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Autore: Claire66    14/07/2013    9 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Villa Conchiglia



Si smaterializzarono per la seconda volta, divisi in due gruppi, per non rischiare ancora come avevano fatto pochi minuti prima.
Draco era con la Luna, Olivander ed Hermione, e liberò la prima dal peso dell’anziano mago, sorreggendolo. Si sentiva in colpa per lo stato in cui si trovava il fabbricante di bacchette, sebbene non fosse stato lui a rinchiuderlo e ad interrogarlo, ma sapeva le pene che aveva passato, e per giunta sotto il suo tetto. Si chiese se potesse ancora chiamarlo “Il suo tetto”.
Una stretta allo stomaco lo raggiunse, non di rimorso o pentimento per la scelta fatta, ma per la consapevolezza di ciò che si era lasciato alle spalle.
Tuttavia ora stava decisamente meglio, uno dei numerosi massi che gli gravava sul cuore era scomparso.
Certo il fatto che avessero deciso di portarlo con loro non significava che avessero deciso di accettarlo, ma era sicuramente un passo più avanti, e quello appena superato era il più temuto. Per un momento aveva davvero avuto paura che avesse preso troppo tardi una decisione, che avrebbero deciso di lasciarlo lì, sebbene la cosa non sembrava combaciasse con i loro caratteri, almeno per quel poco che li conosceva.
Ora cominciava la parte veramente difficile, ma perlomeno gli era stata concessa l’opportunità di fare finalmente ciò che riteneva giusto. Se ci fosse riuscito, era tutto ancora da vedere, ma l’ignoto non lo spaventava più come una volta, dato che ora era libero.
Il buio opprimente che li aveva avvolti comprimendoli nel solito modo sgradevole svanì, lasciando il posto all’odore di salsedine ed al rumore della risacca.
Draco non sapeva dove si trovasse questa Villa Conchiglia, né a chi appartenesse, probabilmente ad uno dei Weasley, ma a quanto pareva il nome derivava dalla vicinanza al mare.
La seconda smaterializzazione aveva fatto rinvenire Marie, cosa che lo preoccupò e sollevò contemporaneamente.
Bizzarro, si preoccupava per uno dei Potter?!
Cercò di giustificarsi, era normale che si preoccupasse, se li aveva appena aiutati a fuggire ed ora erano loro i suoi alleati, o almeno così sperava. Giusto?
Sentì che Marie chiedeva al fratello dove si trovassero, e quando lui le rispose, lei concluse con la voce debole ma soddisfatta: “Draco è riuscito a farci fuggire.”
Questa sua frase lo rasserenò, almeno la sua prima conclusione era che li aveva aiutati, non che voleva tender loro una trappola.
Harry si avviò sorreggendola verso la villetta che Draco intravedeva solo ora, da cui corse fuori una giovane e attraente donna dai capelli argentei, che riconobbe come Fleur Delacour.
Si ricordava che aveva partecipato al Torneo Tremaghi del quarto anno. O avrebbe fatto meglio a chiamarla Weasley?
Si avviarono anche loro verso la casa da cui spirava un’aria di tranquillità. Sebbene la luce fosse rada ed il cielo ancora adombrato dalla notte, tutto nell’aspetto di quell’edificio dava l’impressione che l’ambiente al suo interno ed attorno dovesse essere sereno e felice; le conchiglie incrostate nei muri le davano un aspetto fiabesco, e per un ingenuo momento quella casetta lo fece sognare. Se solo fosse bastato un edificio del genere con un bel paesaggio attorno per chiudere fuori tutto il male e gli orrori che ognuno di loro era costretto a vivere…
Si riscosse. Questo non sarebbe mai stato possibile, non così facilmente almeno, ma in altri modi forse ci riusciremo, si disse.
Appena ebbe concluso quella frase si accorse che aveva usato il plurale. Noi.
Inteso come lui ed i quattro? Stava cominciando a pensare troppo, si era improvvisamente trasformato in un tipo riflessivo, dopo i tanti giorni passati a rimuginare sulle ragioni per unirsi ai Potter; tutto quel riflettere cominciava a far correre troppo la sua immaginazione, doveva rimanere ben con i piedi per terra.
Inoltre si stupiva di sé stesso, non avrebbe mai creduto che allearsi con loro fosse per lui, sottolineò il per Lui, un processo così veloce.
Tuttavia ciò valeva solo in alcuni campi, come quello degli ideali; nelle reazioni e nelle battute si concentravano tutti gli anni di rivalità accanita che avevano portato avanti.
