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Autore: TaliaAckerman    13/07/2013    9 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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8




Vennero nella stanza al calar della sera.
Dubhne aveva tentato di scacciare la consapevolezza che quel momento sarebbe arrivato, ma quando udì alla fine bussare alla porta, la colse un tuffo al cuore.
Posso sempre far finta di essere morta.
Che diavolo di idea era? Mettersi in cattiva luce fin dall’inizio, mostrare a tutti la propria fragilità, la propria ingenuità e la propria codardia. No, decisamente non era il caso. Eppure i suoi capelli, così lunghi, splendenti…
Cercando di non piangere proprio il primo giorno di permanenza a Città dei Re, saltò giù dalla propria brandina e andò ad aprire. Sulla soglia c’erano Claris e Xenja. Claris sembrava un po’ dispiaciuta per lei, Xenja aveva un’aria assente, come se il trovarsi lì non le facesse né caldo né freddo.
– Dubhne, mi dispiace ma…- cominciò Claris indicando i suoi capelli con un vago gesto della mano. Sforzandosi di non apparire debole, lei scosse la testa. – Io… va bene. Fate quello che dovete.
Forse Malcom si era aspettato che opponesse più resistenza, pensò Dubhne mentre si sedeva sulla seggiola di legno nell’angolo. O almeno, questo avrebbe suggerito la decisione di mandare da lei due Combattenti esperte con la sola “missione” di tagliarle i capelli. Sorrise amaramente a quel pensiero.
Xenja estrasse un coltello dall’aria piuttosto affilata, mentre Claris sollevava le ciocche da recidere tenendole tese. Al primo taglio, una lacrima spuntò silenziosa in uno degli occhi di Dubhne. Vide alcuni capelli cadere a terra. Chiuse gli occhi.
Non pensarci, si disse. Xenja continuò con noncuranza ad accorciarle i capelli, fino a lasciarglieli cadere appena sotto le orecchie.
– Ho finito - annunciò. Dubhne riaprì gli occhi, e si passò una mano fra i capelli, che si erano ridotti a una zazzera ispida e disordinata. Fece di tutto per trattenere un singhiozzo. Xenja si avviò verso la porta, rinfilando il coltello nel fodero. Prima di sparire però si voltò verso le altre due.
– Domani gli allenamenti cominciano all’alba. Vedi di arrivare in orario, o pagheremo tutti - avvisò Dubhne, il tono improvvisamente minaccioso. Poi uscì.
La ragazza rimase zitta.
– Ehm, Dubhne…- fece Claris esitante. – Se vuoi puoi… insomma, ho portato questo. – sollevò un piccolo specchietto che Dubhne non aveva notato. – Vuoi… guardarti?
Dubhne continuò a tacere, poi lo prese dalle mani della giovane. Facendosi coraggio, guardò il proprio riflesso. Dovette ricorrere a tutto il proprio controllo per non scoppiare in lacrime. Le ciocche un tempo morbide e setose si erano ridotte a ciuffi ritti e disordinati. Non c’era più niente di lei in quell’immagine.
– Ma è… è…- balbettò sconvolta. Claris le prese una mano e la fissò negli occhi. – Lo so. Ma devi farti coraggio. Ricresceranno.


Il sole non era ancora sorto del tutto. Le vie di Città dei Re erano ancora quasi deserte, e quell’opprimente silenzio conferiva alla capitale un alone strano.
Nell’immensa piazza che si apriva davanti al palazzo Cerman, il frastuono delle armi che cozzavano l’una contro l’altra era l’unica fonte di rumore. Decine di Combattenti erano impegnati negli allenamenti, e quello era solo il minimo. Claris le aveva detto che probabilmente presto sarebbero arrivate almeno altre due squadre.
Dubhne teneva in mano una spada dalle dimensioni ridotte. Davanti a lei, Socka aveva un’aria spaventata quasi quanto la sua e brandiva una piccola sciabola. A supervisionare il loro primo combattimento con armi vere sarebbe stato Malcom Shist in persona. Seduto sugli scalini della facciata, squadrava i due neo Combattenti con aria impaziente.
