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Autore: LaGraziaViolenta    22/07/2013    6 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove ci si imbarazza tanto, troppo, e troppo a lungo. Parte 2.
 


A pochi centimetri dal mio viso l’espressione di Cunningham si congelò e il suo respiro si fermò. Una mano con unghie smaltate di nero affondava le dita nella sua spalla.
Le mani di Cunningham scivolarono via dalle mie e il ragazzo si voltò. Con un sussulto del cuore riconobbi la persona dietro di lui.
Candice.
La ragazzina lanciò uno sguardo truce a me, a Cunningham e anche a Potter. Le sue labbra nere e sottili si storsero in una smorfia di disapprovazione.
«Cazzo guardi, tu?» sbottò a Cunningham. «Smamma, se non vuoi che ti faccia un culo così.»
Cunningham rimase spiazzato. Boccheggiò. «Ma… Ma chi sei? Che vuoi?»
Sono una combattente che veste alla marinara… Sono Sailor Moon! E sono qui per punirti in nome della Luna!
«Sono una che ti farà il culo se non sloggi immediatamente.»
Cunningham mi lanciò uno sguardo smarrito, poi tornò a guardare Candice. «Senti… Tu… Che stavo facendo di male? Perché non ti fai i fatti tuoi?»
«Perché questa sogliola» e col pollice smaltato di nero indicò Potter, «non è in grado di mandar via una compagnia sgradita alla sua fidanzata. Uomini castrati!»
Il muro contro la mia schiena era gelato in confronto alla mia temperatura corporea. Lanciai un’occhiata a Potter: era allibito quanto me, e rosso come un peperone.
Cunningham fissò Candice per qualche secondo, poi raddrizzò la schiena. «Non la stavo infastidendo. Volevo solo chiederle aiuto, per sapere come fare ad avvicinare una sua amica. Chiederle consiglio.»
«Sì, bene, gliel’hai chiesto, ora vattene.»
Potter tossicchiò. Tutti e tre ci voltammo verso di lui. Il suo sguardo vagò su di noi e Potter fu scosso da un tremito. «Ehm… Sì, volevo giusto farlo notare. Il tuo comportamento è equivoco. Quindi per favore non fare così. Ecco.»
Minchia, Potter, tu sì che sei un uomo duro! Magari Gas Gas ti batte a braccio di ferro!
Il labbro di Candice si sollevò e lei lo fissò disgustata. Potter arrossì.
Cunningham alzò le mani. «Va bene, ho capito, vado. Mi dispiace per l’equivoco. Non era mia intenzione. Perdonatemi.»
Cunningham fece un sospiro e se ne andò. Per un istante mi fece pena.
L’istante dopo avevo altro su cui concentrarmi.
«Tu» sbottò Candice. Si piazzò le mani sui fianchi e mi guardò truce. «Vedi di darti una svegliata, principessina. Manda a fare in culo la gente quando serve.»
Fui scossa da un brivido. «Sissignora.»
«E tu» fece Candice a Potter «comportati da uomo. Cazzo, devo venire io a mandar via un coglione che infastidisce la tua ragazza?»
O Potter era sotto shock o non mi spiego dove trovò l’ardire di grugnire: «Si poteva tranquillamente gestire la questione in altro modo…»
Candice alzò gli occhi truccati di nero al cielo. «Sì, come no, San Potter!»
«Candy…» mormorai. Candice si voltò verso di me. Accennai un sorriso. «Ehm… Va bene così. Credo. Grazie mille per l’aiuto. Sei stata molto gentile.»
Candice sbuffò. «Un bel vaffanculo la prossima volta, ok?»
«Ok» dissi. Mentivo sapendo di mentire.
Candice fece un cenno della mano e tornò al suo tavolo. La vidi parlare col suo accompagnatore e poco dopo si diressero alla cassa.
Dopo qualche secondo Potter mormorò: «Ma chi era quella?»
Mi sistemai meglio sulla sedia e sbirciai dentro la mia tazza. Decisi di inaugurare il terzo giro e presi la teiera. «Candice.»
Potter aggrottò le sopracciglia. «Dovrei conoscerla?»
Be’, no, forse era possibile che non la conoscesse. La teiera era molto più leggera e dovetti inclinarla di più per versare il tè. «É…»
Esitai. Non sapevo se mi avrebbe creduto. «È la sorellina di Chelsea. Magari Rose la conosce, è a Grifondoro anche lei.»
«Davvero?» Potter cercò Candice nella sala e il suo sguardo si fermò sulla sagoma della ragazzina che scompariva all’uscita del locale. I suoi occhi si ridussero a due fessure. La porta del locale si richiuse. «Sono… Diverse.»
Mi strinsi nelle spalle. In effetti dove Chelsea aveva ciccia Candice aveva muscoli. «Molto.»
«Non mi sembra che abbia un carattere facile.»
Dolce Candy apri il tuo cuore, dolce Candy col buonumore tutto riuscirà… Mi sfuggì un sorriso. Lo nascosi bevendo un sorso di tè. «Ha un carattere gentile, in fondo.»
Potter borbottò qualcosa che non capii e guardò il poco che era rimasto della torta.
Provai un moto di irritazione e il mio sorriso scomparve. Potter aveva poco da fare lo scostante visto che lui a Cunningham non aveva osato dire una parola. Almeno Candice aveva fatto qualcosa. Posai la tazza con un tintinnio e tacqui.
Potter finì la torta in silenzio. Restammo lì qualche minuto a guardarci intorno e alla fine decidemmo di uscire.
«Pago io» fece Potter alla cassa.
L’emozione mi strinse lo stomaco. «Oh… No, dai, facciamo ognuno il suo…»
«Tranquilla» disse lui.
