Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: millyray    19/07/2013    1 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO QUATTORDICI

Amanda e Ken si stavano praticamente rotolando sul tavolo dalle risate e probabilmente non avrebbero smesso finché il ragazzo che era salito sul palco non avesse smesso di cantare. Anzi, forse avrebbero continuato anche dopo.
Per la verità tutti al loro tavolo erano scoppiati a ridere, ma almeno gli altri avevano avuto la decenza di darsi un contegno. Loro invece non si preoccupavano nemmeno delle teste che si giravano per guardarli storto.

“Non dovreste ridere così”, li ammonì Kelly, lanciando un’occhiataccia soprattutto alla sorella. Ken lo poteva capire, ma lei era un’adulta. “Ha avuto coraggio a salire sul palco e dedicare una canzone alla sua ragazza”.

“Sì, ma era meglio se non lo avesse fatto”, la contraddisse Tyler, nascondendo un sorrisetto. “Si sarebbe risparmiato una figuraccia”.
Blake ridacchiò e strinse la mano al proprio ragazzo mentre Freddie, ai loro piedi, abbaiò la sua approvazione.

Kelly, invece, alzò gli occhi al cielo ma non aggiunse altro. Kenneth, che finalmente era riuscito a calmarsi e si stava asciugando gli occhi per le lacrime, esclamò: “Lucy, hai avuto un’idea geniale a venire qui. Era da tanto che non mi divertivo così”.

“Dovremmo trascorrerle più spesso le serate al karaoke”, aggiunse Amanda, sulle labbra ancora evidenti le risatine che l’avevano scossa prima. Mandò in gola un sorso di birra, sperando forse di riuscire a darsi un minimo di aspetto da persona adulta.

Finalmente il ragazzo stonato che aveva cantato sul palco tutto quel tempo e per cui Mandy e Kenny avevano riso così tanto aveva abbandonato la scena tornando al suo tavolo e il presentatore aveva ripreso in mano il microfono, cercando di convincere qualcun altro a salire e cantare qualcosa.

“Ehi, Blake!”

Il biondino voltò il capo verso l’amico che lo aveva chiamato, curioso di sapere che cosa volesse.

“Ma quello non è il ragazzo con cui uscivi un paio di anni fa?” gli chiese Ken.
Blake si protese per vedere a chi si riferisse, ma non vide nessuno di interessante. “Dove?”
“Quello vicino all’uscita di emergenza”.
Il ragazzo guardò stavolta nella direzione indicatagli e subito dopo spalancò la bocca per la sorpresa.  “E’ vero! E’ lui!”

Anche Lucy e Amanda, curiose, guardarono vicino alle porte di emergenza. “E’ quello con la maglietta rossa?” chiese la donna.

“Sì”, le rispose la ragazza. “Ma non lo ricordavo così… grasso?” Storse la bocca in un’espressione un po’ schifata.

“E’ vero, è ingrassato”, concordò Blake. “Una volta era molto più figo. Ma chi è quello insieme a lui?”

All’improvviso, però, sentì qualcuno tossicchiare accanto a lui e, voltandosi, vide Tyler con lo sguardo rivolto verso di lui, gli occhi assottigliati, come se lo stesse minacciando mentalmente. Immediatamente, fece un sorriso molto innocente.
“Ehm… non che la cosa mi interessi. Ero solo… curioso”.

“Oh Dio, Blake!” esclamò di nuovo Ken, facendo fare un balzo a tutti quanti. “Ti ricordi il pizzaiolo dell’anno scorso? Quello sì che era figo!”

“Eh, come scordarselo”, sospirò il biondino.

“Ordinavi la pizza tutte le sere solo per fartele portare a casa da lui”.

“Quale pizzaiolo? Di quale pizzeria?” chiese Tyler in tono piuttosto acido. Blake si voltò di nuovo verso di lui, mettendogli una mano sul petto. “Niente, tesoro. Non era nessuno”.

“E allora perché ordinavi la pizza tutte le sere?”