Arrivarono all’ingresso, in cui li aspettava un giovane uomo dai capelli rossi piuttosto lunghi. Sicuramente un altro dei Weasley, non sapeva come si chiamasse, prima d’ora non si era mai preoccupato di conoscere i nomi dei loro parenti, figurarsi, tra le loro famiglie era sempre circolato cattivo sangue, ed a questo in precedenza aveva anche contribuito.
Bill lo squadrò con uno sguardo indagatore e piuttosto sorpreso, ma non fece domande né accennò ad essere allarmato per la sua presenza, anche se era sull’attenti.
Draco immaginò che Potter gli avesse spiegato velocemente gli avvenimenti, e gli avesse detto che non rappresentava un pericolo immediato.
Bill rivolse loro un’ultima occhiata, in cui a Draco sembrò di scorgere perfino un briciolo di curiosità, prima di andare ad aiutare Hermione e Luna con il folletto, dopo aver fatto un breve cenno del capo al fratello, indicando le scale.
Portarono il fabbricante di bacchette in una piccola ma accogliente stanzetta; l’interno della casa era più o meno come se lo era immaginato, completamente diverso da ciò a cui era abituato. Persino l’arredamento lo faceva sentire fuori posto, figurarsi quando avrebbe dovuto affrontare gli altri, in una discussione più lunga e complicata di quella che era riuscito a fornire nella radura.
Era però una fortuna che si trovasse in un ambiente completamente diverso, lo aiutava ad ignorare i pensieri riguardanti il passato che cercavano in ogni momento di affiorare nella sua mente e trascinarlo sul fondo.
Fleur si affrettò verso Olivander con le braccia cariche di bende ed unguenti, con il viso segnato da rughe di preoccupazione.
“Vite Vite!” Disse, passando loro davanti, parlando più con sé stessa.
Rimasero lì fermi impalati, lui e Ron. Draco aspettava la mossa di Ron, che a quanto pare si sentiva stupido almeno quanto lui a stare lì immobile, e decise di scendere le scale, osservandosi attentamente le spalle. “Neanche fossi un’acromantula pronta ad attaccare.
No, forse ho sbagliato esempio, se sospettasse davvero che fossi pericoloso quanto un’acromantula, sarebbe corso giù dalle scale.”
Un sorriso sghembo gli si stiracchiò sulle labbra, ma fortuitamente durò solo pochi secondi, altrimenti lo avrebbero dato per matto, perché non c’era proprio nulla da ridere nella sua situazione, e nemmeno nella loro.
Passando davanti alla porta lasciata semi aperta da Fleur Draco sentì Harry e Marie discutere, lei con voce roca e debole, ma decisa, lui preoccupato ma tranquillo, come se sapesse già quello che la sorella stava per dire, o per contestare, in questo caso.
“Sto meglio ora, non voglio rimanere qui dentro come se fossi malata, voglio vedere Ron ed Hermione, e Luna, e mi devi aggiornare su ciò che mi sono persa, cos’ha detto Malfoy? Tu cosa ne pensi? A proposito di questo ti devo dire una cosa…E hai avuto anche tu la visione di Tu-Sai-Chi e Grindelwald vero…”
Stava parlando come un fiume in piena, Draco stentava a credere che pochi minuti prima fosse distrutta, come aveva fatto a riprendersi così velocemente?
Harry non sembrava per nulla sorpreso da tanta energia, ed aveva la risposta pronta, l’intesa tra i due era incredibile, non capitava mai che l’uno non fosse a conoscenza dello stato d’animo dell’altro.
L’ attenzione di Draco fu però attirata dal suo nome, cosa doveva dirgli su di lui? Che fosse il grande punto di domanda che si trovava ancora lì dove l’aveva lasciato nella sua mente, e la riguardava?
Non riusciva ancora, e non credeva che ci sarebbe mai riuscito in futuro, a dare una spiegazione al fenomeno che era avvenuto quando lei gli aveva chiesto aiuto.
Aveva solo delle vaghissime informazioni, neanche lontanamente sufficienti per poter fare una supposizione coerente. Avrebbe dovuto darsi da fare per cercare delle risposte.
“Marie, poco fa non riuscivi nemmeno a reggerti in piedi. Fleur ha detto che è normale che dopo aver ricevuto la pozione rigenerante ti senta piena di forze, ma è solo temporaneo, e se vuoi davvero rimetterti in forma devi riposare. Ne abbiamo bisogno tutti.”
Stava per ribattere, ma accelerò.
“Ho visto anch’io Tu-Sai-Chi e Grindelwald a Nurmengard, ma è meglio se non ne parliamo ora…” “Ma Harry, sai dov’è diretto ora, dopo sarà troppo tardi!” Lo interruppe lei, affannata.
