Nel mondo di Xir, dove gli umani avevano il controllo, il Malvagio ha preso il potere con la forza, alleandosi con il Drago Ern. Solo il fantomatico principe dei draghi e la sua guardia del corpo possono sconfiggerli. Ma non si sa chi siano...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Lihan alzò gli occhi al cielo, era quasi il crepuscolo, sarebbe stato meglio tornare a casa prima che fosse arrivato il buio. Era rimasto tutto il giorno nel bosco, a raccogliere legna per sua madre ma dopo circa quattro ore si era fermato ad oziare presso un fiume e si era addormentato. Si alzò dal prato e si specchiò nel fiume. Aveva diciassette anni: occhi azzurri tendenti al grigio, capelli castani ribelli e spettinati, corpo asciutto e un po’ muscoloso, allenato dalla vita che trascorreva nei campi e nei boschi, aiutando sua madre. Si sciacquò la faccia e tornò al punto dove aveva lasciato le sue cose. Si caricò in spalla la borsa con la legna, prese in mano l’accetta e si diresse verso casa. Sovrappensiero, non si accorse di essersi perso. Si ritrovò in una zona della foresta in cui non era mai stato. –Strano- disse -Forse sono solo un po’ più a sud…- dopo un’ora, o forse due, passate a camminare, la notte era scesa e lui non vedeva ad un palmo dal naso. Finchè, in lontananza, vide una luce. Senza esitare, si lanciò verso essa correndo. Si ritrovò al confine nord della foresta e vide una capanna in fiamme. Appena si avvicinò di qualche metro una parete crollò, lasciando intravedere un uomo accasciato su un tavolo e circondato dalle fiamme, privo di sensi. -Hei!- urlò Lihan -Mi senti?- agitato, pensava al da farsi. Si guardò intorno, fino a vedere una polla d’acqua lì vicino. Svuotò la sua spessa borsa di cuoio e la usò per prendere l’acqua, corse alla capanna e versò il contenuto sulle fiamme. Appena riuscì a crearsi un varco si gettò all’interno. La capanna era spoglia, l’unico pezzo di arredamento rimasto sembrava essere quel tavolino. Si avvicinò velocemente all’uomo e lo scosse, afferrandolo per una spalla. Vedendo che lo sconosciuto non si svegliava, lo prese posizionando un braccio sotto la sua ascella e lo trascinò fuori, era pesante. Si gettò sull’erba giusto in tempo per vedere quel che restava della capanna crollare tra le fiamme. Corse di nuovo al piccolo specchio d’acqua e spense i resti dell’incendio. Quindi bagnò un fazzoletto e lo pose sulla fronte dell’uomo, osservandolo. Aveva lunghi capelli neri legati in una coda e una barba sfatta. Vestiva con abiti, segno che non era ricco. Prese il polso dello sconosciuto e tastò il battito, era vivo, semplicemente svenuto. Stanco, crollò addormentato sorridendo. Sua madre non gliel’avrebbe fatta passare liscia.