Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    09/07/2013    7 recensioni
SEGUITO DI " DAL SOLE E DALLA LUNA NACQUERO LE ALI ".
" Sam e Dean Winchester sono due cacciatori di demoni alla ricerca dei loro angeli, Gabriel e Castiel, che dopo due anni di assenza sembrano ormai scomparsi. All'improvviso però, ricompare un angelo ferito, spossato, portatore di pessime notizie. Cosa sarà accaduto realmente agli angeli? Perché Sam e Dean sentono il mondo intero franargli addosso? E' accaduto qualcosa di orribile, qualcosa che nemmeno gli angeli avevano previsto, e mentre Sam e Dean partono alla ricerca di risposte, delle ali dorate e argentate si spiegano sul loro cammino per spianargli la strada. "
Destiel / Sabriel
Dedicata a Sherlocked, Xena89 e Blacasi
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alcuni pensano che in certi istanti, il mondo si fermi a respirare. Inala aria pura di attesa e momenti che restano impressi nelle leggende, per secoli e secoli. Alcuni narrano quegli istanti, dipingendoli di sfumature che nella realtà saranno state mille volte più ampie, assurde e variopinte.
Quello era uno di quei momenti. L’istante che precedeva il gesto estremo che avrebbe designato la salvezza o la condanna di chi lo compiva o lo subiva.
Balthazar era a terra, bloccato con occhi sbarrati, fissi sulla lama di Leitsac che calava su di lui.
Samael si rannicchiava su se stesso, l’ala mozzata che gridava dolore e paura di morire mentre Mary protendeva il corpo per difenderlo dalla sua stessa replica.
Gabriel, Sam e tre Behemah Aqedà caricavano disperati le truppe nemiche, accumulando e poi scagliando via ciò che restava della loro forza residua, spenta, prossima a spirare.
Solo una piccola scintilla di purezza balenava nel caos di una guerra insensata, malsana e putrida di violenza. Due occhi. Verdi, come la speranza più intensa, viva, capace di inginocchiare la più feroce delle battaglie. Due occhi ricolmi di luce e riflessi cangianti, che parevano respirare come la persona che li imprigionava nelle iridi.
Dean trasse un profondo respiro, aggrappandosi quasi istintivamente al terreno intriso di sangue… del suo stesso sangue. Come era possibile? Aveva sentito il suo cuore fermarsi, la sua vita scivolargli via dal corpo, eppure era ancora lì, con occhi socchiusi di stanchezza, ma vivi. Cercò di ricordare, di rimettere insieme i pezzi di ciò che poteva averlo riportato indietro, finché non ricordò: Cass.
Si mosse appena, non visto in mezzo a quella confusione di sangue, rabbia e disperazione. Tutto ciò che vide fu un mare di piume nere distese su di lui e intorno a lui, come a volerlo proteggere un’ultima volta, alleate fino alla fine, o finché il destino non lo avesse separato di nuovo da quelle sei ali gentili che l’avevano sempre abbracciato. Volse il capo per incontrare due zaffiri stellati intrisi di confusione e rabbia malcelata. Il volto di Castiel era così vicino che Dean sentiva il suo respiro profumato sul viso, il calore del suo corpo e la dolcezza del suo odore. Rimasero immobili per qualche istante di cristallo, momenti nei quali si osservavano, giudicandosi a vicenda, finché Castiel non si sollevò con una spinta, raddrizzandosi.
Il mare di piume sbatté al vento, issando il corpo dell’arcangelo in aria, verso lo schianto dei due eserciti che si scontravano con forza rinnovata, distruttiva, violenta.
Dean vide le immense ali d’onice sbattere furiosamente, confuse, sofferenti, agitate, tranciando con le piume affilate carni di alleati e nemici. Angeli e repliche gridavano feriti, se accarezzati dalle penne taglienti come lame appena spuntate. Castiel pareva non distinguere più gli amici dai nemici, così come era chiaro che non metteva bene a fuoco ciò che aveva intorno. Volava in modo strano, sbilanciato, crollando di lato di tanto in tanto, e soltanto il frenetico sbattere di ali affilate gli procurava intorno al corpo una barriera protettiva e micidiale che impediva ai nemici di massacrarlo.
Dean si raddrizzò per guardare Sam. Solo allora notò quanto apparisse diverso, con i muscoli del corpo gonfi di rabbia e sforzo e il viso deformato da una disperata ferocia animale che pareva incrementarsi ad ogni ferita che la sua spada infliggeva. Aveva il viso sporco di sangue, i capelli scompigliati e gli occhi scuriti dalla furia omicida. Combatteva insieme ai tre Behemah, sfoggiando una grazia e una precisione micidiale, da predatore. In passato, i suoi gesti non erano mai stati così eleganti, fluidi, naturali, come in quel momento. Pareva che il suo intero corpo splendesse quanto e più di quello degli altri angeli intorno a lui, e ad ogni gesto quella lucentezza cresceva come un alone glorioso.
Ogni suo movimento si adattava ai balzi continui e possenti di Astrea, fluida come acqua nell’artigliare e azzannare ali, corpi e armi. I suoi movimenti si intersecavano con quelli di Sindragon e Sindragosa (la seconda zoppicava un po’), generando un potente arma e scudo difficile da aggirare, anche abbattendo uno solo degli elementi di quella stessa barriera. Tuttavia, il massimo impatto si generava quando Sam combinava i suoi attacchi con quelli distruttivi di Gabriel. Era in quei momenti che si distingueva quanto fossero legati i due, quanto il loro rapporto li unisse come un sol uomo. Sembrava che si leggessero nella mente a vicenda, perfetti nelle loro movenze che si incastravano come magnifici pezzi di un puzzle.
