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Autore: Mistress Lay    21/01/2008    20 recensioni
Dopo l'assassinio di Sirius la vita di Harry è radicalmente tanto che fugge da Privet Drive senza dare più notizia di sè, senza avvertire gli amici, senza dare una spiegazione. Torna dopo due anni. Non solo, ma accompagnato da un altro ragazzo che odia ferocemente Albus Silente. Ma durante l'assenza di Harry è cambiato qualcosa a Hogwarts? Sono cambiati i suoi amici? E i suoi nemici? Chi sono i Rinnegati? E Draco Malfoy, che ruolo avrà?
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry, Potter, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RAGGI DI SPERANZA by MISTRESS LAY54

RAGGI DI SPERANZA by MISTRESS LAY

[Cap. XXVII, Part I]

[R, Slash, ®J.K. Rowling, tranne i personaggi nuovi, situazioni e quanto ci sia di malato in ciò che state per leggere, appartengono alla sottoscritta]

 

 

 

*

 

 

CAPITOLO CINQUANTAQUATTREESIMO

POMO DELLA DISCORDIA 

 

 

*  

 

 

Soffochi paure e angosce, ma quello che ottieni è semplicemente una proroga.

Non sarai eroe di un'assurda fiaba, sarai martire di una tragedia reale.

 

 

*

 

 

 

- Perchè non mi dici mai 'ti amo'? -

Harry osservò il viso di Tom, lo osservò con cura, attentamente, alla ricerca di una risposta facciale, di un minimo cambiamento di espressione. Nulla.

Le labbra del moro rimasero così, splendidamente dischiuse, i suoi occhi serrati, le sue sopracciglia rilassate, la fronte distesa.

Harry sospirò mentre si sistemava meglio tra le braccia di Tom, osservandolo con dispetto mentre si muoveva, incurante se i suoi gesti potessero o meno risvegliarlo. Si sentiva un tantino irritato quella mattina e non ne comprendeva il motivo.

Forse era stato il sogno che aveva preceduto il suo risveglio a renderlo così inquieto, purtroppo non lo ricordava, quindi non poteva dargliene colpa.

Harry sbuffò, facendo sollevare una ciocca di capelli di Tom e provocandone un mormorio di protesta.

- Perchè, Tom? Non capisco... -

Davvero non comprendeva.

Avvertiva l'amore di Tom, lo avvertiva nei suoi gesti, nei suoi sguardi, nei suoi baci ma, paradossalmente, non riusciva a sentirlo veramente. I suoi gesti, i suoi sguardi, i suoi baci, erano densi di un amore venato da passione e adorazione ma quella sensazione era così lieve che pareva sul punto di spezzarsi alla fine del contatto fisico.

Così fragile…

Si era sorpreso a pensare che aveva in mente Tom, quando tutto sarebbe tornato alla normalità e le lezioni a scorrere regolarmente.

Avrebbero continuato a tener nascosto tutto?

Non che gli importasse essere o meno, nuovamente, al centro dell'attenzione, ma aveva timore che man mano anche quella sensazione sparisse.

Tacitamente Tom gli aveva detto di amarlo.

Ricordava quando Harry gli aveva detto, scherzando 'Tu mi ami, no?' e Tom aveva risposto, sbuffando 'Non cavartela sempre con questa scusa'. In fondo, che diritto aveva Harry di pretendere che Tom gli esprimesse a parole il suo amore? Non era già lampante ai suoi occhi? semmai poteva essere per Harry motivo di imbarazzo e sfiducia.

Eppure... avrebbe veramente voluto che i suoi dubbi - infondati o meno che fossero - fossero fugati.

- Due parole, Tom. Solo due - continuò a sussurrare Harry. Sbuffò di nuovo e per l’ennesima volta Tom si mosse - Scusa. Non te lo chiederò più. Sono troppo egoista, vero? -

Nuovamente Tom non gli rispose, ancora dormiente, cullava il silenzio che ne seguì con il suo respiro regolare.

Era bello, bellissimo, Harry se ne rendeva conto ogni giorno che passava. E dire che il destino aveva voluto fare di lui il suo avversario... e ora eccoli lì, a dividere un letto, nudi sotto le coperte, in una stanza sconosciuta dell'immensa planimetria di Hogwarts…

Ansie, che il cuore di Harry non riusciva a soffocare del tutto.

Improvvisamente Tom prese a muoversi tanto che Harry credette fosse sul punto di risvegliarsi, sfoderò un sorriso e disse: - Buongiorno -

Tom mantenne gli occhi chiusi, ma non smise di dimenarsi, sembrava essere preda di un incubo, Harry lo vide socchiudere le labbra, mugugnare qualcosa di incomprensibile, simile ad un 'Stà lontano da lui'. Poi la sua cicatrice prese a bruciare, inizialmente fu solo un lieve fastidio, un prurito, e Harry balzò a sedere, confuso da quella reazione.

- Stà lontano da lui - questa volta quella frase fu pronunciata dalle labbra di Tom in tono più chiaro, accorato e Harry sentì distintamente un ringhio di rabbia perforargli il cranio e una fitta di dolore puro corse lungo la cicatrice.

Ignorando la sofferenza, prese a scuotere Tom, in modo che questi si svegliasse: - Tom? TOM! SVEGLIATI! - nell'istante in cui le sue mani toccarono il corpo di Tom il dolore venne riattizzato e infiammò la cicatrice. Come se si fosse scottato, Harry mollò la presa, gemendo.

Tom si svincolò ancora una volta, prima di rilassarsi e girarsi dall'altra parte, continuando a dormire.

