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Autore: blackmiranda    11/07/2013    6 recensioni
*INCOMPIUTA* Sette anni dopo la battaglia contro Deep Blue, una nuova minaccia si profila all'orizzonte. C'è solo un problema: le Mew Mew hanno definitivamente perso la loro mutazione e non possono più trasformarsi. Di conseguenza, Ryou è costretto a creare una nuova squadra di combattenti.
Riusciranno le nuove ragazze a sopportare il peso della loro missione e ad uscire a testa alta dal confronto con Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro? E chi c'è dietro a questi nuovi attacchi alla Terra?
I nostri eroi saranno costretti ad affrontare un passato dimenticato e un futuro incerto, riscoprendo, passo dopo passo, l'amicizia e l'affetto che li legavano un tempo.
(Anche se dall'introduzione può non sembrare, in questa storia sono presenti tutti i personaggi dell'anime, più qualche "new entry". Mi impegno a dare a tutti loro il giusto spazio, magari sotto una luce diversa).
Era incredibile come nessuno di loro tre fosse riuscito ad essere immune al fascino di quelle umane ibridate. Cosa avevano mai di così speciale, da farli cadere ai loro piedi in quel modo vergognoso? Che diamine di sortilegio avevano gettato su di loro?(Cap.28)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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10. Under attack 10. Under attack



Suika accavallò le gambe sotto il banco, impaziente. Il tempo sembrava non passare mai, mentre il professore di fisica scriveva formule incomprensibili alla lavagna.

La ragazza faceva del suo meglio per prendere appunti, anche se non era molto sicura di ciò che stava scrivendo. Stare attenta in classe le risultava estremamente difficile, da quando era diventata una Mew Mew. Per di più, quella mattina avrebbe dovuto cercare la quinta ragazza che avrebbe fatto parte della loro squadra: una certa Nasubi Nakajima, di un anno più piccola di lei.

Per quanto si sforzasse, non riusciva a farsi venire in mente un discorso da recitare che non l'avrebbe fatta passare per matta. Anche con Ninjin non aveva saputo bene cosa dire, nonostante avesse a che fare con una bambina di dieci anni. Fortunatamente, Sumomo le aveva dato una mano.

Sospirò, poggiando la testa sulla mano sinistra. Tutta quella situazione era surreale. Da una parte era confortante poter parlare con Retasu e Purin delle loro esperienze passate: davano loro l'opportunità di confrontarsi e rendevano le battaglie contro i Chimeri meno spaventose. D'altro canto, le sembrava di essere nient'altro che il braccio armato in un gioco molto più grande di lei, di cui non comprendeva le regole. Vedere Zakuro Fujiwara e Minto Aizawa sedute ai tavoli la metteva a disagio. Si sentiva osservata, costantemente messa alla prova, cosa che la innervosiva parecchio. Anche Shirogane, nonostante dicesse di avere fiducia nelle loro capacità, non le sembrava totalmente sincero.

Il suono della campanella la fece trasalire. Chiuse il libro e il quaderno degli appunti. Era arrivata l'ora della ricreazione: scattò in piedi e uscì dall'aula in fretta e furia. Percorse il corridoio facendosi strada tra gruppetti di studenti chiassosi e si arrestò di fronte alla classe che le aveva indicato Keiichirou.

Prese un bel respiro ed entrò. L'aula era semivuota: un paio di ragazzi scherzavano tra di loro a voce alta, una coppietta in un angolo chiacchierava allegramente e una ragazza con i capelli ricci e neri era seduta al proprio banco, impegnata a leggere un libro o forse a ripassare per un'interrogazione.

Suika le si avvicinò, titubante. La ragazza alzò lo sguardo dal libro. Aveva gli occhi marrone scuro, parzialmente nascosti da un paio di occhiali dalla montatura nera e spessa.

“Ehm... Ciao. Sei Nasubi Nakajima, per caso?” esordì Suika, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.

