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Autore: StefanoDrago    16/07/2013    0 recensioni
Nel mondo di Xir, dove gli umani avevano il controllo, il Malvagio ha preso il potere con la forza, alleandosi con il Drago Ern. Solo il fantomatico principe dei draghi e la sua guardia del corpo possono sconfiggerli. Ma non si sa chi siano...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lihan alzò gli occhi al cielo, era quasi il crepuscolo, sarebbe stato meglio tornare a casa prima che fosse arrivato il buio. Era rimasto tutto il giorno nel bosco, a raccogliere legna per sua madre ma dopo circa quattro ore si era fermato ad oziare presso un fiume e si era addormentato. Si alzò dal prato e si specchiò nel fiume. Aveva diciassette anni: occhi azzurri tendenti al grigio, capelli castani ribelli e spettinati, corpo asciutto e un po’ muscoloso, allenato dalla vita che trascorreva nei campi e nei boschi, aiutando sua madre. Si sciacquò la faccia e tornò al punto dove aveva lasciato le sue cose. Si caricò in spalla la borsa con la legna, prese in mano l’accetta e si diresse verso casa. Sovrappensiero, non si accorse di essersi perso. Si ritrovò in una zona della foresta in cui non era mai stato. –Strano- disse -Forse sono solo un po’ più a sud…- dopo un’ora, o forse due, passate a camminare, la notte era scesa e lui non vedeva ad un palmo dal naso. Finchè, in lontananza, vide una luce. Senza esitare, si lanciò verso essa correndo. Si ritrovò al confine nord della foresta e vide una capanna in fiamme. Appena si avvicinò di qualche metro una parete crollò, lasciando intravedere un uomo accasciato su un tavolo e circondato dalle fiamme, privo di sensi. -Hei!- urlò Lihan -Mi senti?- agitato, pensava al da farsi. Si guardò intorno, fino a vedere una polla d’acqua lì vicino. Svuotò la sua spessa borsa di cuoio e la usò per prendere l’acqua, corse alla capanna e versò il contenuto sulle fiamme. Appena riuscì a crearsi un varco si gettò all’interno. La capanna era spoglia, l’unico pezzo di arredamento rimasto sembrava essere quel tavolino. Si avvicinò velocemente all’uomo e lo scosse, afferrandolo per una spalla. Vedendo che lo sconosciuto non si svegliava, lo prese posizionando un braccio sotto la sua ascella e lo trascinò fuori, era pesante. Si gettò sull’erba giusto in tempo per vedere quel che restava della capanna crollare tra le fiamme. Corse di nuovo al piccolo specchio d’acqua e spense i resti dell’incendio. Quindi bagnò un fazzoletto e lo pose sulla fronte dell’uomo, osservandolo. Aveva lunghi capelli neri legati in una coda e una barba sfatta. Vestiva con abiti, segno che non era ricco. Prese il polso dello sconosciuto e tastò il battito, era vivo, semplicemente svenuto. Stanco, crollò addormentato sorridendo. Sua madre non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
  
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