Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 20/?
Rating: R (ma conta di
arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri
Personaggi: Hermione Granger,
Minerva McGranitt, Luna Lovegood,
Draco Malfoy, altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash
Capitolo 20. Epiphanies
Harry si stava torcendo le mani con fare nervoso,
lanciando occhiate in tralice al profilo del ragazzo sedutogli di fianco. Era
strano non riuscire a vedere il proprio fiato condensarsi in una nuvoletta
bianca, visto il freddo che faceva, ma un incantesimo di Tom aveva creato una
specie di bolla riscaldata intorno a loro cosicché né il gelo, né il vento che
si abbatteva sulla Torre Nord li potesse raggiungere.
Una volta usciti dalla biblioteca avevano
percorso in silenzio i corridoi della scuola, fino a quando i loro passi non li
avevano portati in cima ad una delle torri. Quando il Prefetto aveva aperto la
porta che li avrebbe condotti alla terrazza, Harry sapeva che il tempo per la
discussione che tanto temeva era arrivato.
Ora si trovavano entrambi seduti per terra con la
schiena appoggiata al parapetto di pietra, uno di fianco all’altro con le
spalle che si sfioravano appena.
Tom risistemò le gambe, avvicinandosi leggermente e
finendo col fare aderire i loro corpi dalla spalla al bacino. Harry si sentì le
guance avvampare, non sapendo nemmeno bene il perché: era solo che… diamine,
dopo aver passato quattro giorni senza nemmeno parlargli, si stava così bene di
nuovo in compagnia di Tom… La sua sola presenza lo stava scaldando molto più dell’incantesimo
che li circondava, gli faceva venire voglia di avvicinarsi ancora un po’…
Scosse la testa domandandosi da dove diavolo fossero venuti fuori quei pensieri, perdendosi così il
sospiro che si lasciò sfuggire Tom. Per quel motivo fu preso alla sprovvista
quando l’altro ragazzo parlò:
“Com’è possibile che tu sia un Rettilofono,” cominciò dopo aver preso un bel respiro, “non puoi proprio dirmelo, vero?”
Harry sentì distintamente i battiti del suo cuore accelerare mentre scuoteva lentamente la testa in senso di
diniego. Cercava di capire che cosa il Serpeverde stesse pensando, ma
l’espressione contemplativa che aveva sul volto non riusciva
a dirgli granché, a parte che il moretto doveva essere immerso nei suoi
pensieri.
Harry non voleva, per nessun motivo, che le cose
tornassero ad essere come erano state in quegli ultimi quattro giorni, non
sarebbe riuscito a sopportarlo. E questo era quello che lo spaventava di più,
perché sentiva che, pur di evitarlo, qualunque cosa Tom gli avesse chiesto lui
gli avrebbe detto tutto. Tutto.
“Va bene.” Disse improvvisamente Tom.
Harry ci mise qualche secondo ad assimilare le
parole del compagno e quando lo fece, non fu del tutto sicuro di aver capito
bene.
“Co-come scusa?”
Tom sospirò di nuovo, voltandosi poi verso di lui e
fissandolo dritto negli occhi. “Ho detto va bene. Anche se non me lo dici, fa
niente.”
Harry era rimasto di sasso. Com’era possibile? Dopo
tutte le volte che aveva tentato di scoprire la verità, ora improvvisamente non
voleva più sapere nulla?
“Io non… non capisco” fu l’unica cosa che riuscì a
dire, mentre fissava gli occhi carbone dell’altro.
“Harry…” cominciò Tom, “Questo non vuol dire che
non voglia più sapere la verità, anzi spero… spero che un giorno tu me la
vorrai dire spontaneamente. Ma come sono passati gli ultimi quattro giorni…”
scosse la testa con un sorriso amaro sulle labbra, “Continui a ripetere che tra
due mesi te ne andrai e sprecare il tempo in questo modo… non ne vale la pena.”
Harry ascoltava rapito quelle parole uscire dalle
labbra del ragazzo, non riuscendo bene a crederci.
“Quando ti ho sentito parlare Serpentese” continuò
il Prefetto, “è stato un po’ come la goccia che fa traboccare il vaso: mi ha
ricordato quante cose non sapessi sul tuo conto, cose che sembravano sempre
riguardarmi in un modo o nell’altro… ho realizzato, in un attimo, quanto fosse
pericolosa questa cosa. Eri una debolezza, la mia unica debolezza fino a quel momento. Ho pensato che avrei dovuto
subito allontanarti, che non era accettabile il rischio che stavo correndo.”
