YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO QUATTORDICI
Amanda
e Ken si stavano praticamente rotolando sul
tavolo dalle risate e probabilmente non avrebbero smesso
finché il ragazzo che
era salito sul palco non avesse smesso di cantare. Anzi, forse
avrebbero
continuato anche dopo.
Per la verità tutti al loro tavolo erano scoppiati a ridere,
ma almeno gli
altri avevano avuto la decenza di darsi un contegno. Loro invece non si
preoccupavano nemmeno delle teste che si giravano per guardarli storto.
“Non
dovreste ridere così”, li ammonì Kelly,
lanciando un’occhiataccia soprattutto alla sorella. Ken lo
poteva capire, ma
lei era un’adulta. “Ha avuto coraggio a salire sul
palco e dedicare una canzone
alla sua ragazza”.
“Sì,
ma era meglio se non lo avesse fatto”, la
contraddisse Tyler, nascondendo un sorrisetto. “Si sarebbe
risparmiato una
figuraccia”.
Blake ridacchiò e strinse la mano al proprio ragazzo mentre
Freddie, ai loro
piedi, abbaiò la sua approvazione.
Kelly,
invece, alzò gli occhi al cielo ma non
aggiunse altro. Kenneth, che finalmente era riuscito a calmarsi e si
stava asciugando
gli occhi per le lacrime, esclamò: “Lucy, hai
avuto un’idea geniale a venire
qui. Era da tanto che non mi divertivo così”.
“Dovremmo
trascorrerle più spesso le serate al
karaoke”, aggiunse Amanda, sulle labbra ancora evidenti le
risatine che l’avevano
scossa prima. Mandò in gola un sorso di birra, sperando
forse di riuscire a
darsi un minimo di aspetto da persona adulta.
Finalmente
il ragazzo stonato che aveva cantato sul
palco tutto quel tempo e per cui Mandy e Kenny avevano riso
così tanto aveva
abbandonato la scena tornando al suo tavolo e il presentatore aveva
ripreso in
mano il microfono, cercando di convincere qualcun altro a salire e
cantare
qualcosa.
“Ehi,
Blake!”
Il
biondino voltò il capo verso l’amico che lo aveva
chiamato, curioso di sapere che cosa volesse.
“Ma
quello non è il ragazzo con cui uscivi un paio
di anni fa?” gli chiese Ken.
Blake si protese per vedere a chi si riferisse, ma non vide nessuno di
interessante. “Dove?”
“Quello vicino all’uscita di emergenza”.
Il ragazzo guardò stavolta nella direzione indicatagli e
subito dopo spalancò
la bocca per la sorpresa. “E’
vero! E’
lui!”
Anche
Lucy e Amanda, curiose, guardarono vicino alle
porte di emergenza. “E’ quello con la maglietta
rossa?” chiese la donna.
“Sì”,
le rispose la ragazza. “Ma non lo ricordavo
così… grasso?” Storse la bocca in
un’espressione un po’ schifata.
“E’
vero, è ingrassato”, concordò Blake.
“Una volta
era molto più figo. Ma chi è quello insieme a
lui?”
All’improvviso,
però, sentì qualcuno tossicchiare
accanto a lui e, voltandosi, vide Tyler con lo sguardo rivolto verso di
lui,
gli occhi assottigliati, come se lo stesse minacciando mentalmente.
Immediatamente, fece un sorriso molto innocente.
“Ehm… non che la cosa mi interessi. Ero
solo… curioso”.
“Oh
Dio, Blake!” esclamò di nuovo Ken, facendo fare
un balzo a tutti quanti. “Ti ricordi il pizzaiolo
dell’anno scorso? Quello sì
che era figo!”
“Eh,
come scordarselo”, sospirò il biondino.
“Ordinavi
la pizza tutte le sere solo per fartele
portare a casa da lui”.
“Quale
pizzaiolo? Di quale pizzeria?” chiese Tyler
in tono piuttosto acido. Blake si voltò di nuovo verso di
lui, mettendogli una
mano sul petto. “Niente, tesoro. Non era nessuno”.
“E
allora perché ordinavi la pizza tutte le sere?”