Di tanto in tanto, Gabriel piegava un’ala per coprire le spalle di Sam mentre questi tagliava la gola a una replica immobilizzata dai Behemah o da Gabriel stesso. Capitava anche che il cacciatore si aggrappasse all’arcangelo, che lo scagliava in aria con una spinta del polso per fargli infilzare qualche nemico che si teneva fuori tiro. Erano loro le vere armi dell’esercito, molto più di tutti gli angeli messi insieme.
Un uomo e un arcangelo.
Sam e Gabriel.
La potenza del pugno e lo splendore di ali iridescenti.
Fu guardando loro che Dean ricordò le parole di Castiel: “Stanno lottando per voi, per gli umani.”
Aveva anche detto che per lui era troppo tardi, ma Dean non voleva crederci, non voleva concepire l’idea di doverlo abbandonare. Aveva promesso a se stesso e a Cass che avrebbe lottato per lui, non per gli angeli o per gli uomini. La sua vera forza era il suo arcangelo che, per quanto malvagio e fuori strada, era pur sempre il suo Cass, e questo Dean non l’avrebbe dimenticato.
Sì, Dean avrebbe lottato, ma non per gli uomini, come aveva predetto Castiel.
Con uno sforzo titanico, si levò in piedi, ma in quel momento si udì un urlo. Leitsac gettò a terra il Cubo di Metatron, fissandolo come se si fosse scottato, e Balthazar approfittò di quel momento di insicurezza per rotolare di lato e lanciarsi sulla replica di Samael un istante prima che questa si schiantasse contro Mary. I due rotolarono al suolo in un vortice di piume acquamarina e catrame. Balthazar assestò un pugno dritto in faccia alla replica e piantò le piume sanguinanti nelle ali nemiche, insozzandosi di melma.
-Mio fratello no, figlio di puttana.- ringhiò, a pochi centimetri dal suo viso. Sentì qualcosa sibilare, tagliare l’aria diretto verso di lui. Afferrò la replica per il collo e con una spinta si alzò in piedi, tirandosi addosso il falso Samael. La freccia angelica si piantò nella sua nuca, trapassandogli il collo da parte a parte e fermandosi a pochi centimetri dal mento di Balthazar, che la guardò spossato.
Levò gli occhi quando udì un rombo possente, di terra scossa dalle fondamenta. Una nuova crepa spaccò in quattro il campo di battaglia, aprendosi velocemente come una ferita inferta da una spada affilata. Diversi angeli e repliche furono trascinati in basso, tra le fiamme iridescenti dell’inferno.
Dean barcollò sul bordo del precipizio, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto con un urlo, tendendo una mano disperata verso l’alto. Si sentì cadere… cadere sempre più giù.
Non voglio tornare lì dentro… non posso abbandonare Cass.
Ma qualcosa arrestò la sua caduta, afferrandolo per un polso e trascinandolo in aria. Dean levò lo sguardo stupito quando riconobbe i riflessi cangianti di sei immense ali di cristallo e allora lo vide, splendente non come una stella, non come la luna e il sole, ma come l’intero universo.
Belial lo tratteneva a mezz’aria, una mano avvolta intorno al suo polso e il corpo eretto, stretto in un’armatura di diamante e cristallo che pareva racchiudere l’intera aurora boreale. La corazza era modellata divinamente sul suo corpo, ricoperta di arabeschi arcani e variopinti. Gambali, spallacci, bracciali, pettorale e collare alto e rigido, disegnato per far sì che dinanzi alla gola si aprisse in due ali piumate. Intorno al capo, tra i ricci dorati che selvaggi danzavano al vento, spiccava un diadema d’oro, argento e cristallo che ai lati della testa spalancava nuovamente il motivo di ali spiegate, cristalline, magnifiche.
Il volto di Belial era un’unica maschera di freddezza e decisione, ma emanava, insieme alla luce, una bellezza scultorea, prostrante, di quelle che vedi e sai di trovarti nel paradiso più bello che esista. I suoi occhi, di un indefinito riflesso cristallino, puntarono su Dean, appeso sotto di lui.
Sbatté le ali, scatenando un’unica corrente d’aria che spazzò via il nero delle bruciature, il sangue, le piume spezzate di ali ferite e allora tutti i combattenti si fermarono, voltando il capo verso quell’unica fonte di energia e luce talmente potenti da soverchiare qualsiasi altra forza presente sul campo. La natura stessa pareva ritornare a respirare se accarezzata dalla purissima lucentezza dell’alone emanato da Belial.
La sola visione di quell’arcangelo appariva irreale, lontana da qualsiasi bellezza mai vista dai presenti, perfino dagli angeli.
Era lui, la Stella del Mattino.
Era lui, la luce di Dio.
Era lui Lucifero.
Belial sorrise, gli occhi fissi in quelli spalancati di Dean… e lasciò la presa. Il ragazzo cadde nel vuoto con un urlo, ma in quel momento qualcosa lo afferrò nuovamente al volo, strattonandolo per la vita e facendolo atterrare pesantemente al suolo. Dean tossì forte, si voltò verso il suo salvatore e rimase a bocca aperta: conosceva quel viso, ma non avrebbe mai creduto di rivederla… soprattutto in quelle circostanze.
-Ehilà.- salutò Meg Masters, sorridendo quasi amichevolmente, i lunghi capelli scuri del suo tramite scossi dal vento e gli occhi colmi di eccitazione per la battaglia che la attorniava. Aveva le narici dilatate all’odore del sangue, ma a Dean non era chiaro come avesse potuto salvarlo. Insomma, Meg! Era un demone!