“Mentre eri svenuta ci siamo smaterializzati in una radura,” continuò lui “Ed eravamo indecisi su cosa fare con Malfoy, perciò gli abbiamo chiesto di spiegarci le sue ragioni, e devo dire che era convincente…”
“Come eravate indecisi? Insomma, certo cosa dobbiamo fare ora date le circostanze non lo sappiamo, e nemmeno se lui sia veramente deciso a stare completamente dalla nostra parte, ma Harry ci ha salvato la vita, in tutti i sensi.
Ci ha salvati da Tu-Sai-Chi, e mi ha salvato la vita impedendo che Greyback mi aggredisse, e così facendo sai bene che l’ha salvata anche a te.”
A quelle parole nella stanzetta cadde il silenzio, e Draco cominciò a temere che gli altri di sotto si insospettissero per il fatto che ci impiegava più del normale a scendere, e inoltre non voleva origliare la conversazione dei fratelli, soprattutto se riguardava lui.
Dunque era quello che pensava lei.
Il fatto che fosse così conscia che le aveva salvato la vita lo rincuorava, ma non capiva come mai lo legasse così strettamente al fratello.
La consapevolezza che almeno lei lo guardasse sotto una luce positiva, o almeno non
scura e opprimente e colma di ombre passate, creò una piccola bolla di felicità dentro di lui, che fluttuò via non appena vide i quattro volti che lo fissavano, come in attesa.
Sotto tutti quegli sguardi non sapeva proprio come comportarsi. Aveva l’impressione, o meglio la paura, che qualsiasi cosa avesse detto o fatto non sarebbe andata bene.
Uno scricchiolio annunciò che qualcun’altro stava scendendo le scale, ed arrivò anche Harry, che sembrava in dubbio su cosa fare almeno quanto Draco.
“Hem….Forse…, forse è meglio se ci sediamo tutti e discutiamo di ciò che è accaduto…”

*

La sensazione della sabbia umida sotto i palmi delle mani la trascinò via dalla quiete ritrovata nel buio colmo di ricordi, e Marie tornò a dover affrontare la realtà, insieme a tutte le sue spiacevoli consapevolezze.
Provò a muoversi, ma le doleva ogni parte del corpo. Una valanga di sensazioni la travolse, come se avesse aspettato solo il momento in cui sarebbe stata cosciente per irrompere con tutta la sua forza.
Gli avvenimenti di pochi minuti prima, almeno credeva, le balenarono con forza nella mente.
Villa Malfoy, la paura di essere finiti in una situazione senza via di scampo, l’interrogatorio di Bellatrix e il dolore dovuto non solamente alle maledizioni, ma anche alla pena che sapeva stava subendo Harry vedendola soffrire, il ruggito e la presenza minacciosa di Greyback che sentiva incombere su di lei e la visione di Voldemort, ancora nitida e agghiacciante come se fosse stata vera.
Tra tutti quegli orrori però svettavano anche la comunicazione che non riusciva a spiegarsi con Draco, e il sollievo quando aveva capito che voleva aiutarli assieme al barlume di speranza che ciò portava, e che l’avrebbe accompagnata per tutto il resto di quell’incubo, dandole forza.
Una mano le si avvolse attorno le spalle e la tirò fuori da quel tumulto. La consapevolezza di avere di nuovo vicino Harry, dopo che erano stati tenuti separati in maniera così brutale, la fece sentire di nuovo al sicuro.
Sentirlo vicino le ricordò che non era sola, che avrebbe sempre avuto qualcuno che la sosteneva, capiva ed aiutava meglio di chiunque altro in qualsiasi situazione.
Soprattutto sapeva che sarebbero sempre stati in due ad affrontare il difficile compito che era stato loro assegnato, ed avrebbero sempre potuto contare sulla presenza dell’altro, sapeva che avrebbe potuto condividere con lui ogni dubbio, ogni sofferenza ed ogni felicità.
Harry la aiutò ad alzarsi, e mentre lasciava che il sollievo e la tranquillità datale dalla sua vicinanza la rimettessero piano piano in forze, si accorse che la sabbia che si ritrovava sulle mani apparteneva alla spiaggia che la circondava, e lo sciabordio delle onde le giunse solo in quel momento alle orecchie.
Si ritrovò completamente disorientata. Dove si trovavano?
Fece questa domanda ad Harry, con la voce debole e gracchiante, e quando le rispose:
“A Villa Conchiglia, da Bill e Fleur” Capì che il suo silenzioso urlo di aiuto era servito a qualcosa, Draco era veramente riuscito a farli fuggire. Lo disse, quasi incredula.
