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Autore: dierrevi    02/07/2013    6 recensioni
«Mi piacerebbe sapere» mormorò fra sé, «che diavolo c'è in un libro fintanto che è chiuso. Naturalmente ci sono dentro soltanto le lettere stampate sulla carta, però qualche cosa ci deve pur essere dentro, perché nel momento in cui si comincia a sfogliarlo, subito c'è lì di colpo una storia tutta intera.»
Michael Ende - La Storia Infinita
Volete sapere da dove viene il libro che morde? Ricordate cosa succede a chi legge Sonetti di uno stregone? Bramate di dare un'occhiata alle letture preferite di Percy Weasley? Vi andrebbe di scoprire quali rischi si corrono ad aprire impunemente i libri della biblioteca di Hogwarts?
Questo e molto altro, se troverete il coraggio di addentrarvi in questa raccolta. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiacchiere

Leggere fa bene, ma può fare anche male, diciamo la verità.
I libri sono come le medicine o come qualunque
altro medium: vanno presi con cautela.

Corrado Augias

* * *



«Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà... oh, buonasera, madama Palude! Come sta, tutto bene?» esordì Stan Picchetto saltando dal predellino del bus.
«Ma sa che la vedo un po' pallida? Stanchezza, dice? Ha per caso avuto qualche dolore alle ossa? No? Allora dei momenti di debolezza? Oh, non si preoccupi, sarà solo un po' di nausea da svanimento, vedrà...».
Madama Palude pagò il suo biglietto più in fretta che poteva e salì a rifugiarsi al secondo piano. Non sarebbe servito a niente, pensò Ernie Urto, l'autista, spiegare a Stan che difficilmente una delle clienti più affezionate del Nottetempo avrebbe potuto soffrire di nausea da svanimento. Ma forse ci aveva pensato anche lui.
«Eh, di questa stagione, vorrei sbagliarmi... Ma secondo me le sta venendo una bella tosse unicornina. Orpo! Vedrai se al momento di scendere non tossirà, e alla grande. Fidati, so quel che dico...»
Erano almeno due ore che Stan diagnosticava un po' di tutto a tutti i viaggiatori che salivano e scendevano dal bus. Ernie era perplesso, alla sua maniera flemmatica e sempre un po' altrove. Cioè, non è che fosse uno svampito, era solo che gran parte della sua attività mentale era occupata dalla guida. Sì, lo so cosa state pensando, ma guardate che non è che fosse poi un così cattivo autista. Cioè, capiamoci: Ernie la patente di guida non ce l'aveva, non era richiesta per guidare il Nottetempo. Per guidare un mezzo a motore bastava pigiare i pedali e girare il volante, roba da Babbani; Ernie aveva imparato dal suo predecessore, l'autista che gli aveva insegnato il mestiere, il vecchio Constant Tumbler. Ma il Nottetempo non era un banale mezzo a motore. Cioè, a parte che aveva tre piani, capiamoci, richiedeva una tecnica di guida tutta particolare, e sarebbe stato assai superficiale ridurre il tutto a “premi il pedale e gira il volante”. Quella era la parte facile, cosa ci voleva premere un pedale e girare un volante? La cosa complessa era farlo “saltare”. Capiamoci: non era mica semplice portare un autobus di tre piani da Torquay a Inverness. Cioè, non in meno di un secondo. Ci vuole un corso apposta per poter Smaterializzare semplicemente sé stessi, figuratevi per far “saltare” tutto un autobus; con pensieri come questi, non dovete prendervela se l'autista del Nottetempo sembra sempre un po' altrove. Cioè, in fondo lo è, un po' altrove. Però, capiamoci, quell'altrove si chiama Destinazione, e non è il caso di rischiare di arrivarci a rate.
Comunque, eravamo rimasti a Stan che parlava a Ernie di tosse unicornina.
«Mmmm, sì? Non ti facevo un esperto» mugugnò l'autista.
«Orpo! L'ho letto su Comuni Disturbi e Malanni Magici. Gran libro, dovresti leggerlo!»
Una replica del genere non poteva che stuzzicare l'attenzione di Ernie.
«Stan, non ti ho mai visto leggere altro che Le Avventure di Martin Miggs, quand'è che hai letto un libro come quello?»