-Che cazzo…-
-GOOD MORNING VIETNAM!!!-
Dean sbarrò gli occhi, riconoscendo quella voce che in passato come nel presente non avrebbe mai voluto udire di nuovo.
No… lui no.
Lucifero e Michael emersero dal crepaccio, ma non erano affatto come Dean li ricordava.
L’arcangelo sfoggiava sei gigantesche ali di madreperla, attraversate da curiose e quasi irreali sfumature color rubino. Erano ali gigantesche, poco più piccole di quelle di Belial e Castiel, ma parevano rappresentare un oscuro presagio di morte e protezione allo stesso tempo. Il loro proprietario invece, non lasciava scampo a dubbi per quello che era il suo reale obbiettivo.
Michael indossava ancora il corpo di Adam, il fratellastro di Dean e Sam, ma quel viso non era mai apparso così austero, così antico. Gli occhi azzurrini puntavano verso Castiel, che immobile mezz’aria, gli rilanciava uno sguardo di puro odio. Michael indossava un’armatura che pareva costruita, anziché in diamante, in madreperla con rifiniture di rubino e intorno al capo arrecava lo stesso diadema di Belial, Castiel e Gabriel. Un diadema uguale per tutti gli arcangeli, ma con una pietra e materiali diversi.
Al suo fianco, stava Lucifero, sconvolgente nella mutazione che pareva averlo mutato quasi del tutto. Il corpo del tramite umano c’era, ma soltanto vagamente. Come nelle illustrazioni più mefitiche della Bibbia, il Diavolo aveva occhi rosso sangue, con la pupilla verticale e due grosse corna che parevano da stambecco, se non fosse stato per la materia nero carbone che le componeva, rendendole lucide e micidiali. Il busto era scoperto, muscoloso e ben delineato nei pettorali ampi così come nei fianchi stretti. Dalla vita in giù, nasceva il vero cambiamento: i fianchi erano ricoperti di una fitta peluria lunga, mossa e all’apparenza morbida, nera e lucida come pietra lavica che culminava in gambe strette e zoccoli caprini d’avorio. Alle sue spalle, vi erano le ali.
Diverse da quelle degli angeli, ampie come ombre sinistre che parevano voler abbracciare aggressive il mondo intero per sprofondarlo in una cappa di oscurità. Ali da pipistrello, con una membrana traslucida nero catrame e ossa visibili anche attraverso il tessuto leggero della pelle.
Dean abbassò gli occhi sulla sua mano artigliata e la vide stringere una caviglia di Crowley. Il demone penzolava sotto di lui, con diverse parti del corpo mancanti e il collo visibilmente spezzato, la carne ustionata e gli occhi chiusi su un viso irriconoscibile. Dean sperò che fosse morto.
Lucifero guardò Castiel, che esitò alla sua vista. Una cosa era combattere contro gli eserciti angelici, ma vedersela anche col capo di quelli infernali era tutto un altro paio di maniche. La situazione sembrava stringersi a tenaglia su di lui, ma Castiel non voleva arrendersi. Sapeva di essere andato troppo avanti, troppo a fondo per poterne uscire vivo. A questo punto, era meglio morire combattendo che prostrato in ginocchio ai piedi di chi gli aveva già strappato le ali una volta.
Ho vissuto in catene negli eserciti di Dio… ma cadrò come angelo libero.
Castiel distese le ali, grandi quanto quelle di Lucifero, e fronteggiò da solo lui e Michael mentre gli eserciti infernali intorno a loro si agitavano confusi, senza sapere a chi rispondere. Alcuni demoni, come Meg, avevano già fatto la loro scelta, ma gli altri sentivano adesso di avere un’altra possibilità. Era chiaro che Lucifero fosse contro Leitsac e Castiel e che il governo di Crowley fosse caduto, e ciò cambiava le carte in tavola.
Combattere al fianco delle repliche, significava schierarsi contro Lucifero… significava pagarla cara, nel caso gli angeli oscuri avessero perso.
Castiel guardò la replica di Balthazar al suo fianco. Gli fece un cenno col capo e un piccolo segno che l’altro sembrò interpretare all’istante e con la massima facilità. Fu un istante, un’Apocalisse di puro terrore e confusione che lasciò spiazzati gli stessi Lucifero e Michael.
Semplicemente, le repliche si rivoltarono contro i demoni. Li massacrarono tutti, in pochi istanti e con possenti battiti d’ali che, all’unisono, scatenarono un vento feroce, tagliente, talmente violento da squartare i corpi che incontrava. I demoni gridarono, si contorsero, cercarono di fuggire, ma l’oscuro uragano li spazzò via, disperdendone i resti come pezzi di specchio infranto.
Meg e gli altri demoni appena emersi dal crepaccio si agitarono, alcuni ringhiando inferociti e altri retrocedendo, scossi dall’istinto di sopravvivenza che gli gridava di fuggire. Tutti guardarono Lucifero, fermo accanto a Michael. Era dall’alba dei tempi che i due Grandi non combattevano fianco a fianco, come i fratelli che erano, ma adesso, dinanzi allo sconfinato mare di sangue e massacri che gli si presentava agli occhi, entrambi capirono di dover interferire.
Ormai si trattava di un massacro di angeli e demoni. Sangue innocente e colpevole sparso inutilmente per una battaglia senza vincitori, uno scontro violento che non si giustificava più. Nemmeno l’Apocalisse aveva generato tante vittime di entrambi i regni, e se continuava così, si rischiava che Inferno e Paradiso cadessero, e allora sarebbe stato il caos puro e definitivo.