Harry osservò la sua schiena nuda, la accarezzò timidamente con lo sguardo, attraverso il velo di lacrime di dolore che gli bagnavano le ciglia.

Il dolore era rimasto, vivo, a tormentargli il fulmine cicatrizzato della sua fronte mentre una ferita gli si apriva nel cuore.

E il sussurro rabbioso di un Tom abbandonato ad un sonno: - Non me lo porterai via -

Rispose, nella mente di Harry, un grugnito indescrivibile, furioso, di promessa terribile e di una strana e arcana pretesa.

Se nemmeno è tuo...

 

 

Quando Tom si svegliò trovò Harry in procinto di vestirsi e lo stava facendo con gesti frettolosi, distratti, come se avesse altro per la testa.

- Che ci fai in piedi? - sbottò di cattivo umore Tom.

Harry si voltò di scatto, con un sorriso sulle labbra: - Ehi... ben svegliato - si infilò il maglione - Torno al dormitorio. Tra poco è ora di pranzo - lo disse con leggerezza, ma Tom capì immediatamente che c'era qualcosa sotto, forse dal suo sguardo sfuggente.

- Che hai? -

- Fame - scherzò Harry.

Tom aggrottò le sopracciglia, fissandolo torvo. C'era qualcosa che non andava...

- Potevi svegliarmi -

- Dormivi così bene - gli sorrise... che sorriso tirato! - Ci vediamo in giro, ok? -

- Vieni un attimo qui - ordinò in tono perentorio. Vide il sorriso di Harry atteggiarsi in nervosismo e non ne capì il motivo. Tuttavia, Harry lo raggiunse, tenendosi però ad un passo di distanza da Tom - Sì? -

Fu l'ultima sillaba ad essere pronunciata poichè Tom lo attirò a sè in un bacio passionale, cancellando per un istante i suoi sotterranei timori. Harry rispose con il solito ardore e improvvisamente Tom ricordò una strana scena: Harry che gli veniva strappato dalle braccia e una risata sadica. Si scostò da Harry e ne ignorò lo sguardo ferito e sorpreso.

- Scusa - si affrettò a giustificarsi Tom - Ho un po' di mal di testa -

Harry annuì lentamente, si alzò in piedi nuovamente poi, con un ultimo tentennamento gli disse: - Ti amo, Tom - si aspettava una risposta, gli sarebbe bastato anche un semplice 'Anch'io', ma Tom nuovamente svincolò la confessione.

Accennò con il capo, come se accettasse quelle parole di Harry passivamente: - Sarà meglio che mi vesta anche io... -

Harry battè le palpebre qualche volta, prima di uscire dalla stanza e lasciare Tom solo, a riflettere sulla strana visione che lo aveva turbato. Era un sogno, il sogno di quella notte e solo in quel momento gli ritornò prepotentemente in mente.

Ricordandolo, strinse i pugni convulsamente, con furia abbattè un pugno contro la superficie lignea del comodino al suo fianco.

- No, non te lo cederò mai... mai... mai... -

 

 

 

*

 

 

Avrebbe desiderato parlarne con qualcuno, ma l'unica persona alla quale avrebbe potuto confidarsi per intero era lontana chissà quante miglia da lui. Avrebbe potuto scriverle una lettera, ma non si poteva esprimere in righe scarne codificate quello che sentiva. Inutile, Altair era lontana e non poteva dargli conforto.

Cancellando quella sensazione di abbandono, Harry si bloccò nel mezzo del corridoio, indeciso se salire o meno in sala comune. La sera prima la scuola si era ripopolata, vedendo il ritorno degli studenti dalle vacanze natalizie, quindi avrebbe finalmente riabbracciato Ron e Hermione, ma stranamente, in quel momento, la prospettiva non lo elettrizzava più di tanto.

Avvertiva una sensazione di ripugnanza, perchè sapeva che, una volta tornato con i suoi amici, avrebbe loro mentito ancora una volta.

Non solo per la vera identità di Tom, ma anche per Silente, per Altair, per tutto.

Se si fidava di loro, perchè dunque non rivelava loro almeno la vera identità di Tom? Su di essa non esisteva giuramento al silenzio.

Harry aveva paura, ma nel contempo avrebbe voluto veramente avere qualcuno vicino con il quale parlare del turbamento che aveva sentito quella mattina e per tutte quelle strane ansie che avevano stretto il suo cuore.

Scuotendo tristemente la testa, girò i tacchi e decise di salire fin alla torre di astronomia, evitando il reicontro con gli amici e la calca della sala comune, decise di chiudersi in se stesso e riflettere.

In quel momento vide Ginny, stava sorridendo e gli veniva incontro allegra: - Harry! Eccoti! E' da ieri che tutti ti cerchiamo! - sembrava veramente felice e Harry riconobbe in lei la ragazza forte che aveva conosciuto al suo quinto anno.

- Ginny! Com'è stato il viaggio di ritorno? - tralasciò la domanda implicita nell'esclamazione di Ginny, senza darle spiegazioni di alcun genere. Ginny lo abbracciò, ignorando la mancata risposta, e per un attimo nei suoi occhi blu brillò una scintilla di malizia, quando vide un'altra persona arrivare dalle spalle di Harry.

- Un po' movimentato. Pensavamo di essere stati attaccati dai mangiamorte -

L'atmosfera si gelò in un istante.

Un rumore alle spalle di Harry li distrasse e, mentre Ginny fissava la nuova arrivata con freddezza e astio, Harry si voltò, trovando poco lontano una Pansy dagli occhi sgranati. Aveva sentito l'ultima affermazione di Ginny e involontariamente le era caduto il libro che teneva tra le braccia.