Stan non si scompose; anzi sembrò abbastanza fiero di poter rispondere.
«Ieri, che avevo il giorno libero. Sono andato in biblioteca e l'ho praticamente divorato».
La notizia che Stan aveva deciso di trascorrere il pomeriggio a leggere un libro fu abbastanza insolita da spingere Ernie a voltarsi e fissarlo per alcuni secondi, stupefatto. Questo lo portò ad andare lungo di una quindicina di metri alla curva che si presentò in quell'istante; ma il cottage in fondo al giardino si dimostrò particolarmente agile nel balzare di lato, e dopo che Ern, riavutosi, ebbe sterzato di colpo, riportando l'oscillante bus sulla strada, lo steccato riuscì anche a spianare un po' i segni delle ruote sul prato, mentre tornava a schierarsi lungo la carreggiata.
«In biblioteca, Stan?» chiese Ernie, con il fiatone, alla fine della manovra.
«Sì, la biblioteca pubblica di Malet Street, a Bloomsbury» rispose Stan, senza avvedersi dello stupore del collega. «Quella con il reparto riservato ai maghi.»*
«Mmm, la conosco, Stan caro. Ma come mai sei andato in biblioteca? E a leggere proprio un libro come quello, poi».
«Orpo! Ti ricordi quegli attacchi di raffreddore che mi erano venuti la settimana scorsa? Be', volevo vedere se erano di raffreddore normale o se era raffreddore da fieno, o magari allergia al pelo di Crop. Mio cugino ha comprato un cucciolo di Crop la settimana scorsa. Bel cucciolotto, un sacco simpatico. Però, insomma, siccome avevo iniziato a starnutire a tutto spiano, volevo capire cosa avevo».
«Ma perché non sei andato da un medimago, ragazzo mio?» chiese Ernie.
«Naaa, solo per un raffreddore. Poi ci sarebbe stato da fare la fila, poi quello chissà cosa mi trovava fuori, insomma, non avevo voglia, e sono andato a Malet Street. E lì ho letto...»
BANG! Il bus passò dalla stretta stradina del Galles meridionale su cui si trovava a una più larga stradina di campagna del Cheshire.
«Uhm, me lo dici dopo. Ora dovresti avvertire mister Knickerbocker, il villaggio di Bunbury** è a un paio di miglia».
«Ok, salgo a cercarlo» rispose Stan; ma, prima che si allontanasse, davanti al parabrezza sfarfallò una piccola luce e, BANG!, il bus si traferì istantaneamente a raccogliere un nuovo passeggero. Ernie pigiò subito il pedale del freno, bloccando il mezzo in una manciata di metri, e Stan si affacciò alla piattaforma d'ingresso e saltò giù.
«Buonasera, gente» salutò un vocione, mentre la grossa sagoma di chi aveva chiamato la fermata emergeva dal buio.
«Heilà, buonasera, signor Hagrid! Dove la portiamo?»
«A Diagon Alley, figliolo. Devo far compere domattina presto».
«Le faccio subito il biglietto, intanto salga pure. Ha mica bagaglio da caricare, vero?»
«Tranquillo, Stan. Viaggio leggero, non ti appioppo nessun baule» disse l'omone posando un piede sulla piattaforma per salire.
«Orpo! La volta che sale con un baule, è la volta che facciamo il quarto piano all'autobus» replicò Stan, reggendosi a un sostegno mentre Hagrid, salendo, faceva inclinare il bus di parecchi gradi.
«C'è libera la cuccetta giusto qui in fondo, al piano terra, va bene? Un pisolino prima di una giornata di compere».
La prima volta che Stan aveva visto Rubeus Hagrid montare sul Nottetempo, Ernie l'aveva istruito di non farlo mai salire ai piani superiori. Non voleva rischiare che sbilanciasse l'autobus in qualche curva.
«Non riesco mai a dormire su questo coso che si muove» si lamentò Hagrid. «Mi sono portato qualcosa per passare il tempo.»
Ernie ingranò la marcia e ripartì sgommando; Stan si attaccò con nonchalance al suo sostegno, mentre Hagrid si puntellò con le mani contro entrambe le pareti laterali della cabina. Ritrovato un po' di equilibrio, si avviò barcollando verso il letto indicato da Stan. Raggiunto che lo ebbe, ci si piazzò sopra come su una poltrona, poi trasse fuori da una tasca i suoi enormi ferri da calza e si mise a lavorare a maglia.
«Di', hai visto come cammina curvo?» sussurrò Stan a Ernie.
