Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Fluffy Jpeg    07/07/2013    2 recensioni
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che sembrava oramai soltanto un fantasma.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve prefazione stavolta, per dirvi solo due cose in croce:
da questo capitolo in poi, le note d'autore le troverete al termine del capitolo. La prefazione sarà breve, un po' come questa,
per introdurvi alla lettura del capitolo in poche parole. <3 Grazie ancora a Syugi per la bellissima recensione!
Vi auguro una buona lettura! <3



Capitolo 2: Cupa Ispirazione.

Calò la sera, e venne il momento di andare a dormire. Nonostante le tenebre invitassero ad un sereno riposo, protetto dalle numerose stelle che splendevano nel cielo, Kowalski non sembrava interessato a mettersi a letto, e anzi chiese un permesso speciale a Skipper per poter rimanere alzato un po' di più, e poter perfezionare la sua invenzione. Si sentiva ispirato, ed era convinto che cedere al mondo di Morfeo gli avrebbe portato via le sue idee.
- Permesso accordato, soldato. - aveva finalmente detto il comandante, dopo quasi cinque minuti di scongiuri a non finire. - Ma nel tuo laboratorio. E non fare rumore: noi vogliamo dormire, al contrario tuo.
Lo scienziato aveva annuito energico, e si era chiuso dietro la porta in acciaio, armato del suo set chimico e dei suoi appunti, e nel silenzio più totale aveva continuato a progettare.
Prese appunti su appunti, scrisse calcoli, formule, possibilità, considerò talmente tante statistiche da far venire il mal di testa, e non si fermò un solo momento.
In poche ore, aveva creato una formula di cui era assolutamente convinto.
Si stropicciò gli occhi, fiero del suo operato. Sistemò un numero, quindi riprese il foglio principale del progetto e ne sistemò la forma della provetta con scrupolosità asfissiante. Era un progetto a cui teneva davvero tanto, e si vedeva.
Passò lo sguardo sui vari fogli sparsi per il pavimento. Saranno stati una ventina, tutti pieni di scritture da matematico; solo uno possedeva il progetto grafico, ma effettivamente, neppure quello era poi tanto capibile ad un occhio inesperto. Le iridi del pinguino si focalizzarono su un dettaglio scritto su uno dei fogli più lontano. Si sporse in avanti, rileggendo con attenzione la lista di nomi che aveva appuntato.
Erano gli ingredienti dell'elisir, trovati durante quell'unica giornata.
E... santo cielo!
Il suo sguardo si sollevò di scatto alla serie di contenitori chiusi con tappo, in un angolo del suo laboratorio. I liquidi contenuti al loro interno erano ognuno di un colore diverso; alcuni brillavano, altri no, ma tutti insieme erano la scorta di materiali che Kowalski metteva via da mesi.
Li scorse con velocità, nominando quelli di cui aveva bisogno con tono di voce basso ma sempre più eccitato.
Li stava trovando tutti! Gli ingredienti del suo elisir... li aveva già tutti lì! Non c'era bisogno di andare al laboratorio di ricerca chimica di Brooklyin!
La sua vena di ricerca si fece sentire forte e chiaro. Non poteva ancora andare a dormire. Non poteva aspettare fino al giorno successivo! Erano tutti lì: cosa voleva di più dalla vita? Doveva creare l'elisir subito, in quel preciso istante! La formula era davanti a lui, bastava solo unire le quantità giuste e mischiare.
Nulla di più facile!
Non poté resistere al desiderio, e si mise immediatamente al lavoro. Recuperò una provetta e vi versò dentro le quantità esatte dei liquidi nei contenitori, con cura meticolosa e silenzio incredibile; girò il tutto con un bastoncino di metallo, quindi lo mise su un piedistallo e attese.
Secondo i suoi calcoli, i primi segni di funzionamento dell'elisir dovevano presentarsi entro dieci minuti. Non avrebbe dovuto aspettare molto.
Osservò il liquido iniziare a diventare effervescente, e a prendere un vago colore verde pallido. Era talmente concentrato sul suo esperimento da non accorgersi della porta del suo laboratorio che si apriva cigolando alle sue spalle, e di un passo leggero superarla e richiuderla. Solo quando sentì la voce di Soldato chiamarlo con un lieve: - Kowalski? - si rese conto di non essere più solo, e girando la testa si ritrovò il pinguino a pochi passi da sé.
- Oh... ciao. - lo salutò, abbozzando un sorriso appena un poco stanco. Parve realizzare solo un secondo più tardi che il suo compagno era sveglio. - Per Galileo Galilei! Ho fatto troppo rumore?
