RISE OF THE
GUARDIAN
CAPITOLO
2
Erano
passati ormai
dieci anni dalla sconfitta di Pitch, e i guardiani continuavano a
condurre la
loro solita vita.
E forse fu proprio
quello a rendere il tutto quasi monotono, a non farli accorgere dei
cambiamenti
in quegli anni e presto ne avrebbero fatto i conti…
Jack Frost volava in
aria seguendo le correnti del vento, verso la sua meta ormai conosciuta.
Arrivò a Burgess in
poco tempo, lasciando dietro di se una scia di freddo e ghiaccio, per
annunciare l’arrivo dell’inverno.
Gli scoiattoli si
stavano già preparando le scorte di cibo invernale, gli orsi
comincivano ad
andare in letargo e i gatti si chiudevano in casa a dormire, magari
davanti al
camino acceso che sprigionava un allegro e caldo fuocherello.
Era ormai pomeriggio
quando Jack giunse a casa di Jamie, il bambino che dieci anni prima
aveva
aiutato i guardiani insieme ai suoi amici, a sconfiggere
l’Uomo Nero.
Jack l’aveva visto
crescere e si stupì che alla sua età riuscisse
ancora a vederelo, a credere il
lui.
‘Lui è
speciale’
Atterrò sul tetto e lo
scorse alla finestra, intento a fare i compiti e lui stette
lì ad osservarlo
per qualche minuto: Certo, non era più il bambino di una
volta, ormai era
cresciuto, e questo da una parte rese triste il guardiano,
perché sapeva che
non poteva stare con lui in eterno e presto avrebbe cominciato a non
credere
più in lui; in più lui era un mortale, mentre lui
no.
Il sorriso iniziò a
svanire dal suo volto, mentre osservava il ragazzo ignaro nuvole grigie
iniziarono a coprire il cielo della cittadina.
Jamie, accortesi del
cambio d luce, si alzò dalla sedia per andare ad aprire la
finestra e quando
incrociò gli occhi smeraldini del guardiano, sul suo
voltò si disegnò un
sorriso a trentadue denti e presto le ombre che avvolgevano Jack,
svanirono
come sabbia mossa dal vento.
“Jack! Che bello
vederti!” disse aprendo la finestra.
“Hey Jamie! Come stai?”
“Se non dovessi stare
incollato alla scrivania…starei meglio!”
scherzò lui.
“Nessuno ti obbliga a
farlo. Avanti, andiamo a divertirci!”
Jamie esitò un istante,
guardando prima il guardiano, poi la scrivania, finchè non
si decise:
“Una pausa ci vuole
sempre!”
“Bravo!” così uscirono
di casa e si misero a giocare a palle di neve (con quella poca che
stava
cadendo) in giardino.
Il cielo era color
della neve, dovuto dal fatto che ne stavano cadendo dei bei
fiocchettoni! Il
chè significava che il Frost era felice e spensierato e
sperava di condividere
la sua gioa a tutti attraverso ogni fiocco.
Per un attimo
sembrò che fosse tornato tutto
come una volta: rivide il piccolo Jamie senza un dente, sorridente a
lanciargli
palle di neve, la luce negli occhi che dovrebbe esserci in ogni
bambino, la sua
risata cristallina ad accompagnare il sottofondo della giornata.
Senza accorgersere
finirono sul vialetto fuori dal giardino.
“Hey Jamie!” una voce
richiamò alla realtà il guardiano e i due si
girarono per vedere
l’interlucutore.
Si presentò un ragazzo
con i capelli biondi lunghi, la lunga frangia a coprirgli gli occhi
verdi, un
cappello di lana in testa color acobaleno, snello e alto, con un
cappotto nero.
Era il suo compagno di
scuola, nonché migliore amico.
“Che cosa stai
facendo?” vedendolo con in mano una palla di neve.
“Ciao Al!” lo salutò
“Tua sorella mi ha
detto che eri in giardino.”
“Ah, si, sto…” guardò
Jack, il quale era invisibile al suo amico, cercando una qualche scusa
per non
sembrare un idiota che gioca con la neve da solo.
“…Senti, se te lo dico,
prometti di credermi?”
“Cioè?”
Jamie prese un respiro
profondo e raccontò della storia del suo amico guardiano, il
quale si mise
seduto sul bastone in attesa.
A storia concluse,
l’amico non disse una parlola ma stette a fissarlo.
“Be?” chiese Jamie
“Mi stai prendendo in
giro!”
‘Ottimo, lo
sapevo!’
“No, è la
verità! Jack
Frost esiste, ed è proprio li!” disse indicando il
punto in cui si trovava, ma
il ragazzo vedeva solo la distesa d’erba.
“Eddai smettila Jamie,
non dire fesserie!”
“Ma è vero! Ti
racconterei mai bugie?”
“Certo, pre prendermi
per il culo. Dai, che ho portato il nuovo videogioco che stavamo
aspettando!”
disse prendendolo dalla borsa con entusiasmo.
“Forte..” disse
fingendo entusiasmo, ma Jack capì subito dal suo sguardo che
ci era rimasto
male, così ebbe un idea.
‘E va bene, vediamo
chi è il bugiardo qui!’
Prese un po’ di neve da
terra e ne fece una palla, soffiandoci sopra facendola diventare ancora
più
ghiacciata e dandogli quel pizzico di magia in più. Prese la
mira e la lanciò
addosso al ragazzo, il quale se la beccò in piena faccia con
divertimento di
Jamie e Jack.
“Chi è stato??”
“Secondo te?” chiese
Jack, ma niente. Ancora non riusciva a vederlo.
“Un fantasma!?” era
spaventato e la cosa li divertiva parecchio.
“Il tuo fantasma si
chiama Jack Frost.” Spiegò Jamie.
Il ragazzo si guardava
in giro preoccupato.
“Si, dai, andiamo in
casa…” disse avviandosi verso la porta-finestra
che conduceva in salotto.
I due s’incamminarono
verso casa e Jamie salutò con un cenno Jack, facendo
attenzione a non farsi
vedere dall’amico.
Jack lo salutò ma lui
si era già voltato e così volò via
innervosito e triste.
‘Non dovrei
stupirmene, in fondo non è più un
bambino.’
Decise di sorvolare la
cittadina e di spingersi oltre, cercando di distrarsi e di andare a
cercare
qualche bambino per stare in sua compagnia e farlo divertire.
Qualcosa scaturì nella
mente di una creatura confinata per lungo tempo
nell’oscurità, senza essere mai
stata dimenticata veramente, senza mai essersi rassegnata…
Nel buio più profondo
due occhi gialli pieni d’odio si aprirono
all’istante, due mani fuoriuscirono
dalle tenebre, formando un corpo adulto e magro.
“…Paura…sento, la
paura…” bisbigliò.