-Lucifero. Michael.- chiamò Castiel, inclinando il capo con quel suo fare quasi innocente. –Siete qui per intromettervi?-
Lucifero sorrise, scoprendo una fila di denti acuminati, da predatore.
-Tu che dici, fratellino? Hai fatto abbastanza, e adesso che siamo liberi, le cose tornano come prima.-
-Cioè? Parliamo di angeli incatenati da ordini e doveri errati e demoni mandati allo sbaraglio e senza controllo? No.-
-Non sta a te giudicare. All’alba dei tempi ci fu conferito questo potere, e adesso che possiamo tornare ad esercitarlo, lo faremo.-
-E io non ve lo impedisco. Bada bene, so che questa guerra è impari, so che il mio destino è segnato. Tuttavia, non cadrò ai vostri piedi. Non mi vedrete piegato o spezzato, poiché l’unico modo per distruggermi, sarà mandarmi definitivamente in pezzi.-
-Sarà meglio cominciare subito, allora.-
Lucifero levò una mano e la abbassò di scatto, sciogliendo ogni vincolo di immobilità del suo esercito. Con un ruggito rabbioso, i demoni si slanciarono verso le truppe di repliche, sbucando dal crepaccio in massa, come un mare di formiche laboriose.
Allo stesso comando di Michael, anche gli angeli sbatterono le ali, scagliandosi come proiettili a indirizzo del nemico, che si trovò stretto in un unico calare di martello su incudine d’acciaio.
Non vi era precedenti a ciò che accadeva. Per la prima volta nella storia della Creazione, angeli e demoni lottavano sotto un unico vessillo, amalgamando le reciproche mosse di combattimento al compagno alato o dagli occhi totalmente nero carbone. Creature così diverse, che dall’Alba dei Tempi si erano contrastate a vicenda, lottando con unghie e denti per uccidere l’altro, finalmente si guardavano in volto, dritti negli occhi, come compagni, fratelli, alleati.
Uniti sotto un unico vessillo!
Uniti per ricondurre l’equilibrio dell’universo!
Inferno e Paradiso, per una sola ed unica volta, insieme.
Lo schianto tra le truppe fu fragoroso, uno scontrarsi di mastodontiche forze bibliche, furiose, bestiali. Ognuno lottava con rinnovato vigore, forte del ritorno dei due Grandi che mai nessuno avrebbe mai creduto di rivedere affiancati come i fratelli che erano. Lentamente e faticosamente, le repliche cominciarono a retrocedere e a cadere uno dopo l’altro, come foglie staccatesi da un albero.
Dean osservò quel massacro dal basso della sua incredulità. Vide Lucifero, Michael e Belial scagliarsi verso Castiel e ingaggiare con lui una lotta senza esclusione di colpi, un’aurora boreale di ali intrecciate e sangue che colava da ferite appena nate. Castiel retrocedeva, ferito e sanguinante, le ali indebolite dalla lotta e la mente spossata, ma non si arrendeva. Parava e affondava, danzando nel suo arcano ballo di combattimento elegante e raffinato che Gabriel gli aveva insegnato in passato. Sentiva che quantomeno Belial non faceva sul serio, ma anzi, si limitava a coprire Lucifero e Michael dai colpi più duri. Non c’era realmente bisogno di loro, perché Castiel era solo… stava soltanto ritardando la sua fine, e questo lo si capiva semplicemente guardando il suo corpo tingersi di rosso sempre più fitto.
No… Castiel no.
Dean si guardò intorno, osservando suo fratello ammazzare senza pietà una replica dall’ala spezzata.
Vide Gabriel finire un nemico che rantolava ai suoi piedi, stringendosi al petto il moncherino di una mano.
Vide Balthazar massacrare un angelo oscuro che strisciava nel suo stesso sangue, disorientato e spaventato dai rumori della battaglia.
Mary e Bobby facevano lo stesso, aiutati da Sindragon e Sindragosa, che non mostravano pietà per chi la invocava, in nome non di Dio o di Lucifero, ma di una giustizia superiore e benevola che sembrava essere spirata con l’inizio di quella guerra senza senso.
Quando era accaduto? Quando la giustizia aveva abbandonato i cuori di chi combatteva in suo nome? Come si poteva dimenticare perché si lottava? Non c’erano più distinzioni tra i due eserciti, non c’era più un limite alla ferocia insensata che sembrava dilagare, spingendo i fratelli a trucidarsi a vicenda, senza neanche guardarsi negli occhi e chiedersi se tutto questo fosse giusto.
-Basta…-
Dean spiccò una corsa verso Sam e Astrea, atterrati in quel momento per finire una donna accasciata e tremante che si stringeva le braccia al petto, indifesa. Era una nemica. E allora? Era giusto massacrarla così, quando chiedeva perdono e un attimo di respiro?
Le vittime erano troppe. Ricoprivano il terreno come un macabro tappeto di carne e pelli animali dei Behemah Aqedà, che si contorcevano dal dolore appena sentivano il loro angelo andare in pezzi e cadere nell’oblio. Angeli distrutti, demoni massacrati… ormai si combatteva senza un reale perché.
-BASTA!!!-
Dean si piazzò davanti alla replica, sfoderò un pugnale dallo stivale e intercettò con forza la lama angelica di Sam che calava per porre fine a una vita che non lo meritava. Acciaio contro acciaio, occhi negli occhi. Fratello contro fratello, ancora una volta.
Sam si irrigidì, stupito.
-Dean, che diavolo fai?- esclamò, mentre suo fratello scostava con veemenza la lama di Sam e si voltava, dandogli le spalle. Lo guardò di sfuggita, senza accorgersi che anche gli occhi di Gabriel, Balthazar, Belial, Mary, Bobby e Samael erano fissi su di loro.
