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Autore: Yoan Seiyryu    05/07/2013    4 recensioni
Sleeping/Hook
Solo il bacio del vero amore può risvegliare Aurora dal sonno eterno, ma non sarà Filippo a salvarla dalla maledizione. Dunque che valore può avere un bacio dissimile da quello più potente di tutti?
Hook dimostrerà alla Bella addormentata che non sempre la magia è la risposta, a volte le persone sono legate da un filo sottile che prescinde dai propri desideri. Entrambi si ritroveranno ad affrontare un'avventura comune, riscoprendo loro stessi e ciò che il Destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aurora, Filippo, Killian Jones/Capitan Uncino, Mulan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I've been watching, I've been waiting
in the shadows all my time
I've been searching I've been living
for tomorrows all my life. 


~*~*~



III. Incubi


Il sole si era nascosto dietro l’orizzonte, il sentiero che avevano intrapreso si era concluso  molto tempo prima e avevano già superato l’ingresso della Foresta Proibita, il tronco di albero secolare giaceva sulla terra ponendo il confine tra le due zone.
Gli animali notturni avevano  iniziato a cantare i loro inni rivolti alla luna, che di tanto in tanto compariva tra i rami fitti degli alberi che sorgevano come tetti infrangibili sulle loro teste.
Aurora aveva paura, aveva udito molti racconti su quella foresta, non tutti tornavano se decidevano di attraversarla.
Hook al contrario non pareva affatto disturbato dall’idea di poter incontrare pericoli ad ogni angolo, ma non era certo da biasimare, un uomo simile non poteva che averne attraversato di peggiori.
Si fermarono sotto il piccolo antro di una roccia sporgente che formava una capanna naturale, molti dovevano aver scelto quel riparo, infatti trovarono cerchi bruniti che coloravano la terra.
Si erano procurati tocchi di legna secca, la più adatta per accendere un fuoco e quel pomeriggio Hook era riuscito a catturare una lepre bianca che aveva chiuso all’interno di una sacca.
Aurora non si era dimostrata d’accordo nell’uccidere una bestia indifesa, tanto che svariate volte aveva tentato di salvare altre piccole prede dalla furia di Hook che iniziava a stancarsi, minacciandola che sarebbe diventata lei la sua cena se non l’avesse lasciato cacciare in pace.
Non si parlarono fino a sera, quando il fuoco fu acceso ed Hook iniziò a scuoiare la lepre con un coltello, gesto che Aurora riteneva decisamente brutale.

“E’ inumano quello che state facendo” lo rimproverò, mentre si stringeva nelle spalle, per potersi riscaldare. Il fuoco era ancora lento e il calore non le giungeva minimamente.

“Scuoiare una lepre?” inarcò un sopracciglio il pirata, che non provava alcun rimorso mentre terminava l’opera.  “Solitamente siete abituata a vederne servita la carne sulla tavola, cosparsa di spezie. Ma vi assicuro che la carne non cresce sugli alberi, vengono cacciati degli animali, scuoiati e cucinati, così da essere serviti”.

“Questo lo so perfettamente. Ma preferisco mangiare la carne di un animale che non ho visto morire sotto i miei occhi” mormorò voltandosi dall’altra parte, non riusciva più a guardare.

“Non trovo alcuna differenza” rispose Hook, nel tentativo di non sentirsi autorizzato a scuoiare lei “solo che voi, principessina, non dovete farvi in quattro per procurarvi la cena. Ci sono i servitori che lo fanno al vostro posto” sorrise appena, prima di limare uno spiedo per poterlo porre sopra il cerchio di fuoco, con la carne della lepre appresa.

“E’ il loro lavoro, sono nati per servire i loro superiori” disse semplicemente lei, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

Hook strinse leggermente il pugno della mano sana, prima di ripulirla con un panno sporco di sangue, per togliersi tutto l’unto delle viscere della bestia da mangiare.
“Sono nati per servire o qualcuno gli ha imposto di diventare servitori?”

“Chi non nasce in una famiglia ricca non può permettersi molto, è una costrizione dovuta dal Destino. Quindi, sono nati per questo” batté più volte le ciglia, sembrava davvero sicura di quello che stava dicendo, in fondo era ciò che le era stato insegnato tempo fa dai suoi genitori, ricordava bene tutte le loro lezioni.

