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Autore: Remiel    14/07/2013    3 recensioni
Protagonista di questa storia è la semidea Cithara, figlia di Apollo, che scoprirà di possedere sin dalla nascita una dote particolare...
Arrivata al Campo Mezzosangue in seguito al rapimento della madre, Thara farà la conoscenza di varie persone tra le quali Emile, figlio di Ermes, incaricato di accompagnarla alla scoperta del mondo delle divinità e dei suoi poteri di semidea, e Raven, figlio di Apollo e capo dormitorio, nonché capo della banda musicale del Campo.
Il mistero del rapimento della madre di Thara si infittisce con la sparizione di altre donne. Chi le sta portando negli Inferi, e a che scopo?
Dal Cap.2
"Mi accorsi che era tempo di andare all’entrata e scesi le scale circolari con calma, assaporando il rimbombo del rumore che i piccoli tacchi delle ballerine producevano a contatto col marmo bianco. Chiusi gli occhi, deliziata da questo suono, mentre riconoscevo senza problemi prima un La, poi un Do provocato da un passo più deciso, un Fa… Questo era il vero dono che mi aveva fatto mio padre: la Musica."
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La storia è "ambientata" nel mondo di Percy Jackson, più che essere una fanfiction vera e propria... Dunque, buona lettura anche a chi non conosce i libri!:)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Because - Yoko Kanno]
[Teardrop  - Massive Attack]
 
Non immaginavo fosse così morire.
Immersa in un mondo tranquillo, nessun dolore, nessuna sensazione spiacevole. Solo un dolce, calmo oblio.
Ma ecco che, proprio quando stavo cominciando a pensare che sarebbe stato bello poter rimanere per sempre in quella nera quiete, una Voce si fece spazio nel Silenzio.
“…Thara…Cithara…”
‘No! Non interrompere questa perfezione. Questo posto è sicuro, qui niente può ferirmi…’
“Cithara… Non dovresti essere qui. Tutti ti stanno aspettando.”
‘Tutti…? Io conosco solo il Nulla. Non c’è un Tutto.’
Un’altra Voce, questa volta più dolce.
“Siamo in pensiero per te, Thara… Ci manchi.”
Un’altra, più decisa.
“Torna con noi.”
Una piccola luce iniziò a brillare nel buio pulsando, dapprima debole e poi più insistentemente, quasi invadente.
‘Vi prego, no… Il Nulla è confortante, ho paura di conoscere il Tutto.’
“Ma tu lo conosci già, devi solo ricordarlo. A volte è fonte di sofferenza, ma è anche una gioia immensa. Se rimarrai nel Nulla non potrai provare la bellezza del Tutto.”
‘Io…’
Nel Rumore creato dalle Voci, si insinuò una Voce calda che non aveva ancora parlato, prendendo il sopravvento.
“Thara, ho bisogno di te.”
‘Emile…?’
La luce divenne accecante mentre dei flash attraversavano il buio e i ricordi cominciavano a fluire.
“…Ti stiamo aspettando.”
Finalmente, il Rumore si fece Melodia e il Tutto prese il posto del Nulla.
 
