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Autore: ThestralDawn    08/07/2013    2 recensioni
Cosa accadrebbe se Hermione si trasferisse in un luogo lontano, per studiare pozioni, e per caso ritrovasse qualcuno che credeva esser morto?
5 anni sono passati dalla fine della guerra e niente è più come prima; conoscenze sbagliate, amori non corrisposti, inconsce attrazioni porteranno Hermione a svelare un passato da troppo tempo taciuto.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La visita di Lucius non era avvenuta solo per uno scopo, infatti, presto Hermione notò sul tavolo della sua stanza una busta chiusa; di solito lui le inviava gli incarichi attraverso i gufi, evitando di parlare faccia a faccia della questione e così, per l’ennesima volta, Hermione si ritrovava a svolgere un lavoro senza alcuna indicazione.
Si accorse della busta molto tardi, quasi una settimana dopo il loro incontro e si maledisse per non averci pensato prima; doveva aspettarselo da Lucius, non poteva fare tutta quella strada solo per vederla. Pensando a questo, aprì la busta e ne prese la foto al suo interno. La appese al muro assieme alle altre, fermandosi a guardare i lineamenti del volto dell’uomo ritratto: vecchio, pelato, occhi castani. Dietro la foto era presente la consueta descrizione del luogo dove trovarlo: Hamilton.
Hermione fissò per diversi minuti quel nome, costatando che si trattava proprio di quel paese. Perfino li erano riusciti a rifugiarsi, avevano invaso quel luogo di pace per cosa? Espiare le proprie colpe, o semplicemente scappare? Hermione non rimase più di tanto a pensarci, considerando che nessuna scusa era valida per quelli come loro. Lei avrebbe continuato a svolgere quegli incarichi senza troppe domande, come era sempre stato.

Giugno era alle porte e il freddo non aiutava i ragazzi a completare le consuete ore di studio. Hermione e Daniel continuavano la loro relazione senza intoppi, anche se per lei la situazione stava degenerando;  ogni mattina lei sperava di non incontrare Daniel almeno per un giorno, ma prontamente lui si presentava davanti alla sua porta.
Il giovane era troppo preso dai suoi sentimenti da rendersi conto di non essere ricambiato e Hermione temeva a farglielo notare; non se la sentiva di deludere il ragazzo, anche se questo voleva dire fingere, ma infondo era abituata a quel ruolo si disse Hermione.

Mentre Daniel pensava alla sua Hermione, quest’ultima pensava a un altro.
Piton la teneva sotto stretta sorveglianza, controllando ogni suo movimento. Il loro ultimo incontro non fece che aumentare l’interesse di lui per il passato di Hermione, ma lei difficilmente si sarebbe aperta; lo odiava ancora per lo schiaffo e si odiava lei stessa per non essere riuscita ad attaccarlo. I suoi occhi l’avevano bloccata, due profondi pozzi neri in cui si rispecchiò la fecero trasalire, tanto da dover abbandonare quella stanza, non sapendo cosa sarebbe potuto accadere.
Da quella notte Piton la scrutava ogni qual  volta la incontrasse e Hermione, dal canto suo, faceva altrettanto. Perché Piton s’interessasse tanto a lei, questo non lo sapeva, ma aveva intenzione di scoprirlo; conosceva il passato di Piton, Harry alla fine della guerra aveva svelato il suo ruolo durante la battaglia e lei fu una delle poche che non si stupì, avendo sempre ammesso la sua innocenza. Non aveva ancora capito perché si fosse rifugiato lì, ma alla fine, forse le acque si sarebbero calmate e Piton sarebbe stato disposto a parlare. I pensieri di Hermione furono interrotti dall’arrivo di Daniel in biblioteca e così dovette distogliere lo sguardo dal suo ex professore, seduto a tre tavoli di distanza.
Daniel decise di portare Hermione al paese, in modo da passare qualche ora assieme, prima delle lezioni pomeridiane. Il freddo li colse in pieno petto e così decisero di ripararsi al Caffè – Concert, dove bevvero una cioccolata calda. Hermione decise poi, di recarsi in libreria, non ascoltando le proteste di Daniel che per ripicca si rifugiò nel pub di fronte. Non passò molto che Hermione uscì dalla libreria, con un sacchetto contenente alcuni libri, ma non notando Daniel attenderla fuori, entrò nel pub.
L’aria al suo interno odorava di burrobirra e noci; diversi uomini erano seduti al bancone e la stessa cosa non valeva per i tavoli, privi di qualsiasi cliente. Hermione si diresse verso la sedia dove era seduto Daniel, ma si dovette bloccare prima, qualcuno aveva attirato la sua attenzione. Uomo di mezza età, occhi castani, pelato. Il suo volto era ben stampato nella testa della ragazza, che ora lo fissava, quasi non accorgendosi di essere stata chiamata da Daniel. Si riprese dopo poco, scusandosi con il ragazzo, accusando un leggero mal di testa; appena usciti dal pub, si recarono all’istituto, dove il pomeriggio passò in fretta senza interruzioni.
Daniel si era accertato diverse volte dello stato di Hermione, assicurandole che aveva solo bisogno di maggiore riposo, e così dicendo, le diede la buonanotte e la lasciò sola nella sua stanza.