“Parlarne dal vostro punto di vista mi sembra decisamente facile, ridurre la questione in questo modo diminuisce l’importanza dell’argomento. Ma dubito che potreste arrivare a comprendere, avete vissuto negli agi per tutta la vita” Hook non desiderava infierire, sapeva che farlo avrebbe significato arrivare ad uno scontro aperto, ancora una volta, e non aveva intenzione di ricominciare da capo.

Si limitò a far girare lo spiedo, ascoltando quel nuovo silenzio che si era creato tra loro. Quei momenti iniziavano a diventare i più apprezzabili. Non amava l’assenza di rumori, abituato com’era a vivere insieme ad una ciurma di pirati particolarmente amanti del rum.
Quando la lepre sembrò abbastanza cotta, la tolse dal fuoco, per poter iniziare a gustare la cena fresca.

“Siete ancora fermamente decisa a  non volerla assaggiare, nemmeno un po’? Le radici non sono particolarmente affidabili, potrebbero essere velenose, ve le sconsiglio” così facendo diede il primo morso, guardandola con attenzione, come se volesse convincerla a non mostrarsi ancora restia.

Lei scosse il capo velocemente, chiudendosi in se stessa e stringendo le braccia al petto, non aveva intenzione di cedere.
Gli aveva chiesto fermamente di procurarsi altro da mangiare e di lasciare quella lepre lì nella sua tana, invece di andare a scovarla e servirsene a cena.
Arrendersi voleva dire mostrarsi debole e non poteva permetterselo.
Hook si limitò a scrollare le spalle, non era un suo problema riempire lo stomaco della principessa e non avrebbe iniziato ora a preoccuparsene.

“Come avete perso la mano?” ruppe il silenzio lei, mentre se ne stava acquattata in un angolo, con le braccia appoggiate sulle ginocchia e il mento sistemato su di esse.

“Credevo che la consideraste una domanda banale” sorrise a mezza bocca Hook, gustando ancora le lepre che iniziava a scomparire dallo spiedo poco a poco. “Cambiare idea in fondo, non è un male.” si schiarì la voce  “E’ stato un Coccodrillo, voleva rubare un oggetto prezioso che tenevo stretto nel pugno e mi tagliò la mano con un colpo secco” le mostrò l’uncino, la cui punta scintillava appena davanti al riverbero del fuoco “così decisi che un giorno gli avrei strappato il cuore con questo”.

“Cosa nascondevate?” gli domandò, osservandolo con occhi sempre più incuriositi. Le iridi azzurre si confondevano con le fiamme che le rendevano più scure ed ambrate.

Hook scrollò le spalle “un fagiolo magico, mi serviva per aprire un portale e attraversare i mondi” scosse leggermente il capo, scacciando quei ricordi che erano ancora intensi e vivi nella sua testa.

La vendetta era la sola cosa che desiderava portare a termine, non vi era altro nella sua vita. Nessun altro moto di azione, nessuna altra speranza, se non quella di vendicare un amore che gli era stato portato via da davanti agli occhi.
Non si sarebbe mai dato pace, non prima di aver sconfitto per sempre il Coccodrillo.

“Credevo si trattasse solo di una leggenda” sussurrò Aurora, ora non sentiva più freddo, nonostante l’umidità della notte fosse salita poco a poco.

Le civette e i gufi popolavano gli alberi, i loro occhi di miele osservavano cupamente ciò che si muoveva intorno a loro. Il falco dalle ali d’argento non si era più fatto vedere ed Hook iniziava a credere che la sensazione provata nel vederla fosse del tutto errata e che non poteva trattarsi di una guida né di una salvezza.

“Sono molte le cose che non sapete, principessa” sussurrò Hook, lanciandole uno sguardo in tralice.

