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Autore: Nisvlaia86    12/07/2013    1 recensioni
questo è un romanzo che ho finito di recente, ci ho messo circa un anno per scriverlo e a breve spero di pubblicarlo.Parla del mondo dei cavalli e dell'equitazione ma in particolare parla di una ragazza di 17 anni che dovrà affrontare molte scelte,e soprattutto,dovrà crescere psicologicamente per poter capire quale sia davvero la sua strada. Buona lettura ^_^
Questa storia e' interrotta.Non ho perso l'ispirazione ne la motivazione,anzi, il romanzo e' terminato da due anni e ora sta partecipando a un corso avanzato di scrittura creativa.Lo devo praticamente riscrivere per poi,forse,un giorno poterlo vendere. Ringrazio i lettori che hanno deciso di cavalcare insieme a Diana,e spero che,quando e come verra' pubblicato,lo acquisterete per vedere come va a finire la sua avventura :)
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Credo si possa fare qualcosa- esclama l’ortopedico analizzando davanti a me le lastre nella mia camera. Sul volto di Sam,seduto come al solito sulla sedia accanto al mio letto, si disegna un grandissimo sorriso. - Dice davvero dottore?- il medico annuisce convinto. - Sì, vedo che la frattura sta andando a posto bene,ma servirà un altro intervento perché possa tornare a montare. Con la chirurgia di adesso non esiste più la parola fine- si volta e sorride ad entrambi. Sam manifesta entusiasmo per due. Io mi limito a sorridere. - Ma … è fantastico- si volta verso di me:- vedi sorellina? Quel medico diceva stronzate! Tu potrai tornare a montare!!! – vorrei condividere il suo entusiasmo ma non ci riesco. Dopo la visita di Dean ho riflettuto ancora di più. Ogni mattina mi sveglio e guardo la foto mia e di Vianus. E con mio grande sollievo vedo che invece che venirmi da piangere mi metto a pensare,a ricordare. E mi son resa conto che le parole di Dean mi hanno fatto bene. Ora non ho più sensi di colpa,le mie crisi di panico sono cessate e benché la notte gli incubi mi tormentino,non provo più quel terribile senso di depressione e tristezza che provavo prima. Ciò non toglie che io non voglia più tornare a montare. Senza Vianus non avrebbe più senso niente. Ed è per questo che la notizia di dovermi sottoporre a un altro intervento, magari doloroso,dover rifare la riabilitazione e tutto il resto non mi esalta per niente. Per quale scopo poi? Forse è giunto il momento di parlarne con Sam. Devo farlo ora. Prima di prendere la decisione! - Bene- esclama gioviale il medico:- vi farò sapere quando sarà possibile fare l’intervento- si rivolge a me:- Non preoccuparti,non dovrai stare sdraiata così ancora, si tratterà di rimanere a letto solo un’altra settimana e poi riprenderai a muoverti- sorrido ancora debolmente. - È davvero necessario questo intervento? Non se ne potrebbe fare a meno?- Sam mi guarda allibito. - Diana … solo sottoponendoti a questo intervento potrai tornare a montare … - l’ortopedico mi scruta un attimo poi scuote la testa. - Dipende da cosa vuoi fare tu,Diana. Se vuoi tornare a fare la vita da amazzone è necessario,perché vedi?- e indica un punto sulla lastra dove si vede la vertebra fratturata tenuta insieme da una placca:- questo tipo di placca è un tipo standard, se non fai grandi sforzi o grandi attività che coinvolgono la schiena va benissimo;ma se vuoi tornare a fare un’attività come l’equitazione occorre mettere un’altra placca. Vedi? Tocca proprio sui nervi spinali. Quella che voglio mettere io è più piccola:salda ma non da fastidio a tutto il resto- annuisco. anche se credo che il medico non ha capito cosa io voglia intendere. Invece mio fratello ha capito molto bene e mi guarda allibito. E stupito. E … si, anche deluso. Non riesce a proferire parola. E so che ci sarebbero tantissime cose che vorrebbe dire. Sono io che con freddezza esclamo: - Dottore,può lasciarci soli due minuti a me e mio fratello?