«Mmmm» rispose soltanto Ernie, alzando gli occhi al cielo.
«E non ha neanche ordinato la cioccolata, stavolta. Ahi, ahi... inappetenza – che vuol dire che non hai fame anche se dovresti, forte quel libro – eccessiva stanchezza... Ahi ahi, non vorrei che fosse Pidocchiorubbolo. Sarebbe davvero una iattura. Tu dici che potrebbe essere? Ah, speriamo di no, povero signor Hagrid...»
«Mmmm» fu la sola risposta di Ernie. Risuonò il BANG!, e l'autobus ritornò dalla Scozia al Cheshire, continuando a correre in un viottolo tra i campi.
Ci sarebbero potute essere molte altre ragioni per spiegare il camminare curvo di Hagrid, pensò Ernie senza dirlo: prima tra tutte il fatto che era alto il doppio di un uomo normale, ma si trovava adesso su un autobus col soffitto ad altezza normale.
«Magari a Diagon Alley deve andare in apoteca» continuò a speculare Stan.
«Per il Pidocchiorubbolo si può provare con del succo di fagiolo sopoforoso, è ottimo se usato in fase iniziale. Secondo me sta andando a comprarlo; secondo te?»
«Non lo so, domandaglielo» rispose Ernie in tono poco interessato.
«Giusto! Hei, signor Hagrid?» chiamò Stan.
«Dimmi, Stan» rispose Hagrid dal fondo del bus, senza alzare gli occhi dal lavoro a maglia.
«A Diagon Alley deve andare in apoteca? Deve fare qualche rimedio?»
La discrezione non era mai stata uno dei punti forti di Stan Picchetto, ma Hagrid era una persona alla buona e non se la prese.
«No, non faccio pozioni, mi vengono male. Mi serve un repellente per le lumache carnivore, mi stanno rovinando tutti i cavoli».
«Ti eri sbagliato» commentò Ernie. «Su, va a chiamare mister Knickerbocker, ora».
Poco dopo il Nottetempo si arrestò in una stradina secondaria ai margini del piccolo villaggio di Bunbury; ne scese un mago alto e segaligno che raccattò goffamente le due borse che Stan gli porgeva e si avviò con andatura ondeggiante lungo la strada buia.
«Urca, guarda come cammina. Tutto curvo, e non va neanche tanto dritto. Avrei dovuto chiedergli se aveva dolori agli arti, o se faceva fatica a muoverli. Si potrebbe sospettare una Parodoxyte, accidenti!» commentò Stan mentre Ernie ripartiva.
«Certo che ti ha appassionato quel libro, Stan. Pare che te lo sei imparato a memoria.»
«Non l'avrei mai detto neanche io. Ma sai, ho trovato la pagina sul raffreddore da magia, e c'era spiegato tutto quello che devi guardare per vedere se ce l'hai; e a me sembrava di non averlo, ma non ero mica sicuro. E poi gli starnuti li avevo fatti, insomma. E allora ho detto “vediamo se magari ho qualcos'altro”, e ho cominciato a guardar le altre pagine.
«Parola mia, certi libri ti mettono la paura addosso. Ho letto la Rubrolite, e mi pareva di aver qualche sintomo, “vuoi veder che è questa?” ho detto. Però non ero mica sicuro. Allora sono andato avanti. Ho trovato lo Scrofungulus: mi son toccato un po' qua e là come diceva il libro, mi son fatto il conto di dove avevo prurito e da quando. Perdinci! Ero sicuro che mi sarebbe esploso a giorni, sai? Mi son trovato i sintomi della Spruzzolosi al primo stadio, in incubazione; e il Vaiolo di Drago! Mi pareva strano che non mi avesse già costretto a stare a letto.»
In un BANG! il bus si trovò a correre attraverso una zona industriale. Stan continuò il suo racconto.
«Ero arrivato in fondo al libro, e quelle che avevo letto le avevo quasi tutte, mannaggia! Allora son tornato all'inizio e ho cominciato dalla prima, perché io ero partito dal Raffreddore da magia, no? E non ti trovo che l'Aliotosi ce l'ho fin da piccolo? Da matti! E il Ballo del Pixie, forse c'avevo anche quello.
«Orpo, mi stava venendo una fifa blu, Ernie, però non riuscivo mica a smettere! Sai com'è, no? Quando finisci una pagina e giri quella dopo senza neanche pensarci. E c'era la Bronchiolite, e a me pareva che potevo aver anche quella. E forse anche i Calcoli bezoarici, ma quelli non ero mica sicuro, però la Nevralgia dell'Augurey ero quasi sicuro di sì, e c'era il rischio che covassi un principio di Manomorfitosi, anche. E gira le pagine e gira le pagine, quando ho visto che rischiavo di aver anche la Rabbia dei Mollicci e la Quartopatia, allora ho detto basta. Ho preso e son andato dal medimago di Craven Road – è quello di fiducia dei miei, lo conosco da tanto.