Prese un profondo respiro, come se quello che stava
dicendo gli stesse costando uno sforzo enorme.
“Non ci sono riuscito.”
Harry si guardò distrattamente le mani intrecciate,
mentre pensava a quello che gli aveva appena detto Tom. C’erano così tante cose
che avrebbe voluto rispondere e così poche parole che trovava per esprimerle
che, alla fine, riuscì a dire solo la più insulsa.
“Per non esserci riuscito, mi sembra che tu abbia
fatto un buon lavoro.”
Il Serpeverde ridacchiò piano, ma ce n’era davvero
poca di allegria in quella risata. “Tra i periodi peggiori che abbia mai
passato.” Aggiunse sotto voce, irrigidendosi subito
dopo, come a pentirsi delle parole appena pronunciate.
Harry lo guardò stupito, poi, sorridendo appena, rispose.
“Ne ho passati di peggiori, ma di sicuro rientra tra i primi venti.”
L’altro non si rilassò subito, ma quando si voltò,
l’ombra di uno dei suoi migliori sorrisi gli era apparsa sulle labbra. Era
bello, si disse Harry, tornare a vedere il ghiaccio sciogliersi da quegli occhi
nero onice.
“Grazie.” Disse improvvisamente Harry, senza sapere
esattamente per che cosa stesse ringraziando, “Grazie.”
Tom lo guardò intensamente per un attimo, poi annuì
semplicemente.
“Spero davvero,” continuò,
“che un giorno mi racconterai la tua storia.”
Harry si morse un labbro. “Sarà difficile.”
Il Prefetto sospirò, ma non sembrava per niente
sorpreso da quella risposta. Dopo qualche secondo di silenzio però, si voltò
inchiodando Harry con uno dei suoi sguardi più intensi.
“Promettimi una cosa però.” Disse, “Promettimi che
se ti troverai in pericolo, mi darai tutte le informazioni possibili perché
possa aiutarti.”
L’ex Grifondoro era rimasto completamente
spiazzato. Da cosa veniva fuori quella strana richiesta? Come mai parlava di
pericolo? Voleva chiedergli spiegazioni, ma osservando lo sguardo che gli stava
rivolgendo, cambiò idea.
“I-io… ci proverò Tom.”
Rispose infine, sperando che sarebbe bastato.
Il Serpeverde, comunque, sembrò soddisfatto, perché
annuì una volta e si alzò in piedi, sistemandosi la divisa per poi tendere una
mano ad Harry che era ancora seduto.
“Torniamo dagli altri?” chiese con l’accenno di un
sorriso.
L’altro annuì e afferrò la mano tesa, sorridendo a
sua volta. “Cosa pensi che farà Orion quando ci vedrà
entrare in Sala Comune insieme?”
“Spero non mi tiri un altro pugno.” Rispose in tono
piatto Tom.
“Ti ha fatto parecchio male, non è vero?”
“Male, quel colpetto? Figurati, come se Black
sapesse fare a pugni.”
“Bugiardo.”
“Senti chi parla.”
“Ehi!” ribatté indignato Harry, scoppiando poi a ridere mentre il Serpeverde apriva la porta che li avrebbe
ricondotti dentro il castello.
Se si accorse che Tom non gli aveva ancora lasciato
la mano, di certo non protestò.
Harry ridacchiò tra sé e sé ricordandosi
l’espressione sbigottita sul volto di Orion quando lui e Tom erano entrati in
Sala Comune chiacchierando amabilmente. Fortuna che la sorpresa era durata
poco, rimpiazzata immediatamente da un sorriso e una pacca sulla spalla. Ebbe
anche la faccia tosta di rimproverarli per averci messo così tanto tempo a fare
pace, prima di uscire per andar a riferire la buona notizia anche a Meredith.
In quel momento Tom era ad Antiche Rune, mentre
Orion era a Divinazione; lui si stava godendo una delle sue tante ore buche.
Si stiracchiò pigramente mentre
percorreva un corridoio solitario, dirigendosi verso le Serre. Aveva bisogno di
raccogliere qualche bacca di Belladonna per il suo infuso, mentre l’Aconito
l’avrebbe dovuto rubare dalla scorta di ingredienti durante una delle lezioni
di Pozioni. Sicuramente senza Piton in giro sarebbe
stato molto più facile.
Doveva ammettere che l’aver fatto pace con Tom lo aveva tirato su parecchio, ma sapeva che era con tutta
probabilità un effetto passeggero, provocato dal suo stato d’animo più che
euforico.
