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Autore: Trick    21/01/2008    8 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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QUESTO CAPITOLO CONTIENE UN PO' DI PAROLACCE.

GIUSTO UN POCO.

(ed è oscenamente corto).



************************

Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO VENTISETTESIMO

Una novellina che morde

°°°°°°°





Tonks sprofondò il viso nella sciarpa colorata con uno sbuffo irritato, affondò le mani nelle tasche del cappotto e accelerò il passo in modo da raggiungere la figura di Dawlish, facendo attenzione a mantenersi ad una distanza, tuttavia, sopportabile. Strizzò un paio di volte gli occhi lucidi per il troppo freddo e osservò stupefatta i contorni offuscati di Hogsmeade, dandosi della stupida per essere sbalordita dinanzi all'ovvietà della situazione: date le sue dimensioni, Hogsmeade era generalmente meno trafficata di Diagon Alley, sebbene l'ottimo Idromele di Madama Rosmerta si fosse sempre rivelato un'attrattiva più che succulenta per tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna. La guerra stava lentamente ma impietosamente soffocando tutto quando circondava le loro vite. Più che un suo malinconico pensiero, quello si rivelava un dato di fatto. Si chiese se fossero già arrivati al punto di sospendere le gite al villaggio degli studenti. Scosse la testa fra sé e sé, dicendosi che mai e poi mai Silente avrebbe negato ai propri ragazzi il privilegio di un sano pomeriggio di svaghi.

Che Scrimgeour dica quello che gli pare, si ritrovò a pensare improvvisamente, Silente non mollerà mai.

Così persa nel filo dei suoi ragionamenti, si accorse appena in tempo per evitare la collisione che Dawlish si era fermato. Incespicò nell'orlo troppo lungo dei jeans, ma – stranamente – riuscì a mantenere l'equilibrio abbastanza a lungo da sorreggersi alla porta di Mielanda. Si trattenne a stento dall'imprecare e sollevò distrattamente lo sguardo sul cartello appeso davanti al suo naso: chiuso a tempo indeterminato. Probabilmente tenevamo aperto il locale solo durante le visite degli studenti, ipotizzò. Guardò impaziente la schiena di Dawlish, pregando Merlino che gli ordinasse di perlustrare una qualunque zona del villaggio da sola, nonostante sapesse che l'obiettivo dei suoi superiori fosse tutt'altro che lasciarla vagare incontrollata per Hogsmeade.

«Mi auguro si renda conto» iniziò Dawlish con quella sua snervante voce cadenzata, «di quanto il suo attuale atteggiamento possa rivelarsi dannoso a quella che potrebbe essere la sua carriera come Auror, agente Tonks». Si voltò per fronteggiarla, probabilmente per intimorirla con la sua mascella geometrica e il suo sguardo freddo e apatico.

Tonks inarcò scettica un sopracciglio, decisa a fargli capire fin da subito che per quanto potesse fare il duro, lei si sarebbe dimostrata di pasta ben più dura.

«E, di grazia, dove sbaglio?» chiese, sperando in cuor suo che Dawlish non cogliesse l'ironia scappatale fra i suoni.

«Innanzitutto la prego di moderare l'inaccettabile tono sfrontato con cui è solita rivolgersi: certo non gioca a suo favore».

Se ne era accorto.

Fantastico.

«Non mi pare di essere stata arrogante» azzardò senza ragionare, non riuscendo a trovare nulla di meglio da dire. Forse avrebbe fatto meglio a tacere, ma non voleva che Dawlish traducesse – erroneamente – il suo silenzio come una muta rassegnazione.

«Non condivido la sua stessa opinione».

«Non la condivide lei, o non la condividono Scrimgeour e Robards?»

Si chiese in fretta se con quell'affermazione audace non si fosse appena guadagnata il licenziamento, ma con altrettanta velocità si rispose che, in fin dei conti, non gliene importava più di tanto.

«Il Ministro Scrimgeour e il Capitano Robards» puntualizzò gelido Dawlish.

