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Autore: lilyhachi    17/07/2013    5 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Safe Harbor
 
III
 
Let her go
 
 
Lyla osservava il soffitto, cercando di pensare a qualcosa che non avesse a che fare con Isaac e con quello che era successo alla centrale, di cui sarebbe venuta volentieri a conoscenza. Non aveva avuto modo per mettere Stiles sotto torchio ma presto o tardi ce l'avrebbe fatta, peccato che al momento fosse segregata nella sua stanza. Si voltò su un fianco e cominciò a disegnare piccoli cerchi concentrici sul materasso, ripensando a quando Isaac vi si era steso sopra con il labbro rotto e le nocche sanguinanti. Lei lo aveva soccorso, lo aveva stretto e lo aveva baciato. Le sue labbra le mancavano in maniera soffocante.
Quarantotto ore che non aveva nessun tipo di notizia che gli riguardasse.
Quarantotto ore che non lo abbracciava.
Quarantotto ore che le labbra di lui non erano sulle sue.
La pioggia batteva forte sulla finestra e Lyla poteva sentire il vento muovere le fronde degli alberi.
Tante volte Isaac era andato alla sua finestra anche con i lampi, mentre in quel momento non c'era nulla lì fuori che non fosse vento o pioggia.
 
Isaac era fermo, seduto sul bordo della finestra, dalla quale poteva vedere Lyla distesa sul letto: era rannicchiata in posizione fetale e gli dava le spalle.
Il ragazzo mise un dito sul vetro, senza fare alcun rumore, e cominciò a percorrere la sua figura, come se la stesse accarezzando: voleva bearsi un po' di quella illusione.
Lyla si voltò improvvisamente, scattando a sedere, non appena si accorse di lui. Lo fissò un attimo per accertarsi che lo avesse visto davvero e poi il suo viso si illuminò. Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, permettendogli di entrare.
Isaac era completamente fradicio e bagnò tutto il tappeto, ma non appena il ragazzo mise i piedi per terra, Lyla gli saltò al collo, stringendolo come se non lo vedesse da mesi.
“Isaac”, esclamò con le braccia strette attorno al suo collo. “Ero così preoccupata”.
Il ragazzo ricambiò l'abbraccio, inzuppandola con tutta l'acqua che aveva addosso, ma a Lyla non sembrava importare affatto: lo avrebbe stretto anche tra le fiamme.
In poco tempo, le labbra di lui furono sulle sue: in quel momento respirare sembrò più facile.
Lyla sorrise sulle sue labbra. “Sei tutto zuppo di acqua!”.
Isaac sfregò il naso bagnato contro il suo per poi lasciarvi un bacio fugace e portò la mano tra i suoi capelli morbidi. Come avrebbe fatto a stare senza di lei? Era ossigeno puro.
Sarebbe impazzito se fosse rimasto altro tempo senza poterla sfiorare.
La ragazza cominciò a percorrere il viso con le sue mani, per accertarsi che stesse bene.
Tutta quella apprensione provocò una stretta allo stomaco di Isaac: lei si preoccupava e lui alla centrale aveva quasi cercato di aggredirla. Scosse la testa, cercando di non pensarci.
“Cosa sta succedendo, Isaac?”, domandò lei, notando il suo sguardo perso nel vuoto. “Cosa è successo a tuo padre? Ti credono responsabile”.
“Lyla”, cominciò lui con voce titubante. Doveva trovare le parole adatte.
Le parole adatte per farle capire il minimo indispensabile ma allo stesso tempo non farla preoccupare, perchè era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.
Isaac sospirava, cercando di parlare. Portò entrambe le mani a circondare il viso di lei.
Lyla, sono un licantropo e sono sospettato di un omicidio che non ho commesso!
No. Quella versione era stata bocciata fin dal principio.
Lyla lo fissava, con gli occhi castani speranzosi quanto preoccupati, ed Isaac non faceva che smarrirsi in essi ogni volta, perdendo il filo delle parole.
Notando la sua indecisione, Lyla per un secondo non riuscì a fare a meno di pensare che fosse coinvolto davvero, ma Isaac non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
No. Non poteva. Non doveva essere così.
“Isaac, tu...”, iniziò lei, senza completare la frase.
Sperava che non dicendolo ad alta voce, non sarebbe risultato reale.
Il ragazzo capì subito cosa lei aveva intenzione di chiedergli e cominciò a scuotere la testa.
“No, Lyla”, rispose con voce ferma, aumentando la presa sul suo viso. “Non ho fatto nulla del genere, credimi. Tu sai che è così”.
Lyla sospirò con fare sollevato, ed il suo cuore riprese a battere normalmente, tranquillizzando anche Isaac che poteva sentire le sensazioni di lei come fossero le sue: la ragazza per lui era diventata come un libro aperto.
“Solo che non tutti la pensano così”, continuò il ragazzo, abbassando lo sguardo e abbozzando uno dei suoi sorrisi amari, carichi di un retrogusto malinconico. Era uno di quei sorrisi che Isaac sfoggiava ogni volta che si trovava dinanzi a situazioni che non sapeva fronteggiare.
Come quando suo padre lo umiliava davanti alle altre persone. Allora lui sorrideva in quel modo, perchè era la sua unica arma di difesa. Era l'unico modo per cercare di sopportare tutte quelle piccole torture quotidiane che suo padre gli riservava. Ora il mostro non c'era più: era morto, ma Isaac era così abituato alla sua presenza che si comportava come se ci fosse ancora.
“Cosa è successo alla centrale?”, chiese lei all'improvviso. “Tu eri lì? Ero venuta a cercarti ma è successo qualcosa di così strano. Stiles mi era addosso e sentivo dei rumori, persino dei ringhi”.