“Oh, sì, sono io. E tu sei..?” rispose la ragazza, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Suika Nakano. Ti dispiace se... Insomma, avrei bisogno di parlarti.” disse Suika indicando la porta. “Puoi uscire un attimo?”

Nasubi parve pensarci su. “Va bene.” disse infine, alzandosi in piedi.

“Grazie. Non ci vorrà molto.”


***



Il cellulare di Ryou squillò, distraendo per un momento il ragazzo dai suoi calcoli. Sbatté le palpebre: gli occhi gli bruciavano.

Sul display del telefono era comparsa la scritta numero privato. Corrugando la fronte, accettò la chiamata. “Pronto?”

“Ryou Shirogane?” fece una voce femminile dall'altro capo del telefono.

“Sì. Chi parla?”

“NPA.” La voce parve esitare. “Hatoyama Nobu è morto.”

Ryou sgranò gli occhi. “Come sarebbe? Con chi sto parlando?”

Udì dei rumori indistinti, poi più nulla. “Pronto? Pronto?!” Osservò lo schermo del cellulare. “Maledizione!” esclamò. Si alzò in piedi e risalì in fretta le scale che portavano al piano terra del Caffé.

Il locale era ancora chiuso: avrebbe aperto quel pomeriggio, quando le Mew Mew sarebbero uscite da scuola. Retasu era all'Università, Minto stava probabilmente dormendo e Purin era uscita a fare compere.

Entrò in cucina. “Kei, abbiamo un problema.” esordì facendo un cenno di saluto a Zakuro.

Keiichirou aveva già indosso la divisa da pasticcere. “Che succede?” chiese asciugandosi le mani con il grembiule.

Ryou assottigliò lo sguardo. “Ho appena ricevuto una chiamata da qualcuno all'NPA. Hatoyama-san è morto.”

Keiichirou sollevò un sopracciglio. “Morto?” chiese, incredulo.
 
“Chi è Hatoyama-san?” domandò Zakuro.

“Il capo della National Police Agency.” spiegò il ragazzo. “Kei, ho bisogno di te di sotto. Trovami quante più informazioni puoi su Hatoyama e sulla sua morte, e soprattutto scopri chi gli succederà a capo dell'NPA.”

Keiichirou annuì prontamente e seguì l'amico nella stanza dei computer.


***


Dopo che Suika ebbe finito di spiegare a Nasubi come stavano le cose, quest'ultima sorrise. “Sapevo di avere qualcosa di strano, ultimamente.” ammise, appoggiandosi ad uno dei termosifoni nel corridoio.

“Davvero?” chiese Suika, rilassandosi.

Nasubi annuì. “Che geni hai detto che possiedo?”

Suika lesse il bigliettino che le aveva dato Keiichirou la sera prima. “Orso bruno siriano.”

“Hmm. Interessante. Che tu sappia, è uno di quegli orsi che va in letargo?”

La domanda lasciò Suika leggermente spiazzata. “Ehm... Credo di sì...” rispose, dubbiosa.

“...perché ho parecchio sonno, ultimamente. E dato che è inverno, mi chiedevo... d'altra parte, potrebbe benissimo essere colpa dei professori incredibilmente noiosi.” pontificò Nasubi incrociando le braccia.

Suika la fissò per una manciata di secondi, poi ridacchiò. “Se è per questo, anche la Tigre di Sumatra dovrebbe andare in letargo..!”

Nasubi rise a sua volta. “Già, ammetto che non è un grande indizio dei miei geni di orso nuovi di zecca...”

“Però, ora che ci penso, ho una voglia matta di carne al sangue.” disse Suika all'improvviso.

“In effetti, non mi dispiacerebbe...” osservò Nasubi, facendo una smorfia.

La campanella suonò, ad indicare la fine della ricreazione. “Oh accidenti, altre tre ore di letargo!” esclamò Suika, incapace di nascondere il proprio disappunto.

Nasubi ridacchiò. “Ti aspetto all'uscita, così mi mostri la strada per il Caffé!” disse congedandosi con un cenno della mano.