- Che è successo? - Pansy raggiunse frettolosamente Harry, osservando Ginny e aspettando una risposta.

 

Mangiamorte?

 

Ron, Ron, Ron... stava bene?

Era ferito?

 

Si dimenticò per un istante di star parlando con Ginny Weasley, si dimenticò di aver litigato con Ron, si dimenticò del suo libro, rimasto abbandonato per terra e della presenza di Harry.

La sera prima si era rifiutata di andare a cena, ed era andata a letto molto presto, quella stessa mattina non aveva fatto colazione, con lo stomaco contratto dal nervosismo aveva evitato persino la sala comune per rintanarsi nella deserta biblioteca.

 

Mangiamorte?

 

Per un istante l'immagine di Ron morto le invase la mente, gelandole il sangue nelle vene.

Irrazionalmente.

 

Non si pose neppure per un istante il problema che, se Ginny era così allegra - perchè l'aveva vista andare incontro a Harry con il sorriso sulle labbra - a Ron non era successo niente, ma irrazionalmente pensò solamente a Ron attaccato dai mangiamorte. Aveva persino tralasciato la frase di Ginny 'Pensavamo...', presupponeva una supposizione, non una certezza.

 

Mangiamorte?

 

- Ginny... - la esortò al racconto Harry. Al contrario di Pansy aveva recepito le sfumature su citate, ma esigeva una risposta che cancellasse tutti i suoi dubbi. Per contro, ignorò la reazione spropositata di Pansy, sapendo però che cosa le stesse passando per la testa in quel momento.

Anche la Grifondoro ignorò Pansy, non lo fece per delicatezza, ma per dispregio: - Stavo dicendo che Pensavamo di essere sotto attacco dei mangiamorte... Tonks, Moody e altri auror ci hanno accompagnato al treno, ma al binario sbagliato. Hermione se n'è accorta e l'hanno schiantata, con Ron hanno fatto lo stesso. E con chiunque passasse oltre il muro verso il treno. Quando ci siamo risvegliati eravamo tutti legati a quella che ci pareva un vagone del treno, credo che fossimo divisi in vari gruppi. Hermione, io e Ron eravamo gli unici ad essere rinvenuti, tutti gli altri erano ancora privi di sensi... All'inizio pensavamo di essere stati catturati dai mangiamorte ma poi, scendendo dalla carrozza, abbiamo scoperto che era stato tutto un piano degli auror -

- In che senso? -

- Ci hanno schiantati e legati per sicurezza. Non ci hanno portato in treno, ma con la carrozza di Madame Maxime, sai, quella condotta dai purosangue ffsfbfdsfd. Erano tutti d'accordo, macchinista dell'Hogwarts Express, auror e personale scolastico -

- Ma, perchè... - poi, nella mente di Harry si formò l'idea... ma certo, era a questo che alludeva Silente! Un attacco dei mangiamorte! Alla stazione di Hogsmeade, che era quasi sempre poco sorvegliata - Capisco... quindi lo hanno fatto per proteggervi mentre la stazione di Hogsmeade veniva attaccata dai mangiamorte... -

Ginny annuì: - Sì, nel treno erano saliti gli auror hanno combattuto contro i mangiamorte. Li hanno portati tutti ad Azkaban -

Pansy finalmente si permise di respirare. Riprese il solito contegno, quello freddo ed impassibile, ma nessun colore ritornò sulle sue guance che, al contrario, rimasero pallide.

 

Ron... non aveva corso alcun pericolo allora...

 

- Gli auror sono stati avvertiti... anche se non so da chi -

Harry annuì mentre la mente lavorava.

Avvertiti...

Silente era quindi venuto a sapere di quell'attacco e aveva provveduto. Aveva intuito dove ci sarebbe stato, e aveva anticipato le mosse di Voldemort ma... ma c'era qualcosa che non andava.

- Chi hanno catturato tra i mangiamorte? Malfoy? Lestrange? -

Ginny scosse la testa: - Nessuno di questi. A dire la verità, molti mangiamorte non di rilievo -

 

Strano.. generalmente Voldemort mandava sempre in prima fila la sua fida Bellatrix...

Li hanno portati tutti ad Azkaban.

 

Possibile che...

 

No... non poteva essere che Voldemort sapesse... che avesse anticipato la contromossa di Silente e avesse mandato alcuni scartini.

 

Nel frattempo, Pansy si era allontanata per raccattare da terra il libro che prima aveva lasciato sul pavimento, sul viso di Ginny comparve un ghignetto poco rassicurante: - Ah... - si rivolse a Harry, ma lo disse a voce abbastanza alta, in modo che anche Pansy sentisse - sai, quando eravamo nella carrozza, credendo di essere prigionieri dei mangiamorte... è successa una cosa molto carina -

- Carina? -

- Tra Ron e Hermione -

Pansy si bloccò nell'atto di sollevare il libro.

- In che senso? - domandò Harry.