-Questo.- rispose,inginocchiandosi e sfilandosi la giacca davanti allo sguardo stupito di chi guardava. Dean premette il tessuto intriso di sangue e sudore contro la ferita sanguinante sul collo della replica, che tossì e gli afferrò il polso, fissandolo con occhi vacui di gratitudine e sollievo appena percettibili. Dean sorrise debolmente e annuì al muto ringraziamento che la creatura dalle ali sudice gli rivolgeva.
Non si trattava più di nemici e nemmeno del Cubo di Metatron… si trattava di umanità. Si trattava di ricordare a se stessi che ogni guerra è sbagliata. Si trattava di proteggere il fiore delicato della vita, che lì, in mezzo al campo di battaglia, tutti calpestavano con insensata furia omicida.
“…sii l’incarnato stesso di quella speranza. Appellati alla tua umanità e a quanto finora ti ha spinto a rialzarti.”, aveva detto Castiel, e in quel momento Dean sentì di capire cosa significassero le sue parole. Era ora di ricordarlo anche agli altri.
-Quando avete dimenticato per cosa combattete?- gridò per far sì che anche gli altri ascoltassero. –Quando avete soffocato la vostra stessa dignità per affogarvi nel sangue delle azioni da voi compiute? Da quando, Sam?-
Dean si voltò, guardò in volto Sam, che teneva ancora la spada sollevata e gli occhi sbarrati di sorpresa.
-Avete dimenticato, tutti voi! Vi professavate giudici di una giustizia che non è più vostra, o che forse non lo è mai stata! Ogni pietà, ogni segno di umanità, è rimasto soffocato sotto tonnellate d’odio, e siete stati voi a permetterlo! Dimenticare se stessi e quanto c’è di buono a questo mondo, questa è la vera morte. Massacrate innocenti che gridano pietà, fratelli che urlano preghiere a un Dio che sembra non ascoltarle. L’avete fatto anche voi, a vostro tempo, e da allora professate una giustizia che per voi in realtà non ha alcun valore. Guardateli! Guardatevi intorno!-
Dean aprì le braccia, come a voler stringere l’intero campo di battaglia. Gli angeli, i Behemah, i demoni e le repliche si guardarono intorno, incrociando gli occhi dei nemici, leggendovi la loro stessa paura e la loro stessa confusione.
-Sono veramente così diversi da voi?-
Tutti esitarono, alcuni tremarono e allentarono le dita sulle armi.
-Hanno i vostri occhi… le vostre ali. Bisogna soltanto ripulirle, aiutarle a ritrovare l’anima e la Grazia di piume che sono esattamente come le vostre… basta fare come ho fatto io in precedenza con colui che amavo e che amo ancora. Sono disposto a farlo di nuovo, sono disposto a morire al suo posto, e questo perché so che nei suoi occhi c’è il mio intero mondo. Ho visto umanità in quegli occhi, così come nei vostri, e non voglio dimenticarlo.- Dean levò lo sguardo e incrociò quello esausto di Castiel. Vide le sue ali sbiadire lentamente, scolorirsi a un grigio opaco e tempestoso, come se qualcosa dentro di lui stesse cercando di lottare per spezzare le catene che lo trattenevano.
-Ti ho guardato negli occhi mentre proteggevi un fiore, giù nel Cocito. Per te quella piccola vita era importante perché la vedevi delicata e innocente in un mare di peccato. Non ti accorgesti allora che le tue stesse mani erano quel fiore, poiché con le mani avevi stretto l’amore e protetto vite innocenti. Ricordi, Cass? Ricordi quando mi dicesti di voler essere diverso, migliore? Puoi aver sbagliato, è vero, ma per me sarai sempre colui che ha protetto quel fiore. Proteggilo ancora, Cass. Proteggi i fiori innocenti che sono le tue mani, i tuoi occhi, le tue ali. Liberati dal sangue, puoi farlo… possiamo farlo insieme. Io ci sono sempre stato, e sono qui per restare.-
Dean tese una mano verso Castiel, che esitò. Michael e Lucifero si guardarono negli occhi, indecisi se attaccare o lasciarlo libero, ma ci pensò Belial a strattonarli indietro, come una madre che richiama i propri figli.
-Aspettate.- mormorò, sorridendo dolcemente.
Castiel sbatté gli occhi ripetutamente, mentre un mare di immagini gli affollavano il cervello:
Un ragazzo dai corti capelli biondo cenere sorrideva, fissandolo con occhi di giada, occhi che Castiel amò dal primo istante in cui li incrociò.
Lo stesso ragazzo gli tendeva le mani, accucciato a pochi passi da lui mentre Castiel si sentiva trascinare giù dalla sporgenza rocciosa del Sinai dal peso ingente delle ali. Anche in mezzo alla semioscurità della bufera che infuriava, quegli occhi erano sempre lì, vivi come fiammelle inestinguibili.
Dean.
Dean che lo stringeva, accarezzandogli i capelli con la dolcezza di un volo di farfalla.
Dean che lo confortava, asciugando passo dopo passo le sue lacrime, aiutandolo a rialzarsi dal fango e dal dolore con la pazienza di un uomo che lentamente si accosta a un animale selvatico.
Dean che sorrideva, viveva, amava.
Dean.
Castiel sentì qualcosa nella testa riaggiustarsi lentamente, ricucirsi pezzo a pezzo, come parti di un puzzle che finalmente tornavano a incastrarsi. Dean c’era sempre stato, aveva sempre ripulito le sue ali e la sua anima quando ne aveva avuto più bisogno… aveva mantenuto la parola.