“Va bene! A dopo!” la salutò Suika. Tornata in classe, si sedette al proprio posto, sorridente. Nasubi le era sembrata una ragazza in gamba e molto simpatica: era certa che si sarebbe dimostrata una valida aggiunta alla squadra.

Sgranò gli occhi: si era ricordata all'improvviso che avrebbe dovuto consegnarle il ciondolo per la trasformazione, cosa che ovviamente si era dimenticata di fare.

Ma dove ho la testa?, pensò, dandosi mentalmente dell'imbecille. Si abbassò a frugare nella cartella, mentre il professore di storia chiamava un suo compagno di classe alla lavagna. Eccoli lì, entrambi i ciondoli dorati, in fondo alla tasca interna della cartella in finta pelle. Si morse il labbro inferiore: si augurava che non accadesse nulla di male, almeno fino alla fine delle lezioni.

Le tre ore che la separavano dalla libertà passarono lentamente, anche se non quanto l'ora di fisica precedente. Al suono della campanella aveva già sgombrato il banco di libri e quaderni: fu la prima ad uscire dall'aula, guadagnandosi pure un'occhiataccia di disappunto da parte della professoressa di inglese.

Incontrò Nasubi a metà strada. “Ehi.” la salutò lei. “Guarda, sta cominciando a piovere.” disse indicando una delle ampie finestre nel corridoio.

“Aah, che sfortuna, non ho neanche l'ombrello!” esclamò Suika con disappunto. “Oh, prima che mi dimentichi di nuovo... ecco, tieni, questo è per te.” aggiunse porgendo alla compagna il medaglione dorato. “Ti servirà per trasformarti, quindi stai attenta a non perderlo.”

Nasubi lo esaminò in silenzio, curiosa. Le due ragazze scesero le scale insieme alla folla di studenti in divisa e si diressero verso l'uscita. La pioggia cadeva in gocce pesanti sull'asfalto del cortile; gli altri studenti senza ombrello si misero a correre non appena usciti dall'edificio scolastico, riparandosi alla bell'e meglio dall'acquazzone con le rispettive cartelle.

“Che sfortuna...” ripeté Suika a bassa voce. Odiava la pioggia.

“Quando è distante il Caffé?” chiese Nasubi.

“Una ventina di minuti a piedi.” rispose Suika, cercando di suonare allegra.

Non fecero in tempo a mettere piede in cortile che entrambe le spille si illuminarono. Nasubi fu la prima ad accorgersene. “Cosa...”

“Uh-oh.” Suika aprì la cartella e vi frugò freneticamente. “Accidenti!” esclamò stringendo forte la propria spilla nella mano destra.

“Che cosa sta succedendo?” domandò Nasubi, nervosa.

Suika si guardò attorno, sospettosa. “Dev'esserci un Chimero nei paraggi. Dobbiamo trasformarci. Vieni!” la esortò prendendola per mano. Corsero dietro al capanno dove erano riposti gli attrezzi da giardinaggio, cercando di non farsi notare da nessuno. Fortunatamente per loro, gli altri studenti si erano dileguati a causa della pioggia battente.

Suika si trasformò per prima. Il calore della trasformazione che la ragazza era abituata ad avvertire nelle ossa si dissolse quasi istantaneamente per lasciare il posto al freddo della pioggia gelida.

Nasubi imitò prontamente la compagna di squadra. “Wow!” si lasciò sfuggire mentre si tastava le orecchie pelose, di colore beige, che le erano appena spuntate. “Non posso crederci!” aggiunse portandosi entrambe le mani al viso.

“Sta' attenta.” la ammonì Suika. Dovevano quasi gridare per riuscire a sovrastare il rumore della pioggia sul tetto di lamiera del capanno degli attrezzi.

Nasubi annuì, un'espressione risoluta sul viso. Le due ragazze presero a scrutare il cielo sopra di loro, i sensi all'erta.