- No, no, tranquillo. - gli assicurò Soldato, stringendo il suo Lunacorno tra le pinne mentre gli sorrideva amabilmente. - Mi sono svegliato da solo. Ho visto che non eri ancora a letto, e mi sono preoccupato... pensavo fosse successo qualcosa. Ero venuto solo a controllare.
- Successo qualcosa? - domandò Kowalski, preso un po' alla sprovvista. Si guardò attorno alla ricerca dell'orologio, ma si ricordò che era stato spostato per un'operazione l'altro giorno, e quindi ora non era presente. - Perché? Sarà non più tardi della mezzanotte.
Soldato sbatté le palpebre un paio di volte. - Kowalski, sono quasi le tre. - mormorò.
L'altro sbiancò.
- Le tre? - marcò con preoccupazione. - Non... non mi ero accorto fosse così tardi.
Il più giovane sorrise vago. - Sì, si era capito. - affermò. L'occhio gli cadde sulla provetta colmo di liquido, e lo scrutò con curiosità mentre si faceva accanto allo scienziato.
- E' l'elisir? - chiese.
- Sì... è l'elisir. - rispose Kowalski. - O almeno, lo stato primordiale. Tra poco dovrebbe diventare giallo e frizzante, e brillare appena. Se così sarà, avremo la cura miracolosa.
- Incredibile! - esclamò Soldato, sedendosi con cura a terra e sorridendo felice. Condivideva sinceramente l'entusiasmo di Kowalski, ma non poteva fare a meno di preoccuparsi che qualcosa esplodesse, come accadeva praticamente sempre con le sue invenzioni.
- E... se non diventa giallo e frizzante? - domandò con cautela. Alzò lo sguardo a lui, ma lo scienziato non ricambiò: era troppo concentrato a guardare l'elisir, e a sperare con tutto sé stesso che venisse giusto.
- Se non sarà giallo e frizzante, diventerà un virus. - gli rispose con voce incerta.
- E... tu hai l'antidoto di quel virus? - fu la nuova domanda di Soldato. Kowalski notò che la voce gli tremava: gli rivolse uno sguardo tranquillo, e alzò una pinna, passandola attorno a lui per cingerlo in un piccolo abbraccio rincuorante.
- Non ho l'antidoto di fatto, ma ho la formula per crearlo. - gli assicurò, con la voce più calma possibile. - L'ho già testato, è totalmente sicuro. Va solo ricreato.
Soldato parve calmarsi un poco. - E dov'è la formica di questo antidoto? - volle assicurarsi.
Lo scienziato rise. - "Formula", non "formica". - puntualizzò. - Tranquillo, la trovi qui...
Allungò una pinna verso i fogli, ma prima che potesse indicarne uno il suo sguardo incontrò il liquido della provetta, e si arrestò di colpo. Quando Soldato notò che qualcosa lo distraeva, seguì il suo sguardo fino allo stesso oggetto, e osservò la reazione chimica con occhio titubante.
Il liquido verde pallido iniziò a scurirsi a velocità sempre maggiore. In pochi istanti divenne di un grigio molto scuro, con riflessi verdastri visibili grazie alla piccola lampada posta a pochi passi da Kowalski. Si compattò fino a diventare denso come una crema, e smise inevitabilmente di frizzare.
Lo scienziato si sporse in avanti, e guardò la provetta per lunghissimi secondi, immobile, quasi senza respirare. Soldato rimase silente ad osservarlo, con una certa preoccupazione. Infine allungò una pinna, toccandogli la schiena con dolcezza.
- K-Kowalski? Tutto bene...? - domandò.
Il secondo non rispose per qualche altro attimo. Poi, emise un lungo e malinconico sospiro. - Devo aver sbagliato i calcoli. - mormorò, con un soffio di voce talmente basso che il più giovane faticò a sentire. - Non è il mio elisir. E' diventato un... virus...
- Beh, era solo il primo tentativo... E' normale non farcela subito. - tentò di tirarlo su di morale Soldato. Si sporse anche lui in avanti, per poterlo guardare negli occhi. - Vedrai che ce la farai.
Kowalski appoggiò la pancia a terra, e continuò a guardare il liquido scuro all'interno della provetta con malinconia. - Ogni mio tentativo potrebbe creare un virus diverso. Sono cose pericolose. No... penso che dovrei fermarmi. E liberarmi di questo fallimento, prima che Rico entri qui dentro e se lo beva per colazione.
- Ma Rico non prende il cibo dal frigorifero?