“Perché… perché mi piace la pizza. E comunque quella è una storia vecchia”. E per far cessare ogni protesta, si protese verso le sue labbra e lo baciò, senza preoccuparsi di chi li stava guardando.
Lucy li guardò sognante, Amanda e Kelly si lanciarono un’occhiata maliziosa e Ken finì di bere la sua Coca Cola.

Quando si staccarono, Tyler si passò la lingua sulle labbra come per assaggiare il sapore di Blake e il biondino sorrise contento, specchiandosi nel riflesso degli occhiali scuri del compagno.

“Ehi, Ty!” chiamò ad un tratto Mandy. Il moro voltò il capo nella direzione da cui proveniva la sua voce. “Ho avuto un’idea!”

“Cioè?” le chiese il nipote, ma già immaginava che non doveva essere chissà che idea.

“Perché non vai anche tu  a cantare?”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi dietro le lenti. “Cosa?!”

“Dai, tu sei molto più bravo di tutti loro messi insieme. Farai un figurone”.

“No, io non canto”.

“Davvero sai cantare?” gli chiese Blake guardandolo con occhi luccicanti.

“No, che non so cantare”.

“Sì che lo sa, è solo troppo modesto”.

“Dai, Tyler, potresti farlo”, cercò di convincerlo anche la madre.

“Ti ci metti pure tu?” si lamentò il ragazzo che sperava, probabilmente, di poter sprofondare sotto terra.

“Se non vuoi cantare da solo canto io con te”, disse Amanda allora. Sembrava che farlo cantare quella sera fosse diventata una questione di vita o di morte per lei. “Possiamo cantare The last time. Conosci il testo a memoria”.

“Ma io…”.

“Oh, Ty, sarebbe carino sentirti cantare”, si aggiunse Lucy e, se avesse potuto, il moro l’avrebbe sicuramente guardata malissimo.

“Dai, fallo per me”, gli sussurrò allora Blake, circondandogli il collo con le braccia e guardandolo con un’espressione da cucciolo supplicante che l’altro non poteva vedere ma che poteva benissimo immaginare.

Tyler, alla fine, sospirò rassegnato e sbottò: “E va bene! Ma me la farai pagare, Mandy!”

“Ah sì!” esclamò la zia battendo le mani come una bimba contenta, senza fare per niente caso all’ultima affermazione del ragazzo.

I due si alzarono e, camminando a braccetto, si avvicinarono al palco. Lì vennero presentati e subito dopo si posizionarono davanti al microfono.
Poco dopo partì la musica, una musica di pianoforte piuttosto lenta. In sala era calato il silenzio, si udiva solo qualche basso mormorio da parte del pubblico trepidante.
La prima ad attaccare con la prima strofa fu Amanda: “I found myself at your door, just like all those times before. But I’m not sure how I got there […] and you open your eyes into mine and everything feels better”.

Poi fu il turno del ritornello che cantarono insieme, in tono basso e melodioso. “Right before your eyes I’m breaking and fast, no reasons why just you and me”. Tyler stava ben attento a non sovrapporre la sua voce con quella di Amanda. Dopo però cominciarono ad aumentare sempre più d’intensità il tono della voce, perfettamente in accordo l’uno con l’altra, senza coprirsi mai. “This is the last time I’m asking you this. Put my name at the top of your lips. This is the last time I’m asking you why, you break my heart in the blink of an eye, eye, eye”.

Amanda cantò da sola un altro paio di strofe e dopo fu il turno di Tyler, finché non arrivarono ad alternarsi i versi. “This is the last time you tell me I’ve got it wrong. This is the last time I say it’s been you all along. This is the last time I let you at my door. This is the last time, I won’t hurt you anymore, ooh”.

Quando arrivarono all’ultima strofa cantarono di nuovo insieme, questa volta sovrapponendo le loro voci, sempre più forte, sempre di un tono più alto. “This is the last time I’m asking you this, last time I’m asking you this, last time I’m asking you this”.

