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Autore: effe_95    17/07/2013    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò .

45.воспоминания

Memories

                                                                     Memorie.
 
<< Va bene Clo, per la prossima volta portami questi arpeggi nuovi, mettici un po’ il metronomo che ti serve, ovviamente non partire già da cento! E poi rivediamo un po’ meglio questo brano di Bach >>
Le diceva Noemi mentre già stava lasciando l’aula, anche quel giorno avevano fatto un po’ più tardi del solito e l’insegnante era in ritardo per la lezione successiva.
Claudia sospirò pesantemente e cominciò a raccogliere distrattamente tutti i suoi libri sparsi nella stanza, Bach, gli arpeggi, le scale, gli esercizi per la velocità, e mille altri volumi che aveva appoggiato un po’ dappertutto.
<< Sono in ritardo? >> La rossa sollevò la testa di scatto e i suoi occhi si persero in quelli di Nathan, le venne subito da ridere per la condizione pietosa in cui si trovavano i capelli del bruno, ma non era certo bello farglielo notare.
<< Veramente quella in ritardo sono io Nath >> Ridacchiò Claudia infilando tutto nella borsa, Nathan sospirò pesantemente e cercò in qualche modo di aggiustare un po’ le corna che gli erano spuntate tra i capelli, inutilmente ovviamente.
<< Lascia perdere, sei carino così >> Disse la ragazza prendendogli le mani, Nathan le rivolse un sorriso accennato e due occhi più caldi del sole stesso, nonostante facesse un freddo cane anche quell’inverno.
<< Se lo dici tu mi fido. Allora, andiamo a mangiarla si o no questa pizza? >>
Camminare in silenzio era una cosa che piaceva ad entrambi, e da quando avevano cominciato a frequentarsi era diventato quasi come un rito, era importante la presenza dell’altro e non c’era alcun bisogno di parlare.
La pizzeria non era così piena come avevano temuto, ma d’altra parte nessuno aveva tutta questa voglia di uscire con la pioggia che scendeva ininterrottamente e l’umidità che non dava alcuna tregua, solo due ragazzi un po’ matti.
<< Che bel calduccio che fa qui dentro >> Commentò Claudia strofinandosi le mani, Nathan si guardò attorno con aria critica, proprio come un’artista che ispeziona un’opera d’arte.
<< Che pizza prendi? Io credo proprio una margherita >>
<< Sono indecisa tra margherita e capricciosa, tu che dici? >> Disse Claudia osservando con fare critico il menù, Nathan le lanciò un’occhiata distratta e fece segno al cameriere di avvicinarsi.
<< Due margherite per favore, e due coca cole >>
Claudia guardò il cameriere andarsene con la bocca spalancata, Nathan non le aveva dato nemmeno il tempo di guardarsi intorno o di prendere una decisione, l’aveva fatto lui, e le aveva tolto un gran peso dalle spalle.
<< Così mangiamo entrambi la stessa cosa no? Mi piace mangiare le stesse cose tue >>