- Di solito; ma capita che entri qui dentro e si beva la prima cosa che incontra. Non vorrei che lo scambiasse per aceto.
Si ritirò su con calma, e afferrò la provetta con entrambe le pinne, maneggiandola con estrema cura. Ne chiuse il beccuccio con un tappo di sughero, poi il suo sguardo cadde su Soldato.
- Lo vado a buttare nella spazzatura fuori. La mattina passano a svuotare i bidoni, finirà in discarica e nessuno si ammalerà. -. Rimase silente qualche istante. Poi, titubante, aggiunse: - Ti va di accompagnarmi?
Soldato sorrise e annuì genuinamente. - Sì, certo.

Tra i cespugli dell'habitat dei lemuri, Clemson riaprì finalmente gli occhi.
Sbatté le palpebre con stanchezza, quindi sbadigliò. Nel mentre, ne approfittò per stiracchiarsi un pochetto, con estrema cautela per non muovere le foglie che lo circondavano. Allungò la coda per ultima, quindi la ritrasse vicino alla sua schiena, e si sporse in avanti per controllare la situazione.
Non era cambiato quasi niente: Julien era ancora accoccolato sul trono, le zampe ad abbracciare la sua coda e gli occhi chiusi, in un sonno profondo e, notò Clemson, agitato. Ogni tanto, infatti, il catta gemeva e muoveva le zampe posteriori, come se stesse scappando da un qualche pericolo; ma non sembrava stesse per risvegliarsi. Ai piedi del trono dormiva Mortino, che si era addormentato seduto, con le piccole braccia incrociate sul petto. Forse stava facendo la guardia, ma non è mai stato rinomato per le sue capacità di veglia. Maurice invece dormiva più lontano, sul letto gonfiabile, nell'assoluta tranquillità.
Il lemure rosso sorrise soddisfatto, e si ritrasse nell'oscurità creata dalle foglie. Essendosi svegliato da poco, constatò che era più conveniente che rimanesse lì ancora un po', prima di uscire per cercare ispirazione per il suo piano per la presa del trono. Voleva evitare di fare rumore solo perché non era ancora totalmente lucido.
Una cosa però poteva già iniziare a fare: pensare. Si portò un dito alla fronte, e si concentrò a fondo per farsi venire almeno un piccolo sprazzo di idea. Ma tutte le luci che si formavano, i potenziali piani che bussavano alla sua mente, venivano subito eclissate da problematiche di vario genere: troppo tempo per prepararle, oggetti che non possedeva, impossibilità nel realizzarli.
La mano passò lentamente dalla fronte all'orecchio, e iniziò a grattarlo e massaggiarlo, come se fosse sicuro che, se lo trattava bene, lo avrebbe ricompensato con una qualche genialità. Storse la bocca nel realizzare che ciò non stava accadendo, e sospirò seccamente.
Aveva bisogno di un modo per mettere fuori gioco Julien, senza che però il piano comprendesse un suo trasferimento o una vincita della corona. Avevano già fallito questi due metodi. Doveva trovare qualcosa di nuovo, qualcosa a cui nessuno era pronto e che avrebbe messo in difficoltà persino i pinguini. Le botte erano fuori discussione. Lavorare d'astuzia era l'unica arma che possedeva.
Pensò a lungo a qualsiasi alternativa, ma nessuna gli sembrò adatta al suo scopo.
Fu proprio quando stava per perdere la speranza che alle sue orecchie giunsero delle voci.
Non erano di nessuno dei lemuri, ma le conosceva. Allungò il collo e si mise in attento ascolto: e di nuovo, le sentì. Sussurravano appena, ma erano abbastanza vicini perché le loro parole arrivassero forti e chiare a lui.
- ... però non capisco, potresti usarlo per trovare nuove possibilità di cura. Non mi sembra un fiasco così totale. - disse il primo. La voce sottile non si poteva confondere: Clemson la riconobbe subito come quella di Soldato. Il dialogo sembrava già iniziato, ma il lemure non perse la speranza che potesse comunque capirlo. Sgattaiolò fuori dal cespuglio con quanta più silenziosità trovò, mentre la seconda voce, che individuò come quella di Kowalski, rispondeva.
- Lo so, lo so. Ma è una cosa troppo pericolosa. Non voglio rischiare di far ammalare qualcuno, o di ammalarmi io stesso e poi non trovare la soluzione al mio caso. L'hai detto tu poco fa: spesso le mie invenzioni esplodono. E se qualcuna esplodesse vicino a questo? L'intero zoo potrebbe essere contaminato, e poi i visitatori! Potrei creare un'epidemia a livello mondiale!