Quando gli aveva chiesto di aiutarli non si aspettava una risposta positiva, ma sperava arrivasse, sperava che ci avesse visto giusto, e che l’ombra del ragazzo che non voleva seguire Voldemort, scorta sulla torre di astronomia la notte in cui decise di non uccidere Silente, fosse diventata più forte, tanto forte da decidere per sé stessa.
Fleur corse loro incontro interrompendo i suoi pensieri, seguita da Bill, entrambi con in viso un’espressione estremamente preoccupata e sconcertata.
Harry spiegò loro velocemente cosa era successo, soffermandosi sul fatto che per quanto dovesse sembrargli strano, per ora Draco era con loro e non rappresentava un pericolo immediato, ed era lui ad averli fatti fuggire da Villa Malfoy.
Bill non fece commenti, anche se sicuramente avrebbe voluto dire molte cose, ma fece loro segno di entrare.

Fleur portò Marie al piano di sopra e la curò con un’abilità che lei non avrebbe mai sospettato. Per quanto le sembrava, era abile quanto una Medimaga, e l’intruglio che le diede da bere fu come una scarica di adrenalina.

All’improvviso si sentiva di nuovo padrona di sé stessa e dei suoi sensi, e riusciva a ragionare con chiarezza. L’improvvisa energia però le faceva girare la testa, e Fleur la costrinse a sdraiarsi, cosa su cui non era affatto d’accordo, ma dato che la stanza si sbilanciava in un modo davvero strano lo fece, e si sentì subito meglio.
Si stupiva lei stessa di come era migliorata rapidamente, solitamente le sarebbe occorso più tempo. Solitamente, però, anche Harry era nel suo stesso stato, e il fatto che invece ora stesse bene le dava più energie di quanto avrebbe creduto possibile.
Proprio in quel momento Harry entrò nella stanza, sicuramente per accertarsi delle sue condizioni, e per un momento entrambi si bearono solamente del fatto che erano insieme, e guardandosi negli occhi si scambiarono tutto ciò che avevano provato prima, senza bisogno di parole: lei sapeva cosa provava lui, e lui sapeva cosa provava lei.
Assieme alla tranquillità e la lucidità arrivarono anche una miriade di domande. Voleva immediatamente discutere della bacchetta di sambuco e delle intenzioni di Voldemort, ogni istante era cruciale: ora dovevano decidere se tentare la via dei Doni o continuare sulla strada degli Horcrux. Poi c’era il collegamento che era avvenuto tra lei e Draco che aveva permesso loro di fuggire, oltre che una miriade di altre cose.
Quando disse che erano indecisi se portare con loro o meno Draco però Marie fu sconcertata.
Aveva salvato la vita ad entrambi, com’era possibile che avessero avuto dei dubbi su da che parte stava? Se avesse intenzione di aiutarli davvero, con tutti i rischi che comportava era ancora da vedere, e certamente non potevano fidarsi del tutto, ma era chiaro che non volesse seguire Voldemort, di sicuro Hermione ci era arrivata, con la sua logica.
Marie capiva la sua diffidenza, ma non la poca riconoscenza verso ciò che Dr…Malfoy aveva fatto. Probabilmente Harry non ci aveva ancora pensato, perché appena glielo fece notare vide che lo prendeva seriamente in considerazione, anche se la reazione di Marie lo aveva sconcertato, cosa che capitava di rado. Lei capì che aveva bisogno del tempo per pensarci, e gli strinse la mano, perché si accertassero ancora entrambi del fatto che fossero di nuovo insieme. Il modo in cui Bellatrix li aveva divisi era stato più che orribile, non aveva mai provato uno strazio, un dolore così grande come quando aveva visto la sua sofferenza riflessa negli occhi del fratello gemello, e la consapevolezza di essere impotente e non poter fare nulla per impedirlo la struggeva ancora.
Lui aveva provato sicuramente la stessa cosa, perfino amplificata, dato che era stato costretto a vederla soffrire. Era un meccanismo perverso quello che aveva usato Bellatrix, ritorcendo contro di loro il legame che li univa così indissolubilmente, che in quel caso aumentava la loro pena. Con quella stretta di mano constatavano che non sarebbe mai più successo, almeno lo speravano, e cercavano di cancellare quell’orribile ricordo.
Quando Marie seppe che voleva che restasse a letto però si impuntò.