Ginny sorrise: - Avevamo le mani legate e, per liberarci, Hermione ha chiesto a Ron di prenderle con i denti la forcina che aveva tra i capelli per sciogliere i nodi delle funi che ci imprigionavano. Avresti dovuto vederli! Erano imbarazzati entrambi mentre con le labbra Ron cercava di sfilarle la forcina... e poi quando la forcina era caduta nel colletto della camicia di Hermione! -

Pansy deglutì, ancora bloccata nella posizione china. Ginny continuò, implacabile: - L'avevo capito fin dall'inizio che si piacevano! Avresti dovuto vederli dopo, quando Ron era riuscito a far cadere in mano di Hermione la sua forcina! Erano imbarazzati ma si vedeva che, in fondo, quella situazione era piaciuta ad entrambi... si sono sorrisi per tutto il tempo! E poi... scusa se sono indiscreta, quando Ron aveva preso la forcina, c'è stato un momento in cui si è avvicinato alle labbra di Hermione... insomma, capisci... -

Per Pansy fu abbastanza, raddrizzò la schiena e se ne andò a passi veloci verso la sua sala comune, strinse le labbra ma non diede soddisfazione alla rossa di dare evidenza al suo turbamento.

Harry fissò Ginny e la sua espressione vittoriosa: - Ginny, non dire più queste cose - disse serio.

- Perchè, scusa? -

- Sai perfettamente che Ron e Hermione si vogliono bene come amici, ma non c'è altro tra di loro -

- C'è stato! -

- Questo non vuol dire niente... - Harry sospirò - E per favore, evita di dire certe cose con Pansy presente -

Ginny perse il suo sorriso e fissò il moro con insofferenza: - Che vuoi dire con questo? - sbottò tagliente. Harry non le credeva? Perchè era dalla parte di Pansy?

- Pansy sembrava... -

- Pansy! Ma che cosa vai a pensare, Harry? Pensi che mi sia inventata tutto? -

- No, affatto, sai che mi fido di te, Ginny, non mentiresti mai - sospirò Harry - Solo, hai esagerato con la fantasia -

- Tu non li hai visti, Harry! Non eri là! -

- Ma li conosco. E anche tu li conosci. Pansy, d'altro canto... -

Ginny quasi gridò: - PANSY? PANSY! Smettila di parlare di lei! Ne parli come se io l'avessi ferita! -

- Gin... -

- Harry, mi deludi - si portò una mano al cuore e abbassò lo sguardo. Era difficile mentire a Harry, molto più che mentire al fratello.

- Non volevo dire che... -

- Pensi sempre alla Parkinson! - a Ginny  si inumidirono gli occhi - Non credermi crudele, Harry. Non lo sono e mi dispiace che tu pensi questo di me -

A Harry venne spontaneo metterle le mani sulle spalle e rassicurarla: - Gin, non erano queste le mie intenzioni. Io sono dalla tua parte, lo sai. Solamente lei... Pansy, sembrava essere particolarmente attaccata a Ron, insomma, pensavo che lei... -

- Pensa a me, per favore, Harry. Tu… non ti rendi conto… -

- Di cosa? -

- Di come tu stia sempre a pensare a Pansy, a Draco, a Blaise, al tuo Tom! – sputò quei nomi quasi fossero veleno, con particolare enfasi per l’ultimo della lista. Sentì, per contro, che le lacrime le stavano spuntando davvero dagli occhi, ironicamente aveva gridato una cosa prettamente vera, che l’angustiava da tanto – Non fai che pensare a loro! Tu-Tu pensi sempre a loro, senza degnarti di pensare ai tuoi amici, a quelli che ti hanno aspettato e che ti sono stati accanto per sette anni! Sei quasi diventato un estraneo per tutti noi! E persino a Natale hai dovuto dare prova dei tuoi sentimenti decidendo di riscorrere le vacanze con Rice, invece che con noi! Mia madre era delusissima… e lo sono anche io, Harry – continuò amareggiata Ginny. Perché non si poteva tornare a qualche anno prima, quando si era tutti uniti? Loro, i Grifondoro, e tutti gli altri fuori?

Provò soddisfazione nel vedere come il viso di Harry espresse a chiare lettere la sua sorpresa e poi la sua delusione, così cocente da portare via ogni forza nei suoi lineamenti e nella sua espressione. Sembrava svuotato.

Ginny però non provò alcuna pietà, continuò, imperterrita, a recriminare, e gli donò un grazioso colpo di grazia: - Siamo tutti delusi, Harry. Tutti. Non credevamo fossi così, che ti allontanassi così tanto da noi, sembri quasi nascondere un segreto… ma dopo tutti i tuoi bei discorsi, Harry? –

Harry ebbe un sussulto… e così… era così dunque.

Sì, si sentì deluso da se stesso, si sentì un verme, anche perché sì, lui nascondeva segreti… e davvero con quale diritto si arrogava del piacere di rimproverare gli altri con discorsi sulla fiducia?

Lui, per primo, sbagliava. E  il brutto era che ne era consapevole e, tuttavia, non poteva farci niente.

C’erano veli, strati, della sua vita in quell’ultimo anno, che per ora dovevano rimanere un segreto.

Le parole di Ginny gli spalancarono di fronte la verità tanto temuta, che gli scosse dal profondo il cuore.

Ginny continuò: - Tutti lo pensano, Harry. Mi spiace che tu sia venuto a scoprirlo così… E tu… credi di sapere tutto, Harry? Sei ingenuo! -

Senza che Harry rispondesse, poiché ancora troppo colpito dalle parole di Ginny, lei aggiunse: - Pensi che Ron e la Parkinson... ascolta, non voglio che ti fai false illusioni, quindi ti voglio mettere in guardia, nonostante tutto - Ginny sospirò - Lei è ancora cotta di Rice. Sta cercando di dimenticarlo avvicinandosi a Ron, o facendoti credere questo. Non so che cosa lei si aspettasse ma... non prova niente di... profondo per Ron -

- E tu come fai a dirlo? -

- L'ho sentita una volta confessarlo a Millicent. Non tel'ho detto perchè non volevo farti soffrire o cose del genere... -

- Ginny non... -

- So che da un'errata impressone di sè, ci ero cascata anche io... chiedi a Hermione, se non mi credi, ma lei mi ha minacciata con la bacchetta alla tana. E sai perchè se n'è andata? -

Harry scosse la testa, incapace di dire alcunchè.

