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Autore: Madin    06/07/2013    5 recensioni
-Io ti amerò sempre Peter Pan!- questo gli sussurrai quando lui si era già allontanato dalla mia finestra, dopo averci riportato a casa.
E lui non mi aveva sentito. E lo sapevo. Eppure sentivo un enorme groppo in gola nel vederlo andare via. Sapevo che non l'avrei più rivisto e questo mi intristiva. Mi ero innamorata di lui a poco a poco, del suo carattere ribelle, dei suoi modi sbarazzini, della sua risata, della sua allegria. Tutto di lui mi aveva conquistata.
Avevo vissuto la più incredibile delle avventure e ne ero rimasta scottata. Perché l'avventura vera non era essere andata all'Isola Che Non C'è, era stato innamorarmi di lui. Stupida! Stupida! Non avrebbe mai potuto ricambiare, non conosceva il significato dell'amore, perché eravamo solo bambini, ai tempi e lui non avrebbe mai potuto vivere nel mio mondo. Perché lui era Peter Pan, il bambino che non sarebbe mai cresciuto, che amava giocare e che volava da una parte all'altra dell'isola come un uccellino. Lui che vedeva tutto come un gioco.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Campanellino, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Once Upon A Time In Neverland

Feci fatica a rimanere seduta sulla sedia senza cadere. Lui era lì, era veramente lì, per la prima volta da anni non lo stavo sognando.

Peter sorrideva e si guardava intorno, proprio come faceva da bambino. Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai con un braccio alzato, intenta ad accarezzargli una guancia.

Appena fui ad un passo da lui, Peter indietreggiò bruscamente e assunse un'espressione alquanto spaventata.

«Peter» lo chiamai dolcemente «Peter sono io!» lui ancora aveva la paura nello sguardo e lacrime negli occhi, sembrava confuso.

«Non sei tu.» mi disse e questa volta fui io ad indietreggiare «Lei non era così. Sei cambiata!» mi urlò contro superandomi e andando a sedersi sul soffitto, come faceva sempre, prendendosi la testa tra le mani.

Corsi alla base del muro sotto di lui e gli sorrisi «Sono io Peter, sono sempre io. Sono solo cresciuta...» lui alzò lo sguardo e incrociò il mio. Poi, lentamente, volò giù da me, fino a sovrastarmi un poco con la sua altezza.

«Com'è possibile...?» domandò osservandomi in ogni minimo particolare. Prese una ciocca dei miei capelli tra le dita e la studiò con attenzione; prese le mie mani e mi passò un dito sulle labbra.

Mi era mancato.

Mi era mancato così tanto che sentirlo accanto a me mi fece venire i brividi.

«Peter... è passato del tempo e i bambini crescono in questo mondo.»

«Me l'avevi promesso!» urlò nuovamente in lacrime «Mi avevi promesso che non saresti mai cresciuta!»

«Ed è così!» gli dissi prendendogli le mani e stringendole tra le mie «Sono cresciuta fuori, ma non dentro, non qui.» gli misi una mano sul cuore e gli sorrisi «Anche tu, Peter, sei diverso...» lo guardai perplessa e lui pure.

«Sembri più... grande, Peter. Sei cresciuto anche tu.» gli accarezzai i capelli biondi scomposti, il profilo del volto più marcato e i muscoli tonici delle braccia.

«Non sono diventato grande!» sbottò lui e mi ricordai del fatto che questo fosse il suo tasto dolente, così provai a sistemare le cose «Hai ragione!» gli dissi «Non sei cresciuto, sei solo maturato. Ma sei rimasto uguale...» c'era dolcezza nella mia voce, me ne accorsi, ce n'era anche troppa.

«Dove sono John e Michael?» mi domandò guardandosi intorno «Non vedo i loro letti.»

«Sono cambiate molte cose, Peter, in questi anni. Questa ora è la mia camera, solo mia. John e Michael ne condividono una al piano di sotto...» lui sembrò rifletterci su e poi annuì convinto.

«Andiamo!» mi disse all'improvviso prendendomi per mano e tirandomi verso la finestra.