Ripensando ai fatti di quella mattina, quasi non si
accorse del rumore di passi che avevano cominciato ad echeggiare dal corridoio
che aveva appena percorso, ma quando i suoi istinti lo
misero all’erta, fece appena in tempo a voltarsi che un ragazzo apparve da
dietro l’angolo che lui aveva appena svoltato.
C’era un nonsoché di teso
in quella figura che gli suggeriva ci fosse qualcosa che non andava. Lontano
com’era però, riusciva solo a vederne l’altezza
slanciata. Fu solo quando il ragazzo si avvicinò a
grandi passi che Harry riuscì a riconoscerlo: era quel ragazzo di Corvonero… Alden? Si, Alden Principe!
Alden si fermò ad un paio di
metri di distanza, con un’espressione fredda in volto. Harry, il cui istinto gli
stava gridando di stare all’erta, mosse piano piano la mano fino a che non fu a portata di
bacchetta, osservando intanto l’altro ragazzo per capire dove lui tenesse la
propria.
E benché fosse assolutamente pronto per ingaggiare
un duello, venne completamente preso alla sprovvista
quando l’altro, con un ghigno, gli si scagliò addosso colpendolo violentemente
in faccia.
Harry cadde per terra portandosi le mani al naso,
con tutta probabilità rotto, dal quale era cominciato ad uscire copiosamente il
sangue. Prima che potesse aggiustarlo però, il
Corvonero lo bloccò per terra approfittando della distrazione.
“Ascoltami bene novellino.” Gli sputò in faccia quando gli ebbe afferrato entrambe le mani per farlo
stare fermo, “Tu non devi nemmeno pensare
di avvicinarti a Tom, intesi? Perché vedi, non devi farti grandi illusioni, Tom
sembra tanto interessato a te solo perché sei una novità, l’ultimo arrivato. Ma
tu in realtà non sai assolutamente niente di lui.”
Harry, che aveva ricevuto minacce ben peggiori
nella sua vita, non aveva alcuna intenzione di dare retta ad un quindicenne in
crisi di gelosia e anzi, la voglia matta di sputargli in faccia il sangue che
dal naso gli era colato in bocca stava diventando sempre più irresistibile. Il
ragazzo purtroppo non sembrava aver finito.
“Se ti vedo toccare Tom anche solo un’altra volta,
questo naso rotto sarà il minimo che ti farò.” sibilò, prima di deformare il viso in un altro ghigno, “E in
ogni caso è tutta fatica sprecata la tua, lo sanno tutti che a letto ci porta solo
i migliori.”
Questo, decise Harry, era abbastanza. Principe
poteva anche essere molto più alto di lui, ma Harry aveva due anni di muscoli
in più su cui contare, senza parlare del suo addestramento. Con un colpo di
reni sollevò le gambe e scalciò l’altro ragazzo lontano, saltando a cuccia e
alzandosi in piedi, osservando guardingo il Corvonero che si tirava su a sua
volta.
“E fammi indovinare un po’,”
rispose Harry assottigliando gli occhi, “tu credi di essere tra i migliori?”
Il ghigno dell’altro non si spense per nulla, se
non altro si allargò.
“Oh, ma io sono
stato tra i migliori.” Rispose, ridendo all’espressione di Harry.
Poi, mentre Harry era rimasto a occhi sbarrati, si
avvicinò nuovamente, “Ricordati quello che ti ho detto, che davvero non vorrei essere costretto ad usare metodi più brutali. Ci si
vede in giro, Evans.” Finì voltandosi di spalle e percorrendo nuovamente il
corridoio, sparendo infine dietro l’angolo.
Harry, che era rimasto fermo immobile scordandosi
anche del suo naso rotto, si chiese vagamente perché tutto il sangue sembrava
gli si fosse ghiacciato in corpo.
“E stai un po’ fermo!”
“Ma così mi fai male!” esclamò Harry
mentre Meredith borbottava, tentando per l’ennesima volta di
avvicinargli un batuffolo di cotone al naso tumefatto.
“Se tu non ti rifiutassi di farti vedere
dall’Infermiera, ora non saresti qua a soffrire.” Gli
rispose la ragazza con un sospiro, “Davvero, non capisco questa tua avversione
per l’Infermeria, a quest’ora saresti di già
perfettamente a posto!”