“No”, mentì. “Sono andato via prima”. Mentì di nuovo. La guardò, alzando un sopracciglio, e le sue labbra di curvarono in un sorriso. “Ringhi?”, chiese divertito, come per prenderla in giro.
“Dico davvero! Adesso dirai anche tu che ho sbattuto forte la testa”, rispose accigliata. “Isaac, se sei innocente perchè sei fuggito e come hai fatto?”, chiese lei, serrando i pugni sul suo petto.
“Lyla, ti prego”, rispose il ragazzo con un leggero tono di disperazione. “Sono il primo della lista dei sospettati, non potevo restare, io...”.
Non sapeva cosa dire, stava solo temporeggiando. Stava trovando un modo assurdo per rifilare un'altra bugia alla sua ragazza ma cosa altro poteva dirle?
Lyla continuava a guardarlo, in attesa.
“Ascolta”, continuò Isaac, portando le mani sui fianchi di lei. “Non posso spiegarti tutto al momento e dovrò nascondermi per un po', mi staranno sicuramente cercando, tuo padre compreso, ma devi fidarti di me”.
Lyla non rispose, trattenendo il respiro. Il suo cuore batteva frenetico. Sentiva che c'era qualcosa che non quadrava nella parole di Isaac ma sentiva anche che il pensiero di non vederlo per altro tempo la faceva stare male. Isaac sentiva tutta la sua preoccupazione e tutti i suoi dubbi, messi lì ben in evidenza che marciavano a testa bassa, in attesa di trovare una risposta sensata.
Il ragazzo riportò le mani al suo viso, e la baciò nuovamente, per cercare in qualche modo di appianare tutti i suoi dubbi. Non era mai stato bravo ad esprimersi a parole e forse quello era l'unico modo che aveva per far capire a Lyla quanto avesse bisogno di sentirla, e quanto tutto ciò che stava accadendo stravolgeva lei almeno quanto lui.
Lyla rispose al bacio, fin quando il pensiero di lui che non la aspettava più fuori la scuola o di lui che non si arrampicava più sulla sua finestra l'assalì.
Isaac riuscì a sentirlo e, allontanandosi da lei, decise di rassicurarla almeno su quello.
“Verrò a trovarti. Domani sera e nelle sere a venire, io verrò da te.”, esclamò accarezzandole le labbra con il pollice. “Lo prometto”.
Lyla alzò un sopracciglio. “Potrebbero vederti”, rispose, ansiosa.
Non mi vedranno”. La sua voce era sicura e sfoggiò un sorriso sghembo.
Si sarebbe intrufolato da lei ogni sera, solo per starle accanto e per non sentire la sua mancanza, che sentiva anche in quel momento, sapendo che di lì a breve si sarebbero nuovamente separati.
Riprese a baciarla di nuovo con maggiore trasporto, percorrendo il suo corpo come se fosse necessario per sopravvivere. La sua maglia fradicia aderiva completamente a quella di Lyla, che continuava a non curarsene, perchè troppo impegnata a farsi trasportare da quel bacio bagnato.
L'adrenalina cominciò a farsi strada nel corpo di Isaac, che prese a respirare pesantemente. La stringeva in modo bramoso. I suoi gesti da cauti e dolci si erano improvvisamente fatti avidi.
Era sotto l'influenza di una forza che non riusciva ad appianare, ed in condizioni normali non sarebbe stato un problema, ma la sua non era una condizione normale. Spalancò gli occhi e si allontanò di scatto da lei, scuotendo la testa e permettendo alle sue pupille di tornare al loro colore naturale, prima che lei potesse accorgersene.
“Stai bene?”, chiese lei, allungando una mano verso di lui.
“S-sì”, rispose lui, regolarizzando il respiro. “Forse è stata la troppa acqua”.
La ragazza sorrise e si avviò verso il bagno dove prese una coperta ed un asciugamano. Con l'asciugamano cominciò frizionargli i capelli, dopodiché lo avvolse con la coperta, permettendogli di asciugarsi. Lo osservò un attimo, inclinando la testa e portando una mano al mento.
“Sembri un gatto che ha appena fatto il bagno”, esclamò con tono divertito.
Isaac la guardò torvo ma non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.
“Ah-ah”, la canzonò alzando gli occhi al cielo. “Divertente”.
Il ragazzo si tolse l'asciugamano dai capelli e gliela lanciò dritta in faccia, facendola ridere.
Dopo che Isaac fu completamente asciutto, si adagiò sul letto insieme a Lyla, coprendola con la coperta e abbracciandola da dietro, per poi posare il viso sulla spalla, posandovi un bacio e ispirando il suo profumo.
“Lui ti manca?”, chiese Lyla, voltando leggermente il viso verso il suo.
I suoi occhi diventarono più tristi. Quando passavano del tempo insieme, Lyla aveva visto un piccolo barlume di felicità in essi, ma dietro si nascondeva sempre quella tristezza continua e lei riusciva a coglierla ogni volta che la intravedeva. Era sempre lì, come un macigno sul suo cuore.
“Sì”. Non aggiunse altro, perchè sapeva che sarebbe bastato e che Lyla avrebbe capito.
Isaac voleva bene a suo padre, e nonostante tutto quello che aveva subito, non riusciva ad odiarlo per quanto ci si mettesse di impegno: era più forte di lui.
Lyla si voltò verso di lui, continuando a tenergli la mano. Gli posò un bacio a fior di labbra e restò accoccolata a lui, senza staccare gli occhi dai suoi.
Con le dita intrecciate alle sue, Isaac le restò accanto, aspettando che si addormentasse prima di andare via e beandosi di quei pochi momenti che aveva passato con lei perchè in cuor suo sapeva che sarebbero diminuiti di giorno in giorno.
 