Aurora era visibilmente affamata ma non voleva ammettere di desiderare un po’ di carne, orgogliosa com’era preferiva rimanere chiusa nella sua idea di giustizia che non corrispondeva affatto alle leggi della natura.
Hook, per uno strano motivo che non riuscì a spiegarsi, credé di capire che forse lasciandola da sola avrebbe provato a superare quell’orgoglio dalla barriera impenetrabile.
Non aveva nulla contro di lei, voleva semplicemente starsene tranquillo ed arrivare da Malefica il prima possibile.
Così, decise di rifugiarsi in un sonno profondo, dandole la buonanotte e lasciando lo spiedo ancora sul fuoco che ormai iniziava a diminuire.
Le aveva lasciato un po’ di carne, cosicché potesse approfittarne e mettere qualcosa nello stomaco, invece di passare la notte senza aver mandato giù nulla.
Hook si avvolse su se stesso, all’angolo della roccia, così da darle spazio e non invadere il loro confine.
Non fu difficile addormentarsi, le ferite ancora bruciavano e non si era minimamente preoccupato di curarle.
Aurora, d’altro canto, appena capì che il compagno di viaggio si era addormentato, si avvicinò lentamente al cerchio di fuoco, osservando lo spiedo davanti a sé, con aria famelica.
Era invitante, in un momento in cui la fame la richiamava ai suoi bisogno naturali. Avrebbe dovuto mangiare qualcosa o il giorno dopo si sarebbe mostrata indebolita e non poteva permettersi di rimanere indietro.
Si fece forza, chiedendosi perdono per quella mancanza di forza e assaggiò la carne che era rimasta, gustandola fino all’ultimo pezzo.
In fondo aveva ragione Hook, era davvero buona. Ricacciò via quel pensiero, nell’attimo stesso in cui le era affiorato alla mente e posò il bastoncino a terra, ormai vuoto.
Avrebbe inventato una scusa il giorno dopo per giustificare quella mancanza.
L’idea di dormire non le piaceva, ora che si sentiva completamente da sola. Lo aveva fatto per così tanto tempo che temeva di non riuscire più a svegliarsi. E se fosse ricaduta nel sonno eterno? Filippo non era lì per salvarla, non vi era nessuna traccia di lui e la compagnia di un malvivente così indisposto verso di lei non la faceva sentire meglio.
Appoggiò la testa alla parete della roccia, decise semplicemente di socchiudere gli occhi, ma di tenere la mente sveglia per tutta la notte, evitando così di addormentarsi.


 


 
 

Sorrideva beatamente mentre si guardava allo specchio della sua camera, gli occhi azzurri e profondi erano immersi in tutta la sua figura e sembrava decisamente soddisfatta di quello che vedeva.
Le guance piene e rosee, le labbra rosse, la carnagione bianca e lunghi capelli castani che si arrotolavano sulle spalle. Era una bambina molto bella, lo dicevano tutti e lei lo sapeva bene.
Eppure nei suoi occhi si celava un velo di tristezza, che nessuno si capacitava di spiegare. Aveva tutto e al tempo stesso non aveva niente.
L’amore per i suoi cari era dimezzato tra il rimanere con loro al Palazzo reale e l’andare a vivere nel bosco, come una delle figlie dei contadini, in una casetta dal tetto di paglia.
Amava entrambi quei luoghi ma al tempo stesso si sentiva divisa tra loro.
Chi era Aurora? Una principessa o una ragazza del popolo? Quale comportamento doveva assumere? Perché non poteva rimanere semplicemente al Palazzo tutto il tempo?
La profezia si sarebbe abbattuta su di lei all’età di sedici anni, quindi perché osteggiare la sua rimanenza nella sua casa natia?
Nessuno le aveva mai dato una risposta, la paura dei suoi genitori era molto più grande.
“Aurora, la carrozza è arrivata” la voce della madre entrò come un sussurro alle sue orecchie, mentre si faceva largo nella sua stanza.
La Regina era molto bella, si somigliavano grandemente e potevano rispecchiarsi l’una nell’altra.
“Preferirei rimanere qui, madre. Sono molto stanca” confessò la principessa, dando le spalle allo specchio ed alzandosi in piedi,  prima di congiungere le mani tra loro.
“Lo siamo tutti, mia cara. Ma il destino è stato già scritto per noi, dobbiamo lottare per remargli contro, per questo è così faticoso. Devi partire ora” le sorrise all’angolo della bocca, avvicinandosi per poterle lasciare un bacio sulla fronte.
Aurora corrugò leggermente le sopracciglia, sciogliendo l’intreccio delle mani. Insistere non le avrebbe giovato.
“Perché dobbiamo andare contro il nostro Destino? Se è già scritto, dovremmo favorire il corso degli eventi perché si avveri”.
La Regina scosse appena il capo, prima di prenderla per mano ed uscire insieme a lei dalla stanza.
“Non è così, mia cara. Il Destino è stato scritto ma si può cambiare, solo noi siamo in grado di farlo. Possiamo scrivere da soli ciò che ci aspetta nel nostro futuro. Gettarci a capofitto in qualcosa che può procurarci del male non è la soluzione migliore” rispose prima che alcuni servitori si misero al loro seguito.
“Eppure, le cose che possono farci del male a volte sono quelle che ci fanno trovare delle soluzioni” sussurrò Aurora, poco convinta di quell’insegnamento così forte.
Lei non era d’accordo con quello che stavano facendo i suoi genitori. Accudirla continuamente, proteggerla da qualunque pericolo, l’avrebbero condannata ad una vita priva di esperienze, non sarebbe mai cresciuta davvero se fosse rimasta per sempre in un bozzolo.
Avrebbe desiderato andare incontro al proprio destino, per fare la cosa giusta. Avrebbe salvato il suo Regno e confidava che prima o poi qualcuno sarebbe riuscito a salvarla.
Aveva fede e tanto le bastava.
Salì in carrozza, non appena uscì dal Palazzo e salutò il Re e la regina, così da poter tornare nella casa del bosco dove la attendevano le fate protettrici.
Si affacciò ad una delle finestre, appoggiando il mento sulle mani,  per poi osservare al di fuori e sospirare.
Prima o poi avrebbe preso in mano le decisioni che la riguardavano, non si sarebbe lasciata soggiogare dai desideri altrui, non più.


