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Autore: larrysharmony    19/07/2013    87 recensioni
«Cazzo…» sussurrai flebilmente, ricevendo un’occhiataccia da mia madre.
«London High School. Certo che ne hanno di fantasia» commentai ironicamente suscitando una risatina divertita da parte di mia madre.
Posteggiò l’auto per poi avvicinarsi al mio viso.
Posò un leggero bacio sulla mia guancia e mi accarezzò i capelli.
«Fai la brava piccola» disse sfoggiando un dolcissimo sorriso, uno di quelli che dedicava solo a me e che tempo addietro anche a mio padre.
Ricambiai il sorriso prima di uscire dall’auto.
Percepii l’agitazione fremere nel mio corpo non appena mise in moto sparendo dietro l’angolo.
Rabbrividii notando che quella più che una scuola sembrava un insieme di più edifici messi insieme, per quando grande era.
Varcai la soglia del cancello bloccandomi all’istante. Non si riusciva nemmeno a notare l’entrata per quanti ragazzi c’erano.
Si preannunciava una giornata molto lunga.
FFTaylor Swift è la protagonista principale comunque
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Feci il mio ingresso nell’aula spoglia raggiunta da Niall che arrancante continuava a raccontarmi la fine del suo gattino Irwin morto due mesi prima.
Sempre ignorandolo, presi posto nei banchi in fondo alla classe e mi accasciai sul banco.
Niall mi affiancò mentre ridacchiava divertito alla battuta di un ragazzo moro, con la pelle leggermente ambrata, gli occhi scuri e profondi come due pozzi, le labbra carnose e un sorriso a dir poco spettacolare, un sorriso raro.
Lo riconobbi all’istante, in fondo come si faceva a dimenticare il sorriso di Zayn?
Arrossii violentemente quando Zayn si accorse che lo fissavo come fa un cane quando si ritrova davanti dei prelibati bocconcini.
«Taylor» disse con la sua voce sensuale e allo stesso tempo suadente.
Incapace di formulare una frase sensata mi limitai a boccheggiare suscitando le risate di Niall che nel frattempo fissava divertito la scena.
Dannazione, il finto biondo me l’avrebbe pagata.
Mi voltai a guardarlo per poi lanciargli un’occhiataccia. Il biondo si zittì per pochi secondi prima di accasciarsi completamente sulla sedia e ridere.
Irritata gli tirai una gomitata che lo fece gemere e attorcigliarsi per il dolore.
Soddisfatta della mia impresa riportai finalmente l’attenzione su Zayn.
Puntellai il braccio sul banco per poi appoggiarci sopra il mento beandomi così della spettacolare visione che era il viso perfetto di Zayn.
«Quanto siete carini voi due» azzardò Niall per poi voltarsi dalla parte opposta fingendosi particolarmente interessato alla sequoia in giardino.
Zayn sorrise chinando la testa e mordendosi il labbro inferiore, provocandomi così una miriade di capogiri.
“Taylor, calmati! È solo un fottuto ragazzo. Bello da morire, ma pur sempre un ragazzo” gracchiò l’irritante vocina della mia coscienza.
Sbuffai controvoglia, aveva pur sempre ragione. Ma Zayn aveva un che di spettacolare.
«Taylor?» sussurrò scuotendo una mano proprio in prossimità dei miei occhi.
Mi risvegliai dal mio momentaneo torpore e «Dimmi perfezione. Ehm, volevo dire, Zayn» risposi di rimando allungando il braccio verso Niall e stringendo il suo braccio con una forza inaudita. Il biondo nel frattempo cercava di divincolarsi dalla mia morsa ferrea, infine si arrese e mi supplicò con lo sguardo di lasciarlo in pace.
«Ti va di uscire con me, questo pomeriggio?» chiese senza un minimo di imbarazzo, e come se non bastasse mi fissò sicuro di sé stesso.
Diretto il ragazzo.
Abbozzai un sorriso annuendo con un po’ troppa irruenza.