“Perché…
perché mi piace la pizza. E comunque quella
è una storia vecchia”. E per far cessare ogni
protesta, si protese verso le sue
labbra e lo baciò, senza preoccuparsi di chi li stava
guardando.
Lucy li guardò sognante, Amanda e Kelly si lanciarono
un’occhiata maliziosa e Ken
finì di bere la sua Coca Cola.
Quando
si staccarono, Tyler si passò la lingua sulle
labbra come per assaggiare il sapore di Blake e il biondino sorrise
contento,
specchiandosi nel riflesso degli occhiali scuri del compagno.
“Ehi,
Ty!” chiamò ad un tratto Mandy. Il moro
voltò
il capo nella direzione da cui proveniva la sua voce. “Ho
avuto un’idea!”
“Cioè?”
le chiese il nipote, ma già immaginava che
non doveva essere chissà che idea.
“Perché
non vai anche tu a
cantare?”
Il
ragazzo strabuzzò gli occhi dietro le lenti.
“Cosa?!”
“Dai,
tu sei molto più bravo di tutti loro messi
insieme. Farai un figurone”.
“No,
io non canto”.
“Davvero
sai cantare?” gli chiese Blake guardandolo
con occhi luccicanti.
“No,
che non so cantare”.
“Sì
che lo sa, è solo troppo modesto”.
“Dai,
Tyler, potresti farlo”, cercò di convincerlo
anche la madre.
“Ti
ci metti pure tu?” si lamentò il ragazzo che
sperava, probabilmente, di poter sprofondare sotto terra.
“Se
non vuoi cantare da solo canto io con te”, disse
Amanda allora. Sembrava che farlo cantare quella sera fosse diventata
una
questione di vita o di morte per lei. “Possiamo cantare The last time. Conosci il testo a
memoria”.
“Ma
io…”.
“Oh,
Ty, sarebbe carino sentirti cantare”, si
aggiunse Lucy e, se avesse potuto, il moro l’avrebbe
sicuramente guardata
malissimo.
“Dai,
fallo per me”, gli sussurrò allora Blake,
circondandogli il collo con le braccia e guardandolo con
un’espressione da
cucciolo supplicante che l’altro non poteva vedere ma che
poteva benissimo
immaginare.
Tyler,
alla fine, sospirò rassegnato e sbottò:
“E va
bene! Ma me la farai pagare, Mandy!”
“Ah
sì!” esclamò la zia battendo le mani
come una
bimba contenta, senza fare per niente caso all’ultima
affermazione del ragazzo.
I
due si alzarono e, camminando a braccetto, si
avvicinarono al palco. Lì vennero presentati e subito dopo
si posizionarono
davanti al microfono.
Poco dopo partì la musica, una musica di pianoforte
piuttosto lenta. In sala
era calato il silenzio, si udiva solo qualche basso mormorio da parte
del
pubblico trepidante. La
prima ad attaccare con la prima strofa fu Amanda: “I found
myself at your door,
just like all those times before. But I’m not sure how I got
there […] and you
open your eyes into mine and everything feels better”.
Poi
fu il turno del ritornello che cantarono
insieme, in tono basso e melodioso. “Right before your eyes I’m
breaking and fast, no reasons why just you
and me”. Tyler
stava ben attento a non sovrapporre la sua
voce con quella di Amanda. Dopo però cominciarono ad
aumentare sempre più
d’intensità il tono della voce, perfettamente in
accordo l’uno con l’altra,
senza coprirsi mai. “This is
the last time I’m asking you this. Put my name at the top of
your lips. This is
the last time I’m asking you why, you break my heart in the
blink of an eye,
eye, eye”.
Amanda
cantò da sola un altro paio di strofe e dopo
fu il turno di Tyler, finché non arrivarono ad alternarsi i
versi. “This is the last time you tell me
I’ve got it wrong. This
is the last time I say it’s been you all along. This is the
last time I let you
at my door. This is the last time, I won’t hurt you anymore,
ooh”.
Quando
arrivarono all’ultima strofa cantarono di
nuovo insieme, questa volta sovrapponendo le loro voci, sempre
più forte,
sempre di un tono più alto. “This
is the last time I’m asking you this, last time I’m
asking you this, last time I’m
asking you this”.
