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Autore: Britin_Kinney    09/07/2013    3 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 14


I cinguettii alle prime luci dell'alba arrivarono fino alle sue adorabili orecchie.
Merlin si rigirò nel letto e stiracchiò le dita intorpidite delle mani, abbracciando il cuscino.
Rabbrividì, infreddolito. Era già ora di andare a portare la colazione di Artù, lo sapeva bene. Ma quelle coperte erano così confortevoli e dannatamente calde...
“Merlin?” quando Gaius lo chiamava significava che stava ritardando.
“Sono sveglio!” esclamò Merlin, inspirando profondamente dal naso.
Non sapeva perché si sentiva terribilmente stanco e -chissà perché- aveva una strana pressione sullo stomaco; come l'ansia pressante di un'imminente sequenza di catastrofici e dolorosi eventi.
Bhe, d'altra parte, aveva la medesima sensazione tutte le mattine da quando era divenuto servitore del principe. Forse perché Artù, non riusciva a tenere lontano da sé morte, distruzione, ferite letali, maledizioni e fatture di ogni genere neanche impegnandosi con tutto il cuore.
Era una vera e propria calamita di catastrofi ambulante e, per ordine del fato, spettava a lui far sì che tutto ciò -che altro non era che astio e odio nei confronti di Uther che, automaticamente, si riversava sul figlio- stesse lontano da lui e proteggerlo con la sua stessa vita.
“Merlin”
“Sì, mi sto vestendo!” mentì il servo, sollevandosi e trascinandosi stancamente verso lo sgabbello sul quale erano gettati alla bell'e meglio i suoi abiti ordinari.
Infilò tutto sbadigliando ossessivamente e poi uscì dalla sua camera. Afferrò al volo una mela verde da sopra il tavolo, si scompigliò i capelli con le dita e uscì dagli appartamenti di Gaius.
“Quanta fretta!” esclamò il mentore, sorridendo.
“Artù si arrabbierà se ritardo!” scherzò Merlin.
“Già...” -fece Gaius con un sorrisetto complice- “E finirà tutto in un bacio appassionato”
“Gaius!” esclamò Merlin arrossendo, il medico rise e scosse il capo.
“Aah, l'amore giovane” Merlin sollevò gli occhi al cielo e scosse il capo per poi uscire dagli appartamenti del medico.
Quando il servo con già il vassoio in mano si apprestava ad entrare nelle stanze del principe, sentì una risata femminile estasiata, seguita da quella di Artù.
Ma che diavolo...?
Merlin fece irruzione nella stanza e... preferì essere cieco.
Helena, seduta sulle ginocchia di Artù, veniva imboccata da quest ultimo che le faceva scivolare in bocca un chicco d'uva.
“Mh-mh” Merlin si schiarì la voce, aggrottando le sopracciglia.
“Oh, Merlin! Sei in ritardo!” esclamò Artù, gioviale.
“Io...” cominciò Merlin con le labbra che tremavano.
“Sì, sì! Proprio tu! Sei in ritardo” gli intimò Helena, con un sorriso soddisfatto.
“Artù?” richiamò la sua attenzione Helena.
“Sì, tesoro?” rispose il principe guardando la principessa negli occhi.
“Dobbiamo fare quella cosa...” alluse, baciandogli una guancia.
“Sì, andiamo” acconsentì Artù.
“Quale cosa?” -domandò Merlin, sbattendo le palpebre confuso- “Di cosa sta parlando, Artù?”
“Lui, deve andare nella sala del trono” mormorò languida come se stesse parlando di una pedina di scacchi e non di una persona, passando le braccia intorno alle spalle del principe e sorridendo vittoriosa in direzione di Merlin.
Il moro, cercò di trattenersi con uno sforzo titanico. Tentò di non far fuoriuscire nemmeno una piccola lacrima. Quella strega non si sarebbe presa anche la sua dignità.
“E cosa dovrei fare, precisamente, nella sala del trono?” domandò Merlin.
“Artù?” disse Helena con espressione innocente e implorante.
“Non mi riguarda. Adesso vai.” impose duro Artù.
“Sì, mio signore” rispose Merlin, cercando di non piangere.
Non appena si richiuse la pesante porta alle spalle, affrettò il passo e pianse, pianse lacrime amare.
Era rimasto solo. Ormai la ragione di Artù era dominata da Helena e se avesse fatto qualcosa, per impedire che l'incantesimo continuasse a tessere ragnatele di falsità nella mente di Artù, era certo che Helena sarebbe arrivata direttamente a lui.
Era stata proprio brava, doveva ammetterlo. Aveva gestito la situazione in totale consapevolezza dei danni che avrebbe causato o dei cuori che avrebbe spezzato.
Eppure aveva agito nei suoi interessi, mettendo da parte i sentimenti degli altri.
Merlin entrò nella sala del trono e lì, vi trovò solo Uther ed Eitan. Non sapeva cosa lo aspettasse ma doveva ammettere di essere spaventato.
“Merlino” -lo salutò Uther- “Ti stavamo giusto aspettando”
“C'è qualcosa che posso fare per voi, mio signore?” domandò Merlin cortese, sbattendo le palpebre per il bruciore agli occhi che il pianto di prima gli aveva regalato.