Si assomigliavano molto, e come lui Marie non sopportava di rimanere tagliata fuori dagli avvenimenti, le era già bastato il momento in cui era incosciente. Rimanere sdraiata come una vecchietta malata mentre loro discutono degli avvenimenti e di cosa fare, ma neanche per sogno, pensò Marie, infervorata. Sapeva che Harry capiva la sua voglia di essere in azione e la sua intolleranza al stare ferma, e lei capiva il suo punto di vista. Voleva che si riposasse, perché era ancora preoccupato per lei…
Uno dei numerosi motivi per cui Marie voleva scendere era chiedere ad Hermione se sapesse qualcosa riguardo quella strana forma di Legilimanzia, lei sicuramente avrebbe avuto qualche libro che ne parlava.
Alla fine fece finta di rassegnarsi, anche se lui di certo non l’aveva bevuta. Era una sorta di patto silenzioso che usavano sempre, come durante la discussione sui Doni. Erano d’accordo di scambiarsi ogni informazione e rispondere alle altre domande in seguito, perché ora dovevano anche discutere con gli altri. E la decisione, in cuor loro, l’avevano già presa.
Era un modo silenzioso per fare sempre ciò che volevano entrambi, Harry sapeva che nella temporanea, anzi brevissima rassegnazione di Marie c’era il compromesso ideale, e per ora era tranquillo perché era rimasta a riposo. Si fidavano di ciò che faceva l’altro, perché erano certi che ognuno avrebbe fatto la cosa giusta per sé stesso e per il compagno.
Marie lo ascoltò scendere le scale, e non appena fu arrivato in fondo si alzò e scese piano, con il passo un po’ titubante nonostante tutto, maledicendo quei gradini scricchiolanti. Le sembrava già di udire il sospiro tra il rassegnato e il divertito di Harry, che infatti egli fece non appena sbucò nel salotto, con tutti che la fissavano allarmati.
“Marie, cosa fai già in piedi, dovresti riposare, come stai? Disse preoccupata Hermione, come sempre molto razionale. Marie vide lo sguardo di disapprovazione di Fleur, che stava per tornare da Olivander, e prima che potesse obiettare adocchiò un divanetto e si affrettò a sedersi, e per sicurezza tirò pure su i piedi, tanto perché non potessero dirle niente.
E che cavolo, ma è proprio una fissa, pensò, amareggiata.
“Sono sdraiata” Disse, per precedere altre obiezioni.
“Non vi aspettavate mica che me ne stessi fuori? Ma ci conosciamo per caso?”
Per la prima volta da un po’ sul viso dei suoi tre compagni si accennò un sorriso, e Harry le lanciò uno sguardo a metà strada tra il rimprovero e il divertito.
Stava facendo esattamente come Harry aveva voluto, era sdraiata, più o meno, e si stava riposando, dato che a quanto pareva era così importante per tutti.
All’improvviso vide Draco, seduto all’angolo del tavolo, sul bordo della sedia. Era evidentemente a disagio, ed il perché era palese.
La guardò, e per la seconda volta in quegli occhi verdi oscurati da un velo di grigio scorse quel ragazzo che aveva visto sulla torre di Astronomia, con la differenza che ora era diventato ben più di un’ombra. Non poté impedire alla speranza di rifiorire; era incredibile che fosse riuscito a liberarsi dal male che lo opprimeva, che fosse riuscito a decidere lui la parte da cui voleva stare, anche se significava mettersi contro i propri genitori e affidarsi ai suoi precedenti nemici. Marie aveva imparato a sue spese che molte volte la speranza è un rischio, perché se svaniva, lasciava un vuoto che non poteva più essere colmato, come quello lasciato da Sirius e da Cedric. A quel pensiero la invase la tristezza, solo per un breve momento per fortuna, perché Bill cominciò a parlare.
“Cosa diavolo sta succedendo? Arrivate all’improvviso con un Mangiamorte, o forse non lo è più?” Draco di irrigidì sulla sedia.
“E Marie sembra essere stata torturata, mentre ognuno di voi si rifiuta di dirmi qualunque cosa…”
“Bill, sai che Silente ci ha lasciato una missione, e non possiamo parlarne con nessuno…”
Disse Harry. Marie era d’accordo con lui, non potevano dire a Bill e Fleur degli Horcrux, anche se a loro probabilmente avrebbe dato fastidio essere all’oscuro di tutto.
Bill guardò i gemelli con uno sguardo che faceva intuire quanto fossero seri i suoi pensieri, ed alla fine parve rassegnarsi al fatto che non poteva sapere nulla.
“Va bene, ma per la sicurezza di mia moglie e di tutta la mia famiglia, per non parlare dell’Ordine, vorrei una spiegazione chiara sul perché lui è qui.” Guardò Draco. Tutti lo fecero. Ora arrivava il punto difficile.