E
finalmente terminarono, lasciando il pubblico
completamente incantato. L’applauso partì solo
dopo qualche secondo, un vero
applauso e i fischi che qualcuno lanciavo loro erano di soddisfazione.
Anche il presentatore fece loro i complimenti. Tutti avrebbero voluto
un bis,
ma i due decisero di lasciare il palco per tornare al loro tavolo.
Nel passare in mezzo alla gente, si trovarono a dover sorridere e
ringraziare
tutte le persone che facevano loro i complimenti. Non che ad Amanda
questo
dispiacesse.
“Wow!
Non sapevo cantaste così bene”,
commentò Ken
una volta che Tyler e Amanda riuscirono a tornare al sicuro.
“Be’,
adesso lo sai”, gli rispose lei con un
sorrisetto soddisfatto.
“Perché
non mi hai detto che sapevi cantare?” chiese
Blake, prendendo la mano del proprio ragazzo.
“Perché
non è così importante”.
“Potresti
avere successo”.
“Ma
figurati! Non ho intenzione di fare il
cantante”.
Anche
Freddie pareva contento. Con un balzo mise le
zampe anteriori sulle ginocchia del suo padrone che gli
accarezzò il capo.
Blake invece gli si strinse più forte, notando tutte quelle
ragazze che stavano
lanciando occhiatine maliziose al suo ragazzo, sicuramente attratte dal
suo
bell’aspetto e ora anche dalla sua voce.
***
“Tyler
da piccolo usava sempre lo stesso cuccio”,
iniziò a raccontare Kelly seduta nella sala da pranzo della
casa di Blake a
chiacchierare con i genitori del ragazzo dopo aver pranzato
abbondantemente e
aver tracannato qualche bicchiere di vino di troppo.
Forse per questo ora era così esagitata e parlava come una
macchinetta,
raccontando anche cose che forse non avrebbe mai osato raccontare.
“Non voleva
mai cambiarlo. Quando cercavo di dargli un altro ciuccio si metteva a
piangere.
Ma il brutto è che il suo era diventato completamente nero,
era persino brutto
da guardare. Non capisco come facesse lui”.
La
madre di Blake scoppiò a ridere divertita, ma il
padre rimase impassibile a sorseggiare
il suo bicchiere di vino rosso. Ormai aveva rinunciato a cercare di
intromettersi nei discorsi delle due donne, partite per la tangente a
raccontarsi i più succulenti pettegolezzi.
“Mamma,
ti prego!” esclamò Tyler esasperato. Aveva
già sentito troppo e non gli andava che si mettesse a
parlare anche degli
affari suoi.
“Che
c’è?” gli chiese la donna che non
sembrava
nemmeno essersi resa conto di quello che stava dicendo.
“Non
puoi raccontare queste cose!”
“Be’,
perché no? Non sto mica raccontando chi sa
che”.
Il
ragazzo sospirò ma non aggiunse altro. Tanto era
inutile.
Blake, allora, con un mezzo sorriso, poggiò il suo piatto
del dessert sul
tavolo e prese la mano al proprio ragazzo. “Dai, Ty,
andiamocene. E’ meglio non
stare qui”. Lanciò un’occhiata obliqua
alla madre.
Prima di varcare la porta, però, vide il padre che lo
guardava con espressione
supplicante, come a volergli chiedere di portarlo via da lì.
Ma il figlio gli
rispose semplicemente con una scrollata di spalle a mo’ di
scusa e trascinò
Tyler verso le scale.
Quando
entrarono, il moro richiuse la porta dietro
di sé e vi si appoggiò sopra. E prima che Blake
si allontanasse, gli afferrò il
polso per bloccarlo. Il ragazzo si voltò di scatto,
leggermente sorpreso, e
vide negli occhi dell’altro una strana luce, una luce di
desiderio.
Tyler cominciò a risalire con le mani lungo le sue braccia,
arrivando fino alle
spalle, poi al collo, al viso. Con i pollici gli accarezzò
delicatamente i
zigomi, scendendo sulle sue labbra e infine, abbassò il capo
per baciarlo, un
bacio pieno di passione e urgenza, come se lo baciasse per la prima
volta dopo
tanto tempo.
