Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: oby86    20/07/2003    1 recensioni
un paradiso sperduto all'ombra delle acacie africane...una ragazza che deve ritrovare se stessa...un ragazzo che non sa cosa vuole in realtà dalla propria vita...la scoperta di sentirsi amati...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si volse verso Brad e con un cenno si avviò verso il cancello

Kenya

Capitolo Sei

"C’è chi Parte e c’è chi Resta"

 

 

Si volse verso Brad e con un cenno si avviò verso il cancello. Il ragazzo chiamò il fratello che con un ultimo calcio piazzò il pallone dritto all’incrocio dei pali. Ma i vari giocatori erano troppo sconvolti dalle parole che la loro ex manager gli aveva rivolto per accorgersi del tiro del bimbo. Mentre la vedevano avviarsi normalmente all’uscita, camminando così sicura di sé e sorridendo a Brad che le mise un braccio sulle spalle, alcuni di loro desiderarono ardentemente che si fermasse, che si voltasse nuovamente verso il gruppo e, ridendo, dire che era stato tutto uno scherzo. Quasi come se fossero stati davvero ascoltati, lei si voltò e guardò dritto negli occhi Tom e di sfuggita Amily.

- Prima che me ne dimentichi…Il nostro volo partirà alle 11.30 dall’aeroporto di Tokyo, cercate di non portarvi troppo bagaglio dato che non vi servirà. Probabilmente ci vedremo direttamente là. Alle nove, massimo nove e un quarto fuori dall’entrata per le partenze internazionali. Bene, ciao - si volse nuovamente lasciando una strana sensazione di amaro in bocca a tutti gli esponenti della Newteam.

Nessuno di loro aveva ancora voglia di allenarsi e così si diressero agli spogliatoi. Nessuno parlò se non per chiedere il bagnoschiuma. Mentre Holly, Benji, Tom e Julian si stavano rivestendo, il portiere sbottò:

- Insomma! Non sopporto più questo silenzio! Davvero voi credete a quello che ha detto? Cioè…credete che abbia davvero ragione?-

- Non ha tutti i torti, se è questo che intendi. E in ogni caso molto spesso Amy mi ha raccontato della situazione di Patty. Me la sempre descritta come depressa negli ultimi tempi che era qui in Giappone…-

- Certo che depressa non è proprio l’aggettivo giusto per descriverla, o no?-

- Oh, piantala Oliver. Tra tutti, qui sei quello che ha più colpe quindi vedi di non uscirtene con queste frasi del cazzo.- Tom uscì sbattendo la porta dello spogliatoio inveendo mentalmente contro il suo capitano.

" Cristo! È lui il primo che dovrebbe scusarsi per il suo comportamento che ha avuto in tutti quegli anni nei suoi confronti. Era il minimo quella scenata che ha fatto oggi. Io stesso non avrei saputo fare meglio. Certo che però poteva evitare che venisse anche quel…quel suo amico. Che poi, da come si comportano, non sembra solo un amico…e allora anche lui poteva dire qualcosa ad Oliver! Insomma io l’avrei fatto! Diamine, fare soffrire una creatura così…così bella e gentile è…una cosa da gran bastardi…" Tom si fermò al semaforo che divideva l’incrocio che doveva attraversare per arrivare a casa. Bambini contenti e spensierati giocavano nel parco lì vicino. Si potevano sentire i gridolini felici e gai. Chissà, magari stavano disputando una partitella di calcio…inconsciamente sorrise, tornado coi ricordi a quando anche lui aveva solo dieci anni e il suo unico pensiero era calibrare la giusta potenza di tiro. Correre intorno al perimetro del campo una volta che la palla era entrata in rete… fu riportato alla realtà quando si vide superare da altri passanti che si apprestavano ad attraversare la strada.

Allungando leggermente il passo, preferì tagliare per un paio di viottoli per arrivare a casa. Dato che era anche leggermente in anticipo e che suo padre non sarebbe stato già a casa, pensò anche di fermarsi da Tino, il suo pasticciere di fiducia. Era un omino particolare.

Un italiano paffutello e rigorosamente meridionale. Il miglior pasticciere che ci fosse in tutta Fusjisawa. Amava fermasi un po’ da lui, scambiare quattro chiacchiere in italiano e assaggiare i mitici cannoli siciliani. Con la mente leggermente persa nei profumi della ricotta dolce aprì la porta del negozio. Non si accorse dei due ragazzi con un bambino che sedevano al tavolino in fondo alla pasticceria. Certo, erano nascosti da una pianta cadente ma ad un occhio attento potevano essere visti. Lei almeno si accorse subito del calciatore.

- Ciao Tino!! Ce l’hai un bel cannolo dei tuoi? Sai, ho bisogno di una quantità extra di zucchero che oggi è stata proprio una giornata da dimenticare…-

- Ullallà, ragazzo mio. Ma che faccia è mai quella?! Su, su! Vieni di là nel retro che mi racconti tutto per bene!!- così dicendo l’omino gli fece cenno di aggirare il bancone di avviarsi oltre una piccola porticina che dava sul retro dove il provetto pasticciere dava vita a tutte le sue leccornie.