- lui guarda me,guarda Sam e annuisce. So che capisce la situazione, ma non vuole commentare,ne forzare me. Racimola le lastre ed esce. Io e Sam restiamo da soli. Ho aspettato tanto questo momento, mi son preparata il discorso da fare a Sam in mille modi,ripetendolo anche a voce alta. Ma non pensavo che sarebbe successo così presto,non credevo che mio fratello sarebbe entrato come una furia in camera mia gridando “Diana,ho trovato un ortopedico che può curare il tuo problema. È un genio,ha operato un sacco di sportivi,vedrai ti rimetterà in sesto” e il giorno dopo comparisse con quest’uomo che senza ascoltare il mio parere ha cominciato a parlare di ciò che ho e di cosa potrò avere eccetera. Carolyn mi ha detto che erano giorni che cercava un esperto simile su internet,tramite inserzioni e conoscenze. Quindi il momento è arrivato. Devo farlo ora. Non posso più illuderlo oltre. Non la prenderà bene,lo so,ma devo farlo. È mio fratello,capirà. Ma ora,mentre lui mi guarda sconvolto aspettandosi una spiegazione,io non so più cosa dire. Mi schiarisco la gola, prendo quel coraggio che mi aiutava ad affrontare gli ostacoli più difficili e dico:- - Sam … io,non so se ho voglia di ricominciare. Io … - avevo fatto tutto un discorso perfetto. Mi ero preparata puntando sulla perdita di Vianus, sul fatto che non posso far del male ai cavalli per dei sogni di gloria,sul fatto che non sarei più quella di prima e probabilmente perderei tutto il mio mordente. Avevo tutto un discorso perfetto in mente ma adesso,guardando l’espressione di Sam che diventa sempre più cupa e delusa, e vedere il suo entusiasmo sciamare, mi sento mancare le parole. Mio fratello abbassa gradualmente lo sguardo e mi rendo conto di avergli conficcato una spada dritta nel cuore. Dopo i nostri genitori,ora anche io. Non so cosa fare,non so cosa dire. Ma non me la sento di affrontare un’operazione che risulterà inutile. Avrebbe comunque una delusione, o adesso o dopo. Ma capisco bene che questo è davvero troppo. Seguono secondi di profondo silenzio. Un silenzio carico di aspettativa ma allo stesso tempo di delusione. - S … Sammy. Io … so che ti sto facendo del male. Ma .. credimi, non ho scelta. Io … io non posso tornare a montare … io .. senza Vianus … non posso. Per realizzare i nostri sogni ucciderei un altro cavallo e non voglio che succeda .. Sam… - Sam non risponde. Guarda il pavimento inespressivo. - Sam, ti prego- dico con le lacrime agli occhi e la voce incrinata:- cerca di capirmi, io … non posso. Io … - sento che sto per scoppiare a piangere. Sento che sto per cedere ma devo continuare. Devo fargli capire le mie motivazioni. Deve capire che non è soltanto un capriccio. Di colpo alza la testa ma non mi guarda in faccia. Guarda dritto davanti a se, il vuoto. - Va bene Diana- esclama con una voce piatta e gelida,come non gliel’avevo mai sentita prima:- dirò al medico che rifiuti l’operazione. Va bene così- nessuna parola come “L’importante è la tua salute” o “Tranquilla, ti capisco” per farmi capire che ha capito il motivo per cui voglio smettere. Sam ha solo capito che sono una codarda, che voglio buttare via 17 anni di duro lavoro,sacrificio e impegno. - Sammy!