Malfoy rimase in silenzio, sembrava un imputato davanti alla corte. Marie pensò che se volevano essere diversi dai Mangiamorte dovevamo anche essere liberi dai pregiudizi, e lui in quel momento lo era, li aveva lasciati alle spalle, mentre dubitava che molti in quella stanza avessero fatto lo stesso. Certo avevano buoni motivi per non farlo e c’era da dire che avevano avuto ancora troppo poco tempo, nemmeno lei si fidava completamente.
Decise di prendere la parola, dato che sapeva bene cosa dire.
“È grazie a lui se siamo qui ora. Ci ha fatti fuggire da Villa Malfoy, e con questo gli dobbiamo tutti la nostra salvezza, ora.” Draco la fissò di nuovo, stupito dalle sue parole. Le sembrava giusto riconoscere ciò che era vero, perché ostinarsi a non riconoscere una cosa così importante?
Certo, Ron ed Harry facevano più fatica di lei ed Hemione ad accettarlo, che aveva visto approvare quello che diceva. Loro erano sempre stati più diffidenti, ed a volte si era dimostrato un bene. Come le ricordava a volte Harry, tendeva spesso ad essere di indole un po’ troppo comprensiva e speranzosa, ma anche lì, si compensavano.
Inoltre questa volta era diverso, guardava solamente la situazione come stava.
“Non so i motivi che lo hanno spinto a fare una cosa del genere, né se vuole stare completamente dalla nostra parte, ma mi sembra chiaro, che questa azione indica che non vuole più seguire Tu-Sai-Chi.
Magari ci può dire lui perché ha deciso di farlo?” Sul finire della frase Marie guardò Draco, e vide che si preparava a parlare, riprendendosi dalla sorpresa. Era poi così strana la sua reazione?
“Per noi non comporta alcun pericolo, per ora. Quindi perché non ascoltarlo?”
Hermione le lanciò uno sguardo di approvazione, Bill ed Harry avevano una maschera indecifrabile sul volto, e Ron due rughe di concentrazione sulla fronte.
“Hem…” esordì titubante Malfoy. “Come vi ho già spiegato nella radura…Noi siamo nemici da sette anni, più o meno, ci siamo odiati quasi dal primo momento, e so che guardando il passato trovereste ben poco di positivo in me. Il fatto è che, un po’ come voi, anch’io sono nato con il destino segnato. Tra una famiglia di maghi oscuri da sempre sotto il giogo di Voi-Sapete-Chi, sostenitrice degli ideali purosangue e con un padre Mangiamorte, non si ha molta scelta su da che parte stare; almeno fino a quando credi che la cosa più importante sia salvarsi la pelle, nel modo più semplice e sicuro possibile. Ma ora ho capito che non è questo quello che conta. Ho capito che c’è qualcosa di più importante della salvezza e basta, una cosa per cui vale la pena sacrificarsi, se questo serve a salvare molte altre persone… anche i miei genitori, sebbene sembri un paradosso.
È la libertà.
La libertà dall’oppressione del Signor…Voi-Sapete-Chi. La libertà dagli omicidi, le torture e gli orrori che porta, la libertà dal suo razzismo e dalla schiavitù.
Per diciassette anni ne sono stato schiavo, e per questo potete essere certi che non faccio il doppio gioco. Ho visto molto da vicino le azioni terribili che commette, ho perfino contribuito, e non me lo perdonerò mai.
Ad un certo punto, dopo l’omicidio di Silente, mi sono detto che non poteva essere possibile, non poteva essere possibile che ci fosse un motivo per cui tutto quello dovesse essere minimamente giustificato o sopportabile, un motivo per seguirlo.
Ho cominciato a chiedermi perché lo facessi, ed oltre a capire che io, la mia anima e la mia personalità, non erano davvero tanto codarde come avevo sempre pensato, ho capito che se volevo, una scelta l’avevo. Quella che nessuno avrebbe mai immaginato che prendessi, giudicandomi troppo debole perfino per pensarlo, ma ho deciso di fare una scelta. Solamente io, senza i pregiudizi e gli ideali della mia famiglia.
E ho scelto la vostra causa, perché ho finalmente compreso che vi battete per ciò che è giusto, e anch’io, come voi, voglio salvare la mia famiglia, ed aiutare il mondo magico ad essere liberato dai crimini a cui purtroppo ho partecipato, proprio per questo sono deciso a farlo, costi quel che costi.
Io voglio aiutarvi, anche se so che per voi è difficile crederlo.”