Isaac arrivò alla stazione abbandonata, che ormai era diventata la sua casa. Non appena ci mise piede, venne praticamente assalito da Derek che lo spinse con forza contro il muro, spezzandogli probabilmente qualcosa, visto che sentì un netto e fastidioso “crack”.
“Sei impazzito?”, chiese il ragazzo con tono infastidito. Essere un suo beta significava farsi sbattere contro il muro ogni volta che rincasava? Sperava seriamente di no.
“Tu sei impazzito!”, esclamò l'alpha con gli occhi tinti di rosso.
Isaac lo guardò confuso, non aveva la minima idea di cosa gli fosse preso.
“Derek si può sapere cosa vuoi?”, domandò ancora il riccio, alzandosi a fatica.
“Cosa voglio?”, chiese lui con tono ironico. “Voglio che tu smetta di intrufolarti in casa di quella ragazza. E' pericoloso per te, per lei e per noi!”.
“Cosa?!”, esclamò Isaac, alzando un sopracciglio. “Mi hai seguito!”.
“Isaac ma non capisci?”, rispose Derek, prendendolo per le spalle. “Sei ricercato per omicidio e il padre di quella ragazza lavora con lo sceriffo. Cosa le hai detto prima? Le hai dato una spiegazione sensata a tutto ciò che è successo?”. Incrociò le braccia al petto con espressione saccente.
“No”, esclamò il ragazzo con tono secco. “Lei però non ha insistito tanto, lei...”.
Derek non gli diede modo di finire la frase che lo sovrastò con la sua voce decisa.
“Potrebbe non insistere adesso”, esclamò con tono brusco. “Eppure continuerà ad insistere tra un po' di tempo e a quel punto cosa farai? Le dirai che sei un licantropo? Vuoi fare questo?”.
“No!”. Non voleva certo spaventarla.
“Sai a malapena controllarti”, continuò l'alpha, allargando le braccia. “Potresti tagliarle la gola e non accorgertene nemmeno”.
“Non lo farei mai”, rispose il ragazzo, allontanando il pensiero di Lyla ferita per causa sua.
“Come tuo alpha ti ordino di non vederla più!”, esclamò Derek, dandogli le spalle.
“Non ci penso nemmeno!”, ribattè lui. Non poteva rinunciare a Lyla, non adesso che aveva bisogno che lei gli stesse accanto più che mai.
Derek si voltò, cambiando espressione.
Per un attimo, Isaac ebbe la sensazione di scorgere una nota di comprensione nel suo sguardo.
Vuoi davvero complicarle la vita, Isaac?”.
La domanda di Derek lo lasciò di sasso. Isaac aveva sempre pensato di essere un peso per Lyla, anche quando era umano. Non faceva altro che recarsi alla sua finestra, pieno di lividi e tagli, e lei era sempre pronta a curarlo, abbandonando tutto ciò che stava facendo in quel momento.
Era sempre disposta a mettere da parte qualsiasi cosa non appena lui bussava a quella finestra.
Credeva che diventando più forte, come Derek, avrebbe smesso di esserlo, ma la domanda del suo alpha lo fece rendere conto che forse stava facendo l'esatto contrario.
Lyla si era già messa nei guai per andare a cercarlo e avrebbe continuato a farlo. Quella sera non aveva insistito tanto per sapere cosa ci fosse sotto, ma Derek non aveva tutti i torti. Sapeva per certo che non si sarebbe mai arresa, perchè lei era troppo determinata per lasciar correre alcune cose.
Vuoi che menta ancora a suo padre? Vuoi metterla in pericolo?”.
Ovvio che non voleva. Lui voleva fare l'esatto contrario: tenerla al sicuro e proteggerla, ma doveva starle lontano per farlo? Dal tono che stava assumendo Derek la risposta sembrava essere “sì”.
“Lei è una ragazza normale, con una vita e una famiglia normale, quante speranze avete?”.
“Ma Allison e Scott...”, cominciò il ragazzo, non riuscendo nemmeno a finire la frase, perchè si rese conto di quanto la loro situazione fosse del tutto diversa dalla sua.
“Allison appartiene ad una famiglia di cacciatori”, rispose Derek con tono apprensivo. “E' diverso”.
Isaac non disse nulla, limitandosi a fissare il pavimento fatiscente di quella vecchia stazione.
 