- esclamo piagnucolando:- ti prego non fare così. Cerca … cerca di capire come sto… Sam per favore … - lui annuisce e cerca di tirare le labbra in un sorriso. Con scarso successo. - Ti capisco sorellina- ed esce dalla camera. - SAMMY!- grido in preda alla disperazione e scoppiando a piangere. Ma lui non si volta. Prima Vianus, ora Sam. Sto ammazzando tutti coloro che mi stanno intorno. Sono una persona orribile. Sam non viene più a trovarmi. O viene giusto una volta ogni tanto. Dice che è preso dal lavoro,che in scuderia c’è troppo da fare, quindi può venire meno volte. Ma io so benissimo che non è per quello che ha ridotto drasticamente le visite: ha il cuore a pezzi. È deluso dalla sua unica speranza. E posso capire,solo adesso quale sia il motivo per cui mi ha messo in sella. Non so perché i nostri genitori ci hanno abbandonato, ma se lui si è dedicato anima e corpo all’equitazione cercando di farmi arrivare ai massimi livelli,probabilmente era per far vedere proprio a loro di cosa sarebbe stato capace,di cosa saremmo stati capaci io e lui da soli,senza di loro. Il motivo per cui abbia scelto proprio l’equitazione non lo so. So solo che adesso anche la riabilitazione di base non mi interessa più. Un giorno finalmente mi tolgono la fasciatura alla schiena: è ora di recuperare del tutto. I fisioterapisti entrano in camera mia e con un gran sorriso e con movimenti abili mi liberano dall’imbraco. - Bene Diana- esclamano:- è ora di uscire da questo letto- mi aiutano delicatamente a scendere. Sento una sensazione strana: è più di un mese che non scendo dal letto. Il contatto col pavimento gelido mi fa sussultare. Ma la cosa peggiore, è la sensazione di non reggermi in piedi. Mi sento mancare la forza e cadrei se non ci fosse uno dei fisioterapisti a sostenermi. - Piano, con calma- mi sussurra dolcemente l’uomo:- è normale all’inizio non reggersi,ma se facciamo tutto con calma andrà tutto bene. Non c’è fretta Diana-l’altro fisioterapista mi allunga un paio di stampelle. - Prova a poggiare tutti e due i piedi,Diana. Scarica tutto il peso- eseguo. Non appena poggio il piede destro lo sento trafiggersi da mille spilli. Sento il ginocchio esplodere e vorrei gridare. Sul braccio destro non riesco ad appoggiarmi e la schiena non ha forza. Comincio a sudare per lo sforzo. - Coraggio- esclama il fisioterapista che mi ha porto le stampelle:- non sei più abituata a stare in piedi,ma ne sei capace. All’inizio è normale. Prova a fare un passo- racimolando tutto il mio coraggio allungo il piede sinistro. Il piede destro sentendo tutto il peso vacilla. - Prima col destro- esclama il fisioterapista che mi sostiene:- hai i muscoli ancora troppo deboli. Lascia il carico pesante alla parte sana,per ora- cerco di obbedire. I due fisioterapisti cercano di farmi fare qualche passo,ma credo di non aver mai sofferto così tanto: i muscoli gemono, il braccio trema,e il ginocchio appena sposto un po’ il peso da chiari segni di cedere. Le vertebre urlano di dolore. Per fare due passi, mi sembra di aver fatto ore e ore di allenamento. Il fisioterapista che non mi sostiene guarda tutto con aria impassibile. L’altro mi aiuta e cerca di dirmi come fare per non perdere l’equilibrio. Mi sento un’imbecille. Dopo un’ora di sforzi i due fisioterapisti decidono che per oggi può bastare. Da oggi comincerà un lungo ciclo di fisioterapia intensiva, e come compito mi lasciano di provare a fare qualche passo da sola. Non appena tocco il letto,sfinita,crollo nel sonno. Al mio risveglio trovo Carolyn è seduta vicino a me. - Carry- esclamo con la voce un po’ impastata dal sonno. Quanto ho dormito? La mia amica mi guarda seria. - Ciao Dixy, come stai?