Pansy non gliel’aveva detto, quando Harry glielo aveva chiesto.

Ginny ebbe un sorriso amaro: - Perchè noi tutti, io, Herm e Ron, abbiamo capito di che pasta è fatta -

No, Pansy non poteva...

- Ti stai sbagliando... -

Ginny rise senza allegria: - Credi di sapere tutto, Harry? Hai questa convinzione? Oppure hai l'illusione che tutte le persone che hai accanto siano esattamente quelle che tu credi? Non pensi che anche loro nascondano segreti? Sei un ingenuo... Non puoi credere che qui tutto vada bene o vada per il verso giusto perchè tu sei qui! Se credi davvero questo... sei un illuso. E non hai veramente capito niente -

La ragazza se ne andò e lo lasciò lì, in mezzo al corridoio.

Harry deglutì quando fu solo, ripensando alle parole di Ginny, ripensando a tutto quello che era successo e anche a quella stessa mattina. Ai segreti che lui stesso nascondeva, ai segreti di tutti...

 

Tom, perchè non mi dici chiaramente che mi ami?

Perchè lo devo sempre decifrare dai tuoi comportamenti?

Anche questa... è una mia illusione?

 

Ginny aveva ragione...

 

Siamo tutti delusi.

 

Lui, primo tra tutti, aveva sbagliato.

E ne avrebbe pagato le conseguenze.

 

 

*

 

 

A pranzo, nel tavolo Grifondoro, l'atmosfera era tesa.

L'unico che cercava di dissimulare evidente tensione che aleggiava su tutti, era Seamus che, invano, cercava di coinvolgere qualcuno nelle sue battute e nei suoi scherzi.

Harry addentò tristemente una patata bollita, mentre gli occhi vagavano per gli impettiti esponenti della casa verdeargento, alla ricerca della figura bella e famigliare di Tom.

Eccolo lì, circondato dai suoi ammiratori, che facevano a crocchia per compiacerlo, comprese quelle ochette che sbattevano ripetutamente le ciglia, alla ricerca di attenzioni.

Harry, di malumore, masticò lentamente la sua patata, stringendo la presa spasmodicamente della forchetta.

Non era solo gelosia, era ancora l'ansia che pervadeva  i suoi sentimenti, a renderlo così apprensivo: sapeva che Tom non avrebbe mai rivolto un sorriso a nessuno che non fosse lui, però... l’agitazione rimaneva nel fondo degli occhi di Harry, inquinando il verde splendente dei suoi occhi.

E il tutto condito dalle parole di Ginny che ancora gli vorticavano in testa.

Ginny... lei era al tavolo Tassorosso con Smith, a ridere con lui e sbaciucchiarlo ogni due per tre. Ron si era messo di spalle, per non vedere la scena, e in quel momento stava cercando di non farsi vedere mentre occhieggiava verso Pansy, seduta qualche posso più avanti, tra Draco e Blaise.

Harry vedeva il suo amico tentennante, desideroso di intavolare una conversazione di Pansy, ma si bloccava ogni volta. Pansy lo ignorava stoicamente, ma, quasi per dimostrare a Ginny di non essere minimamente offesa dalle rivelazioni su Ron e Hermione, era scesa per il consumare il pranzo con il resto dei compagni. Inoltre si sentiva estremamente irritata con se stessa: perchè non era ancora a prendere a schiaffi la Weasley? Perchè invece taceva, mangiandosi la foglia con il cuore pieno di delusione? Non era da lei...

Hermione sembrava estremamente a disagio mentre a volte lo sguardo scendeva su Millicent, seduta quasi di fronte a lei, eppure la mora ex Serpeverde non la degnò di uno sguardo. Millicent, al contrario, sembrava trattenere a stento l'irritazione: non solo perchè lei e Hermione non avevano ancora chiarito il diverbio avuto al ballo, ma aveva anche saputo da Pansy, che distrattamente l'aveva confessato con espressione fredda, della scenetta nella carrozza di Madame Maxime.

Cercava invano di sopperire quell'irritazione, cercava di cancellarla, perchè estremamente fuori luogo, ma purtroppo non vi riusciva e la stessa presenza di un'Hermione in imbarazzo, non l'aiutava per niente.

Dean si era dovuto risolvere a sedersi di spalle al tavolo Serpeverde per impedirsi di osservare la sua bella Daphne e bearsi della sua immagine. Da quando si era unito a lei fisicamente nella stanza delle necessità la sera prima, si sentiva quasi drogato dal suo stesso amore.

Merlino, se l'amava...

Non voleva però essere per lei causa di disagio, lei che si trovava in un momento molto particolare... circondata dai Serpeverde suoi compari, doveva mantenere la sua facciata di perfetta bambola di porcellana, bella, irraggiungibile e sprezzante.

Neville aveva cercato di intavolare una discussione, soprattutto cercando di coinvolgere Blaise, ma i suoi tentativi non avevano attecchito. Ora osservava di sottecchi il moro ex serpeverde, cercando di non farsi beccare.

Dean si sentiva in colpa per ogni volta che Blaise non ricambiava lo sguardo di Neville.