Sembrava tutto tranquillo. Suika si trovò a sperare che si trattasse di un falso allarme; all'improvviso, quasi a volerla contraddire, l'aria di fronte a loro sembrò incresparsi, nello stesso modo in cui si increspano le acque placide di un lago quando vi si getta un sasso.


Un secondo dopo, due figure comparvero dal nulla.

Il cuore di Suika accelerò i battiti. Non avrebbe saputo dire quale dei due esseri la spaventasse di più.

Uno era senza dubbio un alieno, di quelli contro cui Ryou le aveva messe in guardia: incredibilmente pallido e dalle lunghe orecchie, fluttuava a più di cinque metri da terra senza alcun apparente sforzo.
Di fianco all'alieno c'era una figura dalla vaga forma umanoide. Sembrava fatta di vetro liquido: a malapena si riuscivano a distinguere un paio di sottili gambe e due gracili braccia. La testa, alquanto sproporzionata rispetto al corpo, era liscia e uniforme, senza volto.

Nasubi si avvicinò alla compagna, tremante. “Cosa... cosa facciamo?” chiese con un filo di voce, toccandole istintivamente la spalla destra.

Prima che Suika potesse rispondere, l'alieno parlò. “Finalmente ci incontriamo, umane.”

Nasubi le strinse forte l'avambraccio. Suika fece del suo meglio per non lasciarsi prendere dal panico. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato: Ryou l'aveva avvertita. Prendendo coraggio, avanzò di un passo. “Chi sei?” chiese. Le sembrava l'unica cosa sensata da dire in quel momento.

L'alieno si abbassò fino a sfiorare il terreno con la punta dei piedi. Indossava un abito di colore scuro, simile a quello che avrebbe indossato un ninja. Portava i sottili capelli neri raccolti in una treccia. Una lunga cicatrice rossastra si snodava lungo tutta la parte destra del suo viso, dalla tempia al limite del labbro inferiore.

Le due ragazze indietreggiarono. L'alieno emanava un'aura di pericolo non indifferente, tale da far venir loro la pelle d'oca.

“Il mio nome è Kue.” rispose lui. La sua voce era strana, distorta, quasi sibilante, e traboccava d'odio. “Umane... Preparatevi a servire il mio popolo. La vostra patetica specie non merita altro!” Detto questo, fece comparire dal nulla una lunga falce argentata e si scagliò contro di loro ad una velocità che lasciò entrambe senza fiato. Fecero appena in tempo a scansarsi e ad evitare il colpo; il capanno degli attrezzi non fu così fortunato.

“Attenta!” gridò nuovamente Suika, vedendo la compagna in difficoltà. Pregò che Shirogane avesse individuato la presenza del nemico e che le altre arrivassero presto per aiutarle.

Kue si girò verso di lei, scoccandole un'occhiata minacciosa. Aveva gli occhi viola, dalla pupilla verticale tipica della loro specie. “Tu sarai la prima a cadere!” esclamò. La ragazza indietreggiò ancora una volta, mentre la paura le serrava lo stomaco.

L'alieno prese a menare colpi con la falce, tagliando l'aria con ferocia. Suika era terrorizzata: non poteva fare altro che schivare i colpi, cosa che comunque le risultava molto difficile. La falce si muoveva in un modo che le risultava arduo da prevedere: proprio quando era sicura di aver evitato la lama curva e tagliente, questa le si abbatteva nuovamente addosso. Sapeva che la minima distrazione le sarebbe risultata fatale.

D'un tratto, udì Nasubi gridare a squarciagola la formula del proprio attacco. Una lama di luce violacea si abbatté sull'alieno che, colpito alla schiena, urlò di dolore, crollando in ginocchio.

Suika ne approfittò per scappare e avvicinarsi alla compagna, la quale stringeva al petto la propria arma, che aveva la forma di un piccolo stocco. “L'ho... l'ho colpito!” esclamò Nasubi, euforica.