- sembra ancora più adulta dell’ultima volta che l’ho vista. Non c’è forma di euforia nelle sue parole né nella sua espressione. E sembra che mi stia rimproverando con lo sguardo. In risposta alla sua domanda scuoto le spalle. - Ho ricominciato oggi la riabilitazione totale,sono a pezzi- Carolyn annuisce. - Lo vedo dalla tua espressione, si vede che sei provata … - ancora quella scintilla di rimprovero. Non c’è più preoccupazione o compassione. Solo rimprovero. - Carry se hai qualcosa da dire dilla,non farmi le prediche silenziose- la mia amica sospira. - Credo che tu sappia perché sto per farti una predica- sì,lo so. Ma fra me e lei non ci sono mai stati segreti,quindi voglio che mi dica tutto quello che ha da dire. - È per Sam vero? Carry so di averlo ferito,ma io davvero non me la sento di sottopormi a un altro intervento per poi tornare a fare una cosa che non voglio più fare. Anche Dean mi aveva detto di non abbandonare questa strada perché è la mia strada, mi avete detto che avrei fatto del male a Sam,ma porca miseria, chi si cura di cosa fa male a me? Cosa ne sapete voi di quale sia la mia strada? Non capite che senza il mio cavallo di punta,quel cavallo che mi ha vista crescere,con cui ho fatto tutti i tipi d concorsi,dai più semplici ai più difficili, io non sarò più la stessa? Non ho più voglia di andare avanti senza di lui?- Carolyn resta in silenzio ad ascoltare il mio sfogo. Quando finisco ci fissiamo in silenzio per secondi che sembrano durare un’infinità. Poi lei sospira. - Diana … - sembra non saper che dire. Poi si alza e ritorna poco dopo con una sedia a rotelle. - Andiamo a farci un giro,sei stata troppo tempo chiusa in una camera, non sai più cosa sia l’aria aperta. E qui c’è uno scenario bellissimo- mi aiuta a mettermi sulla sedia e poi usciamo dalla camera,dall’ospedale. Fuori,all’aria aperta. Non mi ricordavo come fosse la luce solare sulla pelle. Non ricordavo il colore degli alberi,non ricordavo il senso di pace e felicità che da la visione di una bella giornata. Mi sento un po’ come un vampiro: costretta a non poter vedere la luce per tanto tempo. Inizialmente resto abbagliata e il contatto con la luce mi irrita. Ma dopo mi lascio cullare dai raggi solari che giocano sulla mia pelle. Carolyn spinge la carrozzina lungo le strade ormai. Vedo tutti i degenti che si godono una bella giornata di sole all’aperto. Vedo persone come me, con protesi e tutori che camminano con i propri amici o da soli. Una cosa fondamentale li differisce però da me: la voglia di ricominciare. Vedo nei loro occhi la voglia di combattere e andare avanti. Percepisco sulla pelle la loro energia. Sono per lo più ragazzi simili a me, sportivi,che hanno subito gli infortuni più disparati. E pure le loro espressioni esprimono coraggio,e grinta. E l’impazienza di ricominciare. Carolyn non parla ma ho capito benissimo cosa vuole trasmettermi. Mi ha fatta uscire per farmi capire che non sono l’unica ad aver subito un infortunio, non sono l’unica ad aver visto crollare i propri sogni. Eppure io ho mollato,mentre gli altri combattono. Carolyn si ferma vicino a una panchina, mette la carrozzella di fronte alla panchina in modo che ci possiamo guardare negli occhi e si siede. - Hai visto Dixy?