E finalmente terminarono, lasciando il pubblico completamente incantato. L’applauso partì solo dopo qualche secondo, un vero applauso e i fischi che qualcuno lanciavo loro erano di soddisfazione.
Anche il presentatore fece loro i complimenti. Tutti avrebbero voluto un bis, ma i due decisero di lasciare il palco per tornare al loro tavolo.
Nel passare in mezzo alla gente, si trovarono a dover sorridere e ringraziare tutte le persone che facevano loro i complimenti. Non che ad Amanda questo dispiacesse.

“Wow! Non sapevo cantaste così bene”, commentò Ken una volta che Tyler e Amanda riuscirono a tornare al sicuro.

“Be’, adesso lo sai”, gli rispose lei con un sorrisetto soddisfatto.

“Perché non mi hai detto che sapevi cantare?” chiese Blake, prendendo la mano del proprio ragazzo.

“Perché non è così importante”.

“Potresti avere successo”.

“Ma figurati! Non ho intenzione di fare il cantante”.

Anche Freddie pareva contento. Con un balzo mise le zampe anteriori sulle ginocchia del suo padrone che gli accarezzò il capo.
Blake invece gli si strinse più forte, notando tutte quelle ragazze che stavano lanciando occhiatine maliziose al suo ragazzo, sicuramente attratte dal suo bell’aspetto e ora anche dalla sua voce.

***

“Tyler da piccolo usava sempre lo stesso cuccio”, iniziò a raccontare Kelly seduta nella sala da pranzo della casa di Blake a chiacchierare con i genitori del ragazzo dopo aver pranzato abbondantemente e aver tracannato qualche bicchiere di vino di troppo.
Forse per questo ora era così esagitata e parlava come una macchinetta, raccontando anche cose che forse non avrebbe mai osato raccontare. “Non voleva mai cambiarlo. Quando cercavo di dargli un altro ciuccio si metteva a piangere. Ma il brutto è che il suo era diventato completamente nero, era persino brutto da guardare. Non capisco come facesse lui”.

La madre di Blake scoppiò a ridere divertita, ma il padre rimase impassibile a  sorseggiare il suo bicchiere di vino rosso. Ormai aveva rinunciato a cercare di intromettersi nei discorsi delle due donne, partite per la tangente a raccontarsi i più succulenti pettegolezzi.

“Mamma, ti prego!” esclamò Tyler esasperato. Aveva già sentito troppo e non gli andava che si mettesse a parlare anche degli affari suoi.

“Che c’è?” gli chiese la donna che non sembrava nemmeno essersi resa conto di quello che stava dicendo.

“Non puoi raccontare queste cose!”

“Be’, perché no? Non sto mica raccontando chi sa che”.

Il ragazzo sospirò ma non aggiunse altro. Tanto era inutile.
Blake, allora, con un mezzo sorriso, poggiò il suo piatto del dessert sul tavolo e prese la mano al proprio ragazzo. “Dai, Ty, andiamocene. E’ meglio non stare qui”. Lanciò un’occhiata obliqua alla madre.
Prima di varcare la porta, però, vide il padre che lo guardava con espressione supplicante, come a volergli chiedere di portarlo via da lì. Ma il figlio gli rispose semplicemente con una scrollata di spalle a mo’ di scusa e trascinò Tyler verso le scale.

Quando entrarono, il moro richiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò sopra. E prima che Blake si allontanasse, gli afferrò il polso per bloccarlo. Il ragazzo si voltò di scatto, leggermente sorpreso, e vide negli occhi dell’altro una strana luce, una luce di desiderio.
Tyler cominciò a risalire con le mani lungo le sue braccia, arrivando fino alle spalle, poi al collo, al viso. Con i pollici gli accarezzò delicatamente i zigomi, scendendo sulle sue labbra e infine, abbassò il capo per baciarlo, un bacio pieno di passione e urgenza, come se lo baciasse per la prima volta dopo tanto tempo.
Blake ricambiò, cercando di reggere la passione dell’altro, ma ben presto si trovò a essere sottomesso  dalla lingua prepotente del compagno. Era rimasto piuttosto sorpreso da quel bacio, Tyler non aveva mai preso l’iniziativa prima di allora.