«Certo, a che ora?» chiesi poi senza rendermi conto che ormai era troppo tardi per cambiare idea, e non ci sarei riuscita comunque con Zayn che mi fissava con un sorriso come quello. In quel momento non ero in possesso delle mie facoltà cognitive, non riuscivo a pensare ad altro che non fosse il suo sorriso.
Me ne sarei pentita non appena Zayn si sarebbe allontanato.
Il moro socchiuse leggermente gli occhi appoggiando la mano sul mento per poi «Alle 5 va bene?» chiedere, sorpreso del fatto che avessi accettato senza obiezioni.
A dire il vero la cosa sorprendeva anche me, e non poco.
«Certo» risposi cercando di contenermi per non sembrare troppo invadente ed entusiasta.
Il moro sorrise prima di voltarsi verso la cattedra.
La professoressa di psicologia fece il suo ingresso, e dopo aver appoggiato la borsa scura nel pavimento si appostò sopra la cattedra incrociando le gambe.
«Allora ragazzi, so che siamo appena ai primi giorni di scuola ma il programma di quest’anno è piuttosto ricco e temo che il tempo ci proibirà di terminarlo entro giugno» gracchiò con un’irritante vocina ricevendo in risposta gesti e suoni d’assenso dai miei compagni di classe.
«Cominciamo dalla teoria psicosessuale di Freud» continuò suscitando un lieve ma comunque irritante vociare e una sorta di sbadiglio da parte di Niall.
La lezione annoiava pure lui.
Mi voltai a guardarlo mentre si adagiava comodamente sul banco con le braccia incrociate tra loro come a fargli da cuscino.
«Perché hai accettato di uscire con Zayn?» sussurrò indicandomi il moro seduto davanti a noi.
«Insomma non lo conosci nemmeno» continuò sempre senza scomporsi dalla sua attuale postazione.
«È a questo che servono gli appuntamenti no?» risposi scuotendo la testa per la frase priva di senso, o quasi, che avevo appena pronunciato.
«Stai cercando di convincere me o te stessa?» fece infatti il biondo scoppiando a ridere silenziosamente.
Gli lanciai un’occhiataccia stizzita.
«Tzè non sai ciò che dici, Nialler. Sta zitto e segui la lezione» ribattei dopo qualche secondo.
Meglio la fuga no? Di certo non avevo intenzione di rispondere alle domande curiose di Nialler, e tantomeno a quelle a cui non sapevo rispondere neppure io.
Detto ciò sfilai il cellulare dalla tasca e con cautela, stando ben attenta a non farmi notare dalla professoressa che continuava a lanciare occhiatine vigili qua e là per la classe.
Lentamente lo posizionai all’interno dell’astuccio, ottimo nascondiglio.
Lo sbloccai e scorsi le numerose icone e appena trovai l’icona di “Twitter la schiacciai.
La mia timeline era praticamente morta, nessuna menzione, nessun nuovo follower, niente di niente.
Lasciai andare il cellulare e alzai la testa accorgendomi che Louis e Harry nella fila davanti alla nostra stavano tranquillamente conversando, ignari dell’esistenza della professoressa.
Stando ben attenta a non farmi notare dai due, con la coda dell’occhio scrutai i loro profili soffermandomi particolarmente su quello delicato di Louis.
Il viso leggermente spigoloso gli donava un’aria leggermente mascolina, il naso dritto con la punta leggermente all’insù e i suoi occhi, quegli occhi in grado di cambiare tonalità a seconda del suo stato d’umore.
Improvvisamente Harry fece una battuta e Louis scoppiò in una fragorosa risata, una risata cristallina e contagiosa.
Cacciò la testa all’indietro per poi voltarsi completamente nella mia direzione.
«Oh ciao sorellina» sussurrò alzando la mano in segno di saluto.
«Voltati Tomlinson. La tua faccia mi fa venire il voltastomaco» risposi atona dedicandoli poi un sorriso falsissimo.
Ciò bastò a cancellare il suo sorriso, lasciando spazio a un ghigno colmo di disprezzo.
