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Autore: WING    05/07/2013    5 recensioni
Io sono la morte
io dono la vita.
Io sono la morte
io chiedo la vita.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg
e per chi volesse rendere la lettura ancora più suggestiva
http://www.youtube.com/watch?v=A16VcQdTL80
 
 
CAPITOLO TERZO
– GIOIA –

 

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 L’enorme portone in legno della villa scricchiolò, rivelando alla figura sul suo limitare il lussuoso interno della dimora.
<< Da questa parte, signorina. >> le fece segno un impettito maggiordomo.
<< Grazie. >> rispose educatamente, sorridendo un poco.
<< È qui per l’assunzione come cameriera? >>
<< Sì, un uomo è passato nella Cittadella, dicendo che la dama necessitava di nuovo personale e... >> la voce le si affievolì fino a svanire quando l’uomo la fece entrare nella sala da ricevimento.
La giovane iniziò a guardarsi attorno con occhi strabuzzati. Velluti rossi e rifiniture in oro ricoprivano le pareti della stanza rettangolare; delle finestre enormi si trovavano sul lato est, mentre il lato ovest era occupato da una miriade di ritratti.
<< Ehm, ehm. >> tossicchiò una vocina.
La ragazza focalizzò subito lo sguardo verso il suono e vide una donna, minuta, con i capelli mossi e castani, raccolti un una morbida coda alta.
Arrossì.
<< Oh... Signora Dama, la ringrazio infinitamente per questa opportunità. >> disse facendo la riverenza.
<< Tesoro, perché non ti accomodi? >> pronunciò la donna, indicando con la mano la poltrona di fronte alla sua.
La giovane obbedì.
<< Ovviamente non dovresti ancora ringraziarmi, visto che non ti ho ancora posto delle basilari domande, ma dal tuo visino e dai tuoi capelli castani capisco già che sei la persona che stavo cercando, da tanto tempo... >> terminò con voce acuta.
La ragazza si irrigidì.
La dama si sporse in avanti, ridusse gli occhietti verdi a due fessure e iniziò << Dimmi... come ti chiami? >>
<< Gioia. >>
Nadia fece un sorrisetto.
<< Molto bene. Anni? >>
<< Sedici. >>
<< Hai mai assistito a scene di violenza o ne sei mai stata l’artefice? >>
<< No. >>
<< Perfetto! – saltò su la donna, facendo spaventare un poco la ragazza – vieni, vieni, tesoro. Ti porto nella tua stanza. >>
<< Signora Dama, quale sarà la mansione che dovrò svolgere? >>
La donna si fermò, ridacchiò incurvando un poco le spalle, poi si voltò << Oh, nulla di che, dovrai far... compagnia... a mio figlio. >>
 
Ormai era notte fonda.
<< Ti ho trovato la ragazza... >> sussurrava Nadia al figlio, dal fondo della stanza.
Lui sospirò. << Sì, donna, certo. >> disse passandosi una mano fra i capelli, avvolto nell’ombra.
<< Non sono sicura che sia lei... – si fermò, sfregò le mani fra di loro, bisbigliò qualcosa – ...No, è lei. Sì, sì, ne sono sicura. >> continuava a farfugliare facendo avanti e indietro davanti alla porta.
<< Domani scoprirete che non è lei. >> sogghignò Nathan, tranquillo.
Nadia si immobilizzò, stringendo lo sguardo verso il letto, cercando di individuare il figlio nelle tenebre.
<< Ho deciso di tagliarla corta, con questa... Gioia, giusto? Sono ansioso di cogliere le vostre sofferenze, donna. >> soffiò il ragazzo, alle spalle della madre; questa sobbalzò, si girò ed imboccò veloce la porta, tutta tremante.
 