 


 


Un sonno violento. Uno di quelli che è difficile da dimenticare. Per quasi tutta la notte non riuscì a fare altro che girarsi e rigirarsi su se stessa, con le lacrime che le affioravano agli occhi.
Non poteva più svegliarsi, il suo corpo non rispondeva ai suoi ordini e quella stanza di fuoco era calda, calda da non poter respirare.
C’era qualcuno che tentava di aiutarla, una voce leggera, soave, che voleva tirarla fuori da quell’incubo.
“Aurora”.
Pronunciava il suo nome, mentre le fiamme continuavano ad alzarsi, fino a diventare pareti alte ed incontrastabili.
“Aurora”.
Forse era la voce di Filippo che continuava a chiamarla, a dirle di non smettere di sperare. Lui era lì, ne era certa. Lui le era rimasto accanto, per prendersene cura.
“Aurora!”
L’esclamazione fu più forte, la stanza di fuoco sembrava iniziare a svanire poco a poco, mentre quella voce diventava meno flebile e più accentuata.
Le palpebre si aprirono di colpo e si accorse che delle mani forti e grandi la tenevano per le spalle, scuotendola perché si svegliasse.
Gli occhi di Aurora incontrarono quelli di Filippo. No, quella era soltanto la sua immaginazione. Ciò che vide fu la figura di Hook, visibilmente preoccupato da quello che era accaduto.
Quando si rese conto che ormai si era svegliata, lasciò la presa e si gettò a sedere accanto a lei.

“Stanotte non riuscivate a stare ferma, poco fa avete iniziato a gridare” spiegò Hook, prima che lei potesse porgergli quella domanda.

“Riuscivate a sentirmi?” domandò Aurora, quasi senza rendersi conto di quello che era accaduto in sogno e quello che invece apparteneva alla realtà. Scosse appena il capo, portandosi le mani tra i capelli.
“Urlavo anche in sogno, non riuscivo a smettere” sussurrò.

“Era solo un incubo, credo sia normale dopo esser caduti sotto l’incantesimo del sonno eterno” le spiegò mentre si alzava in piedi e andava a battere i piedi sulle ceneri per spegnere le ultime fiammelle che prendevano vita.
Notò che lo spiedo era vuoto, sorrise fra sé e sé, ma non disse nulla in proposito.

“Non volevo addormentarmi, mi ero imposta di rimanere sveglia” rispose lei, cercando di alzarsi a tentoni, aggrappandosi alla parete di roccia.

“Sareste una sentinella eccezionale” la schernì, prendendo il coltello con cui aveva ripulito la lepre ed infilandolo nella guaina.

Aurora aggrottò le sopracciglia, portando le braccia a stringersi al petto con un certo vigore, ma quando lo fece dovette subito districarle, sentendo un dolore pungente all’avambraccio.
Era sorta proprio lì una bruciatura che iniziava a darle una sofferenza lancinante.

“Quella come ve la siete procurata?” domandò Hook, quando si accorse della ferita comparsa sul braccio di lei. Si avvicinò e senza chiederle il permesso, la ispezionò per poter comprendere meglio.

“Non ne ho idea” sussurrò, prima di lanciargli uno sguardo intenso ed impaurito “nel mio incubo mi trovavo in una stanza che bruciava. Forse è lì che mi sono scottata?”.