Riprendere coscienza del mio corpo fu doloroso.
Prima le spalle, le braccia e le mani, irrigidite e sofferenti; poi il petto, il ventre, le gambe e i piedi intorpiditi. Da ultimi, aprii gli occhi.
Mi accolse il soffitto della tenda dell’infermeria del Campo.
«…Si è svegliata!» trillò Eleuse, dopo essere entrata nel mio campo visivo con un’espressione radiosa.
Portai involontariamente le mani alle orecchie (il tono squillante della mia Custode sembrava troppo alto per essere sopportato dai miei sensi intontiti) e provai ad alzarmi.
Una mano sicura ma gentile mi spinse nuovamente le spalle verso la branda.
«È troppo presto per rialzarsi, aspetta ancora un po’» mi sussurrò mio padre.
Decisi di ascoltare il suo consiglio e richiusi un attimo gli occhi, massaggiandomi le tempie. Tornai con la mente a quello che era successo nell’Oltretomba…
Il tradimento di Alyssa, la follia di Eris, l’assalto degli archetipi, l’arrivo delle divinità, il salvataggio di mia madre… Il ferimento di Emile e la mia drastica decisione. La Voce e il Silenzio.
Deglutii cautamente al ricordo della sensazione orribile che mi aveva attanagliato la gola durante il mio ultimo canto, ma il dolore sembrava essere svanito. Degli spilli acuminati restava solo un lieve formicolio.
“Cos’è successo dopo?” mi domandai, senza la forza per parlare. Voltai gli occhi per cercare un responso e, prima che dovessi dar voce al mio quesito, mia madre mi rispose.
«Dopo aver usato il Dono sei svenuta. Se ci fosse stato Asclepio…»
Apollo le poggiò una mano sulla spalla.
«…Se la sarebbe cavata lo stesso. La nostra bambina è molto forte e coraggiosa.»
Abbozzai un sorriso abbassando lo sguardo, certa di essere arrossita.
Era davvero bizzarro vedere mio padre nella sua versione giovanile, assieme alla mamma con il suo solito aspetto da donna adulta ma senza età. Accanto a lui, adesso anche mia madre sembrava più giovane.
Provai a mettermi a sedere ancora e questa volta Eleuse mi aiutò.
Una lieve agitazione si impadronì di me quando notai che attorno al letto c’erano solo loro tre, degli altri nessuna traccia.
“Gli altri stanno bene?” Inevitabilmente, il mio pensiero volò di nuovo ad Emile.
Eleuse si accorse della mia ansia.
«Oh Thara, stai tranquilla! Nessuno ha riportato ferite gravi…» mi passò una mano tra i capelli con sguardo dolce «Hai perso un po’ di cose, sei stata addormenta per una settimana.»
Sgranai gli occhi e aprii la bocca per lo stupore.
“Una settimana!”
«…Forse dovremmo ringraziare anche Kimon se ti sei risvegliata. È stato lui a guidarti nel sonno, cercando di mettersi in contatto con te. Ha sprecato molte energie» aggiunse poi, volgendo la testa di lato verso una delle tende che dividevano il mio letto dagli altri.
Un sentore di incenso si sparse per la stanza quando una mano scostò la tendina e la testa di Kimon fece capolino. Era steso sulla branda vicino alla mia e aveva un’espressione provata, nonostante il sorriso che gli rallegrava gli occhi.
«Non si abbandona una principessa in difficoltà, era il minimo che potessi fare» disse, facendo l’occhiolino.
Eleuse sbuffò divertita e si alzò per richiudere la tenda e intimargli di riposare.