La scrutò torvo dalla radice dei capelli color topo fino alla punta scura e lucente degli anfibi di pelle, indugiando su ogni dettaglio – sicuramente inappropriato ai canoni ministeriali– del suo abbigliamento.

«Lei è giovane, agente» le disse in tono deciso. «Non ha l'esperienza necessaria per comprendere appieno le scelte governative del nostro Ministero, né per decidere con saggezza quali sono le sue scelte vantaggiose».

Tonks comprese improvvisamente il punto dove l'Auror più anziano voleva arrivare: fece un respiro profondo, ripetendosi per l'ennesima volta in una settimana che il metodo più efficace per affrontare una discussione era rimanere calmi. La sua condotta scolastica – e lavorativa – erano la prova che lei non era decisamente portata per quel genere di strategia verbale, ma, dopotutto, c'era sempre una prima volta.

«Dunque lasciare che il Ministero mi convinca della sua integrità morale attraverso i grossi paroloni di Scrimgeour rientra nella categorie delle mie scelte vantaggiose

«Convincere... non avrebbe potuto scegliere un termine meno adatto, agente».

«Ha ragione, signore» annuì Tonks, lasciandosi sfuggire un sorriso storto. «Avrei dovuto dire plagiare».

Le narici di Dawlish si allargarono in maniera allarmante, mentre il suo sguardo si faceva ancora più duro. Tonks non abbassò gli occhi: avrebbe significato darsi per sconfitta prima di iniziare la battaglia. Era giovane e con soli due anni di lavoro al Dipartimento, non poteva negarlo, ma non era certo un tipo da prendere sotto gamba. Scrimegour aveva già fatto l'errore di sottovalutarla una volta, lasciandosi ingannare dai suoi modi sbadati e dalle toppe brillanti sui jeans, e ritrovandosi un articolo sulla Gazzetta del Profeta dove veniva evidenziato il fatto che nemmeno lui si fosse accorto di come lei – una novellina, fra l'altro – e Kingsley, incaricato di dirigere le ricerche di Sirius, avessero preso parte alle azioni dell'Ordine per più di un anno, senza destare il minimo sospetto.

«Voglio essere franco, agente» riprese con una forza ancora più decisa Dawlish. «Lei è a tutti gli effetti un dipendente ministeriale, stipendiata, di conseguenza, per sostenere il Ministero stesso».

«No, signore» ribatté Tonks con altrettanta decisione. «Sono stipendiata per difendere il mio paese e i suoi abitanti dalla Magia Oscura, indipendentemente da tutto quanto».

«Dove si trovava la mattina del tredici giugno, agente?» domandò il mago a bruciapelo.

Tonks strabuzzò sorpresa gli occhi. «Mi sta dando dimostrazione della corretta esecuzione di un interrogatorio, signore?»

«Risponda».

«Siamo ormai a novembre, signore» affermò con ovvietà, «come pretendete che mi possa ricordare cos'ho fatto il tredici di giugno?»

«Mi permetta di rinfrescarle la memoria, allora» sibilò con un sorriso di preoccupante soddisfazione, «Saint Paul le dice niente?»

La cattedrale di Saint Paul.

La pioggia.

Remus.

«Non sono mai stata una brava religiosa, signore, mi spiace» sussurrò rabbiosa, cercando invano di sviare l'argomento. Si chiese se avesse potuto resistere altri dieci minuti senza saltargli al collo e strangolarlo con le sue mani.

«Non finga di non capire a cosa mi sto riferendo, agente. La mattina del tredici giugno si trovava nel pressi del parco della cattedrale di Saint Paul».

Tonks sgranò gli occhi. «Come diavolo...come... come vi siete permesso di farmi pedinare!?» gridò, incapace di trattenersi più a lungo. Strinse con forza i pugni, sforzandosi di non colpirlo – sarebbe davvero stata una tragedia – e maledendo il cielo di non aver mai imparato ad inscenare il suicidio di un diretto superiore.

«Non avete il diritto di-»

«Ordini superiori».