Si, e se mi facesse un check-up completo e
scoprisse una cicatrice da Avada Kedavra,
una da zanna di Basilisco, una da pugnale per rituali di sangue, che ho dovuto
far ricrescere le ossa del mio braccio, senza contare l’assuefazione da
Distillato della Morte Vivente, immagino come sarei perfettamente a posto!
“Non mi sono mai piaciuti gli ospedali.” Rispose
imbronciato, guardando ostilmente il batuffolo imbevuto di pozione guaritrice.
Erano nella parte più nascosta della biblioteca,
quella più lontana dall’entrata e dalla postazione della Bibliotecaria. Harry,
sapendo di non poter farsi vedere dall’Infermiera, aveva cercato quale classe avessero i Corvonero del sesto anno in quell’ora e aveva
aspettato fuori dall’aula che Meredith uscisse: se c’era qualcuno che avrebbe
saputo aiutarlo, era lei.
“Dovresti dirlo a Tom, sai?” disse la ragazza mentre ripuliva delle ultime incrostazioni di sangue
il volto di Harry.
“E perché mai?”
Meredith alzò gli occhi al cielo. “Perché
sicuramente farebbe in modo che un episodio del genere non si ripeta.”
Ma in quel momento l’ultima cosa che Harry aveva
intenzione di fare era parlare di Alden a Tom.
Erano andati a letto insieme. Tom si era portato a
letto Alden. Quei due avevano fatto sesso.
Tom, Alden, letto, sesso.
Da quando il Corvonero gli aveva rivelato quel
piccolo particolare, il pensiero non aveva smesso di vorticargli in testa. E
non si era mai sentito il cuore affondargli tanto nello stomaco.
Quando poteva essere successo? L’anno precedente?
Prima che lui fosse arrivato? La settimana prima? Ieri? E poi che cosa voleva
dire, stavano insieme per caso? Forse Alden aveva
tutto il diritto di essere geloso… ma poi geloso di cosa? Tra lui e Tom non
c’era assolutamente nulla… giusto? E poi no, non gli sembrava che quei due
stessero insieme, o almeno Tom non aveva mai dato segno di essere in una
relazione con il Corvonero.
E se non stessero insieme, ma andassero
semplicemente a letto insieme? Sesso senza legami, né scrupoli. Era
indubbiamente molto Serpeverde.
Harry sospirò sentendo lo stomaco contorcersi al
solo pensiero, e dovette rilassare le dita delle mani che gli si erano
costrette in due pugni.
Che cos’era, poi, che lo infastidiva tanto? Se Tom
si portava a letto metà della scuola, non dovevano essere fatti suoi. A lui non
importava niente, davvero.
Davvero?
“Così dovrebbe andare, non guarirà storto e non
farà infezione, ma il dolore beh, quello te lo dovrai tenere se ti ostini a
rifiutare una visita in Infermeria.” Gli comunicò
Meredith distogliendolo dai suoi pensieri, mentre faceva sparire il cotone
sporco con un colpo di bacchetta.
“Al dolore sono abituato,”
rispose Harry, non vedendo l’occhiata che le sue parole produssero, “ma grazie
mille lo stesso. Cosa fai tu adesso?”
“Ho giusto dieci minuti per tornare in Dormitorio prima di Storia della Magia.” Rispose lei
raccogliendo la sua roba, mentre entrambi uscivano dalla Biblioteca sotto lo
sguardo sospettoso della Bibliotecaria.
“Va beh, ci si vede a pranzo allora!” si salutarono
alla fine del corridoio, prima che Harry prendesse una rampa di scale verso il
piano terra. L’incontro con Principe non gli aveva permesso di procurarsi la
belladonna dalle serre dopotutto.
L’attenzione di nuovo concentrata sulle parole del
Corvonero, Harry tornò a pensare a Tom, e una domanda che fino ad allora non
gli era mai passata per la mente, adesso gli si presentò davanti a tutti gli
altri pensieri.
Tom era gay?
Per quel che ne sapeva Harry, per andare a letto
con una persona dello stesso sesso bisognava come minimo avere certe
inclinazioni. Cambiava forse qualcosa? Lui personalmente non aveva mai avuto
problemi con quel genere di cose, non era certo omofobo.
Eppure anche solo immaginarsi Tom e Principe
stretti insieme, che si baciavano, si toccavano, magari in quella stessa camera
dove attualmente dormiva ogni notte… al solo pensiero gli si rivoltava e
annodava lo stomaco.