Claris e una giovane di nome Agnes, che avrebbero dovuto duellare lì vicino, si fermarono per osservarli. L’ansia di Dubhne non fece che aumentare.
Avanti, muoviti. È solo un allenamento. Il tuo avversario è Richard. E tu lo hai sempre battuto. Avanti, muoviti!
Solo che quelle non erano armi di legno. A guardarli non erano gli occhi entusiasti di Camm.
“Fa’ qualcosa!” parevano dirle gli occhi scuri di Claris, sempre puntati su di lei.
Dai, che sei brava!
Dubhne alzò la spada prima che Shist avesse il tempo di rimbrottarla, e gettando all’aria ogni prudenza si gettò su Socka. Questi, costretto a reagire, intercettò il colpo con la lama della sciabola. I due ragazzi rimasero un attimo in quella scomoda e faticosa posizione, senza sapere come continuare. Il loro sguardo saettava dalle lame luccicanti agli occhi dell’altro. Alla fine, con un balzo il ragazzo si staccò dall’avversaria.
– Dovete muovervi!- esclamò Malcom, irritato. – Credete che un vero Combattente perderebbe così tanto tempo? Sareste già morti tutti e due, se questa fosse l’Arena!
Dubhne si sentiva umiliata e, ormai, gli sguardi di Claris e Agnes non erano i soli ad essere puntati su di loro. Un’antica rabbia tornò a bruciare dentro di lei.
Strinse più forte l’impugnatura della propria arma, e si fece coraggio.
È ciò che devi fare.
Si lanciò nuovamente su Socka, martellando la sua lama di colpi. Imprecisi, certo. Ma poderosi. Il ragazzo, intimidito, cercò di parare come poté, mentre affannosamente indietreggiava sempre di più.
– Smettila di tentare di colpirlo. Colpiscilo! – tuonò Malcom Shist, alzandosi in piedi. Claris notò un lampo pericoloso brillare negli occhi dell’amica. Dubhne caricò un ultimo colpo, e mentre il piatto della lama si abbatteva sul polso dell’avversario e la sciabola gli volava via di mano, la ragazza puntò la propria spada dritta sul suo petto, nel punto in cui batteva il cuore.
Ho vinto.
– Ragazzo, lasciatelo dire: sei imbarazzante. – sbuffò Malcom, avvicinandosi - Dubhne, vedi di non montarti la testa. Non c’è nulla di glorioso nel battere un incapace. Adesso vieni, vediamo come te la cavi con Mia.
– Ehm… e io? - fece Socka timidamente. La risposta dell’uomo fu impietosa:- Vai ad allenarti con Camin e Drembow.
Drembow era il più giovane membro della squadra; Camin doveva avere un paio di anni in più di lui, ma era esile quanto un fuscello. Entrambi si allenavano ancora con bastoni e armi di legno.
Mentre seguiva il proprio padrone fra gli altri Combattenti, Dubhne non si sentiva soddisfatta. Certo, nel momento in cui aveva disarmato Socka aveva sentito qualcosa dentro di sé, l’ombra di quell’ardore che la caratterizzava negli scontri con i figli di Archie. Ma la fiammella si era estinta in fretta; ora era tornata la paura. Mia, ricordava ciò che Claris le aveva detto su di lei: l’avrebbe uccisa? Avrebbe spezzato la vita di qualcuno in allenamento solo per dimostrare quanto fosse brava? Al solo pensiero, la ragazza rabbrividì.
Alla fine Malcom si fermò e interruppe il duello che la Combattente aveva intrapreso con un giovane circa della sua età.
– Mia - chiamò Shist. – Dai una bella lezione a questa ragazzina.
La donna annuì con una smorfia annoiata sul viso. Dubhne quasi si sentì mancare, mentre tremante impugnava l’elsa della spada.
– Prima però…- interruppe Malcom a sorpresa. – Prova con questa - sorrise malignamente mentre prendeva una spada regolare dalle mani del Combattente con cui Mia si era allenata fino a poco prima. Dubhne avrebbe voluto protestare, ma pensò che contraddire Malcom sarebbe stata una cattiva idea. Facendosi forza, gli cedette la propria arma e prese con la mano destra quella che l’uomo le porgeva.