Nel salotto era calato il silenzio. Nessuno fiatava, e Marie, così come altri nel salotto, era stata trasportata dall’energia che avvertiva in quelle parole, dalla volontà che vi era dentro, la volontà di ribellarsi, e il coraggio di fare una scelta.
Fu la voce di Harry a rompere il silenzio, dopo aver scambiato un’occhiata d’intesa con Marie.
“Non siamo noi a dover decidere per te. Sei tu che hai già deciso per te stesso, con queste parole, e facendoci fuggire da Villa Malfoy. Come ha detto Silente, sono le scelte che facciamo che dimostrano quello che siamo veramente, molto più delle nostre capacità, e ognuno ha il diritto di fare le sue.”
“Certo non vuol dire che ci fidiamo di te, ma ti diamo la possibilità di farci capire che possiamo farlo.”
Marie concordava pienamente con le sue parole, aveva detto esattamente quello che avrebbe detto lei, come al solito.
Ora quindi poteva fargli la domanda urgente che le ronzava in testa, insistente come un fastidioso insetto.
Marie stava per porla quando Ron tirò fuori un altro interrogativo importante.
“Come facevi a sapere dov’erano la borsetta di perline e le bacchette?”
Questa domanda sottintendeva la spiegazione dello strano fenomeno che era avvenuto.
Marie fu piuttosto felice che Ron avesse fatto questa domanda, almeno poteva chiedere ad Hermione informazioni. Però la metteva anche a disagio, a dire il vero voleva tenersi per sé il più possibile ciò che era avvenuto, non sapeva bene perché, ma tentennava a rivelare quel legame.
“A questo ti posso rispondere io, Ron” Lui la guardò perplesso, e Marie non sapeva bene come mai ma un’aria compiaciuta comparve brevemente sul viso di Hermione, ma quasi nessuno la notò.
“È complicato da spiegare…” Harry la guardò perplesso, nemmeno lui sapeva cosa stesse per dire.
“Quando eravamo a Villa Malfoy, ero disperata, sapevo che eravamo spacciati, ed avevamo assolutamente bisogno di aiuto…Così, ecco, non so come dirlo, nemmeno io so cosa è successo…” Guardò di sottecchi Malfoy, che si era agitato sulla sedia. Era passato da sollevato per la loro decisione, a nervoso.
“Ho fissato Malfoy, tra il tumulto di emozioni, e pensato intensamente, con tutta la forza che avevo direi, ad una richiesta di aiuto…E poco dopo ho ricevuto una risposta.”
Tutti i presenti, esclusi Marie e Draco, si voltarono verso Malfoy, come in una partita di Tennis al rallentatore.
Visto dalla postazione di Marie era piuttosto comico, in un altro momento si sarebbe messa a ridere, ma non ora che la riguardava.
A quanto pare ora che non aveva più la spada di Damocle che incombeva su di lui, doveva essere un po’ meno sulle spine, perché parlò piuttosto subito.
“Io ho come sentito una voce, quella di M… Potter, che echeggiava nella mente, che mi chiedeva di aiutarvi…E le ho dato ascolto.
Ho fatto esattamente quello che ha fatto Marie, quando ho studiato Occlumanzia avevo trovato delle vaghe informazioni su questo fenomeno, ma non mi ricordo né il nome né dove ne avevo sentito parlare” Disse, prima che Hermione potesse interromperlo con il suo entusiasmo quando si entrava in materia di studio.
“Sapevo solo che bisognava aprire la mente e concentrarsi sulle emozioni ed i pensieri che si vuole trasmettere, ed è ciò che ho fatto.
Sempre tramite quello strano collegamento le ho detto che volevo aiutarvi, e le ho chiesto un diversivo. Come risposta ho ricevuto la borsetta di perline e i Ghermidori, nei loro mantelli ho trovato anche le vostre bacchette.”
Ci fu ancora un attimo di silenzio, e lo ruppe Marie, chiedendo alla persona a cui era logico fare una domanda del genere, era una fortuna avere la strega più brillante del secolo come amica.
“Hermione?”
“Ecco, al quinto anno, quando voi prendevate lezioni di Occlumanzia da Piton, mi sono interessata anch’io alla materia, e…
“Sei andata in biblioteca.” Dissero tutti e tre all’unisono. Li guardò un po’ storto, e Marie vide la faccia sconcertata di Draco, in parte nel sapere che prendevano lezioni di Occlumanzia da Piton, in parte non era abituato a vederli discutere.
Hermione continuò, ignorando la classica interruzione.
“E ho trovato un libro che trattava quell’argomento.” Frugò nella borsetta di perline, per poi ricorrere ad un incantesimo di appello silenzioso, ed un libro si adagiò con leggerezza nella sua mano.