Che avesse qualche problema con gli omosessuali e
non l’avesse mai saputo? Eppure tutte le volte che aveva sentito Orion parlare
di una delle sue scappatelle con uno degli innumerevoli ragazzi che si era
portato a letto, non gli aveva fatto alcun effetto, se non imbarazzarlo
immensamente per la particolarità dei dettagli.
Forse, non è
il fatto che Tom sia gay ma che sia stato con
qualcun’altro.
Una vocina sussurrò nella mente di Harry, ma lui scosse la testa quasi a
volersene liberare. Non aveva alcun senso, almeno non se prima non avesse risposto alla domanda più grande:
Quali erano i suoi sentimenti nei confronti di Tom?
‘È un amico.’ Si rispose immediatamente,
‘nonostante i litigi e le incomprensioni, alla fine è diventato un caro amico.’
Si, un amico
che ti è mancato da morire per soli quattro giorni che non gli parlavi, un
amico del quale ti fermi incessantemente ad ammirare la bellezza e la perfezione,
un amico tra le cui braccia ti sei gettato alla prima occasione, un amico del
quale il solo pensarlo con qualcun altro ti provoca una scarica di gelosia –
‘Gelosia?’ si ritrovò a chiedersi
sorpreso con se stesso. Era di quello che si trattava, gelosia? No, non era
possibile.
Era vero, era stato malissimo
quando avevano litigato e il sollievo di aver fatto pace forse l’aveva spinto a farsi prendere
dall’entusiasmo. Ma un abbraccio cosa significava?
Niente Harry,
solo una stretta al profumo di cannella.
E si, aveva notato più di
una volta l’aspetto fisico e i lineamenti del Prefetto, il corpo asciutto e
modellato, i capelli lucenti, il naso dritto,
gli occhi scuri, la bocca perfetta…
Harry si bloccò e sgranò leggermente gli occhi.
No, non era possibile, non intendeva certo in quel senso… vero? Scosse la testa per
l’ennesima volta, non riuscendo a dare un senso ai propri stessi pensieri,
mentre guardandosi intorno per la prima volta si accorse di essere praticamente
arrivato all’entrata del castello. Appena oltrepassò gli enormi battenti di
quercia, il gelido vento invernale lo investì in pieno, facendogli rimpiangere
di non aver pensato a portarsi il mantello.
Cominciò a dirigersi verso le serre scacciando via
ogni pensiero e concentrandosi sul ricordare in quale delle serre venisse tenuta la belladonna. Se la memoria non lo ingannava sarebbe dovuta essere la numero due…
“Harry? Sei tu?”
L’ex Grifondoro alzò lo sguardo per vedere chi lo avesse chiamato e fu così che notò il gruppo di studenti allontanarsi
proprio dalle serre per la fine della lezione di Erbologia.
Gli bastò uno sguardo per individuare la voce femminile che lo aveva
indirizzato: dopo cinquant’anni, di quella crocchia
di capelli stretta in testa sarebbe cambiato solo il colore.
“Ciao Minerva.” Rispose una volta che la Grifondoro
gli si fu avvicinata, “Tutto bene?”
“Io? Certo che va tutto be– Oh mio Dio, che ti sei fatto al naso?” esclamò lei
osservando il retto nasale del ragazzo ancora decisamente gonfio.
“Oh, questo?” ridacchiò evasivo Harry portandosi
una mano al viso, “Non è nulla, un piccolo incidente…”
La ragazza alzò un sopracciglio. “E non sei ancora
andato in Infermeria?”
“Ehm, no. Sai, ho una
terribile fobia degli ospedali, e –” ma venne
fortunatamente interrotto delle voci dei compagni di classe di Minerva ormai
arrivati all’entrata.
“Minnie, andiamo! Arriveremo in ritardo!”
“Andate pure voi!” rispose loro lei, “Arrivo tra un
attimo!” e rivolgendosi nuovamente ad Harry tirò fuori
la bacchetta.
Per un attimo il ragazzo si irrigidì, ma dopo un
breve “Episkey”
sentì immediatamente la pressione al naso alleviarsi e il dolore scomparire.
“Grazie mille.”
“Di niente, figurati.” rispose
lei rimettendo la bacchetta in tasca e sistemandosi meglio la borsa,
“Piuttosto, cosa fai qua fuori con questo freddo?”
“Oh, io? Beh…” Harry si grattò la testa cercando
una scusa qualunque, “ero uscito per prendere un po’ d’aria e guardarmi un po’
in giro… non ho ancora avuto il tempo per visitare tutto il parco da quando sono arrivato qui, è enorme!”