«Ordini superiori un bel cavolo!» strillò di nuovo. «Va' contro i miei diritti, non potete-»

«Il Ministero ha la facoltà di indagare sui proprio dipendenti, agente, credevo lo aveste studiato all'Accademia».

«È previsto nel caso si supponga che il dipendente in questione abbia contatti con i Mangiamorte!» ringhiò, rabbrividendo alla sola idea di essere sospettata di complotti a favore di Lord Voldemort. «

«Occorre inoltrare la domanda al Dipartimento d'Indagine Interna e portare prove dinanzi alla Corte Ministerial-»

«È stata vista in compagnia di un mago che abbiamo immediatamente identificato come un membro della società dell'Ordine della Fenice. Presumo voi lo conosciate particolarmente bene».


Schifoso bastardo.


«Vaffanculo».

Le sopracciglia di Dawlish scattarono verso l'alto.

«Prego?»

«Ho detto vaffanculo, signore».

«Fingerò di non aver sentito questo suo ultimo, squallido commento, agente Tonks».

«Allora vaffanculo di nuovo».

«Riferirò di questo suo atteggiamento a chi di dovere, non creda. E, per inciso, non le consiglio di ripeterlo un'altra volta».

«Che cavolo ve ne frega di chi vedo o non vedo al di fuori del mio lavoro!?» esclamò con foga, nonostante fosse stata – per un attimo fugace – tremendamente tentata di ripetere la precedente offesa per il semplice senso di soddisfazione che avrebbe provato nel gridarlo. «Non sono affari del Ministero, perché non si mette-».

«È per la sua incolumità, agente» la interruppe Dawlish, nuovamente nel suo solito tono pomposo e cadenzato. Probabilmente non immaginava l'epiteto scurrile che aveva appena impedito fuoriuscisse dalle labbra di Tonks.

«La mia incolumità?» mormorò incredula. «E per cosa, Merlino!?»

«Remus John Lupin è accusato di licantropia e aggress-»

«Remus John Lupin era fra quelli che vi hanno parato il culo al Ministero quando i Mangiamorte hanno attaccato l'Ufficio Misteri!»

«Non ti permetto di rivolgerti a me in questo tono, stupida ragazzina. Non costringermi a prendere in considerazione l'idea di sospenderti dall'incarico».

«Lo faccia, allora» ribatté di nuovo Tonks, in un sibilo furioso a malapena percepibile. «Non aspettate altro da mesi, crede che non lo sappia? Non faccia l'errore di scambiarmi per una stupida ragazzina, signore. Non sono né la prima, né tantomeno la seconda».

«Dovrebbe ringraziare Silente se ancora non è stata licenziata».

«Grazie, Silente».

Dawlish le scoccò un'ultima occhiata indignata, le diede le spalle e proseguì per la sua strada.

«Non si muova da qui, è un ordine» le intimò. «Controlli la strada secondaria e non faccia altro. Se non esegue l'ordine, lo verrò a sapere. E se per caso dovesse avere bisogno di aiuto... sono certo che Silente sarà pronto ad offrirglielo» concluse con disprezzo.

Senza chiedersi se Dawlish potesse vederla o meno, Tonks alzò il dito medio.

«Vaffanculo» mormorò.







LO SO, non ditelo. Il capitolo è oscenamente corto.

Purtroppo la fine del primo quadrimestre è sinonimo di devastazione psicologica in tutte le scuole, e per quanto la mia sia così schifosa da rasentare il ridicolo, non l'ho scampata neppure io. Non volevo farvi aspettare una vita come al solito, così ho dovuto accorciare.

Chiedo davvero, davvero venia: non ho neppure il tempo di rispondere come si deve ai vostri bellissimi commenti, MA VI RINGRAZIO MILLE, MILLE E MILLE VOLTE.

State seguendo la mia storia in un numero incredibile e un numero altrettando incredibile l'ha aggiunta nei preferiti... sono così contenta che quasi quasi domani salto l'interrogazione di storia dell'arte per festeggiare.


Davvero grazie, grazie, grazie mille.


Un bacio sperando di essere perdonata,

Trick



   
 
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