Blake ricambiò, cercando di reggere la passione
dell’altro, ma ben presto si
trovò a essere sottomesso
dalla lingua
prepotente del compagno. Era rimasto piuttosto sorpreso da quel bacio,
Tyler
non aveva mai preso l’iniziativa prima di allora.
Si
staccarono solo quando si accorsero di dover
riprendere fiato, ma subito dopo il moro assalì di nuovo le
labbra dell’altro.
Con un colpo di reni scambiò le loro posizioni, sbattendo
Blake contro il muro
e inchiodandogli le braccia sopra la testa. Il biondino lo
lasciò fare, preso
alla sprovvista, ma anche dal piacere.
Poi Tyler spostò le sue mani sui fianchi del ragazzo e,
prendendogli i lembi
della maglietta tra le dita, gliela sfilò. Blake non oppose
resistenza neanche
stavolta.
“Tyler,
che ti prende?” chiese soltanto, con voce
roca, una volta che le sue labbra furono di nuovo libere.
“Ho
voglia”, gli sussurrò il moro, mordendogli il
lobo dell’orecchio. “Il cioccolato è un
afrodisiaco, lo sapevi?” chiese,
riferendosi alla torta al cioccolato che avevano mangiato poco fa.
Blake
ridacchiò e lo spinse sul letto, slacciandogli
la cintura dei jeans, completamente dimentico che non aveva chiuso la
porta a
chiave. Si tolse anche lui i pantaloni, alzandosi poi per prendere un
preservativo dal cassetto.
Quando si risedette sul letto, prese una mano di Tyler e glielo diede.
“Dai,
mettilo”.
“No”,
rispose il ragazzo. “Voglio che sia tu a
farlo”.
“Cosa?!”
Il biondino strabuzzò gli occhi.
“Voglio
che sia tu a farlo stavolta”. E gli mise
davanti il preservativo.
“Sei
sicuro?”
“Sì”.
Blake
non aggiunse altro e fece come il ragazzo gli
aveva chiesto. “Guarda che ti farà
male”, lo avvertì.
“Lo
so”.
Lo
fece sdraiare a pancia in giù e gli si mise
sopra. Cominciò a leccargli la zona della spina dorsale,
dall’alto in basso,
facendolo eccitare parecchio. A quel punto, gli infilò il
medio nell’apertura e
Tyler, che non se lo aspettava proprio, emise un singulto di dolore.
Blake andò
più in profondità e vide l’altro
inarcare la schiena.
“Shhh,
rilassati”.
Poi
infilò anche l’indice e a quel punto il moro si
morse la lingua per non urlare.
“Posso
smettere se vuoi”.
“No,
vai avanti”, gli ordinò, ma Blake poté
sentire
nel tono della sua voce il dolore che provava. Fece però
come Tyler gli aveva
chiesto, anche perché era parecchio eccitato e non gli
sarebbe piaciuto tornare
indietro.
Avvicinò il proprio sesso all’apertura
dell’altro e lo penetrò pian piano,
cercando di fagli meno male possibile, benché la cosa fosse
impossibile.
Tyler, che non voleva di certo staccarsi la lingua, morse il cuscino e
lasciò
andare qualche lacrima, cercando in tutti i modi di trattenere i
singhiozzi.
Sentiva l’altro spingersi dentro di lui, ma faceva
dannatamente male e non
provava alcun piacere.
Quando lo ebbe penetrato del tutto, cominciò a muoversi su e
giù, sempre
lentamente, seguendo un ritmo cadenzato. Improvvisamente,
però, sembrò che
fosse andato a toccargli un punto delicato, perché una pura
ondata di piacere
andò a pervadere il moro, facendogli mollare il cuscino e
desiderare ancora di
più.
Allora cominciò anche lui a muoversi, facendo capire a Blake
che gli andava
bene. Il biondino aumentò la velocità delle
spinte, aggrappandosi ai fianchi di
Tyler. E poco dopo vennero, insieme, con un gran sospiro di piacere.
Blake
si buttò di fianco sul letto, accanto al
proprio ragazzo che se ne stava ancora a pancia in giù, il
viso affondato nel
cuscino.
“Wow,
Tyler. È stato molto bello”, sospirò il
biondino, accarezzandogli delicatamente la schiena
con le dita. Ma l’altro parve non reagire.