 
Lyla era seduta sul letto a gambe incrociate. Guardò un'altra volta fuori, speranzosa.
Doveva essere proprio stupida. Si comportava come una dodicenne. Perchè continuava ad osservare la finestra in attesa di vedere Isaac fermo lì fuori a chiederle di entrare?
Erano passati tre giorni da quando l'aveva visto l'ultima volta. Si era addormentata tra le sue braccia e l'ultima cosa che ricordava era di averlo sentito sussurrarle qualcosa all'orecchio mentre stava per cadere nel sonno più profondo, vista la giornata alquanto intensa.
Vorrei rimanere per sempre così, qui con te”.
Quelle erano state le sue parole, che mai come in quel momento le risultavano completamente vuote, prive di significato, come le sue aspettative.
Perchè non era più andato più da lei? Con la manica della felpa si asciugò una lacrima silenziosa che scorreva lungo il viso, cercando di darsi inutilmente una risposta.
Forse l'aveva semplicemente presa in giro o forse c'era un motivo più profondo e sensato che lei probabilmente non riusciva a carpire. Raccolse quel poco di determinazione che le restava e si alzò. Si sedette alla scrivania per fare qualcosa che non prevedesse il pensare ad Isaac ma ovviamente non ottenne affatto il risultato sperato.
 