Si staccarono solo quando si accorsero di dover riprendere fiato, ma subito dopo il moro assalì di nuovo le labbra dell’altro. Con un colpo di reni scambiò le loro posizioni, sbattendo Blake contro il muro e inchiodandogli le braccia sopra la testa. Il biondino lo lasciò fare, preso alla sprovvista, ma anche dal piacere.
Poi Tyler spostò le sue mani sui fianchi del ragazzo e, prendendogli i lembi della maglietta tra le dita, gliela sfilò. Blake non oppose resistenza neanche stavolta.

“Tyler, che ti prende?” chiese soltanto, con voce roca, una volta che le sue labbra furono di nuovo libere.

“Ho voglia”, gli sussurrò il moro, mordendogli il lobo dell’orecchio. “Il cioccolato è un afrodisiaco, lo sapevi?” chiese, riferendosi alla torta al cioccolato che avevano mangiato poco fa.

Blake ridacchiò e lo spinse sul letto, slacciandogli la cintura dei jeans, completamente dimentico che non aveva chiuso la porta a chiave. Si tolse anche lui i pantaloni, alzandosi poi per prendere un preservativo dal cassetto.
Quando si risedette sul letto, prese una mano di Tyler e glielo diede. “Dai, mettilo”.

“No”, rispose il ragazzo. “Voglio che sia tu a farlo”.

“Cosa?!” Il biondino strabuzzò gli occhi.

“Voglio che sia tu a farlo stavolta”. E gli mise davanti il preservativo.

“Sei sicuro?”

“Sì”.

Blake non aggiunse altro e fece come il ragazzo gli aveva chiesto. “Guarda che ti farà male”, lo avvertì.

“Lo so”.

Lo fece sdraiare a pancia in giù e gli si mise sopra. Cominciò a leccargli la zona della spina dorsale, dall’alto in basso, facendolo eccitare parecchio. A quel punto, gli infilò il medio nell’apertura e Tyler, che non se lo aspettava proprio, emise un singulto di dolore. Blake andò più in profondità e vide l’altro inarcare la schiena.

“Shhh, rilassati”.

Poi infilò anche l’indice e a quel punto il moro si morse la lingua per non urlare.

“Posso smettere se vuoi”.

“No, vai avanti”, gli ordinò, ma Blake poté sentire nel tono della sua voce il dolore che provava. Fece però come Tyler gli aveva chiesto, anche perché era parecchio eccitato e non gli sarebbe piaciuto tornare indietro.
Avvicinò il proprio sesso all’apertura dell’altro e lo penetrò pian piano, cercando di fagli meno male possibile, benché la cosa fosse impossibile.
Tyler, che non voleva di certo staccarsi la lingua, morse il cuscino e lasciò andare qualche lacrima, cercando in tutti i modi di trattenere i singhiozzi. Sentiva l’altro spingersi dentro di lui, ma faceva dannatamente male e non provava alcun piacere.
Quando lo ebbe penetrato del tutto, cominciò a muoversi su e giù, sempre lentamente, seguendo un ritmo cadenzato. Improvvisamente, però, sembrò che fosse andato a toccargli un punto delicato, perché una pura ondata di piacere andò a pervadere il moro, facendogli mollare il cuscino e desiderare ancora di più.
Allora cominciò anche lui a muoversi, facendo capire a Blake che gli andava bene. Il biondino aumentò la velocità delle spinte, aggrappandosi ai fianchi di Tyler. E poco dopo vennero, insieme, con un gran sospiro di piacere.

Blake si buttò di fianco sul letto, accanto al proprio ragazzo che se ne stava ancora a pancia in giù, il viso affondato nel cuscino.

