Segreti - Seconda parte
Stella
guardò sconsolata attorno a se. C'erano ancora
così tante cose da fare. Scatoloni da riempire e far
immagazzinare i mobili e tutto quello che non avrebbe potuto portare
subito con se a Philadelphia. L'indomani avrebbe chiamato il detective
Scotty Valens e gli avrebbe chiesto aiuto per trovare un alloggio
temporaneo in attesa di trovare casa e trasferire tutte le sue cose. Ma
adesso era troppo stanca. Sapeva che lasciarsi alle spalle Mac Taylor
era il solo modo per trovare un po' di pace ma restava una delle cose
più difficili che avrebbe dovuto superare. Nemmeno l'attesa
del risultato del test per l'HIV era stata così difficile.
Allora se non altro c'era stata la speranza di risultare negativa, come
poi era stato. Questa volta non c'erano vie d'uscita. New York era
l'unica casa che avesse mai avuto e Mac era stato la sua ancora per un
tempo che adesso le sembrava lunghissimo e pure troppo breve.
Il citofono la trascinò bruscamente alla realtà.
Doveva trattarsi della cena che aveva ordinato appena arrivata a casa.
Ma quando aprì la porta non c'era il fattorino dall'altra
parte.
- Stella, devo parlarti – le disse esitante, evitando di
alzare lo sguardo
Preoccuparsi per lui era una seconda natura per Stella. E vedendolo
così agitato non potè fare a meno di farsi da
parte per permettergli di entrare in casa. Una volta richiusa la porta
lo precedette silenziosamente verso il divano e sedette. In attesa che
Mac facesse o dicesse qualcosa si permise di studiarlo. Davanti a lei
non c'era il solito impeccabile detective Taylor. Mac non si sarebbe
mai presentato al lavoro in quella tenuta sportiva e con i capelli in
disordine. Aveva la fronte corrugata e profonde occhiaie. Normalmente
gli avrebbe suggerito di andare a casa, staccare il telefono e farsi
una bella dormita. E anche se non spegneva mai il telefono talvolta le
aveva dato ascolto. Adesso avrebbe dovuto essere tutto diverso ma lei
non lo era.
- Preparo il tè. Accomodati, ci metto pochi minuti, poi
potremo parlare – disse rialzandosi e dirigendosi nella zona
cucina.
Lui la seguì e la osservò mentre si occupava del
bollitore. Sapeva dove Stella teneva le tazze e ne prese due
meccanicamente. Il citofono suonò di nuovo. Questa volta era
realmente il ragazzo del takeaway cinese. Stella, senza nemmeno
consultarlo, dispose il contenuto dei cartoni in due piatti e
tornò a sedersi sul divano, con uno dei piatti in grembo,
lasciandogli tacitamente il compito di versare il tè e
portarlo nell'altra stanza. Con un sorriso gli tese l'altro piatto. Mac
sedette accanto a lei e cominciò a mangiare.
Entrambi erano stupiti di quanto fosse semplice ripetere i gesti di
sempre. Il silenzio che li circondava non era imbarazzante come
avrebbero immaginato. Sembrava un'altra delle loro cene insieme. Ce
n'erano state tante negli anni. Stella sembrava sapere sempre quando
aveva bisogno di compagnia, o di mangiare o dormire o solo smettere di
preoccuparsi per qualcosa. Stella gli era sempre stata vicina e, adesso
se ne rendeva conto, l'aveva dato per scontato. Aveva ragione lei,
avrebbe dovuto accorgersene.
Posò il piatto sul tavolino da caffè e,
dolcemente, le tolse di mano il suo per posarlo sopra l'altro. Poi si
volse verso di lei e le prese le mani tra le sue
- Eri sempre così serena – cominciò a
dire, spezzando il silenzio – non ho mai sospettato che
potessi essere gelosa.
- Mac, non ha importanza adesso – protestò lei
cercando di liberare le mani
Ma lui rafforzò la stretta e proseguì
- Stella, senza di te io non posso farcela. Senza il tuo sorriso, la
tua comprensione, la tua forza, io non so cosa fare. Sono un idiota a
non averlo capito prima, ma se te ne vai...
Lei era ammutolita, non poteva credere che Mac stesse davvero dicendo
di aver bisogno di lei
- Non lasciarmi, Stella. Dammi una possibilità di
dimostrarti che ti amo anche se fino a un paio di giorni fa non lo
sapevo nemmeno io.
Lei non sapeva come fosse successo. Un attimo prima la teneva per mano
e le diceva quello che aveva sempre sognato di sentirgli dire, il
momento successivo era stretta tra le sue braccia e avvertiva il suo
respiro caldo tra i capelli. Girò la testa, quel che bastava
per sfiorargli le labbra con le proprie.
- Mac, sei sicuro?
Lui sorrise e le prese il viso tra le mani – Stella, non ho
fatto che pensarci da quando hai lasciato il mio ufficio. Due giorni
senza di te e mi mancavano persino le tue arrabbiature.
A questo non potè che mettersi a ridere – Te lo
ricorderò la prossima volta che esploderò, allora!
- Tesoro, tutto quello che mi importa adesso è che ci siano
delle prossime volte. Philadelphia può fare a meno di te, io
no.
Una lacrima sfuggì al ferreo controllo di Stella, Mac la
fermò con il polpastrello, senza smettere di guardarla negli
occhi. L'emozione le serrava la gola e la voce le uscì roca
- Ti amo Mac Taylor.
Molto più tardi, stretta tra le braccia dell'uomo che amava,
ripensò ai segreti che si era tenuta dentro fino a quel
giorno. Uno era stato tale solo perchè per tutto quel tempo
le era mancato il coraggio di farsi avanti e rischiare. L'altro era il
segreto di Claire, e non sarebbe mai venuto alla luce anche se non era
più importante perchè adesso che il cuore di Mac
Taylor era suo, Stella avrebbe fatto anche l'impossibile per non
spezzarlo.
Fine
Robin, 28
dicembre 2007
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