Il giorno seguente la ragazza si fece trovare alle 5.oo, come da ordini, nella sala da pranzo, per ricevere le istruzioni sulla sua mansione.
Trovò la dama in piedi davanti ad uno dei finestroni, intenta a mordersi il labbro.
<< ...Mi scusi... >> tentò la giovane.
Nadia sobbalzò e quando si girò aveva un’espressione luccicante, quasi d’impazienza.
<< Vieni tesoro, ti porto a vedere la stanza di mio figlio... >>
La donna accompagnò Gioia per gli infiniti corridoi della villa, fino a quando non arrivarono davanti ad un polveroso portone in legno.
<< Prego Gioia, l’entrata è quella piccola porticina metallica, lì in basso. >> squittì velocemente la donna prima di volatilizzarsi oltre l’angolo.
La ragazza rimase un attimo interdetta, ma si accucciò e aprì la porta senza rimuginarci molto.
Entrò, la stanza era spaziosa ma spoglia. Solo due piccole finestre, poste poco sotto al soffitto, permettevano alla luce nel nuovo sole di illuminare un poco l’ambiente, rivelando un lussuoso letto a baldacchino, ricoperto da stoffe viola.
<< Gioia? >> sussurrò una voce maschile, incerta.
<< ...Sì – rispose – siete il figlio della dama? >> domandò.
<< Sì... >> disse il ragazzo con ribrezzo, assottigliando ancora di più la voce.
<< Dove siete? Non riesco a vedervi... ma è sempre così buio qui? >> chiese la ragazza, guardandosi intorno e cercando di adattarsi all’oscurità.
<< Sì... Ti prego, vienimi vicino. >> implorò.
La giovane procedette cercando di seguire la voce, insicura, un passo dopo l’altro, fino a pestare il ginocchio contro la struttura in legno del letto.
Finalmente le sue pupille si erano adattate un poco, ora riuscivano a scorgere i profili di un ragazzo di spalle, raggomitolato sopra le lenzuola, con le braccia intorno alle ginocchia.
Poteva vederlo bene.
Indossava solo dei pantaloni logori e chiari, come la sua pelle, terribilmente diafana, bianca all’inverosimile, in alcuni punti poteva persino parere trasparente.
Gli si sedette accanto, posandogli delicatamente la mano sulla spalla, nuda.
<< Sicuro che stiate bene? Siete congelato! Posso fare qualcosa per aiutarvi? >> chiese allarmata Gioia.
<< Una cosa c’è – disse Nathan girandosi e mantenendo lo sguardo fisso sulle lenzuola – puoi morire per me. >> concluse fissando le proprie  iridi in quelle della ragazza.
La loro oscurità si sciolse, turbinò; facendo tremare l’anima della giovane.
Nathan afferrò Gioia per le spalle e la scaraventò contro la parete; immediatamente sulla sua pelle comparvero dei lividi.
Iniziò a premere il suo corpo di marno contro quello di lei, ormai tremante.
<< Vuoi sapere perché sono così bianco? Vuoi sapere perché sono così freddo? – ringhiò afferrandole il collo e premendo le unghie nella sua carne – quella donna crede che io sia vivo. In realtà non lo sono mai stato, se non per pochi attimi. Il mio creatore, è vivo, dentro di me. Il mio creatore, mi permette di restare su questo pianeta. >> disse freddo, divertito, sadico.
Con la punta della lingua seguì il profilo della mandibola di lei, fino al suo orecchio; mentre il suo corpo assorbiva il calore di quello della ragazza, fra mille fremiti.
Questa tremava, sembrava quasi pigolare, gli occhi sbarrati erano fissi sul soffitto grigio, intrappolati in un’espressione di terrore.
Nathan spostò ancora il suo sguardo in quello della ragazza.
Fissò i propri occhi in quelli di lei.
Pupilla e iride, un’unica voragine color pece.
Un liquido vorticoso, famelico.
 << Hai la pelle fresca, sai? – soffiò poi, fra i suoi capelli – devi proprio avere un buon sapore. >> concluse, immergendo i propri canini nella sua carne e godendo tutte le volte che sentiva la pelle della sua vittima sfibrarsi sotto i propri attacchi; assaporando con la lingua quel sangue, il suo nettare preferito.
Fu solo allora, mentre Nathan mordendola saggiava il suo corpo, che Gioia iniziò ad urlare, cercando di divincolarsi.
Ma il demone era troppo forte.
Nathan iniziò a sogghignare, inebriato dalle urla della sua vittima.
 
Quella sera, Nadia entrò nella stanza del figlio, ma appena ne varcò la soglia vide l’anima della ragazza staccarsi dal suo corpo, ormai dissanguato, e andare a saziare lo sguardo di Nathan.
L’iridescenza azzurra venne assorbita dalla voragine, prima che i suoi occhi si solidificassero.
Il ragazzo ansimava, l’angolo sinistro del labbro teso a formare un ghigno.
<< Ho trattenuto la sua anima fino al vostro arrivo, sapete? >> sussurrò, le spalle seguivano il ritmo frenetico del suo respiro.
<< Non era lei... non era lei... non era lei... >> iniziò a dire la donna, con sguardo assente.
<< Dovevate sentire i suoi gemiti... i suoi lamenti... – continuò, socchiudendo le labbra, come se riuscisse ancora gustare quei momenti – le sue suppliche... i suoi pigolii... >> ridacchiò con voce roca, divertita.
Un rivolo di sangue seguì il profilo del suo labbro, scendendo verso il mento, accarezzandogli il collo, inumidendo il suo petto, inebriandolo di puro piacere.
<< Non era lei… non era lei… >> Nadia fissava il vuoto, torturandosi le mani.
Nathan smise si ansimare.
La dama iniziò a piangere, gettandosi a terra, lasciando che i singhiozzi le scuotessero le spalle.
Il ragazzo le si avvicinò, si piegò su di lei e con voce quasi assente disse << Sapete, donna, tutto questo è colpa vostra. Voi mi avete creato. Voi avete fatto questo, reso tutto ciò possibile. Non saprò mai come ringraziarvi. >> rise, allontanandosi e andando a stendersi sul letto.
Nadia pianse tutta la notte, fino a quando un maggiordomo non venne a prenderla, per portarla nelle sue stanze.
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Quarto venerdì per il terzo capitolo!
Sembrava tutto troppo semplice, no?
Trovare subito, al primo colpo, la ragazza giusta...
Poi Nathan come avrebbe fatto a divertirsi?
Ma sono sicura che Nadia non si darà così facilmente per vinta... e voi? ;P
Se avete delle incertezze, aspettate a chiedere (o contattatemi privatamente), onde evitare di anticipare notizie future ^^
 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
Per vedere i disegni di questa storia e saperne di più, la mia pagina fb è questa:  https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl
   
 
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