- mi chiede. Annuisco. - Tutti hanno dei problemi,tutti hanno degli ostacoli,ma nessuno si ritira al primo rifiuto. Tu … sei stata molto fortunata ad avere un fratello che coltivasse i tuoi sogni sin da subito,da quando eri ancora piccolissima. Molti non hanno questa fortuna e molti pur lottando come leoni non riescono a realizzarli. Molte volte ci sono persone motivate al massimo che per tanti motivi sono costretti ad abbandonare. Adesso,non ti voglio colpevolizzare,ne voglio fare io la vittima, però voglio portarti la mia testimonianza. - Io ho sempre amato i cavalli,sin da quando ero molto piccola. Avevo una sorella più grande che aveva la mia stessa passione e me l’ha trasmessa. I miei genitori non erano d’accordo ma mia sorella mi faceva sempre cavalcare e mi ha insegnato lei le basi. Quando poi ho cominciato a fare gare i miei genitori si sono opposti drasticamente: non dovevo perdermi in sciocchezze come lo sport e i falsi sogni di gloria,dovevo solo andare bene a scuola per diventare un buon medico come mio padre. Ma io sentivo che quella non era la mia strada. Io mi sentivo felice, ma soprattutto mi sentivo me stessa solo quando ero in sella a un cavallo. A 15 anni i miei genitori mi hanno dato l’ultimatum: se volevo vivere sotto il loro tetto,dovevo studiare e basta. Ovviamente mi sono ribellata a questa sciocca punizione e me ne sono andata di casa sbattendo la porta. Sono andata a vivere da mia sorella. Lei ne era contentissima ma non poteva mantenermi del tutto,aveva una famiglia da mandare avanti, così ho cominciato a lavorare. Ho cercato lavoro presso agriturismi e maneggi in modo che potessi imparare sempre di più,fare gare e avere la possibilità di avere a disposizione sempre almeno un cavallo per andare avanti e coltivare il mio sogno più grande. Non è stato affatto semplice, spesso non andavo d’accordo con i proprietari e mi trovavo a fare i box senza mai montare a cavallo. Sono stati anni molto duri, poi per fortuna, tre anni fa una coppia di anziani mi ha affidato il loro maneggio e mi sono potuta creare la mia scuderia in modo da poter avere dei cavalli miei che mi permettessero di arrivare a questi livelli. E io sono stata molto fortunata ad avere l’appoggio totale di mia sorella: un’altra mia amica non ha avuto il mio stesso coraggio e pur facendosi in quattro non è riuscita ad andare molto avanti. Diana io non sto parlando di tuo fratello,sto parlando di te. Non saresti mai arrivata dove sei arrivata ora se non ti piacesse davvero l’equitazione,non avresti ottenuto i risultati brillanti che hai ottenuto sin ora anche con cavalli che erano dati per scadenti. E … - Carolyn ha un attimo di esitazione. Io non dico nulla. - E .. Dixy tu e tuo fratello vi stavate battendo per una cosa molto,molto più grossa della semplice fama. Credimi … - - Sì, lo so- esclamo io. Carolyn mi guarda sconcertata:- lo so che Sam voleva far vedere di cosa fosse capace senza i miei genitori, l’ho capito sai?-Carolyn scuote la testa. - No … non è solo questo- si alza dalla sedia:- ora rientriamo,devo andare. Comunque Diana, non buttare via tutto così. Lo so che te l’ho già detto e sembra che io voglia insistere, ma sappi che a me non me ne viene in tasca nulla. Lo dico per te, e per il tuo futuro- annuisco senza più dire nulla. - Comunque, chiama Sam. Non ti arrabbiare se ti parrà freddo e distaccato, ma chiamalo. E soprattutto,fatti spiegare perché lui ti ha messo in sella sin da piccola. Capirai tutto il suo tormento- arriviamo in camera e Carolyn mi aiuta a distendermi sul letto. Mi da un bacio sulla fronte e dice: - Tra qualche giorno partirò per un giro di gare in tutto il mondo prima delle Olimpiadi. Sarò in ritiro quindi non potrò tornare a trovarti. Ci sentiremo,certo,ma tornerò solo finite le Olimpiadi. Diana, mi aspetto di non vederti qui- apre la borsa e mi porge un DVD:- e se hai ancora qualche dubbio,guarda questo video!- mi saluta ed esce dalla camera.
  
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