Minerva gli lanciò una chiara occhiata scettica
“Naturalmente.” Disse, e anche dal tono di voce si
poteva capire che non aveva creduto ad una sola parola. Rimase poi a fissare
intensamente il ragazzo con occhi severi, tanto che Harry si sentì come se
fosse tornato nella sua vecchia aula di Trasfigurazione.
“Quali sono i rapporti tra te e Riddle?” chiese
improvvisamente.
“Come scusa?” ribatté Harry completamente colto
alla sprovvista, deglutendo a fatica.
Lei lo fissò ancora qualche secondo, prima di
parlare di nuovo. “Sei un Serpeverde anomalo, lo sai?”
“Me lo dicesti anche in Biblioteca.” Rispose lui
ancora teso per le parole di prima.
“Già,” concordò Minerva,
“e ti dissi anche quanto mi sembrava strano che tu e Riddle poteste andare d’accordo.
In realtà, come Riddle potesse andare d’accordo con
chiunque…”
Harry aggrottò le sopraciglia. “Tom non è così
terribile, non capisco perché tutti continuino a dipingerlo come un mostro.”
Se pensano
che sia un mostro adesso, è perché non hanno idea di cosa diventerà di qui a
qualche anno…
La ragazza fece quasi un sorrisetto. “È proprio di
questo che sto parlando! Senti, io sono una Grifondoro e normalmente non mi
interesso di ‘politiche sociali’ all’interno della
scuola, soprattutto non quelle dei Serpeverde. Non mi è mai piaciuto il modo in
cui dividono il mondo tra alleati e nemici… Ma questo non è importante ora,
quello che sto cercando di dire è che pure io, che non mi interesso di queste
cose, ho notato dei…” sembrò incerta un attimo, “cambiamenti.”
“Cambiamenti?” chiese il ragazzo ancora perplesso,
“E in che cosa?”
La Grifondoro si morse un labbro
indecisa, poi iniziò. “Il giorno che ci siamo conosciuti, in Biblioteca,
quello stesso pomeriggio avevo una riunione di Prefetti e naturalmente c’era
anche Riddle. Ma per tutta la durata dell’incontro rimase sulle
sue, distratto, sembrava avesse la testa da tutt’altra
parte, e credimi se ti dico che se c’è invece qualcuno interessato alle
politiche della scuola, quello è lui.”
“Ancora non capisco cosa centri io in tutto questo.” Le disse Harry, ascoltandola con attenzione.
Con sua sorpresa la vide arrossire leggermente.
“Vedi, finita la riunione… oh, ho aspettato che se ne fossero andati tutti e l’ho seguito, ecco.”
“Come scusa?” chiese l’altro ridendo divertito. Oh
Dio, l’immagine della McGranitt che pedinava di
soppiatto Voldemort era una delle cose più inverosimili che avesse
mai sentito.
Il leggero velo purpureo sulle guance della ragazza
si intensifico vistosamente. “Lo so che non erano fatti miei, ma era
semplicemente così anomalo vederlo distratto mentre si parlava dell’andamento della scuola, che
non ho potuto resistere!”
Harry continuò a sghignazzare, chiedendosi
però quale strana reputazione non avesse Tom, se il solo vederlo
soprappensiero aveva causato tanto sconcerto.
“Appena fuori dalla porta
è arrivato quell’altro ragazzo, quello coi capelli neri, che va un po’ con tut… ehm, Black credo che si chiami…” aggiunse in fretta
l’ultimo pezzo per coprire la gaffe, “Comunque, appena Riddle lo vide, beh…
chiese di te.”
Harry alzò entrambe le sopracciglia. “Di me?”
“Si. Certo, non collegai subito che l’Harry di cui
stava parlando fossi tu, ma la prima cosa che gli
disse fu chiedergli se sapeva dove eri finito. Quando l’altro gli rispose che non
ti vedeva da pranzo, Riddle sembrò, sembrò…” rimase a corto di parole per un
secondo, “sembra impossibile, ma sembrò preoccupato.”
Il ragazzo continuò a tenere le sopracciglia
alzate, ma stavolta guardandola confuso. “Ehm, tutto qui?”
Lei lo fissò come se gli fosse appena cresciuta
un’altra testa. “Tutto qui? Harry, tu
non puoi vedere la differenza, ma fidati se ti dico che quel tutto qui è davvero tanto! Tom Riddle
non si distrae dal raccogliere utili informazioni, Tom Riddle non mostra
emozioni e soprattutto Tom Riddle non si preoccupa per un altro essere umano!”