Harry intanto continuava a spostare gli occhi da Louis a me, in continuazione, ridacchiando e mettendo in mostra quelle adorabili fossette, che lo rendevano quasi tenero.
Dopo interminabili scambi di occhiatacce, l’aria si era impregnata di tensione, Louis e Harry si voltarono tornando a conversare allegramente.
Inspirai a fondo cercando di mantenere così la calma. Mi ero ripromessa di tenermi alla larga dai guai e da tutti una volta arrivata in quella scuola e invece mi ritrovavo a scambiare battutine di scherno con quello che era niente di meno che il figlio del fidanzato di mia madre.
Tornai a fissare lo schermo luminoso del mio cellulare.
Lo bloccai con cautela e mi stravaccai sul banco con tutto l’intento di continuare il sonno ristoratore che quella maledetta sveglia mi aveva privato.
Ne avevo l’intento appunto ma Niall continuai interperrito a giocherellare con una ciocca dei miei capelli rendendo così l’impresa decisamente impossibile.
Alzai gli occhi verso il biondo e dedicandogli uno dei miei sguardo più letali e penetranti che ebbe il giusto effetto, il biondo infatti rabbrividì ritirando la mano verso di sé.
«Niall si può sapere che ti prende?» esclamai allargando le braccia.
Lui mi fissò scuotendo la testa.
«Niente, mi annoio» rispose con un’alzata di spalle.
Grugnii innervosita ma prima di bestemmiargli in faccia venni interrotta, per sua fortuna, dal suono insistente della campanella che per giunta era situata proprio fuori dalla nostra classe.
«Horan, salvato dalla campanella» disse Perrie avvicinandosi a me e schioccandomi un bacio affettuoso sulla guancia. Non la allontanai, mi limitai a sorriderle teneramente. Quella ragazza era la dolcezza.
«Chiese la bionda dando un buffetto sulla guandia paffuta di Niall che la fulminò con lo sguardo tornando a chiacchierare con Zayn.
«Ehi, pianeta Terra chiama Taylor» continuò Perrie scuotendo una mano davanti al mio viso vedendo che non le rispondevo.
Era già la seconda volta in un giorno che me lo facevano.
Mi ridestai dal mio momentaneo assopimento che consisteva nel fissare estasiata quell’essere perfetto che era Zayn e volsi lo sguardo verso la ragazza.
«Non male. Ho solo un po’ di mal di testa» mentii.
La ragazza annuii poi d’improvviso illuminata da un pensiero «Che ne dici di firmarci i permessi e uscire da scuola adesso?» propose sorridendo.
Aggrottai le sopracciglia storcendo il naso.
La ragazza vedendo che non mi aveva ancora convinta continuò.
«Andiamo a fare colazione e ci facciamo un bel giro per Londra. Che ne dici?».
«Proposta allietante Perrie Louise Edwards. Mi hai convinta» risposi infilando la mano nello zaino e estraendone fuori il libretto scolastico.
La bionda battè le mani soddisfatta.
«Ehi, dove diavolo hai intenzione di andare tu?» chiese Niall in tono accusatorio e puntandomi il dito contro.
«Fuori da scuola» risposi tranquillamente spostando i capelli di lato.
«Non puoi abbandonarmi Tay» esclamò supplicante.
Scossi la testa.
«Mi dispiace Nialler, ma io non ho la minima intenzione di stare qui altre due ore» risposi infine alzandomi e posizionandomi lo zaino sulle spalle.
«Allora portami con te» disse sistemandosi a sua volta lo zaino.
Più che una proposta sembrava quasi un ordine, tuttavia non potevo abbandonarlo al triste destino di affrontare due asfissianti ore di matematica.
Sbuffai e «E va bene Niall. Seguici» gli intimai.
«Ciao Taylor. A dopo» si intromise Zayn che nel frattempo aveva assistito all’intera conversazione senza fiatare.
Avvampai dedicandogli un sorriso per poi seguire Niall e Perrie fuori dalla classe.