Quelle parole suonavano terribilmente come un dejà vu, il sorriso dal volto di Claudia sparì molto presto, e gli occhi della ragazza si persero in ricordi che Nathan non poteva vedere, se n’era accorto spesso lui, che i pensieri di Claudia cercavano incessantemente un modo per ricordare, per sentire meno male, e Nathan era più che intenzionato a far si che questo non accadesse più.
<< Ti manca così tanto? Non so di preciso cos’è successo, ma posso permettermi di dire che è stato un vero stupido ad andarsene >>
Claudia si ritrovò molto interessata a guardare il pavimento, era finalmente giunto il momento dunque.
Era da un mese circa che lei e Francesco uscivano con Nathan, lui aveva avuto il tatto di non chiedere nulla per tutto il tempo, ma era chiaro che potesse farlo fino ad un certo punto, anche se le ferite nel cuore di Claudia erano ancora fresche e inguaribili.
<< Non l’ha fatto di sua volontà, non voleva andarsene, non ha potuto fare altrimenti >>
<< Perdonami se te lo dico Clo, ma suona un po’ come una scusa >>
I due si interruppero perché arrivarono le pizze, ancora calde, calde, il profumo era invitante e lo stomaco cominciò a reclamare, nonostante tutto quello che stava accadendo in quel momento.
<< Beh, non lo è >>
<< E io ti credo allora >>
Era proprio quello il punto, era quando faceva così, che il cuore di Claudia cominciava a riscaldarsi, non faceva più freddo, non faceva più così male, forse lo stava solo usando quel ragazzo, forse lo faceva per attenuare le sue ferite, ma che gli volesse bene, almeno su questo, non aveva alcun tipo di dubbio.
<< Come mai Francesco non è venuto? >> Chiese il bruno addentando un pezzo enorme di pizza, Claudia contrasse le sopracciglia e afferrò coltello e forchetta.
<< Domani ha l’interrogazione di greco e doveva studiare, almeno così ha detto lui, solo che io non gli ho creduto nemmeno per un secondo. E’ solo che oggi è il 29 Novembre, ed è stato esattamente quel giorno di un anno fa che lui e Iliana si sono messi insieme.  Probabilmente starà a casa a commiserarsi >>
Raccontò Claudia tagliuzzando la pizza, cominciò a farle la bocca e poi gli occhi, sotto lo sguardo ammirato di Nathan, che aveva già ingurgitato mezza pizza margherita.
<< Lascialo fare, è il metodo meno drastico >>
<< In effetti hai ragione Nath. E tu, ti sei mai innamorato? >>
Il bruno sollevò gli occhi e rivolse alla rossa un sorriso triste, un po’ enigmatico e strano da interpretare, Claudia masticò lentamente e aspettò che rispondesse.
<< Non ancora >>
<< Beh, domani però sarò io a commiserarmi, il 30 Novembre avrei fatto un anno con Yul >>
Nathan osservò il suo piatto ormai vuoto, era un po’ frustrante sentirsi dire certe cose, ma lui non aveva nessun dubbio al riguardo, non l’aveva mai avuto, da quando l’aveva scontrata sulle scale di scuola.
<< Ma io non lo permetterò mai, il 30 Novembre di quest’anno, tu ti ricorderai solo di me e non piangerai più >>
 