“Tyler?” lo chiamò allora, preoccupato.
Soltanto in quel momento il moro si scosse un poco, voltando il capo
verso di
lui e aprendo gli occhi azzurri e leggermente umidi. Blake si accorse
delle
lacrime che avevano solcato il suo viso e assunse
un’espressione mortificata.
“Oh Dio, Ty! Ti ho fatto male, mi dispiace!”
esclamò, puntellandosi sul gomito
per sollevarsi.
“No,
no!” cercò di tranquillizzarlo allora
l’altro,
sorridendogli dolcemente. “Non mi hai fatto male”.
“Sì,
invece!”
Tyler
socchiuse gli occhi e sospirò. Era inutile
negare l’evidenza. “Ok, un po’ mi ha
fatto male. Però è stato bellissimo”.
Il
biondino gli accarezzò i capelli con una mano,
asciugandogli le lacrime che vedeva sul bordo dei suoi occhi con il
pollice, e
poi gli depositò un piccolo bacio sulla palpebra. Lo faceva
spesso e a Tyler
piaceva moltissimo, lo trovava terribilmente dolce.
Il moro invece gli poggiò una mano sul petto, spingendosi di
più verso di lui.
Poi affondò il viso nell’incavo del suo collo,
lasciando che l’altro gli
circondasse la schiena con un braccio.
“Che
cosa c’è?” chiese Blake in tono dolce.
“Niente”,
mormorò il moro contro la sua spalla.
“Voglio solo che mi abbracci”.
Il
biondino esaudì il suo desiderio e lo strinse
forte a sé.
“Ti
amo tanto, Blake. Non lasciarmi mai”.
“Mai
e poi mai”.
Poco
dopo, quando si furono addormentati, la madre
di Blake aprì piano la porta per chiedere loro se volevano
altro da mangiare.
Ma quando sbucò con la testa oltre la soglia,
trovò i due ragazzi stretti l’uno
all’altro sul letto, completamente nudi, eccetto un lenzuolo
leggero che
copriva loro solo le gambe.
Non riuscì a trattenersi dal sorridere a
dell’estrarre il suo cellulare dalla
tasca per fare una foto.
***
Tyler
sedeva sul letto nella propria stanza, un
libro in breil poggiato sulle gambe e le cuffie dell’ipod
nelle orecchie.
Improvvisamente, però, sentì bussare alla porta,
seguito dal solito cigolio che
questa emetteva quando veniva aperta.
“Ciao,
tesoro!” lo salutò sua madre allegramente.
“Posso farti un po’ di compagnia?”
“Certo!”
Il ragazzo si spostò un poco per farle
spazio e la donna si sedette accanto a lui, ponendo in mezzo una
ciotola con i
pop corn. “Ho portato qualcosa da sgranocchiare”.
Tyler
allungò una mano e incontrò i pop corn.
“Hai
ripreso a leggere!” notò Kelly con piacere.
“Sì”.
“Sono
stati gentili i genitori di Blake ad averci
invitati a pranzo”.
“Sì,
è vero”, concordò il figlio, gli occhi
fissi
sul muro davanti. “E sua madre cucina molto bene”.
“Penso
che tu e lui siate una bella coppia”.
“Lo
penso anche io”.
Cadde
un momento di silenzio, interrotto solo dallo
sgranocchiare dei pop corn.
“Sei
felice?” chiese Kelly, in tono serio. Era
chiaro che la risposta a quella domanda le importava molto.
“Sì”.
La
donna sorrise. Era stata una risposta
monosillabica ma era tutto ciò di cui aveva bisogno. Tyler
non aveva aspettato
troppo prima di rispondere, non aveva tentennato. Ciò
significava che era
veramente felice. Finalmente, dopo tanto tempo.
“Anche
io”.
“Pensi
che lo sia anche papà?”
Kelly
lanciò un’occhiata alla foto di suo marito
e suo figlio che il
ragazzo teneva sulla
scrivania. Poi riportò lo sguardo su Tyler.
“Certo. E penso che sia orgoglioso
di te”.
Il
moro, senza aggiungere altro, si protese verso di
lei e l’abbracciò, saltandole al collo come faceva
da piccolo. La madre
ricambiò l’abbracciò, il naso
solleticato dai capelli del figlio che sapevano
lo stesso odore di quelli di Richard. Avevano anche la stessa
consistenza.