Draco era impassibile a tutto, impeccabile si serviva del pranzo, e saltuariamente lasciava che il suo braccio sfiorasse casualmente il gomito di Harry. Lo trovava stranamente silenzioso, e voleva fargli capire, a gesti, senza incespicarsi in lunghi discorsi, che lui era lì.

Fu Seamus a spezzare l'atmosfera con un'apparente battuta: - Allora, Harry, quando ci presenti quella bella figliola di Fata Turchina? – aveva ammiccato con le sopracciglia, sorridendo come un ebete.

La presa di Harry sulla sua forchetta si allentò mentre questi balbettava: - C-Come? -

- La Fata Turchina - ribadì Seamus - Quella del ballo. Non l'hai presentata a nessuno, l'hai monopolizzata per un ballo intero! – gli rivolse un ghignetto – Harry Mattacchione! -

- Ah... Altair... -

- Già - intervenne Blaise con un sorriso - Quando ce la presenti come si deve? Io l'ho fatto alla fine del ballo, ma non credo che mi abbia dato molto credito... -

- E' incantevole, vero? - replicò Seamus, portandosi una mano al cuore e sospirando con gli occhi rivolti al soffitto. Si guadagnò immediatamente una gomitata da Dean.

Harry rispose con un sorriso debole: - Lei... ha molti impegni -

- Un vero peccato - intervenne Draco mentre tagliava la carne con minuzia - almeno avrebbe fatto tacere Blaise per un po'... -

- Draco! -

Anche Millicent intervenne per dire la sua: - Sì, ti saremmo grati, Harry, se organizzassi un appuntamento con il nostro Blaise, così almeno smetterà di intontirci con le sue lodi sperticate -

A Neville andò di traverso la patata che stava mangiando, Blaise lo ignorò mentre Dean cercava di far segno a Millicent di stare zitta. Draco decise di prendere in mano le redini della situazione: era tempo di svelare la verità a Neville sulle preferenze sessuali di Blaise.

- Inutile dire che è cotto a puntino -

Blaise gli rifilò un calcio leggero sotto il tavolo, cercando di passare per inosservato. Inutile dire che, essendo al centro dell’attenzione, questo suo tentativo di mettere a tacere Draco fallì completamente, complice Draco stesso.

- E perchè scusa, dovrei tacere? Sei o non sei etero dichiarato? -

- Dove vai, Neville? - domandò Hermione richiamando il compagno di casa che si era alzato precipitosamente - Hai lasciato tutto sul piatto! -

- Ho dimenticato di fare una ricerca di Prestorn! - e se ne andò via. Dean si alzò in piedi subito dopo per seguirlo. Blaise e Seamus scoccarono un'occhiata di rimprovero a Draco, che sospirò e alzò le spalle.

- Era giusto che qualcuno glielo dicesse chiaro e tondo -

Blaise ringhiò: - Non è giusto che lo venga a sapere da te -

- Avrebbe dovuto saperlo da te, invece - lo rimbeccò subito Draco - Peccato che tu non abbia avuto il coraggio di dirglielo - Blaise si alzò e lasciò anche lui la sala.

- Non credo di aver capito molto bene che cos'è successo - osservò allibita Hermione.

- Davvero? Che sorpresa, in genere sempre capisci tutto - Pansy non si trattenne - Non sei tu quella delle idee geniali? - si riferiva all'idea della forcina. Per un istante si immaginò la scena di Hermione e Ron, con le loro labbra così vicine...

Forse Hermione era sempre stata gelosa di Ron fin dall'inizio...

- Che vuoi dire? -

- Ehi - intervenne Harry - calmiamoci... -

- Mi è passato l'appetito - Pansy si alzò e uscì anche lei, Millicent la seguì poco dopo, non senza aver scoccato prontamente un'occhiata fredda a Hermione. Quest'ultima borbottò: - No, ora voglio sapere che sta succedendo! - e uscì anche lei, alla ricerca delle due ex serpeverde, ben decisa ad avere delle risposte.

La trovò poco lontana dalla sala grande, la chiamò, impaziente: - Millicent! Aspetta! Pansy! - le due si fermarono e la osservarono con deliberata indifferenza.

- Che c'è? -

- Che hai, Pansy? Ultimamente ti comporti in modo ridicolo! - sbottò Hermione - Tanto per cominciare perchè hai lasciato la Tana senza dire niente a nessuno? E poi...- Hermione cercò di raccogliere tutta la determinazione possibile - Millicent, si può sapere che problema hai con me? E' da prima di Natale che mi eviti! -

- Non sono affari tuoi che cosa faccio e che cosa non faccio – scandì lentamente le parole Pansy.

- Lo sono in questo caso! -

- Ma fammi il piacere! -

- Pansy, ti vuoi mettere in testa che non esisti al mondo solo tu e che le tue azioni si riflettono anche sugli altri? - ad Hermione ritornò in mente quello che le aveva detto Ginny qualche giorno prima. Che strano, forse Ginny aveva davvero ragione quando parlava di Pansy come di un’opportunista. Tutte quelle cose che Hermione aveva pensato di lei evaporarono come neve al sole.

- Che ne sai tu? - Pansy mise le mani sui fianchi - Mi interessano forse le tue ramanzine? Non hai capito niente, mai! -

- Lasciaci in pace, Hermione - intervenne Millicent con calma incredibile. E davvero dovette dominare in maniera indicibile i suoi sentimenti e la sua lingua: quanto avrebbe desiderato dire ad Hermione una quantità di cose, recriminazioni, confessioni! E invece rimase zitta, preferendo che la Grifondoro rimanesse nell’ignoranza dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri, piuttosto che precipitare nella furia dell’odio verso di lei.