«Insomma, vado da lui e comincio a spiegargli che ho letto il libro e che mi pareva di aver anche la Parodoxyte, e questo e quello. E lui mi ascolta, tutto serio, e mi fa spiegare perché pensavo di avere tutti quei malanni, e io gli spiego i sintomi, no? Me li ricordavo tutti, Ernie. Non è pazzesco? Ce li avevo proprio marchiati in testa. E lui allora mi ha chiesto se c'era qualche malattia che non mi paresse di avere, per far prima. E io ci ho pensato su, allora, e, in effetti, il Gomito della Fattucchiera mi pareva di non averlo. Ci ero quasi rimasto male, finché leggevo. Avevo quasi tutto, e quello no. E insomma, gliel'ho detto, “mi par di non avere il Gomito della Fattucchiera”.»
BANG! Il grosso bus viola continuò la sua corsa lungo il litorale del mare d'Irlanda.
«E lui allora mi ha detto che era il caso di fare una bella visita, mi ha ascoltato il cuore, mi ha fatto fare i sospironi, mi ha guardato la lingua, ha fatto due o tre incantesimi dei suoi, mi ha piantato la bacchetta nei fianchi un paio di volte (che la prima volta ho fatto un saltello sulla sedia, accidenti), e poi si è seduto alla scrivania e mi ha scritto una ricetta, e me l'ha data. Ho salutato e sono uscito.
«E insomma, alla fine mi trovo fuori, no? E il medimago non mi aveva neanche detto niente, mi aveva solo dato la ricetta. Io non avevo neanche il coraggio di leggerla, Ernie, ti rendi conto? Ero convinto di aver le malattie peggiori, e mi sentivo uno straccio. E allora son andato dritto a Diagon Alley, e son entrato dallo speziale. Mi dicevo “speriamo che accetti di prepararmi lui le pozioni che servono, perché io qui son uno straccio, e se sbaglio qualcosa, dopo è anche peggio!” E insomma, entro e gli do la ricetta, che mica l'avevo letta, eh, gliel'ho messa direttamente in mano e basta.
«Orpo, Ernie! Avessi visto la scena! Il tipo ci da un'occhiata, poi mi guarda, e fa una faccia... “Ecco”, mi son detto, “adesso mi dice che quella roba non ce l'ha, e a me toccherà di morir di Parodoxyte”. Ero già pronto a sentirmi dire che non poteva aiutarmi, e quello mi fa: “Guarda che il pub è tre porte più avanti.” E io: ”ma no, io dovevo venir proprio qui, è una ricetta del mio medimago”. E lui: “Sicuro? Mi sa che il tuo medimago è uno spiritoso, allora. E guarda che il pub è tre porte più avanti”, e mi ha ridato la ricetta. E io allora l'ho presa, e l'ho letta. Parola mia, Ernie, volevo sprofondare. E poi mi son messo a ridere, perché aveva ragione lui. Lo speziale, intendo. Sai che mi aveva scritto, sulla ricetta? Non indovineresti mai!»
«Mmmm, sentiamo» fu la replica di Ernie al lungo monologo.
«C'era scritto» riprese Stan, «senti un po', c'era scritto:
     “1 bistecca da una libbra, con
       1 pinta di birra scura; 2 volte al giorno.
       1 passeggiata di qualche miglio ogni giorno, o qualche altra attività fisica;
       dormire almeno otto ore per notte;
       e vedrai che ti passerà tutto.”
Parola mia Ernie, non ho mai riso così tanto come mentre uscivo dallo speziale. E poi allora ho fatto come diceva lui: son andato al Paiolo Magico, tre porte più avanti, e mi son preso una bella bistecca, patatine, e una pinta di scura. E, in effetti, dopo mi sono sentito molto meglio. Davvero splendidamente, direi!»
«Eh, ci avrei giurato» fu il commento.
«Ci credi, Ern? Tutto il pomeriggio a rimuginare sui miei malanni, e guarda un po', mi serviva solo una bella bistecca! Forte, eh?»
«Forte, forte, sì» mugugnò Ernie mentre, BANG!, l'autobus saltava dal Lancashire al Dorset, correndo a cavallo fra due corsie di un'autostrada deserta.
Fra non molto avrebbe iniziato ad albeggiare. Un'altra nottata era trascorsa per l'equipaggio del Nottetempo.