Io puntai i piedi e gli chiesi di fermarsi «Dove andiamo?» gli domandai e lui mi regalò il suo ghigno birichino che, anche se l'aspetto era diverso, non l'aveva mai abbandonato.

«All'Isola Che Non C'è!» mi disse allegro «A casa...»

«Questa è casa mia, Peter.» abbassai lo sguardo e sottrai la mano dalla sua presa

«Non vuoi più venire?» mi chiese confuso, con occhi grandi e pieni di curiosità.

«Sì, sì che voglio! Ma come faremo poi? È stata dura per me vivere qui senza più vederti; se ora vengo con te, come potrò sopravvivere una volta tornata a casa, di nuovo?» lui parve pensarci ma poi sorrise

«Non tornerai! Rimarrai per sempre... con me...» mi avvicinai a lui e lo guardai negli occhi. Sentivo il suo sguardo nel mio e con la mano sinistra andai a toccare la sua guancia, a sfiorarla fino a raggiungere il contorno delle labbra, dove c'era il mio bacio. Il suo bacio.

Era ancora lì, ne ero certa; su quelle labbra morbide e ingenue. Era ancora lì e aspettava ancora. Non avevo dimenticato le sue labbra, avrei voluto, ma non ci ero riuscita.

«Ci saranno i Pirati?» gli chiesi distogliendo lo sguardo dall'angolo destro delle sue labbra per posarlo nei suoi occhi.

«Sì...» sussurrò lui

«E gli Indiani?»

«Sì... e le sirene!»

«Le sirene?!» esclamai e sentì la mia bocca distendersi in un sorriso, subito seguito dal suo.

«E Trilli!» mi prese le mani e mi tirò verso la finestra «Tutto come quando siete andati via.»

«Tutto?»

«Beh, qualcosa è cambiato ma credo di sì; vieni, Wendy...»

«John e Michael non verranno mai...»

«Li convincerò! E se diranno di no, verrai solo tu.» annuii convinta. Morivo dalla voglia di andare con lui, anche da sola, volevo sentire di nuovo il senso dell'avventura sulle spalle e il mio cuore esplodere di gioia per lui.

Avrei voluto chiedergli dei suoi sentimenti, di cosa provava, ma mi fermai prima di rovinare tutto. C'era tempo per fare domande scomode. Se fossi andata con lui, ci sarebbe stato.

«Devo parlare con i miei fratelli, e inventare una scusa per non fare preoccupare i miei genitori.» Peter annuì

«E Piumino?» domandò con gli occhi luccicanti

«Adesso si chiama Robert; sta bene, lavora sai?»

«In un ufficio?» chiese con ribrezzo e io risi

«Sì...» lui scrollò le spalle e poi andò a sedersi sul mio letto.

«È sempre morbido.» disse saltellando sul materasso

«È sempre lo stesso letto.» risposi sedendomi accanto a lui.

«Racconti ancora le storie dei Pirati?» domandò con aria sognante

«Molte cose sono cambiate Peter, ma le racconterò a te se vorrai.» lui balzò in aria entusiasta e poi mi sollevò con lui.

«Tornerò domani notte e vorrei che venissi con me.» annuì e gli diedi un bacio sulla guancia.

«A domani.» mi lasciò le mani e volò verso la finestra. Improvvisamente gli corsi dietro mentre lui usciva dalla finestra «Tornerai, vero?» lui si voltò verso di me e sorrise

«Per ascoltare le favole che parlano di me!» una lacrima mi scese sulla guancia e l'asciugai veloce, ricordando di quando ci eravamo salutati l'ultima volta.

Lo osservai volare via fino a che divenne un puntino lontano nel cielo, che volava verso la seconda stella a destra nel cielo scuro.

 

***

Non riuscii a dormire quella notte; avevo troppa paura che cedendo al sonno, tutto si sarebbe rivelato uno stupido sogno creato dal mio subconscio ferito.