- Perchè? - s'infervorò Hermione - Voglio sapere che cosa sta succedendo ad entrambe! E tu, Millicent, perchè sei così scostante, con me? -

- Torna a pranzo, Hermione - continuò Millicent - Ron ti sta aspettando -

- Già - continuò Pansy in tono amaro - Ron aspetta sempre te - E me, e me, Ron?

Hermione guardò confusamente le due ragazze che aveva di fronte: - Ron? Che c'entra Ron? -

Poi, in un lampo di comprensione le venne in mente Pansy, felice, il giorno di Natale, con Ron, e in quella fotografia che i gemelli avevano scattato mente entrambi sorridevano, sulle scale, con Pansy che teneva in mano una macchina fotografica.

- Pansy... non pensi davvero che io e Ron... -

Pansy sbuffò, cercando di nascondere il suo imbarazzo. Imbarazzo, lei? A parlare di Ron?

- Sei gelosa? -

- NO! -

 

Gelosa, lei?

 

Di Hermione che aveva un così bel rapporto con Ron?

No... assolutamente!

Di Hermione a cui Ron permetteva sempre di restarle vicino?

No!

Di Hermione e Ron che si sorridevano e che nel momento del bisogno bastava che si accostassero l’uno contro l’altro?

No…

 

- Che ti viene in mente, Granger? - e se ne andò indispettita, cercando di calmarsi e calmare il tumulto del suo cuore al pensiero di Ron e Hermione a pochi centimetri. Un’immagine che non avrebbe mai perdonato a Ginny.

Hermione la guardò andare via senza cercare di fermarla, quando riacquistò la voce, si rivolse direttamente a Millicent. Il tono era basso, quasi sussurrante, aveva perso determinazione e indignazione: - Millicent, lei è... -

- Smettila con le tue continue psicanalisi - rispose secca Millicent.

Odiava sentirsi così vulnerabile allo sguardo di Hermione, odiava dover ammirare quel tono di voce.

Sì, perché Hermione aveva gli occhi nocciola illuminati dalla consapevolezza e il viso aperto alla comprensione.

- Che cosa stai dicendo? – sorpresa dal tono arido di Millicent, Hermione cambiò immediatamente atteggiamento. Aggrottò le sopracciglia, stizzita, e tramutò il suo tono di voce da dolce a combattivo.

- Non ti accorgi che... -

Che tu mi piaci? Che a Pansy piace Ron?

Forse glielo avrebbe detto, gridato, e così avrebbe mandato all’aria tutte le sue idee di tacere. Ma non vi riuscì, il caso venne a soccorrerla e il segreto rimase premuto contro le sue labbra.

- Hermione... - Ron le aveva raggiunte e le stava osservando con uno sguardo strano - Che sta succedendo? Dov'è Pansy? -

- Fatti gli affari tuoi - lo freddò Millicent.

- Nella sua sala comune, suppongo, ti conviene sbrigarti - rispose invece Hermione. Ron le fece cenno con il capo e corse a ricercare l'altra ragazza, non prima di aver scoccato uno sguardo sorpreso a Millicent.

- Perchè glielo hai detto? -

- Così chiariranno! -

- Nessuno ha bisogno dei tuoi interventi! -

Hermione si ritrasse, ferita: - Millicent... che cosa ti sta succedendo? -

Millicent scosse la testa, frustrata. La mano le andò tra i capelli legati in una coda, scuri e disciplinati, nervosamente: - Tu non capisci... -

- E allora spiegamelo! -

Millicent s'incupì all’istante: - Non sono brava con le parole -

Hermione sbuffò, spazientita, portando le mani ai fianchi, in posa combattiva: - E allora dillo con un gesto! Non so, qualunque cosa! -

- Se facessi quello che ho in mente tu dopo mi odieresti -

- Fallo stabilire a me, no? -

Millicent espirò profondamente e poi si voltò, dandole le spalle: - No, non lo farò -

 

Non sono pronta al tuo rifiuto e al tuo odio.

Forse… non lo sarò mai.

 

 

*

 

 

- Pansy! -

La ragazza trovò molto stupido continuare ad ignorare i richiami di Ron, ma nonostante tutto non riusciva a non comportarsi senza apparire infantile. Che ironia della sorte... lei, la perfetta Serpeverde, in procinto di scappare da Ron Weasley!

Com'era caduta in basso!

Non era da lei uscirsene con quelle scenette.

Millicent aveva ragione, perchè non aveva parlato con Ron, perchè quando era capitata l'occasione non aveva detto la verità?

Per non deluderlo.

La delusione che sentiva era troppo forte e poi... che diritto aveva lei di esserlo?

 

In fondo...

 

Doveva smetterla con queste sue sciocche scene, che cosa, aveva perso ogni sua defezione e i suoi assurdi sentimenti di delusione. Sospirò pesantemente mentre Ron continuava a gridare, al di là della parete: - PANSY! Pansy, dobbiamo parlare, maledizione! -

Era stata abbastanza veloce da entrare nella sua sala comune prima che Ronald Weasley la raggiungesse, ma di poco purtroppo, non in tempo per non sentire più i ripetuti richiami di Ron. A nulla erano serviti i rimproveri del proprietario del quadro di entrata che aveva sbuffato tutto il tempo, annoiato da quella pantomima che si stava consumando davanti e dietro il suo augusto ritratto. Che diavolo stava prendendo agli studenti ultimamente? Una pazzia collettiva?

E questo Grifondoro, la smetteva di gridare?