Arrancai dietro ai due che ingiustamente non ne volevano sapere di rallentare il passo.
«Pez» chiamai a gran voce ignorando l’occhiataccia lanciatomi dalla bidella.
La ragazza si voltò muovendo la massa di capelli chiari e si fermò aspettando che gli affiancassi.
«Dove andiamo?» chiesi incuriosita, non appena abbandonammo l’edificio.
«A mangiare, è ovvio» constatò esasperato Niall, allargando le braccia e scuotendo la testa.
Soffocai una risata mentre Perrie gli lanciò un’occhiata divertita.
«Possibile che tu pensi sempre e solo al cibo?» chiese rivolta a quest’ultimo che si illuminò in un fantastico sorriso per poi inarcare le sopracciglia.
«Donna, stai scherzando? Io mangio, vivo, respiro cibo» rispose poi superandoci e accelerando il passo non appena notò un piccolo bar a pochi passi da noi.
Questa volta non riuscii a trattenere le risate, seguita a ruota da Perrie che senza smettere di ridere arrancò dietro a Niall.
«Vi muovete? Io ho fame» esclamò Niall entrando nel bar e piazzandosi dietro alla porta tenendola aperta.
Rabbrividii al brusco cambiamento di temperatura, prima freddo e pungendo e poi caldo e accogliente.
Inspirai a fondo l’inebriante profumo di caffè mattutino seguendo i due che nel frattempo avevano adocchiato proprio un tavolino accanto alla finestra.
Presi posto cercando di sedermi composta, appoggiai la borsa sul pavimento dato che Niall mi aveva battuta sul tempo appropriandosi della quarta sedia.
«Non c’è nessuno qui. Che noia» sbuffò Perrie limandosi l’unghia del pollice già perfettamente curata.
Sorrisi prima di guardarmi intorno.
In effetti aveva proprio ragione, non c’era nessuno oltre a noi e a un ragazzo che doveva avere sì e no la nostra età intento ad annotare scrupolosamente delle scritte su un taccuino e una donna sulla trentina dietro all’esteso bancone che non appena ci vide, afferrò un blocchetto e una penna venendoci incontro con un sorriso professionale stampato in faccia.
«Ciao ragazzi, cosa vi porto?» chiese educatamente mostrando comunque un sorriso simpatico.
Niall guardò prima me e Perrie per poi parlare.
«Per me due cupcake e una cioccolata calda» esclamò fiero della scelta fatta.
Mi voltai a guardare vero il bancone. C’era una vastissima scelta di dolci e brioches appena sfornate. Riportai gli occhi verso la donna che continuai ad aspettare pazientemente le altre ordinazioni.
«Per me un cappucino» risposi infine abbozzando un sorriso di gratitudine.
«Lo stesso per me» aggiunse Perrie.
La donna annuii prima di congedarsi con un sorriso.
«Ma, ma, ma. Ma non mangiate nulla?» chiese Niall esasperato guardando prima me e poi Perrie.
Noi di tutta risposta ci guardammo sorridendo e alzando contemporaneamente le spalle.
Niall scosse la testa sussurrando un «incredibile» e sfilando poi il cellulare di tasca prendendo a digitare velocemente qualcosa su di esso.
Appoggiai il mento sul palmo della mano e mi voltai a guardare fuori dalla finestra.
Numerosi nuvoloni scuri e gremiti di pioggia costellavano il cielo di quella mattinata già fredda di suo.
Battei una mano sulla fronte ricordandomi che sbadatamente mi ero dimenticata di portare l’ombrello, non per pigrizia o altro, ma per semplice dimenticanza.
«Ecco a voi ragazzi» disse la donna con in mano un enorme vassoio contenente le nostre ordinazioni.
Poggiò il tutto sul tavolino per poi sparire nuovamente dietro al bancone a servire due nuovi cluenti che avevano appena fatto il loro ingresso ridacchiando.
Riconoscendo una delle due voci mi voltai di scatto per accertare le mie paure.
  
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