“Grazie.” le fece Suika, cercando di riprendere fiato. Kue si girò a guardarle. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca. Sputò per terra. “Un... attacco alle spalle?” rantolò, un macabro sorriso dipinto in volto.

Suika fece per richiamare la sua arma, quando avvertì distintamente una presenza dietro di sé.

Una frazione di secondo dopo, qualcosa colpì violentemente Nasubi, facendola volare a parecchi metri di distanza. Con la coda dell'occhio, Suika vide che un altro alieno era comparso alle sue spalle: era molto più massiccio rispetto a Kue e sembrava possedere una forza fisica spaventosa.

L'alieno ghignò, scoprendo i lunghi canini appuntiti. “Tu sei la prossima.” grugnì mentre  scrocchiava le giunture delle dita, avvolte in un paio di tirapugni in ferro.

Ribbon air blast!” esclamò allora Sumomo, spuntata da chissà dove. Alla vista delle amiche, Suika quasi si mise a piangere dalla felicità. “Ragazze!” gridò correndo loro incontro.

Ninjin si inginocchiò di fianco a Nasubi, che aveva perso conoscenza. “Che cosa è successo?!” chiese Ichijiku, preoccupata.

“A dopo le spiegazioni! Dobbiamo sconfiggerli!” fece Suika richiamando la propria arma. Tremava, e le sembrava di avere gelatina al posto delle gambe, ma era decisa a non cedere.

“MewSuika ha ragione!” esclamò Sumomo. “Il gigante è mio!” aggiunse, facendo nuovamente comparire il suo boomerang. “Ribbon air blast!

Ribbon water shield!” fece Ichijiku a sua volta, attaccando il bestione. L'alieno barcollò, colpito in pieno dai due attacchi, ma resistette.

“Duro a morire, eh?” osservò Sumomo.

In quel momento, mentre Ichijiku e Sumomo erano alle prese con il secondo alieno, Ninjin lanciò un grido acuto. Suika si girò a guardarla, allarmata, e vide che l'essere filiforme che sembrava fatto di vetro si era pericolosamente avvicinato al corpo esanime di Nasubi.

“Lasciala stare!” ruggì, le lacrime agli occhi dallo sfinimento. “RIBBON... STAR LIGHT!

In un primo momento, l'attacco sembrò andare a segno; tuttavia, dopo qualche istante, la ragazza si rese conto che Kue aveva salvato l'essere misterioso all'ultimo momento. L'alieno fluttuava a pochi metri d'altezza, il respiro affannoso, stringendo la creatura tra le braccia. “Kuchen!” chiamò imperiosamente. “Ce ne andiamo!” disse, dopodiché, senza aggiungere altro, scomparve nel nulla.

L'altro alieno le guardò con rabbia, tendendo i muscoli, poi parve rassegnarsi. “Alla prossima.” ghignò subito prima di sparire.

Le Mew Mew rimasero in silenzio per qualche momento, stringendosi istintivamente le une alle altre. Nasubi riprese conoscenza, muovendosi a fatica. “Come stai?” le chiese Ninjin, impaurita.

La voce di Ryou uscì dal medaglione di Suika. “Ragazze, ci siete? State tutte bene?”

La ragazza prese un paio di respiri profondi prima di rispondere. “Nasubi è stata colpita, le altre stanno bene. Torniamo al Caffé il più presto possibile.” Si sorprese del distacco con cui aveva pronunciato quelle parole. Le sembrava davvero di starsi trasformando in un soldato.

“Ce la fai a camminare?” chiese Sumomo rivolta a Nasubi, che si era alzata a sedere. La ragazza annuì lentamente. “Credo di sì. Che male, accidenti...” mormorò passandosi una mano sulla fronte.

La aiutarono in quattro a rimettersi in piedi. Mentre si avviavano verso il Caffé, Suika si accorse che aveva smesso di piovere.


***


Girò la chiave nella toppa e aprì piano la porta. La televisione era accesa e proiettava una luce bluastra nel salotto semibuio.