In uno scatto di ira, Pansy scostò la schiena dalla parete alla quale era appoggiata e si diresse nella sua camera, cercando di ignorare le grida di Ron. Si sbattè la porta della sua stanza alle spalle, mentre la voce del ragazzo gridava: - NON MI MUOVERÒ DA QUI FINCHÈ NON AVRÒ AVUTO UNA SPIEGAZIONE! E CHE SIA PLAUSIBILE, PANSY! -

- Ostinato - bofonchiò Pansy, sedendosi sul letto.

Lo sguardo le cadde sul comodino, ne aprì il cassetto e lì faceva bella mostra la macchina fotografica, l'album e il romanzo di Hermione. I suoi regali di Natale.

E dire che dovevano essere testimonianza di qualche bell'evento...

Rabbiosamente, cacciò il libro di Hermione in fondo al cassetto, incurante delle pagine che si erano spiegazzate e delle orecchie che si erano formate nella copertina. Un libro... maledizione, quanto era furiosa!

Tirò fuori la macchina fotografica e l'album.

 

L'album.

 

Riusciva ad immaginarsi quale tonnellate di filmini mentali si era fatta Pansy mentre pensava a come riempirlo, provò il desiderio do bruciarlo e cancellare così quella maledettissima speranza che aveva albergato nel suo cuore: avrebbe voluto riempirlo di foto scattate a sorpresa di Draco, di Blaise, di Millie, di Vince e Greg, anche di Ron, sì, si era immaginata quando lo avrebbe fotografato mentre meno se lo aspettava. Si era persino immaginata qualche foto di Harry e Tom. Si era immaginata tante, troppe pose...

La sera stessa in cui ricevette quel regalo, sotto le sue coperte, aveva sorriso, accarezzando la macchina fotografica, ripensando con tenerezza a Ron e al suo imbarazzo, lì, nel letto dalle coperte color arancio, aveva pensato di aver finalmente dato un colpo di spugna a tutta la sua vita precedente di emarginata e traditrice: si era spalancata la porta di una nuova amicizia, di una nuova speranza... E Ron gliel'avrebbe tenuta aperta.

Afferrò con rabbia l'album e la macchina fotografica, uscì dalla sua stanza, mentre la voce di Ron accompagnava il suo furioso incedere.

Solamente quando fu ad un passo dal ritratto si bloccò.

 

No, che cosa stava facendo?

Non poteva...

 

- Ora basta - sussurrò a se stessa, sospirò profondamente, raccogliendo ogni stilla di determinazione in suo possesso. Aprì il ritratto di colpo e si trovò di fronte a Ron, si impose di mantenere la piega dura del suo viso e cancellò via ogni possibilità di trasparenza che potesse tradire i suoi sentimenti in quel momento - Che diavolo hai da gridare? - domandò atona.

Ron la guardò sorpreso prima di assalirla con le sue molteplici domande: - Che ho io da gridare? Ma che hai tu! Che ti sta succedendo, Pansy? - poi abbassò il tono di voce, mitigando l'irrequietezza - Ascolta se c'è qualcosa che  non va, puoi parlarmene... sarei felice di aiutarti -

 

Di nuovo la sua mano tesa...

 

Pansy sentì per un istante il desiderio preponderante di afferrarla, di stringerla e non lasciarla più ma non riusciva a dimenticare l'espressione vittoriosa di Ginny non tanto le sue parole, le sue bugie e le sue cattiverie, quanto piuttosto il potere che aveva su Ron. Non riuscì a dimenticare dell'indiscrezione su Ron e Hermione, non per il suo contenuto - probabilmente l'ennesima menzogna. O almeno era con questo che cercava di convincere se stessa - quanto piuttosto per il sordo terrore che si era impossessata di Pansy quando l'aveva saputo, e quando era venuta a conoscenza del possibile attacco dei mangiamorte. Inconsapevolmente si era lasciata trascinare da Ron in un terreno sconosciuto e insidioso... anelava la mano di Ron, ma una parte di lei desiderava riuscire a tornare come prima, più distaccata, meno coinvolta. Per cancellare la delusione, per cancellare quello che era, suo malgrado, diventata.

Gli tese l'album e la macchina fotografica, Ron li prese, sconvolto, ferito nondimeno dalle parole sprezzanti di Pansy che accompagnarono il suo gesto.

- Te li restituisco. Non so che farmene di questa spazzatura - sbottò Pansy e gli chiuse il ritratto in faccia.

 

 

 

 

*

 

 

FINE QUARANTAQUATTREESIMO CAPITOLO

CONTINUA…

Mistress Lay

 

 

*

 

 

Noticina a piè pagina:

Non chiedetemi come mi è uscito fuori questo capitolo perché, vi assicuro, non ne ho la minima idea! Inoltre, come se non bastasse, ho dovuto spezzare il qui presente cap in due parti…

Potete immaginare che succederà nel prossimo, quindi… XD

Purtroppo per gli aggiornamenti dovrete aspettare il mese prossimo, come già ho avvertito nel mio account, la scuola mi assorbirà completamente.

 

Grazie a tutti coloro che hanno lasciato una traccia tangibile del loro passaggio al capitolo precedente. Ancora una volta mi trovo costretta a sacrificare i ringraziamenti singoli, perdonatemi!

 

Grazie a

Mimi88,

Moony*,

alicesimone,

Ysal Pax,

Elanor,

Naiad26,

Kira,

James_Prongs,

Lois,

Mokona89,

Baby,

giulia,

Captain,

manako,

MORFEa.

 

 

Commentate, vero?

Miss

 

 

  
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