Dovette fare uno sforzo per non farsela cadere su un piede. Era troppo pesante per lei. Dovette ricorrere a entrambe le mani per riuscire a tenerla sollevata. L’imbarazzo tornò a farsi sentire più forte di prima; Malcom Shist la stava fissando con qualcosa di simile al disprezzo negli occhi mentre Mia si stava pulendo le unghie, tanto per sottolineare quanto la ragazzina fosse lenta.
E dai… forza…
Con un’enorme fatica si mise in posizione da combattimento. – Io sono pronta!- esclamò, cercando di mantenersi salda. Mia roteò la spada come se fosse leggerissima. Non disse nulla. Solo, si avventò su di lei con la furia di un Letjak. Istintivamente, Dubhne alzò la lama per difendersi, ma quando le due spade si incrociarono, il peso divenne insostenibile. La ragazza lasciò mollò l’impugnatura sull’elsa della propria e cadde a terra; fulminea l’avversaria le fu sopra, puntandole la propria lama alla gola.
– Battuta - mormorò soddisfatta tra i denti. - Ora posso tornare ad allenarmi seriamente?- chiese poi rivolta a Malcom, rimettendosi in piedi e lasciando andare Dubhne. Questa si massaggiò la gola. Era viva.
Shist parve valutarla un attimo, poi le strappò di mano la spada e la restituì al ragazzo. – Continuate pure – annunciò rivolto a Mia. Poi fece cenno a Dubhne di seguirlo.
– È evidente che Mia sia ancora troppo per te. Vediamo se con Jim te la cavi meglio…
Dubhne avrebbe voluto rispondere che no, era solo una povera ragazzina spaurita, che era impensabile farla battere con ragazzi più grandi di lei, tutti inferociti e abili nel combattimento… E invece non parlò. Ancora una volta, tenne la bocca chiusa.
– Ed è anche palese – continuò Malcom, continuando a camminare. – Che le spade vere per te sono come macigni. Prova con questo. – Estrasse dalla propria cintura un pugnale e glielo passò. Dubhne lo guardò con occhi interrogativi, mentre lui si fermava accanto ad un ragazzo dai capelli castano chiaro. La giovane notò con piacere che aveva un’aria leggermente più mite di Mia, e i suoi occhi nocciola trasmettevano un certo calore. Non era particolarmente alto o imponente, ma si vedeva che possedeva una certa agilità. Le gambe snelle erano pronte e scattanti, e il modo di muoversi sicuro, anche se ancora un po’ inesperto. Non era lì da troppo tempo, glielo si leggeva in volto.
– Un Combattente può utilizzare qualsiasi tipo di arma, nell’Arena – spiegò Malcom Shist. - A parte arco e frecce, naturalmente. Non sono in molti ad utilizzare i pugnali, ma qualcuno c’è. La tua amica non te l’ha detto?
Amica? Ah, già. Claris.
– Lei da sempre si batte con i pugnali. È una delle poche, ma ti assicuro che il risultato è piuttosto letale. Basta saper utilizzarli.
Jim intanto aveva impugnato la propria ascia ad unico taglio, e Dubhne si chiese come diavolo avrebbe fatto a cavarsela solamente con un pugnale. Doveva rischiare e lanciarlo? Oppure limitarsi a schivare e colpire nel momento più opportuno? Come se fosse facile, pensò infuriata e intimorita.
– Cominciate - fece Malcom. Come Dubhne aveva immaginato, Jim non colpì subito. Le probabilità di farsi molto male in quel caso erano alte per entrambi. Dubhne soprattutto.
Dopo aver valutato attentamente le proprie possibilità, il ragazzo si lanciò all’attacco.




Note: questo era il primo capitolo d'azione, finalmente ci sono arrivata^^ Spero come sempre che vi sia piaciuto. So di aver molte volte fatto riferimento ad avvenimenti/persone non ancora citati, ma a suo tempo andrà ogni cosa al suo posto. Recensite se avete voglia; ricevere complimenti, consigli e opinioni fa sempre piacere. Al prossimo capitolo, Joanna Lannister^^
  
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