 
Ma dopo aver tolto il pannolino, cosa si doveva fare di preciso?
Yulian osservava il fratello scalciare leggermente con le sopracciglia contratte, aveva quel pannolino pieno di pipì tra le mani e non aveva la minima idea di come comportarsi con un neonato di un mese e mezzo, era così piccolo e fragile da far paura.
Il’ja lo scrutava con i suoi grandi occhi chiari, il colore non era ancora definito e probabilmente non vedeva assolutamente una mazza, mentre i capelli erano così chiari che quel bambino sembrava completamente pelato.
<< Ehi Il’ja, ma cosa devo fare con te adesso? >> Disse Yulian afferrando entrambi i piedi del fratello e osservandolo con fare critico, quando era nata Iliana lui aveva solo due anni, quindi non le aveva mai cambiato il pannolino, era strano pensare ai diciannove anni che separavano Yulian da suo fratello Il’ja.
<< Se Danil fosse qui, sarebbe toccato a lui cambiarti i pannolini, rompiballe! >>
Per tutta risposta, Il’ja cominciò ad urinare a tutto spiano, macchiando tutta la maglietta di Yulian, che lo guardò con la bocca spalancata e le sopracciglia contratte.
<< Che bel caratterino! >> Commentò il biondo guardandosi i vestiti, in quel momento però, nella stanza entrò Katerina, reggendo tra le braccia un cesto di panni, la donna rimase interdetta di fronte ad una scena del genere.
<< Che cosa state facendo? >> Chiese guardando Yulian bagnato di pipì con un pannolino zuppo in mano.
<< Io e Il’ja non andiamo per nulla d’accordo, cambiaglielo tu il pannolino mamma, io vado a farmi una doccia per levarmi di dosso l’odore della sua pipì! >>
La donna annuì, abbandonò il cestino dei panni per terra e raggiunse il figlio più piccolo prendendolo tra le braccia e portandoselo vicino al viso, per poi riempirlo di baci, Yulian guardò quella scena con un leggero sorriso tra le labbra, pensando che forse anche a lui era stato riservato lo stesso trattamento quando era bambino, anche se la sua infanzia era stata un disastro totale.
Si fece una doccia calda e si asciugò di corsa, aveva improvvisamente provato il desiderio di visitare un posto, un posto che non vedeva da anni ormai.
<< Mamma io esco >> Disse affacciandosi velocemente dalla cucina, Katerina lo guardò sorpresa. << E dove vai? Non ceni a casa? >>
<< Forse più tardi, vado a trovare Danil va bene? >> Katerina lanciò un’occhiata veloce al piccolo Il’ja che dormiva nel suo passeggino e poi riportò lo sguardo sul figlio più grande.
<< Dagli un bacio anche da parte mia, e digli che la mamma lo pensa sempre >>
Yulian annuì e lasciò la casa.
La tomba di Danil era piccola, piccola, e si trovava in un posto lontano del cimitero, quando Yulian la trovò, era ricoperta di neve e i fiori erano tutti morti.
A mani nude la pulì da tutta quella neve e gettò quegli stupidi fiori che non servivano praticamente a niente, ma chi era stato così intelligente da portarli sapendo che avrebbe nevicato? Probabilmente era stata Iliana, che era andata a trovarlo qualche settimana prima di lui.
<< Mi dispiace Danil, io i fiori non te li porto, non sono stupido! >> Commentò Il biondo sedendosi per terra accanto alla tomba e dando un piccolo pugno sulla foto del fratellino, più lo guardava, e più si rendeva conto di quanto fossero simili, solo che Yulian assomigliava più ad Aleksandr. << No, ti giuro che non sto pensando a quella volta, te lo … giuro >>
Yulian non era mai stato bravo a mentire, ed era inutile far finta di dire che non ci stava pensando, anche perché quel ricordo era stato tremendo, e dimenticarlo era impossibile.
Era bambino, e aveva si o no sette anni, aveva litigato con Ivan per una stupidaggine e Katerina pensava solamente ad Iliana che aveva la febbre alta, così Yulian aveva pensato bene di andarsene un po’ da Danil, almeno lui l’avrebbe ascoltato, come faceva sempre.
Così, quella sera era ritornato a casa troppo tardi per un bambino di sette anni, da solo in una città così grande. Katerina era in lacrime, disperata, e quando lo rivide il primo impulso fu quello di abbracciarlo e stringerlo tra le braccia, ma Aleksandr la pensava in un altro modo.
Gli chiese prima dove fosse stato, e Yulian raccontò la verità, perché un bambino di sette anni non poteva mentire neanche volendo, e poi non aveva nessun motivo per farlo.
Aleksandr però non era dello stesso parere, lo menò quasi subito, e di quel momento Yulian ricordava solamente le grida di Katerina e tanto dolore, dolore da tutte le parti.