“Wow, Tyler. È stato molto bello”, sospirò il biondino, accarezzandogli delicatamente la schiena  con le dita. Ma l’altro parve non reagire. “Tyler?” lo chiamò allora, preoccupato.
Soltanto in quel momento il moro si scosse un poco, voltando il capo verso di lui e aprendo gli occhi azzurri e leggermente umidi. Blake si accorse delle lacrime che avevano solcato il suo viso e assunse un’espressione mortificata. “Oh Dio, Ty! Ti ho fatto male, mi dispiace!” esclamò, puntellandosi sul gomito per sollevarsi.

“No, no!” cercò di tranquillizzarlo allora l’altro, sorridendogli dolcemente. “Non mi hai fatto male”.

“Sì, invece!”

Tyler socchiuse gli occhi e sospirò. Era inutile negare l’evidenza. “Ok, un po’ mi ha fatto male. Però è stato bellissimo”.

Il biondino gli accarezzò i capelli con una mano, asciugandogli le lacrime che vedeva sul bordo dei suoi occhi con il pollice, e poi gli depositò un piccolo bacio sulla palpebra. Lo faceva spesso e a Tyler piaceva moltissimo, lo trovava terribilmente dolce.
Il moro invece gli poggiò una mano sul petto, spingendosi di più verso di lui. Poi affondò il viso nell’incavo del suo collo, lasciando che l’altro gli circondasse la schiena con un braccio.

“Che cosa c’è?” chiese Blake in tono dolce.

“Niente”, mormorò il moro contro la sua spalla. “Voglio solo che mi abbracci”.

Il biondino esaudì il suo desiderio e lo strinse forte a sé.

“Ti amo tanto, Blake. Non lasciarmi mai”.

“Mai e poi mai”.

Poco dopo, quando si furono addormentati, la madre di Blake aprì piano la porta per chiedere loro se volevano altro da mangiare. Ma quando sbucò con la testa oltre la soglia, trovò i due ragazzi stretti l’uno all’altro sul letto, completamente nudi, eccetto un lenzuolo leggero che copriva loro solo le gambe.
Non riuscì a trattenersi dal sorridere a dell’estrarre il suo cellulare dalla tasca per fare una foto.

***

Tyler sedeva sul letto nella propria stanza, un libro in breil poggiato sulle gambe e le cuffie dell’ipod nelle orecchie.
Improvvisamente, però, sentì bussare alla porta, seguito dal solito cigolio che questa emetteva quando veniva aperta.

“Ciao, tesoro!” lo salutò sua madre allegramente. “Posso farti un po’ di compagnia?”

“Certo!” Il ragazzo si spostò un poco per farle spazio e la donna si sedette accanto a lui, ponendo in mezzo una ciotola con i pop corn. “Ho portato qualcosa da sgranocchiare”.

Tyler allungò una mano e incontrò i pop corn.

“Hai ripreso a leggere!” notò Kelly con piacere.

“Sì”.

“Sono stati gentili i genitori di Blake ad averci invitati a pranzo”.

“Sì, è vero”, concordò il figlio, gli occhi fissi sul muro davanti. “E sua madre cucina molto bene”.

“Penso che tu e lui siate una bella coppia”.

“Lo penso anche io”.

Cadde un momento di silenzio, interrotto solo dallo sgranocchiare dei pop corn.

“Sei felice?” chiese Kelly, in tono serio. Era chiaro che la risposta a quella domanda le importava molto.

“Sì”.

La donna sorrise. Era stata una risposta monosillabica ma era tutto ciò di cui aveva bisogno. Tyler non aveva aspettato troppo prima di rispondere, non aveva tentennato. Ciò significava che era veramente felice. Finalmente, dopo tanto tempo.

“Anche io”.

“Pensi che lo sia anche papà?”

Kelly lanciò un’occhiata alla foto di suo marito e  suo figlio che il ragazzo teneva sulla scrivania. Poi riportò lo sguardo su Tyler. “Certo. E penso che sia orgoglioso di te”.