Tyler era molto simile a Richard.
Suo marito le mancava immensamente, la vita che avevano prima di
quell’incidente le mancava immensamente. Ma adesso un
po’ meno. Adesso le cose
stavano cambiando, si stavano a poco a poco aggiustando, anche se non
sarebbe
mai tornato tutto come prima.
Però, almeno, stavano uscendo da quel brutto periodo.
La
felicità c’era ancora, non li aveva abbandonati
come avevano pensato.
E
tutto stava andando bene.
THE
END
MILLY’S
SPACE
È
sempre strano concludere una storia. Da un lato si
prova una soddisfazione pazzesca e anche un pizzico di sollievo, ma da
un altro
è sempre un peccato. È come lasciare una parte di
sé. Ma le cose non possono
durare in eterno, specialmente quelle belle, come spero sia stata
questa
fanfiction. So che non ci sono stati grandi colpi di scena
né i personaggi hanno
vissuto delle avventure particolari, però questa storia
è nata col puro intento
di essere qualcosa di molto innocente e molto dolce. E spero ci sia
riuscita.
Bene,
non voglio dilungarmi in troppe parole, non l’ho
mai amato particolarmente. Ci tengo solo a precisare alcune cose su
questo
capitolo: la canzone cantata da Amanda e Tyler si intitola appunto The last time ed è cantata da Taylor Swift e Gary
Lightbody (del gruppo dei Snow
Patrol). In verità sono stata molto indecisa tra
questa e Everything has changed
(sempre di Taylor Swift e Ed Sheeran). Alla fine ho scelto la prima
perché musicalmente mi
piaceva di più.
La storia, invece, del ciuccio è una cosa vera ^^ da piccola
avevo un cuccio
che non volevo mai cambiare ed era diventato completamente nero. Quando
i miei
provavano a darmene un altro lo buttavo via XD
Bene,
e ora passo ai ringraziamenti. Be’, innanzitutto
ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia, che
l’hanno letta, che
l’hanno amata, che hanno aspettato con trepidazione
l’aggiornamento. E ringrazio
anche quelli che l’hanno solo aperta e abbandonata dopo il
primo capitolo. Ringrazio
in particolare quelli che mi hanno recensito fedelmente ogni capitolo e
anche
quelli che l’hanno fatto saltuariamente. Non sto a nominarvi
uno per uno perché
non finirei più, io so già chi siete e vi adoro
tutti quanti.
Infine, ringrazio anche i lettori silenziosi e vi sprono a non essere
timidi e
a recensire più spesso. Agli scrittori fa sempre bene
ricevere commenti, non
tanto per mostrare qualcosa agli altri, quanto più invece
per sapere se la
storia piace, per avere delle soddisfazioni, per essere invogliati a
scrivere.
Pure le critiche vanno bene e anche i consigli. Quindi, non abbiate
paura ^^. Almeno
con me, io non mordo, lo sapete…
Ed
ecco, al solito ho scritto un papiro. Be’, spero di
non avervi annoiati.
Spero
che mi seguirete ancora anche nelle altre storie. Mi
trovate anche su facebook, su Milly’s
Space. Cliccate mi piace e, se volete lasciarmi messaggi,
potete farlo lì :
) ditemi anche se c’è qualcosa che vi piacerebbe
che io scriva, cercherò di
accontentarvi.
Questo
penso sia tutto.
Un
bacione,
la vostra fedelissima Millyray.
FEDE15498:
crisi d’astinenza da Milly? Addirittura?? Ahah, che bello **
sono contenta che
le mie storie riescano a prenderti così tanto.
Be’, che dire, anche secondo me
Ty e Blake sono troppo dolci, ma lasciamoli fare. Non chiamiamo la
polizia, dai
^^. Kelly è una madre fantastica, me la sposerei pure io ^^
o forse preferirei
Amanda, non so ^^ ahaha.
Già, la storia è conclusa, ma come ben sai il
sito di EFP non si libererà tanto
presto di me.
Ti ringrazio molto perché tu sei una di quelle che mi ha
sempre seguito e
recensito. Lo apprezzo.
A presto, Milly.