Perchè ad Isaac sembrava che il mondo stesse crollando improvvisamente sulle spalle?
Poteva avere anche una forza superiore a quella di cento uomini insieme ma da solo non era mai riuscito a reggere un macigno di tali dimensioni, aveva sempre avuto bisogno di qualcuno che gli alleggerisse il carico e quel qualcuno era sempre stato Lyla.
Senza di lei, avrebbe soltanto perso sé stesso, come lo stava perdendo in quel momento, mentre la vedeva seduta alla scrivania, con la testa poggiata sulle sue braccia esili.
Tuttavia, per quanto una parte di lui desiderasse stringerla in quel momento, l'altra sapeva che quella non era la cosa giusta da fare. Correre da lei e continuare a schiacciarla con il peso dei suoi demoni interiori significava comportarsi da perfetto egoista, come aveva fatto anche prima di essere trasformato in un lupo. L'aveva sentito anche mentre la teneva stretta: era preoccupata, aveva paura, avrebbe continuato ad averla e soprattutto si sarebbe messa ancora in pericolo...per lui.
Cosa avrebbe fatto se per un motivo o per un altro fosse arrivato a farle del male?
Sarebbe diventato come suo padre? Il ricordo di come tutto quel dolore era iniziato, di come l'uomo che lo aveva tenuto tra le sue braccia aveva iniziato a fargli del male, lo assalì.
Non voleva diventare come lui. Non voleva far del male al Lyla, e non importava se non ne fosse consapevole mentre lo faceva. Semplicemente non doveva accadere. Isaac non sapeva come togliersi quell'immagine dalla testa, sapeva solo che doveva chiudere gli occhi. Doveva chiudere gli occhi per imprimere il sorriso di lei nella mente, per sopperire quel gelo acuto gli arrovellava le viscere e si espandeva all'altezza del torace, provocato da ciò che stava facendo. Fece un respiro profondo e scese dalla finestra della camera di Lyla, correndo verso “casa”.
Scappava da quella finestra che lei continuava a tenere aperta solo per lui.
Scappava dalla paura che lei potesse rimanere ferita un giorno, a causa sua.
Se tieni davvero a questa ragazza la lascerai in pace, Isaac. E' la scelta migliore”.
Le parole di Derek continuavano a risuonare nella sua testa.
Aveva ragione: era la scelta giusta.
Forse con il tempo, lo sarebbe stata per entrambi.
 
Every time I close my eyes, I feel I cannot turn back.
Every time I close my eyes, I want to fall back into you.
Every time I close my eyes, I want to disappear with you.
And I hope you want to disappear, too”.
 
 

Angolo dell'autrice
 
Ecco il nuovo capitolo! Allora che ve ne pare? Spero tanto che vi sia piaciuto, ho bisogno di un vostro parere, perchè sono un po' combattuta, cioè è credibile l'atteggiamento sia di Lyla che di Isaac? Sappiamo quanto Isaac sia puccioso e protettivo, quindi le parole di Derek lo avrebbero portato sicuramente a riflettere sul pericolo in cui l'avrebbe messa continuando a farsi vedere ogni volta, ma ho paura che risulti forzata come cosa. Voi che dite? Non abbandonatemi :3
Avete visto la nuova puntata? Cosa ne pensate? Io spero solo che nelle prossime Isaac abbia un po' di pace, perchè è decisamente troppo ma troppo maltrattato. Bisogna creare una fondazione per la sua difesa, e basta u.u Vi linko questo video che mi ha in qualche modo aiutato a descrivere le sensazioni di Isaac e vi consiglio la visione: http://www.youtube.com/watch?v=JzYVN5BYVS8.
La canzone alla fine è di Mikky Ekko “Disappear” (chi ha visto l'ultima puntata, la conosce), mentre il titolo è ispirato da un'altra canzone “Let her go” dei The Passengers.
Direi che questo è quanto, ho smesso di tediarvi. Lasciatemi un commento anche piccino piccino se vi va :)
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito, messo tra le seguite e le preferite :3
Alla prossima, un abbraccio <3
   
 
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