Sorrisi anch’io, rilassandomi: gli altri stavano bene. E…
«…Ah, anche Emile sta bene. È stato accanto al tuo letto per tutti questi giorni, l’ho dovuto mandare via letteralmente a calci per obbligarlo a prendere una pausa!» mi anticipò Eleuse.
Tirai un sospiro di sollievo. Avrei voluto chiedere tante altre cose, ma continuavo a sentirmi spossata...
“Cosa n’è stato di Eris?”
Mio padre mi fissò intensamente, prima di rispondere alla mia tacita domanda.
«Eris è stata punita da Zeus con l’incarcerazione in un luogo sperduto dell’Oltretomba. Sta progettando una pena esemplare che le faccia passare la voglia di mettersi contro di lui. Nemesi, invece, se l’è cavata con l’esilio momentaneo dall’Olimpo.»
Ricordai che anche Ares era implicato nel piano e ripensai ad Alyssa.
«Ares è stato solo redarguito» continuò, con espressione torva «Con lui nostro padre è stato troppo buono… Sono sicuro che creerà ancora problemi in futuro, come ha sempre fatto d’altronde.»
Speravo con tutto il cuore che almeno non li avrebbe più creati a noi.
Aprii la bocca per parlare, decisa a chiedere qualche altra informazione su quella settimana passata nell’oblio, ma mi bloccai all’istante. Ingoiai un po’ di saliva e provai ancora, l’ansia che tornava a crescere dentro di me.
Al terzo tentativo fallito, abbassai lo sguardo confusa, portando le mani alla gola.
Nonostante non provassi alcun dolore, il formicolio che avevo sentito appena ripresi i sensi c’era ancora e avevo decisamente qualcosa che non andava. Non riuscivo ad emettere alcun suono.
Rialzai gli occhi e incontrai quelli tristi di mia madre.
«Hai usato troppo la Voce, Thara. È un miracolo che tu sia con noi qui, sana e salva.»
Eleuse si limitò a continuare a carezzarmi i capelli con fare protettivo, mentre prese la parola mio padre.
«Sei in grado di trasferire la tua energia agli altri, tramite il tuo Dono. Quando Asclepio ti ha curato eri in una situazione disperata e ha dovuto concentrarsi sul ripristinare le funzioni dei tuoi organi vitali… Il ragazzo che hai curato era sull’orlo della morte per questo la Voce ti ha prosciugato ogni risorsa.»
Assunsi uno sguardo deciso, pronta ad assorbire il colpo delle sue prossime parole.
«…Mi dispiace, ma sembra che per ora le tue corde vocali siano inutilizzabili.»
Ecco il vero prezzo di cui parlava la profezia: la mia voce. Ero diventata totalmente muta.
Mi ripresi, scossi la testa e sorrisi ai miei genitori e ad Eleuse per tranquillizzarli. Ero stata pronta a morire per Emile, perdere la voce era il minimo che potesse accadermi.
«…Ma Asclepio ha detto di non disperare! Il tuo è un potere curativo, quindi se starai a riposo le corde vocali potrebbero guarire da sole» cercò di rassicurarmi Eleuse, piena di ottimismo.
Poggiai la fronte sulla sua e la ringraziai con gli occhi.
«Perdonatemi, ma adesso devo andare. Mi chiamano i miei doveri di dio» fece Apollo, avvicinandosi a me per un’ultima volta. Chissà quando avrei potuto rivederlo…
Rimasi colpita dal suo abbraccio inaspettato e risposi in ritardo, un po’ in imbarazzo. Mi baciò la fronte e si rialzò.
