiale con lui.

«Tua sorella mi ha detto che vuoi partecipare al torneo del Re, ci sarò anche io. Spero di incontrarti. Ci dovrebbe essere anche mio fratello.»

Stava forse dicendogli che non era un buon cavaliere? Mise da parte un attimo questo suo pensiero per cercare di non rispondere malamente.

«Lo so bene, Seth. Ed'è proprio per questo che parteciperò. Muoio dalla voglia di far cascare da cavallo il tuo amico, il Cacciatore, e tuo fratello. Allo spilungone l'ho incontrato prima. Tipo sveglio, ma si sopravvaluta. Saprai come me che quelli più bassi come noi sono un bersaglio meno grande,giusto?» Seth diede un colpo di tosse e poi rispose che sì, un uomo più basso era più difficile da colpire, ma un uomo alto era meglio bilanciato al galoppo.

Antony concordò.

In fondo quel ragazzino non era tanto stupido come gli era apparso sulle prime. «Ora mi trovo costretto a lasciarvi. E' turno di guardia.» chiuse il Nero, rientrando nella Sala del trono.

 

 

 

 

  
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