Che poi, “Nottetempo”. Si era sempre chiesto perché gli italiani lo chiamassero così. Lavoravano anche di giorno, loro. “Gentil-bus”, rifletté Ernie, sarebbe stato più appropriato, sicuramente.

BANG!


*Stan sta parlando della Senate House Library, però non è che potete andare lì e chiedere dei libri magici; sarebbe un ottimo modo per fare la figura degli sciroccati. Ma, se non siete Babbani, e andate dal bibliotecario giusto, e fate la domanda giusta, potreste essere ammessi a un particolare “Reparto riservato” dove si trovano i libri come quello consultato da Stan. Torna alla storia

**Qualcuno potrà pensare che questo nome voglia essere una qualche forma di omaggio a ferao e alla sua “Una brezza lieve”. In verità, io ero solo partito dal fatto che volevo far passare il Nottetempo per il Cheshire, e mi ero diligentemente messo su googlemaps a cercare un qualche paesino sperduto in quelle lande, quand'ecco apparire sulla mappa il nome del caro vecchietto, e a quel punto la scelta è stata un fatto automatico.
...come sarebbe che non capite di che diavolo io stia parlando? Andate a leggervi la storia di ferao, ecchediamine! Torna alla storia






Seggiolino dell'autore:
Undici mesi, giorno più, giorno meno. Giuro che quando ho scritto che gli aggiornamenti sarebbero stati saltuari, non pensavo così saltuari. Non mi stupirei se vi domandaste cosa diavolo sia questa storia spuntata in cima alla lista delle seguite. Che posso dire: la mia creatività in questa prima metà del 2013 ha dovuto essere orientata su altro. E lo è ancora, in massima parte. Ma non vi tedierò con le mie faccende di poco conto, parliamo della storia:
Tutto questo raccontino si svolge, ovviamente, nel Mondo Magico inventato da J.K. Rowling, ma questo capitolo deve davvero molto alla lettura di un altro J.K. Sto parlando di Jerome K. Jerome, per la precisione. Avete mai letto “Tre uomini in barca (per non parlar del cane)”?
No!?
Siete sempre in tempo, fatelo!

E prima di chiudere, un ringraziamento a MedusaNoir, 8WeirdSisters8, Charme e ferao (sì, quella della storia di prima), che mi fanno una pubblicità immeritata. Sperando di non aver lasciato fuori nessuno; se l'ho fatto scusatemi, e non fatevi scrupoli a farmelo presente.
Alla prossima.

  
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