«Forse non è molto, ma ricorda che potrai sempre continuare a parlare al cuore degli altri con il tuo violino» mi disse sibillino, prima di allontanarsi.
«Devo andare anch’io per sistemare le ultime cose con le altre Muse. Mi mancherai tanto…» mormorò mia madre con aria dispiaciuta. Mi abbracciò deponendomi un dolce bacio sulla guancia. «Tornerò tra qualche giorno a prenderti, fai la brava.»
Avevo quasi dimenticato che la stagione estiva era ormai finita, era ovvio che la maggior parte dei Semidèi sarebbe tornata dalle rispettive famiglie, ma nel realizzarlo mi prese un moto di tristezza.
Guardai i miei genitori sparire dalla mia vista e tornai a concentrarmi su Eleuse.
«Forse dovrei raccontarti quello che è successo in questi giorni…» cominciò, sedendosi più comodamente su parte del mio letto. «Si è generato un bel trambusto quando siete tornati al Campo. Tu ed Emile eravate incoscienti ma, mentre lui sembrava stare bene, il tuo battito era molto debole. Ho creduto di morire quando ti ho vista così pallida, quasi non respiravi…» asciugò una lacrima furtiva sfuggita dalle palpebre e si concesse un attimo per riprendersi.
«Gli altri stavano bene. L’unico ferito più gravemente era Raven, penso che abbia dato tutto se stesso per farsi notare da vostro padre. Non lo aveva mai visto prima…»
Sperai che Apollo avesse salutato anche i miei fratelli, uscendo dal Campo.
«…Comunque, tu non davi segno di volerti svegliare anche dopo essere stata curata dal divino Asclepio. Ha detto che eri caduta in un sonno profondo indotto dal tuo Dono per non farti soffrire, dal quale ti saresti potuta destare da sola. Allora, Kimon ha deciso di provare ad aiutarti e ha passato tutti questi giorni accanto al tuo letto per mettersi in contatto con te e spronarti a tornare da noi. Emile si è ripreso dopo un giorno di riposo e da quel momento non si è più mosso dal tuo capezzale… Non ho esagerato quando ho detto che l’ho mandato via a forza. Se n’è andato solo dopo aver parlato con tuo padre, è stata dura convincerlo.» A questo punto mi sorrise. «Sono contenta che stiate assieme. Emile è un ragazzo d’oro e non potevo sperare di meglio per la mia protetta» fece, schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia.
Risi, afona, e tentai di chiederle di Alyssa. Assunsi un’aria corrucciata e mi lisciai i capelli, tirandoli con le mani, per simulare una buffa caricatura della rossa.
Eleuse scoppiò a ridere.
«…Intendi dire Alyssa? Anche lei sta bene. Non è stata punita e sembra che rimarrà nella Casa di Ares, visto che ormai il dio l’ha riconosciuta. Si è già ambientata e farla tornare come Indeterminata in quella di Ermes non avrebbe senso… Finché saranno solo dodici le Case divine, resterà lì.»
Annuii, compiaciuta della scelta di Chirone.
La mia Custode rimase per un attimo a guardarmi amorevole e poi si alzò dal letto.
«…Vado a chiamarti Emile?»
Scossi la mano, portandola al petto e alzandomi a mia volta. Ora mi sentivo bene, sarei andata io da lui.
Roteò gli occhi per dimostrare il suo dissenso ma mi sostenne con un braccio attorno alla vita.
«Okay, ma non sforzarti troppo. Forse è nella sua stanza.»
La ringraziai, separandomi da lei all’uscita dell’infermeria. Sapevo dove lo avrei trovato.
 