Il moro, senza aggiungere altro, si protese verso di lei e l’abbracciò, saltandole al collo come faceva da piccolo. La madre ricambiò l’abbracciò, il naso solleticato dai capelli del figlio che sapevano lo stesso odore di quelli di Richard. Avevano anche la stessa consistenza. Tyler era molto simile a Richard.
Suo marito le mancava immensamente, la vita che avevano prima di quell’incidente le mancava immensamente. Ma adesso un po’ meno. Adesso le cose stavano cambiando, si stavano a poco a poco aggiustando, anche se non sarebbe mai tornato tutto come prima.
Però, almeno, stavano uscendo da quel brutto periodo.

La felicità c’era ancora, non li aveva abbandonati come avevano pensato.

E tutto stava andando bene.

THE END

 

MILLY’S SPACE

È sempre strano concludere una storia. Da un lato si prova una soddisfazione pazzesca e anche un pizzico di sollievo, ma da un altro è sempre un peccato. È come lasciare una parte di sé. Ma le cose non possono durare in eterno, specialmente quelle belle, come spero sia stata questa fanfiction. So che non ci sono stati grandi colpi di scena né i personaggi hanno vissuto delle avventure particolari, però questa storia è nata col puro intento di essere qualcosa di molto innocente e molto dolce. E spero ci sia riuscita.

Bene, non voglio dilungarmi in troppe parole, non l’ho mai amato particolarmente. Ci tengo solo a precisare alcune cose su questo capitolo: la canzone cantata da Amanda e Tyler si intitola appunto The last time ed è cantata da Taylor Swift e Gary Lightbody (del gruppo dei Snow Patrol). In verità sono stata molto indecisa tra questa e Everything has changed (sempre di Taylor Swift e Ed Sheeran). Alla fine ho scelto la prima perché musicalmente mi piaceva di più.
La storia, invece, del ciuccio è una cosa vera ^^ da piccola avevo un cuccio che non volevo mai cambiare ed era diventato completamente nero. Quando i miei provavano a darmene un altro lo buttavo via XD 

Bene, e ora passo ai ringraziamenti. Be’, innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia, che l’hanno letta, che l’hanno amata, che hanno aspettato con trepidazione l’aggiornamento. E ringrazio anche quelli che l’hanno solo aperta e abbandonata dopo il primo capitolo. Ringrazio in particolare quelli che mi hanno recensito fedelmente ogni capitolo e anche quelli che l’hanno fatto saltuariamente. Non sto a nominarvi uno per uno perché non finirei più, io so già chi siete e vi adoro tutti quanti.
Infine, ringrazio anche i lettori silenziosi e vi sprono a non essere timidi e a recensire più spesso. Agli scrittori fa sempre bene ricevere commenti, non tanto per mostrare qualcosa agli altri, quanto più invece per sapere se la storia piace, per avere delle soddisfazioni, per essere invogliati a scrivere. Pure le critiche vanno bene e anche i consigli. Quindi, non abbiate paura ^^. Almeno con me, io non mordo, lo sapete…

Ed ecco, al solito ho scritto un papiro. Be’, spero di non avervi annoiati.

Spero che mi seguirete ancora anche nelle altre storie. Mi trovate anche su facebook, su Milly’s Space. Cliccate mi piace e, se volete lasciarmi messaggi, potete farlo lì : ) ditemi anche se c’è qualcosa che vi piacerebbe che io scriva, cercherò di accontentarvi.

Questo penso sia tutto.

Un bacione,
la vostra fedelissima Millyray.

FEDE15498: crisi d’astinenza da Milly? Addirittura?? Ahah, che bello ** sono contenta che le mie storie riescano a prenderti così tanto. Be’, che dire, anche secondo me Ty e Blake sono troppo dolci, ma lasciamoli fare. Non chiamiamo la polizia, dai ^^. Kelly è una madre fantastica, me la sposerei pure io ^^ o forse preferirei Amanda, non so ^^ ahaha.
Già, la storia è conclusa, ma come ben sai il sito di EFP non si libererà tanto presto di me.
Ti ringrazio molto perché tu sei una di quelle che mi ha sempre seguito e recensito. Lo apprezzo.
A presto, Milly.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: millyray