Lentamente, Castiel tese una mano insanguinata verso Dean, ignorando il dolore del braccio spezzato.
-COSA HAI FATTO!!!-urlò una voce, spezzando l’incanto del momento.
Castiel trasalì e ritrasse la mano mentre un Leitsac coperto di sangue e strisciante ai piedi di Balthazar lo guardava con disperazione. Aveva tre ali spezzate, il corpo coperto di ferite e gli occhi terrorizzati, sofferenti. A pochi metri da lui c’era il Cubo di Metatron.
-Cosa hai fatto…- mormorò ancora Leitsac con voce roca.
Dean non si spiegava cosa stesse accadendo. Come aveva fatto Leitsac a prenderle in quel modo da Balthazar? Tutti ricordavano di averlo visto premere il Cubo di Metatron contro il petto dell’angelo, come se stesse cercando di usarlo… ma allora perché non era accaduto niente e anzi, Balthazar sembrava stare un po’ meglio di prima?
Lentamente, il cervello di Sam ricostruì l’immagine e il suono di Leitsac che gettava via il Cubo, gridando frustrato. Era accaduto qualcosa in quel momento. O meglio, non era accaduto proprio niente.
Sotto gli occhi stupiti di tutti, Castiel fischiò e Sindragon spiccò un balzo affaticato, ma abbastanza alto da spingerlo contro il corpo del suo arcangelo. Castiel lo strinse per impedirgli di cadere e affondò una mano nel pelo morbido della collottola, facendo scorrere le dita lungo il collo… lungo la catenella che fino a quel momento aveva funto da collare al grosso Behemah canino.
Castiel slacciò la catenella, stringendosi ancora Sindragon al petto, e tra le sue mani, il Cubo di Metatron si ingrandì, tornando delle dimensioni naturali.
-Tu…- ringhiò Leitsac, alzandosi in piedi faticosamente. Balthazar cercò di atterrarlo di nuovo, ma con un colpo d’ala, la replica lo scagliò a schiantarsi contro un mucchio di macerie taglienti.
-NO!!!- gridò Belial, ma nessun altro si mosse.
-Non ti avrei permesso di usare il Cubo, Leitsac. Non te lo permetterò mai. Io non voglio più uccidere… mi rifiuto di seguirti ancora, poiché la tua anima è nera, e io sono stanco di annegare nell’oscurità.-
Castiel aprì lentamente la mano e la sua spada cadde nel vuoto, roteando lucente di sangue e catrame prima di piantarsi al suolo, vibrando minacciosa. Castiel chinò il capo e si strinse il Cubo al petto.
-Nessuno avrà mai più tanto potere. Non lascerò che tutto questo accada ancora, così come impedirò che la guerra torni a gettar radici dove non merita. Dean ha ragione… adesso basta.-
Castiel lasciò andare Sindragon, che atterrò pesantemente al suolo sotto di loro, proprio mentre l’arcangelo stringeva il Cubo con entrambe le mani e premeva con tutta la forza che aveva.
-No!- gridò Leitsac mentre raggi di luce purissima scaturivano dal Cubo e questo si copriva di crepe sempre più fitte e luminose. Ci fu un’esplosione, un rumore di vetri infranti in un mare di vibranti note argentine. I pezzi del Cubo di Metatron caddero nel vuoto, sparpagliandosi come pioggia luminosa  che scivolava tra le dita di Castiel, lungo i suoi abiti laceri, sugli angeli e le repliche che levavano le mani al cielo, affascinati dalla polvere di diamante che li ricopriva di lucentezza, accarezzandoli morbidamente.
Michael si rilassò, abbassando la spada e Lucifero fece lo stesso. Solo Belial e Castiel notarono che i due Grandi si prendevano per mano con fiducia e affetto reciproco. Erano così diversi, come due re del ghiaccio e del fuoco, ma qualcosa li univa, rendendoli completi solo in presenza dell’altro.
-No!!!- gridò Leitsac ancora una volta. Con uno slancio disperato, sbatté le ali rimaste intatte e balzò verso Dean.
Il cacciatore indietreggiò appena, stupito da quell’improvvisa mossa inaspettata. Ma Leitsac non avrebbe mai raggiunto il suo nemico.
Dean sentì un corpo caldo premergli contro la schiena. Delle ali grigiastre si intrecciarono davanti al suo corpo, attendendo di doverlo proteggere ancora una volta mentre due braccia forti, tremanti, spezzate, gli scivolavano intorno ai fianchi, stringendolo con gentilezza.
Castiel rimase lì, senza muoversi, come se non volesse contrastare realmente la sua replica. Infatti, non ce ne fu bisogno.
Leitsac rimase immobile, bloccato a pochi passi da Dean, gli occhi sbarrati di sorpresa mentre un sottile squarcio, più simile a un graffio, gli attraversava il petto, premendo all’altezza del cuore. Leitsac indietreggiò, posando il palmo in quel punto esatto, che poco a poco illuminava di lucentezza purissima il graffio. Guardò Castiel, che poggiava le labbra sul collo di Dean e chiudeva gli occhi.
-Cosa… hai fatto…- mormorò Leitsac, indietreggiando ferito. Castiel sorrise contro la pelle morbida di Dean e finalmente sollevò il viso pallidissimo.
-Ho impedito che mi uccidessi… che facessi a pezzi la mia anima.-
-Tu non hai un’anima! Noi non ce l’abbiamo!-
Dean poggiò una mano su quelle di Castiel, intrecciate sul suo grembo. Rabbrividì quando sentì qualcosa di caldo inzuppargli la schiena.