La calda brezza estiva s’infilò furtiva tra le pieghe del vestito, minacciando di alzarmi la gonna. La rassettai con la mano libera dalla custodia del violino e un sorriso mi affiorò alle labbra.
Avevo deciso di andare a prenderlo nella mia stanza prima di raggiungere Emile, per dare ascolto a mio padre. Già una volta avevo suonato per lui e il mio violino aveva accarezzato la Melodia del suo cuore, se adesso non potevo esprimermi a parole allora lo avrei fatto con la Musica.
Procedetti con calma verso il nostro luogo d’incontro, quello dove mi allenava in segreto, certa di trovarlo lì.
“…Infatti.”
Era steso sull’erba, all’ombra di un albero, con lo sguardo pensoso rivolto al cielo. Il biondo dei suoi capelli brillava, e la sua espressione assorta lo rendeva ancora più bello di come lo ricordavo, molto simile a una di quelle malinconiche statue greche che avevo visto nei libri di Arte.
Avanzai di qualche passo  e lui mi sentì. Spostò gli occhi su di me in silenzio, alzandosi subito per raggiungermi anche se all’inizio un po’ titubante.
Negli interminabili secondi in cui mi guardò, vidi diverse emozioni attraversargli il viso: sorpresa, sollievo, preoccupazione, sofferenza, amarezza, vergogna. Ma l’ultima, quella che illuminò il suo volto quando gli sorrisi, mi fece sentire davvero al sicuro. Amore, oltre ogni limite.
Abbandonai ogni remora e gli corsi incontro, saltandogli al collo.
«Thara…!» Non disse altro, continuando a stringermi tra le sue braccia e pronunciando il mio nome in un sussurro sempre più debole, finché non fu costretto a tacere per trattenere le lacrime.
Sciolsi l’abbraccio e portai la mano alla sua guancia, baciandolo dolcemente.
«Io… È colpa mia, ancora una volta ti ho messa in pericolo.»
Scossi violentemente la testa, per fargli capire che era nel torto. Lasciai la custodia del violino e gli presi il volto con entrambe le mani, guardandolo negli occhi e cercando di trasmettergli tutto il mio amore.
“Tu mi hai salvata.” dissi con le labbra.
Nel Nulla, la Voce portante era stata quella di Kimon tra quelle degli altri, ma senza la sua Voce probabilmente non sarei mai uscita dall’oblio. Gli dissi tutto questo con un sorriso, sollevata nel vedere il tormento nel suo sguardo lasciare spazio alla speranza.
Appoggiò la fronte sulla mia, le sue mani calde sulla mia schiena.
«Non ringrazierò mai abbastanza Asclepio e Kimon… E non ringrazierò mai abbastanza te.» Poi mi guardò severo. «Sei stata sconsiderata a usare il tuo Dono su di me, avresti dovuto lasciarmi morire.»
Chiusi le palpebre, avvicinando di più il mio viso al suo. L’attesa mi rese febbrile.
«…Ma se posso stare ancora al tuo fianco lo devo a te, e sono felice che tu lo abbia fatto» concluse, baciandomi con maggiore ardore e stringendomi come se avesse paura che fossi un sogno e potessi svanire da un momento all’altro.
Mi adagiai sull’erba con lui, dimentica del resto. Quando il mio piede sfiorò il violino lo allontanai con premura, soffocando una risata assieme ad Emile.
“Oh beh… Forse ci sono anche altri modi per toccare il suo cuore ed esprimergli il mio amore.”
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La folla proruppe in un applauso e in fischi di approvazione, alcuni chiesero addirittura il bis.
Leggere la soddisfazione negli occhi di Raven mi rallegrò, tanto che anch’io mi lasciai andare allo stato di euforia in cui era caduta l’intera Banda del Campo. Insomma, il Concerto di fine estate era stato un successone.
Emile, Eleuse e mia madre si avvicinarono, complimentandosi con me e i miei fratelli per l’ottima esibizione, nel mentre si formarono dei piccoli gruppi di Semidèi che si salutavano e si davano appuntamento all’estate successiva, tra lacrime e abbracci.
Per quanto assurdo che fosse, mi era sembrato di aver scorto Apollo tra la folla e credo che pure Raven se ne fosse accorto. Forse anche per quello aveva suonato in modo eccellente, ancora di più rispetto alla sua solita perfezione.
“Devi essere fiero dei tuoi figli, padre, sono dei ragazzi meravigliosi. Anzi, tutti dovrebbero essere fieri dei propri figli. Nessuno di noi dovrebbe rimanere Indeterminato.” Mi ritrovai a pensare che sarebbe stato bello se un giorno ogni Semidio sarebbe potuto essere riconosciuto dal proprio genitore divino.
Ero persa in queste riflessioni quando Alyssa mi venne in contro.