Poi Aleksandr gliel’aveva detto, gli aveva detto che non doveva mai più andare a trovare Danil, perché era colpa sua se era morto, era lui il suo assassino, e l’aveva rinchiuso in una stanza buia senza finestre, da quel giorno Yulian non era mai più andato in cimitero, e non era entrato mai più neppure nello sgabuzzino.
<< Le cose con papà sono migliorate ormai, quindi non ci penso più così tanto. Adesso parliamo senza uscirne con qualche livido, bello no? >> La voce gli tremava terribilmente, ed era stanco di far finta di essere tranquillo, spostò lo sguardo altrove, dove non potesse vedere gli occhi da bambino del fratello e fu a quel punto che qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla.
<< Non bisogna parlare ad alta voce, i morti poi si infastidiscono >> Gli sussurrò una voce accanto all’orecchio, la voce calda e roca di Svetlana, Yulian rabbrividì, non poteva certo pensare di incontrare quella pazza studentessa di fisica al cimitero.
<< Infastidire la gente è la mia specialità, soprattutto i morti >> Replicò Yulian girandosi a guadarla, senza trovar nulla da ridere in quella dichiarazione che aveva appena fatto, forse era ancora troppo scioccato dai ricordi.
Svetlana gli rivolse un sorriso un po’ tirato e spostò la sua attenzione sulla bara di Danil.
<< Danil Aleksàndrovich Ivanov! E’ tuo fratello? >> Domandò accostandosi alla foto del bambino, Yulian annuì distrattamente e prese a guardarsi le mani congelate, in procinto di spaccarsi, cavolo, Claudia si sarebbe arrabbiata sul serio se l’avesse visto in quello stato, ma Claudia dov’era in quel momento, sotto quell’immenso cielo infinito?
<< Ti assomiglia sai, quanti anni avrebbe avuto adesso? >>
<< Venticinque credo, io non ricordo quando è morto, non avevo nemmeno un anno >> Replicò il biondo alzandosi in piedi, Svetlana lo imitò e gli si accostò con una familiarità del tutto nuova, era strano per Yulian che non facesse la cretina come era solita fare.
<< La storia me la racconterai un’altra volta, quando ti fiderai di me. Io sono venuta a trovare i nonni >>  
Svetlana indicò sue tombe non molto distanti, Yulian le guardò di sfuggita e tornò ad osservare il fratello più grande, quante cose avrebbe dovuto fare nella sua vita, cose che non aveva fatto, solo per salvargli la vita.
<< Io me ne torno a casa >> Disse mentre si dirigeva verso l’uscita, Svetlana si sporse in avanti e gli afferrò un lembo della manica di quel cappotto forse un po’ troppo leggero.
<< Possiamo fare la strada insieme? Anche solo fino all’uscita, oggi sono triste, quindi non ti darò fastidio >>
Yulian fece spallucce e prese a camminare, con la ragazza che lo seguiva senza fiatare nemmeno un minuto al suo fianco, ad un certo punto Svetlana si sfilò il cappello e i capelli corti spuntarono fuori, Yulian notò con sorpresa che adesso era bionda.
<< Come mai questo cambiamento di colore? >> Svetlana saltò nel sentire la voce del ragazzo, si toccò distrattamente una ciocca di capelli e accennò un sorriso.
<< Quella di prima non era una vera e proprio tintura, ogni tanto mi piace cambiare, ma non drasticamente, questo è il mio colore naturale >> Spiegò la bionda stringendo tra le mani quei suoi capelli che sembrava detestare profondamente, Yulian la guardò per un istante, e si trovò a pensare che essere completamente se stessa, le si addiceva di più.
<< Sei più carina così >>
<< Lo pensi davvero? Perché l’ho fatto per non darti fastidio >>
Erano finalmente arrivati davanti all’entrata del cimitero, quindi da li in poi avrebbero preso strade diverse, Yulian sospirò pesantemente e allungò una mano per toccare i capelli morbidi e lisci di Svetlana.
<< Ma tu non mi devi niente, e io non posso darti niente, lo capisci? >>
<< Domani possiamo vederci? >> Yulian sorrise rassegnato, era testarda l’ex rossa.
<< Domani no, domani è il 30 Novembre, e devo morire da solo >>. 


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Effe_95

Buongiorno a tutti, vi sono mancata?
No, mettendo da parte le stupidaggini, ho avuto molto da fare in questi giorni e non ho potuto postare prima.
E' stato il mio compleanno e mi sono concessa un po' di giorni di svago insomma ;)
Passado al apitolo però, cosa ne pensate?
Volevo dire come prima cosa, che il cimitero di cui parlo, immaginatelo come inventato da me.
Ho fatto alcune ricerche al riguardo, ma non essendo sicura ho preferito non aggiungere particolari, quindi fate conto che questo cimitero in questione non esista.
Grazie mille e alla prossima.
Cercherò di aggiornare prima giuro.
  
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