Devo agire in fretta. Questa notte.

Hamilton di notte non era molto popolata, solo alcuni pub erano aperti e alcuni tra questi erano frequentati da gente poco raccomandabile. Hermione stava camminando con un mantello nero addosso e così incappucciata incuteva timore.
Aprì la porta del pub che aveva frequentato, seppur per poco, quella mattina e si diresse verso il bancone accomodandosi in un punto in cui poteva avere una buona visuale dell’intero locale. Notò subito l’uomo che cercava, trovandolo seduto su un tavolo, intento a bere. Hermione si sporse verso l’interno del bancone e disse al barista di portare a quell’uomo due burrobirre, offerte da lei. Non appena lo fece, l’uomo che interessava a Hermione le si avvicinò, in modo da ringraziare la donna che gli aveva appena offerto da bere. Sembrava già piuttosto ubriaco e le due brocche offertegli, non fecero che aumentare la sua confusione. Alle domande dell’uomo la strega non aveva risposto, lasciando il vecchio pensieroso, ma più domandava più brocche venivano portate alla sua vista e quindi convenne continuare su quella direzione.
Ci vollero altre sei brocche prima che l’uomo si appoggiò al bancone, per poi non rialzarsi; Hermione era riuscita nel suo scopo.
Domandò al barista le chiavi della stanza dove alloggiava l’uomo, affermando di volerlo riaccompagnare personalmente.  Pesava, eccome se pesava, ma per portare a termine l’incarico, Hermione era disposta a quello e ad altro. Lo lasciò cadere nel letto, con un sonoro tonfo, e tirò fuori la bacchetta. Piegò la testa da un lato, scrutando la figura dell’uomo indifeso e ignaro di quello che gli sarebbe successo.
“Morire nel sonno. Sei fortunato.”
Stava per pronunciare l’incantesimo, ma qualcosa la bloccò, qualcosa si era mosso alle sue spalle. Voltò solo la testa, rimanendo ferma con il resto del corpo.
Piton le stava puntando la bacchetta alla tempia. Questo non l’aveva previsto, non si era accorta che lui la seguisse. Nessuno dei due parlava, ma Hermione aveva un compito e lo avrebbe portato a termine a costo della vita; così doveva andare, così doveva finire. La strega si voltò velocemente mettendo la mano libera sul petto di Piton e l’altra ancora rivolta verso l’uomo disteso; iniziò ad assorbire l’energia dell’ex professore che dopo poco cadde a terra, con l’energia accumulata Hermione sferrò la maledizione contro il vecchio.
Tutto era andato per il meglio, peccato che lei non si accorse dell’uomo alle sue spalle che si era rialzato, intento a schiantarla.

Un enorme GRAZIE a chi ha recensito e ai lettori silenziosi che continuano a seguire la storia.

  
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