Emile mi cinse la vita con le braccia, squadrandola a lungo, ma lo tranquillizzai carezzandogli una mano e rivolsi un sorriso accomodante alla ragazza.
Lei distolse lo sguardo.
«…Volevo chiederti scusa» iniziò. «Mi dispiace di aver tradito la vostra fiducia. Non mi aspetto il tuo perdono, Cithara, e nemmeno la tua comprensione, io… Ecco, volevo solo scusarmi e augurarti un buon ritorno a casa» mormorò in un soffio.
Le presi una mano tra le mie, facendola trasalire, e la portai al cuore.
“Non hai colpe. Io ti perdono e, anzi, spero che potremo diventare amiche.”
Ora fui io a sussultare, vedendo i suoi occhi velarsi di lacrime. Fu un attimo, poi Alyssa nascose il volto dietro a un braccio con fare un po’ stizzito.
«…Io rimarrò qui. Se venissi a trovarmi ogni tanto, anche prima della prossima estate, ne sarei felice.»
La lasciai ancora senza fiato, sfuggendo alla stretta di Emile e abbracciandola.
Da lontano, Lena urlò leggermente irritata mentre si avvicinava con Garrit.
«Piccoletta, smettila di dare fastidio a nostra sorella! Non vedi che la stai soffocando?»
Liberai Alyssa dall’abbraccio e sorrisi di più.
Martha ‒da bravo gazzettino del Campo Mezzosangue‒ mi aveva avvertita di come Lena e Garrit si fossero stretti ancora maggiormente attorno ad Alyssa da quando avevano scoperto la verità. Per loro era un’amica a tutti gli effetti, quasi una sorella, e non l’avrebbero lasciata da sola per niente al mondo.
«…Resteremo anche noi al Campo» aggiunse Garrit, a conferma delle parole di Martha.
Potevo stare tranquilla che non si sarebbe annoiata durante l’inverno.
«…Rimarrò anch’io al Campo ad allenarmi. La prima Caccia alla Bandiera della prossima estate la vinceremo senz’altro noi figli di Apollo, così come tutte le altre!» fece Raven, sbucando da dietro     Alyssa e posandole il braccio attorno alle spalle, con uno sguardo beffardo a Lena e Garrit.
La rossa scostò il braccio di mio fratello e tornò l’Alyssa ostinata che mi aveva placcato nei bagni del padiglione di tiro con l’arco.
«Dovranno passare secoli prima che tu possa battermi, Lionhard. Negli Inferi sono stata magnanima, ma non ti lascerò vincere qui al Campo!»
Raven scoppiò a ridere e le cinse nuovamente le spalle.
«Non è quello che hai detto l’altra sera…!»
La voce gentile di Loren mi distolse dalla zuffa che stava per scatenarsi tra gli avvelenati Lena e Garrit, un Raven sbruffone e un’Alyssa rossa come un peperone (a detta di Martha, per l’imbarazzo piuttosto che per la rabbia).
«Qui ci separiamo… Hai suonato stupendamente Thara» fece Loren. Lui era stato magnifico, mentre suonava il violoncello sembrava un’altra persona e abbandonava la propria indole svogliata come fosse stata una crisalide, mettendoci tutto se stesso e divenendo una meravigliosa farfalla.
Quando riuscì a capirmi, si grattò la testa un po’ impacciato per il complimento e mi sorrise. «Mi mancherai tanto, compagna di arco.»
«Divertiti con Emile! Ma sempre con le dovute precauzioni, non vorrei diventare zia troppo presto» scherzò Martha. Le diedi uno schiaffetto prima di abbracciarla assieme a Loren e vederli uscire dalla barriera, verso le proprie macchine.
“Mi mancherete tutti.” pensai, mentre qualche lacrima già mi rigava le guance.
Emile non mi aveva detto nulla riguardo l’inverno, non sapevo quali sarebbero stati i suoi piani.
Mi voltai in tempo per vederlo confabulare con mia madre ‒perso in un imbarazzo adorabile‒ ed Eleuse, poi la mia custode annuì ed Emile mi si avvicinò raggiante.
Gli restituii uno sguardo perplesso, in attesa.
«Sai, era da tempo che pensavo di stabilirmi a New York… È che è difficile trovare un appartamento ad un prezzo accessibile, lo sai anche tu.»
Gli presi la mano per incalzarlo a proseguire, già col sorriso sulle labbra.
«Ehi, non essere impaziente!» disse lui, ridendo. Gli feci una linguaccia. «Dicevo… È difficile trovare un appartamento con un affitto a buon prezzo. Ma si dà il caso che Eleuse abbia una camera in più nel suo appartamento, accanto al tuo…»
Non lo lasciai finire e lo abbracciai entusiasta.
«Sembra che non ti libererai di me così facilmente» mi disse in un dolce sussurro, ricambiando l’abbraccio e baciandomi.
Ero sicura che non sarebbe riuscito a leggere il labiale, quindi mi lasciai andare.
“Vorrei che ci fossero tante sere come quella dell’altro ieri…”
Lui mi sorprese e ridacchiò.
«…Tante quante ne vuoi.»
Sorrisi.
Sarebbe stato un lungo e interessante inverno anche per me.