“Uh... tesoro, sei tu?” fece sua madre alzandosi dal divano e spegnendo la televisione.

“Sì, sono io.” rispose Suika accendendo la luce in corridoio. Si avvicinò al divano, dove sonnecchiavano la sua gatta e il gattino nero adottato un mese prima. “Ciao, piccolini.” sussurrò accarezzandoli piano.

Sua madre la guardò in silenzio per qualche momento, puntando le mani sui fianchi. “Come mai hai fatto così tardi? Sono quasi le sette.”

Suika ricambiò il suo sguardo. “Ho lavorato al Caffé fino alle sei... sai, tra una cosa e l'altra...” si giustificò.

La donna sospirò. “Non voglio che trascuri lo studio. Te l'ho detto, soldi ne abbiamo a sufficienza, non c'è bisogno che tu...”

“Mamma, non sto trascurando lo studio, davvero. Mi piace lavorare lì, lo stipendio è buono, non vedo dove sia il problema.” Abbassò lo sguardo, augurandosi che sua madre non sospettasse nulla delle reali motivazioni che le facevano passare tutto quel tempo fuori di casa.

“Dove ti sei fatta quel livido?” le chiese sua madre, prendendole gentilmente il braccio destro, su cui era comparso un brutto livido viola scuro.

La ragazza aggrottò le sopracciglia. “Devo aver preso una botta mentre servivo ai tavoli.” Non ricordava di essere stata colpita, durante la lotta di quel pomeriggio.

Sua madre sospirò. “Hai sempre la testa tra le nuvole.” disse scuotendo la testa. “Ho fatto un po' di tempura, la mangi?” aggiunse mentre si riavviava i lunghi capelli castani.

Suika fece una smorfia. “Non ho fame. Magari dopo, ok?” disse scoccandole un bacio veloce e correndo nella propria stanza. Si chiuse la porta alle spalle e si buttò di peso sul letto, sbadigliando.

“Metti un po' di crema sul braccio!” le urlò sua madre dal salotto.

“Va bene!” gridò in risposta, girandosi pigramente su un fianco. Sospirando, chiuse gli occhi.

Niente studio, stasera. Troppo stanca., pensò cercando di scacciare dalla mente l'immagine dell'alieno con la cicatrice sul volto e dell'essere di vetro soffiato.

Troppo stanca.

         
               

 



Salve, gente! :D Finalmente le cose iniziano a movimentarsi un po', non siete d'accordo? ;) Ebbene, prima dei ringraziamenti, un po' di precisazioni:
- Nasubi = Melanzana in giapponese;
- Kue e Kuchen sono nomi di dolci. Kuchen è un sostantivo tedesco, mentre Kue è indonesiano (grazie, Google translator xD);
- Hatoyama-san l'ho ripreso dalla mia one-shot How Shirogane-san spends his money. Poveretto, nato in una one-shot e morto in una long... xD

Bene, ora vorrei prendermi un momento per ringraziarvi e dirvi che, purtroppo, il prossimo capitolo tarderà ad arrivare. :( Andrò in vacanza fino ai primi di agosto, almeno, poi non so, non sono sicura di quando riuscirò ad aggiornare. Insomma, ci sarà di sicuro uno iato. Spero che, nonostante ciò, continuerete a seguire la storia. Intanto vi ringrazio per aver letto, e in particolare mando tanti abbracci ad Astrid Romanova, Elyis, mintheart, Mizuiro_Chan, m_j e Salice_, che seguono la storia (o hanno premuto il pulsante sbagliato xD), a RLandH, che l'ha messa tra le ricordate, a Kelly Neidhart e a MoonBlack, che l'hanno messa tra le preferite.
Infine, un grazie particolarmente sentito a tibby92, Salice_, Astrid Romanova, Fujiko_Matsui97, Kelly Neidhart, Hypnotic Poison e MoonBlack per aver recensito e avermi fatta molto felice. ;)

Grazie a tutte voi, e buone vacanze!

   
 
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