In una notte, tutti i miei sentimenti erano tornati a galla; tutto il mio stupore per le meraviglie dell'Isola Che Non C'è, -le sirene, i Pirati- che avevo difficilmente cercato di reprimere, erano tornati a galla, sopraffacendomi, così come lo fecero i miei sentimenti per lui.

In fondo, non ero mai riuscita a dimenticarlo davvero.

La mattina dopo, all'alba, corsi come una furia nella camera dei miei fratelli e li svegliai con forti scossoni «John! John!» lo chiamai e poi cambiai letto «Michael! Mike!» Michael aprì gli occhi chiari assonnati e mi guardò confuso. John si mise a sere e inforcò i suoi occhiali.

«Wendy! Ma che succede? Non ci svegli così da quando...» lasciò la frase in sospeso ma capii che si riferiva all'ultima volta che Peter era venuto, così gli sorrisi e lui si illuminò «È tornato?» mi domandò e io annuii.

Michael si girò dall'altra parte, sicuramente non aveva capito di cosa stessimo parlando, assonnato com'era.

«Michael!» si fiondò John giù dal suo letto per andare su quello del fratello «È tornato! Peter è tornato!» il mio fratellino minore aprì un occhio e ci guardò, poi aprì anche l'altro e si mise seduto.

«Peter quello della posta? Ho ricevuto qualcosa?»

«Ma non il postino!» imprecò John «Peter Pan!» Michael svenne.

Non mi aspettavo una reazione simile, non da lui, perciò rimasi molto sorpresa. John si picchiò la fronte con la mano, in un gesto esasperato.

«Mi ha chiesto di tornare all'Isola Che Non C'è...» dissi quando anche Michael si fu ripreso «Ieri notte.»

«Wendy, non è che tu... sì, insomma... tu abbia sognato?»

«Ero sveglissima John! Lui è arrivato davvero!» lui si tranquillizzò e valutò le diverse ipotesi.

«Ci ha chiesto di tornare?» domandò Michael incredulo.

«Verrà stasera.» dissi annuendo.

«Stasera?» mi fece eco John «Ma Wendy! Cosa faremo con i nostri genitori? Morirebbero di infarto se sparissimo di nuovo! E poi c'è la scuola e le lezioni di pianoforte!»

«Non ti preoccupavano queste cose quattro anni fa!» lo rimproverai

«Ero solo un bambino all'epoca... ora prendo le cose più seriamente. È stata l'avventura più bella della mia vita, Wendy, ma non credo di volerla rifare. E poi, l'immagine di me nudo appeso ad un albero davanti a Giglio Tigrato mi perseguita ancora!»

«Tu non capisci John! È Peter! È tornato per noi! Vuole che noi andiamo con lui...»

«Mi trovo costretto a rifiutare questa volta, Wendy, ho già avuto la mia avventura.» per tutto il tempo Michael era rimasto a far vagare lo sguardo da me a John con sempre minore convinzione.

«Perché vuole noi?» chiese tutto d'un tratto

«Siamo i suoi amici.» risposi «Ci vuole accanto...»

«Non si è fatto vivo per anni... perché adesso?»

«Sapeste com'è cresciuto! Non è rimasto il bambino che abbiamo conosciuto, è un ragazzo maturo adesso, e credo che lui non sappia quanto tempo è passato veramente.»

«Ma... come può essere cresciuto? Insomma, lui vive in un posto dove non si cresce...» domandò John e io alzai le spalle.

«Non so come sia possibile, ma è successo. E sappiamo che le cose impossibili non sempre lo sono. Dico bene?» entrambi i miei fratelli annuirono.

«Verrò a salutarlo,» iniziò John «ma non andrò con lui. E non dovresti farlo neanche tu.»

«Non potrei mai John, l'ho aspettato per così tanto!»

«Non avresti dovuto! Avresti dovuto andare avanti, crearti una nuova vita e una nuova avventura.»

«Era lui la mia avventura! Non potevo volargli le spalle in questo modo!»

«John ha ragione.» intervenne Michael «Cosa faremo quando saremo tornati a casa? Lo aspetteremo nuovamente prima di capire che sarà impossibile vivere così?!»