Harry ascoltò quelle parole
sorpreso e turbato allo stesso tempo: perché il Tom che tutti gli
descrivevano non combaciava con quello che conosceva lui?
“No, ti sbagli, Tom non è davvero così, è diverso.”
Ma la McGranitt scosse la
testa. “No Harry, sei tu che lo vedi
diverso perché è da quando sei arrivato tu che è cambiato. Dopo quel pomeriggio
mi sono incuriosita e ho cominciato ad osservarvi in Sala Grande, ai pasti.
Merlino, non ti lasciava solo un secondo, nemmeno con lo sguardo. Solo negli
ultimi giorni non vi ho visto insieme, ma da quel che ho sentito in giro – e
credimi, di pettegolezzi ce ne sono a valanghe – so di certo che non sono fatti
miei. Una sola domanda quindi mi sorge spontanea: quali sono i rapporti tra te
e Riddle?”
Harry abbassò lo sguardo pensieroso e confuso,
riflettendo sulle parole della ragazza. Non si era forse posto la stessa domanda solo pochi minuti prima? Si era chiesto
quali erano esattamente i suoi sentimenti nei confronti di Tom e non era
nemmeno riuscito a trovare una risposta. Ora, con quello che Minerva gli aveva
detto, un’altra domanda affiorava: i propri confusi sentimenti a parte…
… che cos’era lui
per Tom?
“Siamo amici.” Si decise a dire infine, continuando
a guardare verso il basso, “Più di così, non me lo saprei dire nemmeno io.”
La Grifondoro lo osservò per qualche secondo, poi sospirò. “Beh, quello che ti
volevo dire te l’ho detto. Sarà meglio che vada ora, se non voglio fare troppo
tardi.” Disse, mentre Harry annuiva ancora pensieroso.
“Ci vedremo ancora in giro, spero.”
E con un cenno della mano
si congedò incamminandosi verso il castello, lasciando Harry ancora assorto mentre, dimenticata la Belladonna, fece anche lui
dietro front per tornare in dormitorio.
“Tom? Ci sei?” domandò Harry al vuoto entrando in
camera. Non aveva trovato il Prefetto in Sala Comune e nemmeno nel salottino
delle loro stanze.
Non ricevette alcuna risposta, benché le torce
appese ai muri della stanza vuota fossero accese. Con un sospiro si diresse
verso il suo letto, togliendosi le scarpe e buttandosi a peso morto sopra il
piumino verde smeraldo. Era praticamente finito col saltarsi anche quelle poche
ore di lezione che avrebbe avuto nella mattinata, eppure si sentiva già stanco,
con tutto quello che aveva avuto da pensare, anche senza gli effetti latenti
della sua corrente assuefazione.
Sospirò, tirandosi sui gomiti. Avrebbe fatto meglio
a ricontrollare il testo dove era descritto l’infuso e contare bene quanto tempo
gli sarebbe servito per prepararlo. Si alzò in piedi e aggirò il letto per
arrivare al suo baule e fu solo allora, quando passò davanti alla porta del
bagno, che sentì il rumore attutito di acqua scrosciante.
‘Allora Tom c’è’ pensò, ‘deve aver
voluto fare una doccia prima di pranzo.’
Scrollando le spalle, si apprestò a togliere tutti
i complicati incantesimi applicati alla serratura del suo baule, prima di
prendere il libro e tornare a sdraiarsi sul letto.
Ecco, proprio lì diceva che all’infuso sarebbe servita solo una notte di riposo, ma una piccola
nota avvisava che l’aconito doveva essere raccolto una volta fiorito, che
accadeva solo nel giorno successivo alla luna nuova. Probabilmente quello
essiccato nella scorta della scuola non sarebbe andato bene…
Sentì il rumore dell’acqua cessare dalla stanza
attigua, ma non ci badò più di tanto.
La prossima luna nuova tra quanti giorni sarebbe
stata? Era sicuro di aver letto da qualche parte un incantesimo per sapere
immediatamente il calendario lunare, ma non riusciva a ricordarsi le parole
esatte… vabbeh, Tom di sicuro lo sapeva,
gliel’avrebbe chiesto appena fosse uscito dal bagno.
Proprio in quel momento, infatti, Harry sentì la
porta del bagno aprirsi.
“Ehi Tom, tu sai mica come fa l’incan…” ma le parole gli
morirono immediatamente in gola e gli occhi gli si spalancarono comicamente appena
alzò lo sguardo dal suo libro.