- Ma non hai detto di avere l'antidoto? L'hai già collaudato! Basterebbe farlo trovare in giro.
Ci fu una lunga pausa. Clemson, che aveva iniziato a scalare il muro di mattoni, si fermò e si appiattì contro il muro, in attesa.
- ... non era vero.
Sentì Soldato trasalire.
- C-come non era vero?!
- L'ho detto solo per calmarti! Ho una formula, ma è solo un'ipotesi! Insomma, ragiona, Soldato! Come facevo a sperimentare un antidoto se non avevo la malattia? -. Kowalski saltò sul bidone della spazzatura, arrivando così più in alto e più vicino a Clemson. Il lemure poté quindi sentire con chiarezza le sue parole seguenti: - E' come un'equazione matematica: se sbagli un calcolo, come ovvia conseguenza il risultato viene sbagliato anch'esso. L'unica cosa che può rendere l'equazione giusta è trovare l'errore e sistemarlo. Così è con questo virus, Soldato. E' un errore, e solo la sua versione corretta lo può annullare. Non posso mettere a repentaglio la vita degli altri per diventare un eroe di cui, oltretutto, nessuno ricorderà il nome. Questo è un virus mortale. E come tale, deve rimanere chiuso in una provetta, e mai aperto.
Clemson sentì il rumore di un oggetto venir buttato tra la spazzatura, e il movimento di questa esercitato da Kowalski per coprirlo. Quindi avvertì il suo passo toccare terra, e le voci dei due che terminavano la conversazione farsi sempre più lontane.
- E' ammirevole il fatto che tu pensi prima agli altri che a soddisfare la tua sete di conoscenza, Kowalski.
L'altro sospirò. - Già. Che odio.
La testa del lemure fece capolino dal muretto. Rimase fermo a guardarli finché non li vide entrare nella loro base, e richiudere la porta con la ciotola in metallo del pesce.
Allora, e solo allora, sulle labbra gli si dipinse un sorriso maligno.
Saltò sul muretto, e quindi sul bordo del bidone della spazzatura. Spostò carte e succhi di frutta finiti, fino a trovare quello che cercava. Afferrò la provetta ricolma del liquido denso e scuro, e lo ammirò alla fioca luce delle lampade notturne.
Eccola lì. La sua ispirazione.
Lo sguardo passò a Julien, ancora profondamente addormentato e ignaro del piano che si stava formando a velocità disarmante nella mente di Clemson. Il sorriso di questi si allargò, lo sguardo divenne orribilmente sicuro di sé.
Alzò un braccio, e con un lento gesto lo abbassò in senso circolare, accompagnandolo con la parte superiore del corpo, fino ad arrivare a compiere un maestoso ed esagerato inchino.
- Lunga vita al re. - sibilò maligno.
Come se lo avesse sentito, Julien gemette un'altra volta e si accucciò ancora di più contro lo schienale del suo trono.



Saaalve~
JpegFluffy nelle note d'autore! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Era pronto già da un po', ma poiché capitolo 6 è in
scrittura solo ora (dopo, tipo, sei mesi di stop) ho deciso di metterli più lentamente, così li correggo con più tranquillità, anziché
buttarmi nel vuoto come in Sogni Stellati. E magari riesco a tenerlo anche più regolare! <3
Ho anche ritrovato una storia a capitoli che avevo abbandonato, sempre dei Pinguini di Madagascar, e la sto riprendendo piano piano.
Prima o poi potrei postarla. Però è molto inquietante, anche se si sta rivelando parecchio liberatoria. XD
Ma questa è un'altra storia. Concentriamoci su questa.
In caso non si fosse capito nel primo capitolo, ora penso sia chiaro che il cattivo sarà Clemson.
E adesso sono curiosa: sono l'unica che, nel suo atteggiamento, nel suo parlare in fretta, nei suoi modi particolari,
vede un personaggio che è disposta a fare di tutto per avidità? Anche uccidere?
E nella maniera più lunga e dolorosa che gli viene in mente?
Non so per quale ragione, ma ho sempre notato una nota di sadismo nei suoi modi di fare: e in questa storia, temo sarà molto evidente.
Mi serviva una storia in cui sfogarmi. Perdonatemi, penguins! Perdonami, Julien!
... spero di non avervi appena fatto passare la voglia di leggere con questa cosa. ;u;
Tornerò presto con il prossimo capitolo! Sperando che la storia non vi annoi, vi saluto!
A presto!

   
 
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