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Autore: LaGraziaViolenta    07/07/2013    3 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove in otto battute (contate!) si bruciano tutte le speranze di Serena Latini. Sì, l’acidità dei Serpeverde ogni tanto ha di questi effetti collaterali.


 
Paciock poteva anche essere un professore buono e comprensivo, ma un giretto notturno era una cosa grave per gli standard di Hogwarts. Neppure lui era così tollerante. E neanche così scemo da non capire che dare a me e a Chelsea il medesimo castigo stato come farci un favore.
Accettai la punizione, rassegnata. Sapevo che era meritata. Quando seppi che Paciock aveva bisogno di aiuto per potare alcune piante tirai un sospiro di sollievo. Dopotutto, pensai, me l’ero cavata a buon mercato.
Uscii dal castello con la sciarpa ben avvolta intorno alla gola. La strada da fare verso le serre era poca ma faceva comunque un freddo cane. L’aria mi pizzicava le narici e le guance. Il cielo era grigio. Magari entro poco avrebbe nevicato.
L’unica consolazione era che dentro le serre faceva più caldo. Afferrai la maniglia gelata e un brivido risalì dal braccio e si diffuse in tutto il corpo. No, dentro avrebbe fatto di certo più caldo, quindi forza e coraggio. Girai la maniglia ed entrai.
Scorpius e Rosemary e si girarono verso di me.
Rimasi inebetita, in piedi oltre la soglia. Li fissai.
In mezzo al verde delle piante le loro figure grigie e nere, in contrasto, spiccavano. Scorpius era in piedi, vicinissimo a Rosemary. Il suo sguardo si spostò da Rosemary a me, e poi di nuovo verso Rosemary.
«Che ci fai qui?» sibilò Rosemary. Da brava Serpeverde non poteva che sibilare e sputare veleno ad ogni parola.
La mia bocca si seccò all’improvviso. Fissai Scorpius, allibita. Incontrò il mio sguardo e le sue guance pallide si fecero rosate.
Afferrai il capo della mia sciarpa e lo strinsi finché non ebbi l’impressione che le mie dita stessero affondando nella lana.
«Be’? Ti hanno tagliato la lingua o non capisci l’inglese?»
La voce mi uscì roca: «Sono… In punizione. Con Paciock. Qui.»
Scorpius Malfoy socchiuse gli occhi e si scostò da Rosemary. «Allora tolgo il disturbo, sono di troppo.»
«Ma no…» mormorai istintivamente. Poi colsi l’occhiata d’odio di Rosemary e mi gelai.
Scorpius si sistemò la sciarpa verde e argento e sogghignò all’indirizzo di Rosemary. «Buona punizione allora, fanciulla.»
Avvampai. Anche Rosemary Higgs era in punizione? E perché allora Scorpius era lì con noi?
Aveva accompagnato Rosemary?
Mi sentii piena di vergogna. Quando Scorpius passò accanto a me per uscire mi sentii come attraversare da una scarica elettrica. La porta di chiuse dietro di me e io rimasi immobile, pietrificata, a guardare Rosemary in mezzo alle piante. Mi sembrava di avere le gambe di piombo. Lasciai la sciarpa, ma immediatamente sentii di nuovo il bisogno di stringerla.
Rosemary mi scoccò un’altra occhiataccia. «Puoi anche evitare di guardarlo in quella maniera, sai? Se sei una morta di fame vai a mendicare da un’altra parte.»
Cercai di deglutire. Difficile, quando non si ha salivazione. «Voi… Quindi state…»
Rosemary scosse i lunghi capelli biondi. «Non ho bisogno che tu ti metta tra di noi. Quindi vedi di girare al largo, Tassorosso.»
Lasciai la sciarpa. L’estremità gialla e nera dondolò per qualche secondo e poi si fermò.
Abbassai gli occhi sul pavimento.
La porta dietro di me si aprì e un soffio di aria gelata mi investì la schiena. Mi voltai e vidi il professor Paciock.
«Oh, buongiorno! Benissimo, siete già qui entrambe!»
Mi accennò un sorriso. Io stirai le labbra e cercai di imitarlo. Mi scostai e scoprii di avere le gambe ancora rigide.
«Allora, ci sarebbero le orchidee da sistemare. Dobbiamo applicare del disinfettante sulle foglie.»
Forse non me l’ero cavata così a buon mercato quanto credevo.
  
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