-Sai perché io e te siamo differenti dalle altre repliche, Leitsac?- mormorò Castiel, raddrizzandosi. –Pderché tu sei nato dal mio sacrificio. Sei qui perché io davo un pezzo di me stesso per salvare Dean, e questo ci rende uniti… ci rende uguali, parte di uno stesso insieme. Io ti generavo senza saperlo, ma ero disposto a lacerarmi pur di tirare fuori il ragazzo dall’Inferno. È per questo che condividiamo una sola Grazia. E questo sarà la tua rovina, poiché, così come la tua forza accresce quando accresce la mia… così sarà anche quando la mia Grazia torna a danneggiarsi.-
Le mani di Castiel persero la presa su Dean, che lo sentì scivolare via, allontanarsi, affiancarlo e infine oltrepassarlo. Sotto gli occhi stupiti di tutti, Castiel e Leitsac si fronteggiarono, entrambi feriti, entrambi spezzati e piegati dal loro stesso peccato, eppure talmente belli e fieri da apparire come leoni morenti.
Solo allora Dean notò che una lunga scheggia lucente sporgeva dal petto di Castiel, generando un lungo graffio sottile che si riproduceva luminoso sulla carne di Leitsac. All’improvviso, il corpo di Dean parve risvegliarsi e capire che l’abbraccio di Castiel era servito a una sola cosa. L’arcangelo si era spinto contro la schiena di Dean dopo aver incastrato la scheggia tra i loro corpi, ma facendo in modo che la parte tagliente vertesse verso se stesso.
Dean sentì il sangue di Castiel inzuppargli i vestiti, colargli lungo la schiena.
-Perché… perché lo fai? Cos’hanno fatto loro per meritare le tue catene?- mormorò Leitsac, aggrappandosi a Castiel, che lo sorresse con fatica e delicatezza. Le sue ali abbracciarono quelle di Leitsac, baciandone ogni piuma. –Ti hanno tradito, sfruttato, mentito! E tu adesso muori per loro! Perché?-
Castiel chiuse gli occhi, e da essi rotolò una piccola lacrima innocente, pulita, che si lasciò alle spalle una scia di sollievo e pace, come pioggia che finalmente lava via il sudiciume del mondo con tocco leggero e quasi celestiale.
-Lo faccio perché è giusto. Lo faccio perché tutti meritano una seconda possibilità… possiamo migliorare, Leitsac, possiamo imparare cosa è meglio. A volte, sviare dalla strada giusta ci aiuta a capire i nostri errori, e anche se non possiamo tornare sui nostri passi, abbiamo l’occasione di lasciarci alle spalle l’alba di una nuova era. Niente di tutto questo deve più accadere, ma è giusto che le atrocità della guerra vengano ricordate. Prego infatti, affinché il nostro sacrificio ponga fine a tutto questo… e risani le ferite che i nostri errori hanno aperto.-
Una goccia di pioggia cadde dal cielo. Un’altra. Poi un’altra ancora.
In breve, il cielo cominciò a piangere sofferente, ricordando le perdite, il sangue versato e le ali spezzate che mai più avrebbero irradiato il mondo. Acqua pulita, pura, che finalmente ripuliva il sudiciume dai volti dei caduti e il sangue dai corpi di chi era rimasto in piedi. Una mano gentile d’acqua trasparente che trascinava via il peso di una battaglia vissuta e marchiata a fuoco nella memoria di chi non avrebbe più dimenticato.
Castiel levò gli occhi al cielo, singhiozzò una volta, strinse a sé il corpo debole di Leitsac, che gli appoggiò la fronte sul petto, fiducioso e stremato.
-Io volevo soltanto trovare la mia strada. Volevo soltanto… avere una strada. Voi avete sempre avuto un obbiettivo, qualcuno a cui appoggiarvi…- Leitsac guardò Dean, i cui occhi ancora storditi e colmi di lacrime parevano ancora più belli e luminosi. –Io non ho mai avuto niente. Non ho mai capito cosa fosse giusto e cosa sbagliato, ma non tenterò di giustificarmi oltre. Chiedo solo… imploro il vostro perdono. Perdonami, fratello… mi dispiace per tutto.-
Leitsac si sciolse in lacrime, premendo il volto contro il petto del fratello, che lo sorresse mentre la replica perdeva la sensibilità delle gambe. Le lacrime di Leitsac si mescolarono a quelle di Castiel, che lanciò un unico sguardo alle sue spalle, dove Dean lo fissava, troppo terrificato per muoversi o realizzare cosa stesse accadendo.
-Non ho mai dimenticato, Dean. Sei sempre stato qui.- sorrise Castiel, prima di levare un’ultima occhiata al cielo. –Padre…-
Infine, Castiel e Leitsac si accasciarono, eleganti nel loro mare di piume e di bellezza angelica, aggraziata. Solo allora, quando i due caddero abbracciati tra le macerie sporche di sangue e fango, tutti notarono che le ali di Leitsac erano pulite, e adesso apparivano grigie, come quelle di Castiel, il cui viso rivolto al cielo ancora fissava con occhi socchiusi e vitrei di cadavere la volta nera di nubi.
Dean cadde in ginocchio, gattonò lentamente fino al suo angelo. Gli toccò la guancia, incrociò i suoi occhi di un azzurro spento, che non poteva più vedere.
-No… nononononononono…- mormorava ripetutamente Dean, accasciandosi sul corpo esanime di Castiel, ma in quel momento un altro grido straziato ruppe il silenzio mortifero del campo di battaglia.
Lì, a pochi passi da Dean, Sam reggeva tra le braccia un Gabriel esausto, i cui occhi lentamente si chiudevano. Una ferita profonda al fianco continuava a inzupparlo di sangue copioso, che gli sottraeva forze ed energie vitali.
