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Autore: giulia_guidi    17/07/2013    0 recensioni
Una ragazza rimasta orfana viene rapita da un malvagio seguace di Satana, che cerca di aggiungerla alla sua schiera personale di servi. Nel frattempo Ezra, un ragazzo che ha appena concluso una brutta relazione, cerca di tirare avanti, inconsapevole di ciò che gli accadrà. I due infatti stanno per incontrarsi e Ezra non può neanche immaginare cosa lo aspetta. Non può neanche immaginare che debito dovrà pagare per tornare a vivere.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Bip bip.
Questo è il suono del cellulare di Ezra. Nuovo messaggio.
Erano solo le 8 del mattino e le lezioni sarebbero cominciate a breve. 
Lo sguardo di Ezra quando vide la foto che compare sullo schermo del telefonino era... esterreffatto, stupito, ma anche un po' infuriato.
"Ezra?"
Bali, accanto a lui, aveva notato l'espressione insolita sul viso dell'amico; sbirciò l'MMS e trattenne la bestemmia che stava per dire, solo perché il professore di chimica stava entrando. 
"Caspita Ezra, quella è.. è.."
"Non dire niente." Lo sguardo di Ezra era fermo sulla foto della sua ex, avvinghiata al suo nuovo ragazzo, quel bastardo col quale Jessica l'aveva tradito. Il bacio appassionato di quei due era troppo. Ma cosa voleva ancora, da lui? Non era contenta di averlo umiliato davanti a tutti i suoi amici tradendolo spudoratamente? Cosa aveva fatto di male?
Ezra si soffermò a guardare il cappellino del tizio nella foto, quelli da rapper che andavano tanto di moda, poi lo sguardo scese sulla camicia firmata, i jeans a vita bassa e i mocassini colorati.
"Che schifo" mormorò Bali, che aveva osservato anche lui quel tizio orrendo.
Un vortice di emozioni risalì lo stomaco di Ezra, che faticò a trattenere i conati. Non ne poteva più di lei. Aveva dato tanto per quella sgualdrina. Le aveva comprato la tinta viola per capelli perché i suoi non gliela compravano, le aveva regalato gli stivaletti che avevano comprato insieme un giorno, aveva svuotato il suo portafoglio nella profumeria sotto casa sua. Ma soprattutto, l'aveva amata tantissimo. Era uscito con lei ogni volta che lei glielo chiedeva. Aveva marinato la scuola per andarla a trovare in quei 10 minuti d'intervallo che lei aveva. No, non era per niente giusto.
"Bali - disse piano Ezra ad un certo punto - vengo anche io alla festa."
 
"E fai bene, porca vacca!" 
Durante l'intervallo, gli amici si erano radunati in fondo all'aula e stavano discutendo su quante ragazze ci sarebbero state quel sabato sera, quando Ezra si era avvicinato a Sonia, annunciando davanti a tutti che aveva cambiato idea e che sarebbe venuto.
"Bene. Perfetto." Sonia gli aveva sorriso dal suo metro e quaranta e aveva raggiunto le amiche della classe accanto, sculettando come non avrebbe mai fatto nessun altra persona normale. Eppure nessuno la guardò comunque, lei era un'amica e basta, e perlopiù neanche troppo bella e simpatica; i fianchi larghi, i chili di troppo, la faccia troppo truccata; e va beh, i difetti fisici vanno rispettati. Ma quando punzecchiava Dann, Bali, Mombi e gli altri, era davvero insopportabile. 
"Si crede figa la ragazza." borbottò Joel, un altro amico di Ezra.
"Solo perché dà una festa. E magari sarà pure un raduno di truzzetti" mugugnò Dann.
"No vi prego! - Massi aveva sgranato gli occhi e congiunto le mani in modo pietoso - Ok ragazze, ma truzze no!"
"Mica te le devi sposare." protestò Mombi.
"Beh in ogni caso io vorrei chiedervi una cosa; avete sentito parlare di quella ragazza sparita l'altro giorno.." disse Dann.
"Cavolo sì!"
"Sapete che la polizia non ha trovato tracce? Ok, qualche impronta nel giardino di casa sua, ma a parte una marea di sangue non hanno trovato neanche una traccia del tipo che dovrebbe averla rapita."
"Ma magari non è stata rapita, è solo scappata..."
"No, no, è stata rapita. Hanno trovato un foglietto attaccato al muro della casa, stranamente senza impronte digitali, con scritto sopra che la ragazza stava fin troppo bene rispetto a come stava prima."
"Oddio! Perchè? I suoi genitori la picchiavano? Aveva un demone piantato nel cuore?"
"
Macchè!!! Era rimasta sola! Sola sola! Era andata a trovare un'amica mentre accadeva la disgrazia. I genitori erano a letto, chiusi a chiave, e non avevano notato niente di strano; così, quando la scintilla prodotta da un guasto nel forno a microonde si era trasformata in un incendio, loro non erano potuti scappare. Morti bruciati, carbonizzati. Irriconoscibili."
"Ma Cristo!"
"Terribile.."
Ezra ascoltava impassibile. Aveva ben altri pensieri per la testa. Per esempio, come vestirsi quel sabato per fare colpo. Chissenefrega dei problemi altrui, pensava. Le persone muoiono ogni giorno. Dovevano stare più attenti.
 
"C'è nessuno?"
L'ombra sgattaiolò dietro ad un albero.
"Vieni fuori, cazzo!"
Una risata gutturale, proveniente dall'entroterra, la fece rabbrividire, riempiendo di orrore le sue membra.
"Tu hai bisogno di me." La voce era ancora più lugubre e spaventosa della risata. La ragazza non osò replicare. Era vero, non stava bene. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter rivedere la sua famiglia, per placare quel terribile dolore. 
Non sapeva che fare. Le gambe erano molli e se quello era un maniaco come pensava... si sarebbe uccisa all'istante. Le serviva solo un coltello di quelli che l'assistente sociale teneva chiusi in cucina. Non sarebbe stato difficile entrare dalla finestra.
 
"Non sono un maniaco - Legge nel pensiero... Non è del tutto umano.. Ancora peggio, questa ci mancava. - Sono solo un Suo servo. Lui mi ha incaricato di venirti a prendere. Non sarai sola, tante persone sole e infelici come te hanno accettato. Ora stanno bene. Vieni con me."
L'essere venne fuori e la ragazza si tappò la bocca con le mani per non urlare.
"Gli zoccoli e le corna sono innocui mia cara. Non avere paura. Non ti farò niente di male. Starai benissimo con noi."
Queste ultime parole furono pronunciate da altre voci, tutte provenienti da luoghi innaturali. 
Questa volta la ragazza urlò alla vista degli occhi rossi e bianchi di quella bestia, prima di sparire nel nulla.
"Accetti?"
Nessuna risposta.
"Chi tace acconsente."
  
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