“Hai rubato un libro dalla biblioteca?” Chiese Marie, incredula.
“L’ho duplicato, dato che lo ritenevo importante e non era protetto da alcun incantesimo, ed ho fatto bene a quanto pare”
Fulminò Marie come ogni volta in cui lei cercava di fare breccia nella sua impeccabile condotta, anche se ovviamente falliva sempre.
Appoggiò sul tavolo un tomo rilegato in pelle, dall’aria vecchia e consunta, intitolato:
“L’arte di leggere nella mente: Occlumanzia e magia telepatica”
Lo sfogliò con zelo, con l’espressione concentrata e seria che aveva sempre quando studiava, fino a che non arrivò al capitolo che cercava:
“Comunicare attraverso il pensiero: Pathos Cogitatio”
Per un momento a Marie sembrò che fossero tornati al primo anno, mentre Hermione leggeva loro il testo su Nicolas Flamel. Ora stava per fare esattamente la stessa cosa, ma se possibile, era ancor più assetata di informazioni.

"Il Pathos Cogitatio è un fenomeno molto raro che consiste nel processo inverso dell’Occlumanzia; per questo è necessario che entrambi i soggetti abbiano una buona padronanza in quella branca della magia telepatica.

Consiste nella condivisione di pensieri ed emozioni tramite la mente.
Viene usato specialmente per trasmettere messaggi che non devono essere uditi o intercettati da esterni; è difatti impossibile, per qualsiasi persona non coinvolta nel legame creato, intromettersi in qualunque modo.
Perché ciò succeda è necessario che i soggetti siano sommersi o in balia delle emozioni che desiderano comunicare, ed entrambi i maghi devono avere una mente aperta, specialmente il messaggero. Il destinatario, se così non fosse, ha inizialmente la possibilità di interrompere o impedire il fenomeno. Se il mago o la strega si concentra solamente su uno stato d’animo, obbligatoriamente quello che prova al momento, non è necessario contatto visivo, se invece si vuole trasmettere un messaggio questo è essenziale.
Il Pathos Cogitatio può avvenire con una sola persona nell’arco della vita di un mago o una strega, e non tutti i maghi sono in grado di farlo. Non è ancora chiaro il motivo per cui un numero così limitato di maghi ne sia capace, probabilmente perché un numero ancor minore sono a conoscenza delle loro capacità, e sono perfino più rari coloro che si trovano nelle circostanze adatte perché succeda.
Si pensa che abbia radici nelle magie più antiche e ancestrali, legate all’intensità dei sentimenti ed alle emozioni. È tuttora inspiegabile come mai succeda solo con alcune persone.
Una volta avvenuto, il fenomeno può essere ripetuto a volontà. Più sarà esercitato e più aumenteranno l’abilità e la precisione dei messaggi, così come la spontaneità.
Si consiglia di prestare attenzione a non esagerare tuttavia. Se il Pathos diventa troppo spontaneo, può causare una forte confusione interiore ed improvvisi cambiamenti di stato d’animo. Per ulteriori approfondimenti cercare un libro specifico sull’argomento."

Per l’ennesima volta calò il silenzio, e questa volta Marie non aveva nessuna intenzione di romperlo. Il testo le aveva lasciato molta inquietudine e sconcerto, ed era piuttosto confusa. Ad alcune domande aveva trovato una risposta, ma ne erano comparse molte altre. Prima che potesse pensarci però un dolore penetrante le strappò un lamento, una lama incandescente aveva attraversato la cicatrice, e avvertì la furia di Voldemort, forte e chiara, non in sottofondo come solito.
Il dolore era quasi insopportabile, le sembrava che avesse la fronte spaccata in due. Le venne naturale portare le mani alla testa, e sapeva che Harry stava facendo lo stesso.
Voldemort era irato, e sapeva bene perché. Aveva scoperto l’occasione che gli era sfuggita, e la sua furia era terribile. Riuscì a chiuderlo fuori, lasciando che la miriade di domande e preoccupazioni che aveva nella mente la sommergessero, e a quanto pare anche Harry ci riuscì, perché il dolore si trasformò in un pulsare sordo in un angolo della sua mente, decisamente più sopportabile.
Alzò il viso, e si accorse che loro due non erano gli unici ad essersi lasciti sfuggire un lamento.
Draco era piegato in due, stringendosi convulsamente il braccio.
Sul suo viso oltre che a dolore, si leggeva chiaramente una preoccupazione che tutti loro conoscevano bene, quella per i propri cari.



Angolo dell'autrice

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