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Autore: lulumarylullaby    08/07/2013    4 recensioni
Myriam è una ragazza di appena 18 anni che prova una esperienza unica : entrare nella scuola di Amici. Inseguendo il suo sogno insieme ad altri ragazzi, vivrà esperienze uniche (forse anche l'amore?).
Ripropongo una storia cancellata, modificandone alcuni contenuti. Spero che per alcuni casi di omonimia non venga nuovamente cancellata. Ringrazio tutti coloro che in questo periodo l'hanno seguita e mi dispiace davvero moltissimo di aver perso le vostre 40 recensioni, che porterò sempre nel cuore. Mi spiace di non riuscire a ricontattare tutti ma spero che coloro che l'hanno da sempre seguita riescano a ritrovarla e a capirmi. Ringrazio coloro che la inizieranno e spero di riuscire ad arrivare alla fine senza altri ostacoli.
Io, comunque vada, penserò sempre e sola ad una persona.
Grazie ancora.
Marilù
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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amici17 Riprendo fiato. Sopra di noi ci sono tante piccole stelle. Riesco a vederle leggermente con la luce artificiale. Chissà quante cose si riescano a nascondere in modo tanto facile, penso guadando come quelle stelle, spegnendo la luce del giardino, risplendano di una luce maggiore. Cosa riesco a nascondere io? Il mio cuore che accelera quando lui prende la mia mano mi risponde: "Niente, Myriam. Proprio un bel niente."
Credo sia meglio così. Credo che avere occhi cristallini sia la cosa migliore. In questo mondo ormai circondato da maschere di plastica, preferisco essere vetro. Vetro trasparente. Puoi vederci dentro, ti puoi rispecchiare, ma attento. Quando si è vetro, si è fragile e forte allo stesso tempo. Puoi rompermi ma io posso ferirti. Io, vetro, posso sentire il leggero tintinnio di un sasso, le carezze della pioggia, il sorriso del sole. Tu, plastica, ti fai rimbalzare tutto addosso. E' vita questa? Quella di nascondere te stesso in un involucro di plastica? Io non ci riuscirei e sono felice di non riuscirci. Il cuore, quello che mi batte in petto tanto forte da riempire tutto il mio corpo di calore, detta legge. Legge del cuore e non della società. Il cuore è uno solo ed è ben protetto, ma se non siamo noi i primi a prendercene cura, marcirà lentamente diventando ghiaccio. Ed io voglio che il mio cuore, proprio come le stelle lì su, resista alle luci e con  luce propria risplenda la mia vita. La illumini sempre di più, sconfiggendo il buio e l'artificialità del mondo. Io, vetro, farò passare la luce e godrò del suo calore. Il ghiaccio lo lascio a chi decide di essere plastica, a chi decide che un ruolo da comparsa sia più importante di un ruolo da protagonista vulnerabile.
"Vieni con me?" La sua voce mi riporta alla realtà. Lascio il calice di vino sul tavolino e gli sorrido. "Togli le scarpe però."
"Come?"
"Si, togli le scarpe. Fidati."
Mi siedo titubante ma faccio come mi dice. Lentamente slaccio il nodo delle scarpe nere e, di sottecchi, vedo lui fare lo stesso. Ha l'espressione di quando i bambini cercando di allacciarsi per la prima volta le scarpe da soli. Fa una smorfia quando il nodo della sua scarpa al posto di slacciarsi si aggroviglia ancora di più. Mi scappa una risata.
"Che hai da ridere?" Dice, rivolgendomi lo sguardo.
Poso le scarpe al lato del tavolo e mi avvicino a lui. Orgoglioso com'è ritrae il piede. "Muoviti dai." Dico tirando la sua gamba verso di me.
"Non sono mica un bambino. Ho quasi 19 anni." Mette in broncio, mentre lo libero dalla scarpa.
"Lo so, mica ti lascio perché non riesci ad slacciarti una scarpa." Poggio le scarpe affianco le mie. "Anche se...mi hai veramente deluso." Gli faccio la linguaccia.
"Stronza." Mi dice di tutta risposta.
"Fanculo Corvaglia." Dico, avvicinandomi alla maniglia della porta. E' chiusa a chiave dall'interno. "Ma che diamine..?"
"Rimani qui." Le sue braccia mi stringono da dietro.
"Stronzo." E' l'unica cosa che riesco a dirgli. 
Mi fa girare così che i nostri visi siano uno di fronte all'altro. "Vedi, siamo fatti l'uno per l'altra. Due stronzi perfetti."
Riesce a farmi ridere anche nei momenti in cui dovrei essere incazzata.
"Vieni con me adesso?" dice, dandomi la mano. I suoi occhi sono così limpidi, così sorridenti. Gli dò la mano e ricambio il sorriso dei suoi occhi. "Aspetta però." Una benda bianca è fra le sue mani. "C'è una piccola sorpresa."
Capisco che mi porta dall'altra parte del giardino della casetta. "Emanuele, cazzo!" dico, toccando con un piede un sasso. "Avverti almeno dove metto i piedi."
"Scusami! Ti sei fatta male?" Non mi fa nemmeno parlare che mi prende in braccio. "Così va meglio?" Dice, baciandomi.
"Decisamente." Dico, stringendomi ancora di più a lui.
Tocco terra cinque minuti dopo ma è diversa. Non è erba quella che le mie dita sfiorano ma...sabbia. I granelli si intrufolano fra le mie dita e riesco persino a sentire l'odore del mare. Starò diventando matta.
Mi sfila la benda leggermente e di fronte a me c'è una gigantografia del mio mare. Il mare del Salento, quello che porterò sempre nel mio cuore.
"Mi hai sempre detto di amare il mare, solo che bloccati qui non siamo mai potuti andare. In un certo senso ti ho portato il mare qui."
Mi siedo sulla sabbia e prendo ne prendo un po' portandola al naso. Il suo profumo mi ricorda i giorni in cui scappavo sulla spiaggia desolata in inverno e col mio blocco scrivevo fino al tramonto. Eravamo solo io ed il mare. Nessun altro.
"Vorrei portarti su quella spiaggia." Indico la foto di fronte a me. "Farti perdere nel movimento delle sue onde e nel sussurrio delle sue parole."
Si siede affianco a me e mi cinge la vita con un braccio. "Me lo farai vedere. Promesso."
Appoggio la testa alla sua spalla, perdendomi nella estasi in cui il suo profumo mischiato a quello del mare mi donano. "Sono già passati cinque mesi da quel giorno?" Dico, ripensando al ponte. "Ancora non sei riuscito a dirmi quelle frasi ad effetto che tanto desideravi dirmi." Gli dò una leggera gomitata.
"Beh, penso che avrò una vita davanti per dirtele." Il mio cuore cede di un battito.
"Come dice Tiziano, "Ma a me l'amore mi rende prevedibile"" Sorrido per quanto sia vero.
"Scusa se ti amo e se ci conosciamo da due mesi o poco più. E scusa se non parlo piano ma se non urlo muoio." Ripetere i versi della canzone, alzandosi e prendendomi per mano. "Non so se sai che ti amo." Mi sussurra nell'orecchio.
"E scusami se rido, dall'imbarazzo cedo. Ti guardo fisso e tremo all'idea di averti accanto e sentirmi tuo soltanto. E sono qui parlo emozionato E sono un imbranato." Lo bacio. "E sono un imbranato, oh si, ma ti amo."