“Di qualunque cosa si tratti, non è affatto un bene” aggiunse prima di lasciarle il braccio ed andare a recuperare quello che aveva lasciato sparso durante la notte, afferrando gli effetti personali.
“Se la prossima volta vi capiterà di rientrare nella stessa stanza, dovremo trovare un modo per svegliarvi ed evitarvi altre bruciature.  Intanto dobbiamo preservarla, è bene che non entri in contatto con nulla”.

Così facendo si allontanarono dal piccolo antro di roccia, lasciando un altro cerchio brunito. Si diressero di nuovo nella macchia verde della foresta, dove ancora non avevano incontrato alcun pericolo. Hook non era affatto compiaciuto di tutta quella fortuna, probabilmente in futuro avrebbero preferito tornare indietro.
Non era la prima volta che affrontava la Foresta Proibita, ma i ricordi gli erano spiacevoli e più andava avanti, più gli affioravano alla mente.
Di nuovo il silenzio cadde su di loro, ognuno intento a riflettere sul proprio passato, sul presente e su quel futuro che veniva adombrato da ciò che avevano davanti.
Quando raggiunsero la prima fonte d’acqua sulla loro strada, si fermarono per poter riempire dei contenitori appositi che sarebbero stati utili durante il lungo viaggio.  
Aurora si sedette su un masso tondeggiante, che cadeva proprio all’interno del corso d’acqua, mentre la piccola cascata sgorgava da una grotta di altezza media.
Immerse i piedi nell’acqua, così da rinfrescarli e rinvigorirli. Si inginocchiò, inumidendosi i lembi dell’abito, per potersi lavare il viso.
Così Hook, faceva lo stesso, mentre inumidiva un pezzo di panno per poter ripulire le ferite riportate sulle braccia ed umettare quella che aveva sulla guancia.
Una volta terminata la cura delle sue, si decise ad occuparsi di quelle della compagna, avvicinandosi con circospezione.

“Permettete?” le domandò con una gentilezza che lei non aveva mai notato prima, anzi sembrava del tutto nuovo quel suo modo di approcciarsi.

Fino al giorno prima avrebbe potuto considerarlo come un meschino malvivente, mentre oggi lo guardava con occhi diversi. Quale segreto nascondeva? Perché era riuscito a spezzare l’incantesimo? Quelle domande vorticavano nella sua testa di continuo e non riusciva a darne una risposta.
Si limitò ad annuire, concedendogli il braccio che sistemò davanti a lui. Hook afferrò un’altra pezza pulita per inumidirla di nuovo con l’acqua e poi passarla delicatamente sulla bruciatura.

“Sentirete un po’ di dolore, ma entro domani dovrebbe rimarginarsi” le comunicò, prima di tirare fuori una foglia quadrangolare e spezzarla in tante piccole parti e con cura appoggiarle sulla bruciatura.
Aurora mugugnò qualche parola di fastidio, ma strinse gli occhi con forza e si voltò dall’altra parte, per non mostrargli alcuna debolezza.
Infine la coprì con il panno umido, stringendolo lentamente perché non andasse a toccare la ferita, ma che almeno potesse proteggerla da contaminazioni.

“Vi ringrazio” disse semplicemente, nel momento in cui fu libera di riappropriarsi del proprio braccio.

“L’ho fatto solo per evitare di ascoltare le vostre lamentele per tutto il giorno” rispose Hook, al suo solito modo, alzandosi in piedi per allontanarsi dalla fonte.

Aurora sospirò, sfiorandosi appena l’abito, avvolgendone una parte tra le mani. Non riusciva a comprendere tutta quella ostilità, ma una parte di sé sapeva che c’era del buono in lui. Doveva esserci e prima o poi lo avrebbe tirato fuori.
Era ora di tornare a camminare, si domandava se prima o poi la Foresta si sarebbe rivoltata contro di loro. 






// Nda: 

Salve a tutti! ^^
Intanto vorrei ringraziare RunaMagus per la splendida illustrazione che ha disegnato per questa storia, come si vede ad inizio capitolo. 
Poi ringrazio tutti coloro che hanno iniziato a seguirmi, mi state dando davvero la carica per continuare!
Ammetto che questo capitolo non mi piace particolarmente, ma è un pò un capitolo di transizione, spero quindi di riprendermi dai prossimi di modo che sia più movimentato. 
Mi auguro di riuscire davvero ad aggiornare una volta a settimana, purtroppo la mancanza di connessione è pesante. 
Rinnovo ancora i miei ringraziamenti, al prossimo capitolo!

Yoan
   
 
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