“Il principe Eitan mi ha fatto una proposta” -cominciò, guardando Eitan per poi spostare lo sguardo nuovamente su Merlin- “Il principe sta per partire e vorrebbe portarti con sé” annunciò, squadrandolo- “Io avrei detto sì di corsa, perché sai che odio negare i desideri di amici così intimi. Ma, per legge, è richiesto un tuo veto”
“Insomma... posso scegliere se restare oppure no?” domandò guardando il sovrano dritto negli occhi.
“Esattamente” chiarì Uther.
Merlin ripensò alle braccia di Helena attorno alle spalle di Artù e al suo sorriso... aveva vinto.
Era ora di lasciare spazio ai bisogni dell'erede al trono. Un giorno, Artù, sarebbe divenuto sovrano di Camelot ed era obbligato a sposarsi, a dare una regina al suo popolo, un erede al suo regno. E lui si sarebbe fatto da parte.
“Per me va bene. Quando partiamo?” domandò con il cuore che bruciava.
“Subito. Ti lascio il tempo di raccogliere le tue cose e di salutare i tuoi... amici” rispose il principe Eitan.
“Sì. Faccio in fretta” -rispose Merlin in tono smorto.- “Addio, mio signore. È stato un onore servire la vostra casata” disse poi, uscendo dalla sala del trono.
Uther avrebbe voluto ribattere, per riparagare la cortesia. Infondo aveva sempre servito suo figlio con lealtà e rispetto. Più volte l'aveva protetto, salvandolo da morti certe ed era sempre rimasto al suo fianco, fedele.
“Grazie, Merlin” -sussurrò Uther- “Grazie per non averlo lasciato da solo ed averlo servito con amore e devozione.”
Quando Gaius vide Merlin entrare con le lacrime a rigargli copiosamente le guance arrossate, si alzò e lo raggiunse nella sua camera.
“Merlin? Merlin, che sta succedendo?” domandò preoccupato.
“Mi hanno comprato. Sono di proprietà del principe Eitan, adesso” informò.
“Ma...”
“No... Gaius, per favore. Io...” -la voce di Merlin si incrinò- “Ho visto Artù con Helena, stamattina. Artù sembrava non ricordasse nemmeno il mio nome. Mi dispiace lasciarvi, ma non ho un valido motivo per restare” afferrò le ultime cose e si diresse alla porta.
“Merlin” lo richiamò il medico, con le lacrime agli occhi. Merlin tornò indietro e scoppiando a piangere lo abbracciò- “Abbiate cura di lui” - singhiozzò- “Assicuratevi che sia felice.”
“L-lo farò...” balbettò Gaius tra le lacrime.
“Mi dispiace tanto” mormorò Merlin e, detto questo, sciolse il loro abbraccio e uscì.
Scese le scale e... una mano lo afferrò dal braccio, trascinandolo al sicuro in un piccolo stanzino.
“Amore mio” mormorò Artù.
Merlin scosse la testa confuso e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
“Smettila di giocare con me. Sei sotto incantesimo... la tua ragione è controllata da lei, adesso” disse il servo, guardandolo dritto negli occhi.
“No, Merlin. Ho scoperto la ciocca di capelli sotto il cuscino, ieri sera. Sto fingendo di essere sotto l'effetto di un incantesimo. Non posso che continuare a fingere, finché non riuscirò a smascherarla” spiegò Artù ad un Merlin sconvolto.
“Tu... Sono quasi morto di paura! Accidenti a te!” esclamò il mago portandosi una mano al petto e chiudendo gli occhi come per riprendersi da un brutto ricordo.
“Lo so. Lo so e mi dispiace. Ma non posso fare altrimenti” Merlin lo guardò per un momento.
“Non voglio lasciarti, Artù” singhiozzò, buttandoglisi addosso e stringendolo.
“Cuore mio” gli sussurrò Artù con voce rotta all'orecchio “Verrò a prenderti. Quando tutto sarà finito, verrò a prenderti” -mormorò, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo sulle labbra una, due, tre volte- “Sii forte. Ricordati che qui hai delle persone che ti vogliono bene e che ti amano...” -la voce di Artù si incrinò e le sue labbra tremarono, Merlin le baciò in fretta. Fu il bacio più doloroso di tutta la loro vita.
“Arrivederci, amore mio” lo salutò Merlin e fece per abbassare la maniglia.
“Aspetta, ancora un attimo” Artù lo prese dai fianchi e lo strinse a sé, nuovamente. Poi lo baciò intensamente e qualche lacrima cadde tra le loro labbra.
Artù infilò una mano in tasca e dopo averci frugato dentro per qualche istante, la tirò fuori.
Dalle sue dita, penzolava un ciondolo. Era un semplice laccio di cuoio, con all'estremità un piccolo cuore di ferro. Fece voltare Merlin e, mentre lo legava dietro il suo collo, lacrime amare scendevano lungo il suo viso.
“Così...” -Artù tirò su con il naso- “...Ovunque sarai, in qualsiasi momento...” la voce gli si incrinò così tanto che non poté completare la frase.
Merlin lo strinse forte: “Il mio cuore sarà sempre con te.”
Artù annuì.
“Adesso devo andare, amore mio” disse Merlin, con il cuore che rallentava i battiti.
“Verrò a prenderti presto. Promesso” giurò Artù, stringendogli la mano un ultima volta. Poi, l'ultima cosa che vide, affacciandosi alla finestra, fu Merlin che annuiva ad occhi bassi a qualcosa che gli aveva chiesto il principe; somigliava tanto ad un: "Pronto?".
E Merlin aveva annuito.
Non ti lascerò stare lontano da me per molto. Verrò a prenderti presto, cuore mio.
  
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