No, non riuscivo ad essere tranquilla. Misi via il portafoglio, reticente.
Uscimmo di nuovo nell’aria fredda di novembre. Di nuovo, senza idea di dove andare. Mi avvolsi la sciarpa attorno alla gola e nascosi il viso. A ben pensarci se nascondevo le labbra Potter non poteva baciarmi. Forse non sarebbe stata una cattiva idea procurarsi un burqa.
«Ehm, scusa, Serena.»
Mi voltai verso Potter e alzai le sopracciglia, interrogativa.
«Dovrei passare dai Tiri Vispi… Ho promesso a mio zio che sarei, ehm, andato a salutarlo. È un problema?»
Un barlume di iniziativa! Mi toglieva dall’imbarazzo di proporre una meta. «Va bene.»
«Ok.»
Ricominciammo a passeggiare, diretti al negozio. Dopotutto passeggiare non era spiacevole. Era il silenzio a rendere tutto più pesante.
Forse era il caso di fare un’opera pia. Lui aveva eliminato l’imbarazzo del dove andare. Io potevo eliminare l’imbarazzo del cosa dire. O almeno riprovarci. Possibilmente in maniera non banale. Ripensai alla conversazione precedente.
«Hai… Se ho capito bene…»
Potter si voltò all’istante verso di me. «Sì?»
All’improvviso ebbi paura di andare troppo sul personale. Mi morsi il labbro. «Hai… Hai… Detto che ti piace il Quidditch. Che ci giochi spesso coi tuoi cugini. Ti piace tanto?»
Le spalle di Potter si rilassarono e sorrise. «Abbastanza. Mia mamma ha giocato con le Holyhead Harpies, sai?»
Non avevo idea di chi fossero. Alzai le spalle e accennai un sorriso imbarazzato. Poi ricordai che non poteva vederlo attraverso la sciarpa. La strinsi più forte. «Non sono molto informata riguardo ai giocatori di Quidditch. Ma se a te piace giocare significa che hai preso da tua mamma, no?»
«Può darsi.» Potter continuava a sorridere. Perché ora sembrava più allegro? Avevo indovinato un argomento che gli piaceva?
Riflettei. Per quel che ne capivo io, Potter era un giocatore di Quidditch nella media. Non era un fenomeno, ma stava nel mazzo. E per il resto? Finora avevo visto il suo aspetto mediocre. Anche la conversazione non era granché, ma magari era colpa dell’imbarazzo. Forse, conoscendolo, sarebbero saltati fuori i suoi lati migliori. Come potevo decidere di uscire con Potter se non sapevo cosa mi poteva piacere di lui? C’era un modo per scoprire subito i suoi lati migliori?
Cercai di immaginarlo con un particolare talento. Non mi venne in mente niente. Se fosse stato un pony che cutie mark avrebbe avuto?
«Senti, io…»
Potter tornò a guardarmi. Strinsi con più forza la sciarpa e deglutii. «Io credo che le persone… Tutte le persone, in fondo, abbiano un talento. Qualcosa che sanno fare molto bene e che fanno con piacere. Tu… Hai un talento?»
Ecco, l’avevo detto. Come ero stata audace.
E invece che orgogliosa di me lo sguardo smarrito che Potter mi rivolse mi fece sentire un'imbecille.
«Talento?»
«T-talento» ripetei.
Un’idiota, ero un’idiota. Dov’era il tanto sbandierato fascino femminile quando serviva? Mi tornò in mente Chelsea con pizzo e reggicalze. L’immagine di Potter si sovrappose, e per un istante ebbi una fugace visione di Potter con pizzo e reggicalze.
Mi morsi un labbro per non ridere. A costo di morderlo a sangue non dovevo ridere.
Creole lady Marmalade… Cribbio, Chelsea, ti odio. Ti prego, non farmi ridere, non farmi ridere…
Lanciai uno sguardo implorante a Potter. «Albus…» mormorai in un soffio, con voce tremante per la risata trattenuta.
In un istante il viso di Potter divenne rosso, talmente rosso che pensai che stesse per collassare. Il suo collo, la sua faccia, le sue orecchie erano rosse.
L’avevo chiamato per nome, per la prima volta… E mi resi conto che, forse, la mia voce tremante era un filino equivoca. Una vampata di calore invase anche me.
Le labbra di Potter si schiusero senza che ne uscisse alcun suono. Boccheggiò.
«Sì, Serena?»
La sua voce carica di aspettativa scacciò l’immagine di lui col reggicalze. Sbattei le palpebre. Mi accorsi che Potter mi fissava, i lucidi occhi verdi puntati su di me, dimentico della conversazione. Pendeva dalle mie labbra.
Ed era ancora tutto rosso.
All’improvviso capii. Quello era il potere delle donne. L’unica arma capace di stendere qualsiasi avversario maschile. L’aspettativa.
E rendeva gli uomini di cinquanta sfumature di rosso. Che figata pazzesca.
In un secondo divenni conscia del fatto che, almeno per quegli istanti, lo avevo in pugno. Mi sentii forte. Sbattei le ciglia e tirai giù la sciarpa. Gli sorrisi nel modo più amabile possibile. «Albus… Hai un talento?»
Potter rimase a bocca aperta ancora per qualche secondo, poi finalmente disse: «Io… Non saprei. Mi piace fare… Tante cose… Ma un talento, proprio non saprei.»
Gli sorrisi, amabile e incoraggiante, e risollevai la sciarpa per coprirmi. Appena fu al riparo il mio sorriso scomparve.
Ricerca vana.
Scoprire il cutie mark di Potter sarebbe stata un’impresa ardua.
Era il momento di parlare con Chelsea e Jeanie.
  
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