 
 
 
 
 
THE END.
THE BEGINNING.
 
 
 
 
 
 
---
RINGRAZIAMENTI
...E' assurdo pensare di essere arrivata davvero a scrivere i ringraziamenti, per la prima volta nella mia vita. Se in passato qualcuno mi avesse detto "un giorno riuscirai a completare una storia seria, dall'inizio alla fine", probabilmente sarei scoppiata a ridere prima, e poi a piangere per arrendermi alla mia evidente e tristissima lentezza.
"Non sarò mai in grado di scrivere una storia che abbia un capo e una coda, che riesca a invogliare qualcuno a leggerla fino alla fine", mi dicevo.
E invece no, adesso posso finalmente dire che non bisogna arrendersi mai, si deve continuare a lottare e credere in se stessi!
 
...Ma naturalmente, tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto di molte persone che sono state al mio fianco.
E' d'obbligo ringraziare per prima la persona che ha permesso la nascita di questa storia e dei personaggi, chiedendomi di inventare un'OC che mi rappresentasse nel mondo di Percy Jackson. E' solo grazie a te, Tinkerbell92, che è nata Thara, accompagnata da Emile ed Eleuse, seguiti da tutti gli altri. Proprio come Emile non riuscirà mai a ringraziare abbastanza Thara per averlo salvato da morte certa, io non riuscirò mai a mostrarti tutta la mia gratitudine per aver risvegliato la mia voglia di scrivere, assopita dalle troppe critiche ricevute dalla mia prof di italiano negli ultimi anni. Ti ringrazio infinitamente, per essere sempre stata al mio fianco e avermi invogliato a prendere di nuovo in mano una penna, invece della solita matita. Un grazie enorme.
 
Ringrazio con tutto il cuore coloro che hanno commentato i capitoli, sia chi mi ha accompagnato fino alla fine, sia chi si è perso per strada o mi ha donato parte del suo tempo per commentarne anche soltanto uno:
Ailea Elisewin, BlackKay97, Ciacinski, cristy_black, Cup_Cake, eragarattini99, Lisajackson, nemi23, P e r s e f o n e
Ringrazio anche chi non ha commentato, ma ha aggiunto la storia alle preferite, alle seguite o alle ricordate: sia che vogliate lasciare un commento alla storia, anche solo a questo capitolo finale, o che preferiate rimanere dei ninja nell'ombra, grazie di cuore per aver seguito Thara fino alla fine.
 
A proposito di ninja, uno dei grazie più grandi va obbligatoriamente ad Arashi21, la migliore supporter che si possa avere! Grazie per aver ceduto alla mia richiesta di leggere questa storia nonostante non conoscessi Percy Jackson, e scusa per le attese e le ansie che ti ho riversato addosso durante la stesura. Spero tu possa perdonarmi per tutte le volte in cui ti ho mandato un messaggio in piena notte con scritto "Scusa l'orario ma.... Ho pubblicato il nuovo capitolo!!!" (come quello che hai appena ricevuto XD), facendoti pressione per avere un tuo parere. Davvero, grazie per supportarmi (e sOpportarmi!) sempre e comunque. Ti voglio tanto bene. <3
 
Grazie a tutti coloro che cominceranno a leggere la storia ora che è finita e che magari la commenteranno dopo la pubblicazione di questo ultimo capitolo: anche a voi, grazie per aver deciso di seguire Thara fino alla fine nonostante il numero dei capitoli potesse sembrare proibitivo! <3
 
Un altro grazie enorme va a mio padre, che è riuscito a resistere fino ad adesso nonostante gli abbia rotto le scatole per sapere cosa pensava di ogni capitolo. Grazie papà, per avermi sempre incoraggiato a scrivere ed essere stato al mio fianco in questo percorso. Le tue critiche giuste mi hanno fatta crescere, spero che tu possa continuare a starmi vicino, sempre.
 
 
 
... E dopo questa sfilza di grazie, posso annunciare con una soddisfazione mista a tristezza che la storia è davvero conclusa.
Questa è la Fine, o meglio l'Inizio.
Sì, perché questo capitolo della vita di Thara si è concluso, ma i personaggi continueranno a vivere dentro di me e -spero- anche dentro di voi. Non me la sento di escludere una raccolta di brevi storie su di loro o una nuova storia... Tutto è possibile!
 Spero di non aver dimenticato di ringraziare nessuno (in tal caso mi scuso çAç) e che i disegni vi piacciano. Ancora una volta,

GRAZIE.
 
Remiel


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