-Mi dispiace, dolcezza…- mormorò Gabriel, toccando il campanellino appeso al collo di Sam. Non ebbe il coraggio né il tempo di guardarlo negli occhi, non riuscì a levare il viso perché troppo stanco. Semplicemente, Gabriel emise un ultimo, profondo sospiro e non si mosse più, accasciato come una marionetta esanime tra le braccia di Sam, le ali inzuppate di fango e sangue che soffocava il reale splendore di quelle che erano state le piume più belle del mondo. Le piume più dolci… che Sam avesse mai visto e toccato.
Lì, tra la pioggia e il sangue, morivano altri due grandi della loro epoca.
Arcangeli che avevano vissuto.
Angeli che avevano amato.
Uomini che avevano imparato cosa fosse la stessa umanità.
I presenti osservarono i loro corpi, le lacrime adamantine di chi più dei loro stessi fratelli li aveva conosciuti e amati oltre ogni prospettiva. Erano quelle, le lacrime di una famiglia. Erano quelle, le lacrime che decretavano la fine della vecchia era.
 
Angolo dell’autrice:
e con questa temo di aver concluso il penultimo capitolo. Già, il prossimo sarà proprio la fine… che tristezzaaa!!! Ma non è ancora finita, perciò bando alle ciance e piazziamo qualche bel chiarimento:
Lucifero l’ho voluto rappresentare nella sua “vera” forma, ossia in quella che lo raffigura come una creatura con corna e zampe da capra. Ammetto di avervi voluto risparmiare la coda col classico triangolino alla fine, ma spero che questa versione non mi frutti un mare di insulti e tentati omicidi. Sì, il nostro Lucy ha un rapporto mooolto stretto con Michael, ma dopotutto, ammettiamo che chiunque vorrebbe essere al suo posto, anche perché personalmente, ho trovato il Michael delle serie molto elegante e fiero, anche se altrettanto bastardo.
Sì, ho praticamente distrutto il mondo intero, ma ehi, cose del genere si scrivono una volta nella vita!
Crowley: ma se le scrivi ogni giorno! Lo fai da quando eri una marmocchia!
Non rompere, Gab… Crowley? E Gabriel dov’è?
Crow: si sta disperando per la quasi fine della storia. Continua a dondolare sul posto e a succhiarsi il pollice.
Quanto vuoi per deportarlo senza ritorno all’inferno?
Crow: assolutamente niente! Preferisco farmi riammazzare da Lucifero che avere quel coso pennuto tra i piedi!
Ti prego! Ti pago!!!
Crow: no.

kimi o aishiteru: coraggio, sorellina di Kimi! (si levano cori da stadio) siamo tutti con te e tua sorella!!! E mi ringrazi pure per l’interessamento? Ti dirò, io solitamente non amo i bambini e anzi, non so proprio averci a che fare, ma la tua sorellina mi è entrata nel cuore attraverso dei semplici commenti e già le voglio bene, a lei come a te (non dirglielo, che mi metto vergogna!!!) (e allora non scriverlo, no? nd Gabe)( non sto scrivendo io! È Balthazar che si appropria ogni tanto del pc! Ha imparato a fare l’hacker!)(l’hacker… ecco perché il mio pc era stracolmo di immagini e video del Titanic! BALTHAZAR!!! Nd Gabriel) Guarda che aspetto con impazienza sue notizie, entro ogni giorno nel mio account per vedere se ci sono novità! Spero tanto che stia meglio, anche perché altrimenti Castiel passerà un brutto momento, al ritorno dal vostro ospedale! Comunque, in ogni caso, ricorda una cosa: se Cass è riuscito ad affrontare Leitsac e Dean ha costretto una guerra a finire, allora tu puoi affrontare i brutti momenti e tua sorella può vincere qualsiasi cosa le stia succedendo! Gli angioletti ci sono, anche se non si vedono, e uno di loro sono io che spero continuamente che stiate meglio, tutte e due. Lei fisicamente e tu psicologicamente. Coraggio, ragazze!!! Forza! E tranquilla, nel prossimo capitolo vedrò di aggiustare un po’ di cose, ma questo solo se mi fai un sorriso, anche se non posso vederlo. Gabe, vai a controllare e falla ridere! Subito! A presto, e grazie per le bellissime recensioni che lasci sempre e con pazienza!!!
 
Sherlocked: tranquilla, non fa niente se non hai recensito (non è vero. Diamole fuoco! Nd Gabriel)( Gabe, finiscila di guidare folle inferocite, stai guardando troppi film ultimamente…)( THIS IS SPARTAAAA!!! Nd Gabriel)( Gabe, dacci un taglio!!!). Sul serio, non importa, soprattutto se eri senza connessione, può capitare a tutti XD sono anche io che aggiorno troppo velocemente, forse. Eheh, la differenza tra Belial e Lucifero è che uno grida GOOD MORNING VIETNAM e l’altro no XD la spiegazione è questa, in sostanza (non è vero! Nd Lucifero)( ah, e bevi più caffè di Belial.)( non è… no, questo sì. Nd Lucy) Oddio, voglio le foto di quei disegni! Verrò sotto casa tua per averli e infilarli nel portafogli che custodisce ancora quello che mi hai dato al comicon! Tra poco esplode! Ok, adesso ho abbattuto sia la Sabriel che la Destiel, che premio vinco? Jackpot! In ogni caso, spero che questo capitolo, per quanto catastrofico, ti sia piaciuto, anche perché è stato faticosissimo scriverlo. Dio mio, cosa farò quando la storia sarà finita? Ç_____ç a presto!!!
Tomi Dark Angel
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel