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Autore: WING    12/07/2013    6 recensioni
Io sono la morte
io dono la vita.
Io sono la morte
io chiedo la vita.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg
e per chi volesse rendere la lettura ancora più suggestiva
http://www.youtube.com/watch?v=A16VcQdTL80
 
 
 
CAPITOLO QUARTO
– SPERANZA –

 
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<< Dovrei presentarmi? >> chiedeva una voce flebile, al padre.
<< Certo piccola mia. È un’opportunità che non capita tutti i giorni. >> la incoraggiava l’uomo.
<< Concordo con tuo padre, Speranza, credo proprio tu debba almeno provarci. La dama è una povera donna, sola, in una villa tanto grande... >> le sorrise affettuosa la madre.
<< E poi farai colpo di sicuro! – esordì il fratello – con i tuoi capelli neri e gli occhi chiari, non potrà rifiutarti! >> concluse ridendo.
<< Paul, non è mica un mio pretendente! >> Speranza sorrise, unendosi alla risata del fratello.
 
La mattina successiva aveva già fatto conoscenza con Nadia, il personale e si era già abituata ai labirintosi corridoi della dimora.
Quando la dama la raggiunse, Speranza si trovava in giardino a curare le rose.
<< Buongiorno tesoro! >> squittì allegra, nonostante gli occhi fossero rossi e gonfi.
<< Buongiorno a lei. >> fece un lieve inchino.
Nadia la scrutò un attimo in silenzio, mettendola un po’ in soggezione, girandole attorno e annuendo fra sé e sé.
<< Ti andrebbe se ti affidassi una mansione speciale? >> domandò, illuminandosi.
<< Sicur- >>
<< Ma certo che ti andrebbe! >> la interruppe Nadia, battendo un paio di volte le mani.
Speranza sorrise.
<< Vieni domani mattina, alle 7.00, nella sala da pranzo. >> concluse la donna, annuendo solennemente e incrociando le mani in grembo.
Poi si allontanò, trascinando il suo esile corpo, come fosse di granito.
Quando il vestito rosso fu scomparso oltre la scalinata, Speranza tornò ad occuparsi delle piante e dei fiori.
 
Quella notte Nadia si recò dal figlio per dargli, l’ennesima, buona, notizia.
Nathan l’aspettava appoggiato al muro, con le braccia incrociate e gli occhi chiusi, mentre a labbra sigillate canticchiava un motivetto.
<< Figliolo? >> domandò la donna, allungando un braccio verso di lui.
<< Fatemi indovinare. Ne avete trovata un'altra, vero? Sento il suo profumo anche rinchiuso qui dentro. >> disse eccitato, ad occhi chiusi, inspirando con le narici.
Nadia s’illuminò, tirandosi dritta e sorridendo.
<< È un buon segno, vero? Certo... certo che lo è! Ha un buon profumo, lei potrà salvarti! È questo il segno che stavamo aspettando! Piccolo mio, questa è la volta buona! >> esultava, andando avanti e indietro.
<< No, donna – la interruppe lapidario Nathan, sfumando il tono in un risolino – vuole solo dire che la sua anima mi sazierà molto più di tutte le precedenti. >> concluse, inumidendo il labbro superiore con la punta della lingua.
<< No, no, allora è per il suo nome... Speranza... sa di speranza! È quella giusta, è quella giusta! >> insisteva la donna.
Il ragazzo ridacchiò.
<< Sono davvero ammirato da come siate in grado di riprendervi facilmente dopo la morte di una ragazza. Eh, ormai ne siete abituata – ghignò – ma facciamo così: questa volta le dovete dire tutto, tutto quello che sono, tutto quello che ho fatto; voglio imbastire un bello spettacolino, mi fascerò gli occhi... aspettando che sia lei a togliermi la benda perché io la uccida. – si passò un dito sulle labbra – Così sarà tutto più bello, non trovate? Più suspense per voi, maggior divertimento per me, un magnifico tributo per il mio creatore... >> disse guardando il soffitto e puntando poi uno sguardo di superiorità in quello della donna, prima che questa se ne andasse.
 
La mattina seguente Speranza si trovava davanti alla piccola porticina, tremante, con gli occhi sbarrati dalla paura.
<< Tesoro, perché ti preoccupi? Sei la ragazza giusta! >> le diceva Nadia, con voce acuta.
Ma Speranza non aveva intenzione di entrare in quella stanza.
<< Perché sei spaventata? Devi solo guarire il mio bambino. >> le ripeteva la donna, con disarmante naturalezza.
Speranza restava comunque immobile, con lo sguardo fisso sulla porta, come se potesse vederne attraverso.
Fu così che Nadia la prese e la spintonò oltre la soglia.
La giovane urlò e si divincolò, ma improvvisamente quella donna minuta sembrava avere un’incredibile forza. Strillò e tentò di liberarsi fino a quando la porta in metallo non le si sigillò alle spalle.
Speranza si rannicchiò alla parete.
In quel momento parve diventare pietra. Non riusciva più parlare, non riusciva più a muoversi, ancora un po’ e non avrebbe più respirato. Il terrore la paralizzava.
Decise di chiudere gli occhi, così il demone non avrebbe potuto nuocerle.
 
Rimase in quella posizione per del tempo che a lei parve interminabile, fino a quando qualcuno non bussò al grande portone: tre colpi, sordi.
I rintocchi nel legno echeggiarono un altro po’ nella stanza.
Poi ci fu di nuovo silenzio, per un attimo soltanto.
<< Ti prego! No! Non farmi del male! Non ho fatto nulla, oggi! >> gridò una voce maschile.
I singhiozzi del ragazzo iniziarono poco dopo.
Speranza spalancò gli occhi.
Ci mise un attimo ad abituarsi all’oscurità della stanza.
Poi li vide.
Un piccolo tavolino, nel legno incisi mille graffi, una sedia gettata a terra e abbandonata al centro della stanza. Grosse catene in metallo sparse per tutto il pavimento.
<< Siete voi il demone? >> chiese dubbiosa e confusa la ragazza.
Sentì il ragazzo sussultare e, finalmente, riuscì a individuarlo, nascosto nell’ombra.
<< Ti ha mandato lei? >> chiese lui con voce impaurita.
<< La dama? >> domandò scettica Speranza.
Solo in quel momento si rese conto che il ragazzo aveva una benda bianca attorno agli occhi, e delle catene che lo imprigionavano al pavimento, in un angolo della stanza.
In un primo momento si sentì tranquillizzata, dai suoi occhi coperti, poi non riuscì a dare una spiegazione alle catene.
<< Sì, mi ha mandato lei. >> nonostante tutto quello che stava vedendo le parole della donna le penetravano ancora i ricordi.
<< Cosa ti ha detto? Che ho tentato di uccidermi? Che odio il modo in cui devo stare al mondo? Di solito giustifica così il fatto che mi tenga incatenato. >> sussurrava, con voce flebile, spezzata dal pianto.
Speranza gli si avvicinò, lentamente, fino a poter scorgere i contorni magri di un ragazzo albino.
Si portò istintivamente una mano alla bocca.
Una strana tranquillità la invase e  le fece dimenticare tutto il racconto sulla sua natura.
Gli corse incontro.
<< Che ti ha fatto? Da quanto tempo ti tiene rinchiuso? >> domandò apprensiva, toccando la sua pelle ghiacciata.
<< Non me lo ricordo... >> sospirò il ragazzo, quasi sull’orlo di una crisi di pianto.
La ragazza, senza pensarci, lo abbracciò e quando il volto di Nathan fu nascosto fra i suoi capelli, le sue labbra si allargarono in un sorrisetto divertito.
<< Ti prego, portami via... ti prego... >> continuò a piagnucolare quando l’abbraccio fu sciolto.
La ragazza assentì con il volto, portando le sue dita sulla benda.
Speranza tremò; d’insicurezza.
Nathan tremò; d’impazienza.
<< Tranquillo, non voglio fati del male... Forse è vero che ti posso salvare: ti salverò da quella donna! >> gli diceva rassicurante la ragazza mentre sfilava la stoffa dal suo viso.
Nathan teneva comunque il volto basso e gli occhi chiusi.
La voce del ragazzo si fece improvvisamente bassa e gutturale, ma riuscendo a mantenere un tono tremendamente suadente.
<< Sai Speranza, le persone credono che quando qualcuno nasca con una qualsiasi deformazione fisica o mentale sia impossessato dal demonio – una risata dai toni bassi – illusi. Non possono nemmeno immaginare che cosa significhi avere un demone dentro. >> terminò, con una punta di superiorità nella voce.
Ci fu un attimo di silenzio, inondato dal terrore.
<< Come fai a conoscere il mio nome? >> chiese improvvisamente allarmata la ragazza.
Nathan ridacchiò, divertito.
<< Lo conosco perché tutto quello che ti ha detto quella donna questa mattina, è vero. >> le sussurrò all’orecchio, aprendo gli occhi e voltandoli verso quelli di lei.
Speranza andò in apnea per qualche secondo, prima che il suo corpo fosse scosso da forti tremiti.
<< Avrai il privilegio di vedere cos’è in grado di fare una persona sotto il controllo del mio creatore! >>
Le catene che lo imprigionavano si dissolsero e Nathan gettò la ragazza per terra e quando questa tentò di scappare via il demone la trascinò sotto al proprio corpo, strinse le proprie gambe contro il suo addome mentre con una mano le immobilizzò entrambi i polsi.
<< Pensava che, solo perché ti chiami Speranza, avresti potuto salvarmi? >> un sorriso sadico, un tono ironico.
Con la punta dell’indice iniziò a seguire il profilo delle sue braccia, poi il collo, il petto, il ventre; lasciando la pelle ustionata, dopo il suo passaggio.
La ragazza gemeva, piangeva, gridava, accrescendo solamente l’appagamento del ragazzo.
<< Sai, quando ero piccolo, non ero così forte – iniziò, mentre continuava a bruciare le membra della sua vittima, ciondolando la testa – mi toccava sempre usare un’arma. La mia prima volta – tremò di piacere al solo ricordo – usai un piccolo pugnale di rame... >>.
I singhiozzi della ragazza divennero più forti.
<< Lo so, lo so, vorresti che io la smettessi. – ridacchiò con voce sommessa, sollevandole il mento, tenendolo fra pollice e indice – vuoi davvero che tutto questo finisca? Lo vuoi davvero? >>
Nathan la fissò negli occhi, facendole tremare l’anima dal dolore.
La giovane annuì, con le lacrime agli occhi.
<< Come preferisci. >> ringhiò divertito.
Premette la sua mano contro il petto della ragazza con sempre maggiore forza, fino a quando le unghie non iniziarono a perforarle la carne.
Speranza irrigidì il corpo, inarcando la schiena, senza riuscire ad emettere alcun suono.
<< Lasciati andare al mio tocco, lascia libera la tua anima nelle mie mani. Perché Lui ha sete. Perché Lui ha fame. >> disse con voce profonda e gutturale.
Quando Nathan le toccò il cuore e glielo strappò dal petto, il sangue schizzò, macchiando le pareti grigie e tingendole di cremisi.
Il cuore della vittima pulsava ancora quando l’anima della ragazza si sollevò dal suo corpo senza vita attratta dagli occhi del demone.
Ci furono solo tre ultimi battiti, sordi, poi nella stanza calò il più assoluto silenzio.
Solo allora gli occhi del ragazzo tornarono solidi.
 
<< Perché... perché non ha funzionato... perché? >> piagnucolava Nadia.
<< Perché non c’è nulla che voi possiate fare, se non soffrire dei vostri errori. >> sorrise malizioso.
<< Lei doveva essere quella giusta... >> continuava imperterrita.
<< Sì, lo era. Dovevate esserci, per assaporare i suoi rantoli pietosi; esserci, per inebriarvi del suo sangue... – Nathan fremeva leggermente – superereste proprio voi stesse se la prossima ragazza fosse meglio di questa. Quasi impossibile, certo... ma so che non mi deluderete, alla fine, non so come, riuscite sempre ad eccellere nella scelta della mia ricompensa. >> rise, soddisfatto.
Nadia fece un sorrisetto strano, come se quell’orribile complimento la riempisse di orgoglio, poi se ne andò nelle proprie stanze.
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Quinto venerdì! E io sono in vacanza XD
Vi sarà sembrata inutile la presenza di Speranza e anche la sua morte.
Ma ho lasciato trasparire altri dettagli su Nathan, informazioni che altrimenti non sarebbero mai giunte fino a voi :D
E poi scrivere di Nathan e Nadia mi piaceva troppo, per non dare loro gli spazi che meritavano! u.u
Dai, magari la volta prossima è quella buona, magari...  
Inoltre questo è il mio –quasi- capitolo preferito, perché i prossimi due saranno Sublimi! <3
Se avete delle incertezze, aspettate a chiedere (o contattatemi privatamente), onde evitare di anticipare notizie future ^^
 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
Per vedere i disegni di questa storia e saperne di più, la mia pagina fb è questa:  https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl
   
 
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