Una piccola nuvola di vapore era entrata nella
stanza appena la porta era stata aperta e con lei Tom aveva fatto
tranquillamente il suo ingresso nella camera…
… vestito solo di un asciugamano legato in vita.
La pelle di alabastro bagnata rifletteva la luce
delle torce appese alle pareti, luccicando attraverso le mille goccioline non
ancora evaporate. I muscoli delle braccia e delle spalle potevano benissimo
vedersi flettere mentre con un altro asciugamano il
Prefetto si strofinava i capelli bagnati e agli occhi saltava immediatamente il
contrasto tra la bianca pelle del petto ampio e il rosa scuro dei tondi
capezzoli al centro dei pettorali.
Harry registrò vagamente che Tom doveva avergli
detto qualcosa, ma non riusciva a staccare di dosso gli occhi da una piccola
goccia che in quel momento stava scivolando lungo il collo pallido, fermandosi
per un attimo lungo la clavicola per poi scendere sullo sterno e attraversare
il petto del Serpeverde, arrivando agli addominali scolpiti, aggirando
l’ombelico e sparendo in un rivolo più giù, oltre la linea dell’asciugamano…
Harry sentì una vampata di calore salirgli alle
guance, mentre una molto più intensa si stava
concentrando molto più in basso, intanto che la vista di ogni muscolo di quel
corpo perfetto flettersi al minimo movimento gli correva dritta al sangue.
“…ntesimo per che cosa
Harry?”
Il ragazzo deglutì a fatica, la bocca diventatagli
completamente secca. Riuscì ad alzare gli occhi quel che bastava per osservare
ipnotizzato anche le gote tinte di rosso dell’altro a causa del caldo e i
capelli nero inchiostro ancora umidi e disordinati che gli ricadevano a ciocche
sulla fronte.
“C-cosa?” fu l’unica cosa
che riuscì a far uscire con voce strozzata.
Nemmeno si accorse che Tom si era fermato ad
osservarlo, né dello scintillio che si accese negli occhi scuri del Prefetto.
Con un piccolo ghigno il Serpeverde cominciò ad
avvicinarsi a passi lenti ed Harry poteva solo guardarlo avanzare
mentre sentiva il suo cuore accelerare i battiti e il bisogno di uscire
immediatamente da quella stanza si faceva impellente.
Quando Tom fu arrivato davanti al letto dell’altro,
si piegò quel tanto che bastava per trovarsi faccia a faccia con Harry,
ignorando le gocce d’acqua che cadevano sul copriletto. Allargò ancora di più
il suo ghigno mentre osservava l’espressione
dell’altro ragazzo, si avvicinò un altro po’ e sussurrò piano al suo orecchio.
“Il bagno è libero.”
Senza farselo ripetere due volte, Harry scattò in
piedi e corse verso il bagno, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle in
tempo solo per sentire la risatina del Prefetto provenire dalla camera.
Appoggiò pesantemente la schiena alla porta,
scivolando poi lentamente verso il basso chiudendo gli occhi. Il caldo residuo
della doccia era quasi insopportabile ma Harry non ci
badò più di tanto, intento com’era a obbligare il suo cuore a rallentare i
battiti.
Quando riaprì gli occhi, fu solo per lasciarsi
cadere la testa tra le mani, mentre prendeva coscienza che in mezzo alle gambe,
i pantaloni gli erano diventati improvvisamente stretti.
“Oh cazzo.”
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!
CE L’HO FATTA!
Ora, sono sicura che tutti quelli che non hanno
visto il mio profilo abbiano una immensa voglia di
uccidermi e con tutte le ragioni. Purtroppo per gli assetati di sangue, la mia
assenza è dovuta a motivi che sono andati oltre il mio
potere, ergo, ho sofferto quanto (se non più) di voi.
Se volete sapere cosa è successo e il mio lungo calvario andate sul mio profilo dove è scritto
stile romanzo a puntate XD. Per il resto, un GRAZIE INFINITO a chi non ha perso
le speranze e ha continuato a controllare se per caso questa sciagurata di
autrice aveva aggiornato ^^”.
Un GRAZIE INFINITO + 1 inoltre a tutti quelli
che hanno recensito, siete fantastici!
P.S.: ormai che è già sera e io
non ho studiato nulla per cercare di postare questo capitolo il prima
possibile, perdonatemi quest’ultima colpa di non aver
risposte alle recensioni, ma vi prometto che se c’erano delle domande saranno
sommate a quelle del prossimo capitolo e risposte in modo adeguato.