Torniamo a toccare l'erba del giardino pochi minuti dopo con lo spumante in mano. Mi diverto, stesa sul prato, a spegnere le candele che sono sparse vicino a me.
"Ma che fai?" Si siede vicino a me.
"Spengo la candele." G
li spengo l'ultima candela ad un centimetro dal viso.
Nemmeno riesco a poggiare la candela sul prato che inizia improvvisamente a piovere.
"Ma no!" Mi alzo e prendo Emanuele per mano. Iniziamo a correre fino ad arrivare all'entrata della casetta. In un minuto ci siamo bagnati tutti.
"Guarda come ti sei combinato." Rido vedendolo coi capelli appiccicati alla fronte.
"Guarda che tu non stai messa meglio." Mi tira un cuscino dal divano ed io di tutta risposta gli faccio la linguaccia. Rivolgo lo sguardo verso il parquet di legno scuro e noto solo ora una tenda nell'angolo insieme ad un sacco a pelo. Sorrido, pensando a quanto ci abbia messo Emanuele a pensare a tutto questo, mentre io me ne sono quasi dimenticata. Menomale che il mio regalo è ben nascosto in valigia.
Senza pensarci corro sotto la pioggia e apro la bocca, lasciandomi cibare di acqua fresca.
"Ma che fai?" dice, appoggiandosi alla colonna.
"Vienii." Ma lui mi guarda perplesso. "O non hai il coraggio?"
Mi sorride e mi corre incontro, prendendomi in braccio e facendomi pendere a testa in giù dalla sua schiena. Ridiamo come dei deficienti sotto quella pioggia finché non cadiamo l'uno sopra l'altra.
Lo bacio continuando quella allegria spensierata e cerco di togliergli quella maglietta appiccicata al suo torace.
"La signorina vuole subito arrivare al dunque vedo." Mi dice, sorridendomi fra un bacio e l'altro.
"Beh, dopo cinque mesi che c'è di male?" Lo guardo negli occhi. Lui mi fa la linguaccia. Mi prende in braccio e mi porta nella tenda. "Ecco a che serviva la tenda."
"L'avevi notata?" Chiude la cerniera.
"Si, mica sono scema." Gli tiro in faccia una coperta. "Tu volevi arrivare al dunque molto prima di me."
"Beh, dopo cinque mesi che c'è di male?" Ripete le mie stesse parole avvicinandosi a me. "Ti amo tanto Myriam."
"Anch'io, Ema." Dico prima di perderci in un bacio lungo tutta la notte. Unite insieme le nostre luci trasformano tutto in fuochi d'artificio. Spero solo che lo spettacolo non finisca mai. Che la magia continui in eterno.

Angolo dell'autrice:
Eccomi qui, con un nuovo aggiornamento! Come vedete son riuscita a mantenere la promessa e ad aggiornare quanto prima! Vi mando un bacione forte e recensite mi raccomando ;)
Un bacio
Marilù
  
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