«Michael...» esclamai piangendo

«Mi dispiace Wendy, ma ora voglio vivere la mia vita qui...» da quando era diventato così terribilmente saggio? Mi faceva sentire un irresponsabile egoista.

Ma loro non potevano capire, lui era l'amore della mia vita, come potevo voltargli le spalle?

«Ragiona Wendy, non puoi continuare a rimanere attaccata a lui!»

«Non capite... non capite!» urlai uscendo a grandi falcate dalla stanza.

Sbattei con violenza la porta della mia camera e mi sedetti sul letto stringendomi il corpo con le braccia.

Forse avrei dovuto declinare l'offerta «No, Peter» dissi a me stessa «Sai, devo diventare grande in un mondo dove la magia non esiste e le sirene sono solo miti da raccontare ai bambini. Devo crescere e dimenticarmi che esiste un mondo più bello di questo, dove potremmo divertirci. Quindi non posso accettare, no.»

«No?» non mi ero accorta di una presenza finché non aprì bocca «Parli da sola?» mi voltai verso la voce e vidi mia madre in piedi sulla porta che i guardava.

«No, mamma, inventavo una nuova storia...» Ms. Darling si accomodò sul mio letto e mi fece segno di sedermi accanto a lei.

«Cosa c'è che ti turba, mia cara?»

«Se qualcosa che aspetti da tanto tempo all'improvviso arrivasse alla tua porta, offrendoti un'avventura, che faresti?»

«Si tratta della stessa avventura da cui siete tornati quattro anni fa?» chiese mia madre con un luccichio negli occhi. Io annuii. «Beh, mi chiederei cos'è che voglio davvero...»

«E se quello che vorresti non coinciderebbe con quello che dicono gli altri?»

«Imparerei a fare di testa mia...» mi sorrise e si alzò dal letto, avviandosi verso la porta. Prima di sparire, si voltò e mi guardò. «Per quanto?» mi chiese

«Non lo so...» risposi e lei annuì. Si chiuse la porta alle spalle e sparì.

Tutti i Bimbi Sperduti erano stati sistemati in case diverse quando i vicini avevano minacciato di farci causa, l'anno scorso, ma andavamo a trovarli ogni giorno. Erano cresciuti tutti, Ricciolino -ora George- studiava il violoncello. Pennino -Jack- voleva diventare stratega militare, e tutti gli altri avevano trovato qualcosa che potesse interessargli. Avevamo parlato spesso dell'Isola e di Peter, ma nessuno aveva fatto parola di volerci tornare... solo io mi ritrovavo legata a quel posto e a lui. Solo io.

 

***

Non lo sentii arrivare quella sera, era così leggero e silenzioso che quasi presi un colpo quando me lo ritrovai dietro. Mi stavo allacciando il vestito e lui si voltò imbarazzato.

«Sei tornato...»

«Ciao Wendy» finii di allacciarmi il corpetto e mi voltai a guardarlo. Spalancò la bocca dalla sorpresa e mi guardò incantato.

Forse mi trovava bella.

«Verrete con me?» mi domandò

«John e Michael hanno deciso di vivere la loro avventura qui.» dissi camminando per la stanza, un po' a disagio «Ne abbiamo parlato ma sono stati irremovibili. Ti salutano tanto però...» lui sorrise.

«E tu verrai?» chiese con paura nella voce avvicinandosi al mio orecchio prima di fare una pausa «Dimenticali Wendy, dimenticali tutti, vieni con me dove non dovrai mai, mai più pensare alle cose dei grandi...»

«Mai è un tempo seriamente lungo.» quella scenetta mi era diventata famigliare, lo sentii irrigidirsi contro di me «Ma non è un buon motivo per restare...» e poi sorridere.

Mi prese per mano e mi condusse alla finestra, mi soffio addosso della polvere magica e mi librai in aria tenendolo per mano. Non riuscivo a smettere di sorridere e il cuore mi batteva all'impazzata.

«Pronta?» mi chiese

«Pronta.»

   
 
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