- Ma non devi stare qui in negozio? Insomma, ho intravisto due clienti là dietro la pianta…-

- Oh, non preoccuparti. Anche loro sono impegnati a discutere, quindi non credo che possano impedirmi di ascoltare gli sfoghi del mio giovane amico!!-

Sorridendo gli fece un cenno, cosicché Tom lasciò il borsone della Newteam sotto lo sgabello che era posto davanti alla cassa e si apprestò a oltrepassare la tenda che delimitava la cucina. Il mega cannolo che Tino gli portò fu un toccasana per i nervi del ragazzo. Si rilassò alquanto. Lo gustò molto cercando in tutti i modi di non far colare la ricotta sul piatto. Come al solito lasciò per ultimo il pezzetto di mela candita.

Quando poi Tino gli si sedette davanti con un sorriso bonario e tutta l’intenzione di non lasciarlo uscire da lì finchè non avesse raccontato tutto ciò che lo stava opprimendo, sorrise come avrebbe fatto con uno zio. Rimasero lì fino all’ora di chiusura. Se ne accorsero soltanto quando una voce, che lui ben conosceva, chiamava da dietro il bancone:

- Scusi?!?! Scusi?!?!-

Tino si affacciò e vide una bella ragazza, vestita in maniera alquanto strana per i canoni giapponesi che, leggermente imbarazzata, gli chiedeva quanto dovessero pagare per le consumazioni. Il pasticciere fece un rapido conto però, poco prima di riferire il prezzo delle consumazioni, fu fermato dalla voce di Tom dietro di lui.

- Lascia stare Patricia, offro io. Tino, metti tutto sul mio conto? Anche il cannolo, mi raccomando!-

Sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi che avrebbero sciolto anche un ghiacciolo e si rivolse alla ragazza che aveva riconosciuto tramite la voce.

- Anche tu qui, eh Patty? Eh, le coincidenze della vita!…- ammiccando verso Tino, raccolse la sua borse e fece per uscire dal negozio quando lei lo fermò, chiamandolo.

- Tom! Aspettaci!- si volse verso di loro, tenendo aperta la porta con un piede. Sollevò un sopracciglio e attese che la ragazza continuasse.

- Ehm…vedi…dovrei accompagnare Brad e Danny in albergo ma…sai com’è il tempo…la lontananza…- stava incominciando ad arrossire…

"Quanto è carina quando fa così…"

- Mi son dimenticata come si fa ad arrivare all’Executive…oddio, è imbarazzante…- scostò con una mano una ciocca di capelli che le era caduta sugli occhi, sperando vivamente che il ragazzo accettasse di accompagnarli.

Sorridendo come solo lui sapeva fare, rispose alla ragazza:

- Dai, smemorata, venite che vi accompagno. Non è poi molto lontano…-

 

Camminarono in silenzio per un buon dieci minuti, qualche volta Danny chiedeva in dialetto qui fossero i nomi di alcuni edifici che si vedevano in lontananza. Evidentemente il bimbo aveva una certa curiosità riguardo alla grande metropoli di Tokyo. Quando si intravide l’insegna dell’hotel, Tom si fermò rivolgendosi ai due ragazzi.

- Bene, credo che adesso tu sappia dove sia l’hotel, comunque per qualsiasi cosa, io abito a pochi isolati da qui, quindi se ci sono dei problemi mi puoi sempre trovare lì. Ci vediamo all’aeroporto…ciao Danny. Brad, Patty…- toccandosi con una mano la visiera del cappellino si allontanò dal gruppetto, non lasciando alla ragazza neanche il tempo di ricambiare il saluto.

In quei lunghi anni era cambiato anche lui.

Non era più quel ragazzo dolce e simpatico che lei ricordava, quell’adolescente che nascondeva tutti i suoi problemi dietro a un sorriso non esisteva più. Anche lui aveva avuto esperienze belle e brutte che lo avevano forgiato facendolo diventare quel giovane uomo che risultava uguale al passato ma con un’ombra di tristezza che ogni tanto si poteva intravedere sul suo bellissimo volto.

Ripensò al vecchio Tom che lei aveva lasciato a Tokyo tanto tempo fa con tutti gli altri. E si ritrovò a pesare che preferiva di gran lunga quest’ultimo. Misterioso, sorprendente, comunque sia allegro e pronto ad aiutare. In questo non era assolutamente cambiato. Per fortuna.

Passarono altri tre giorni in cui Patricia cercava di ultimare le valigie, ben sicura che avrebbe dimenticato ugualmente qualcosa che poi, immancabilmente, si sarebbe rivelata utile. Fortunatamente aveva già messo nella borsa da viaggio tutti quei regalini che, sicuramente, avrebbero fatto molto piacere ai bambini del villaggio.

L’unica cosa che sperava era che anche Tom e Amy si trovassero bene in quel posto che per lei era così importante.

Seduta sulla valigia, cercava in ogni modo di chiudere i ganci, con scarso risultato. Sbuffando per la rabbia, si alzò e le balzò sopra con entrambi i piedi. In quel momento entrò Danny, sbattendo la porta della sua camera da letto.

- Mama! Ma che diavolo stai facendo?-

- Oh, non chiedermelo. Sto cercando in tutti i modi di chiudere sta valigia del cavolo e non ci riesco, maledizione!-

- Aspetta che ti aiuto io! Allora, tu salici sopra coi piedi e io la chiudo!- il bambino non aveva detto un’idea sbagliata. Dopotutto anche lei l’aveva attuato pochi attimi prima ma aveva avuto come risultato il fatto che per poco non gli faceva un buco enorme nel mezzo. Ma con un po’ di buona volontà i due riuscirono comunque nel loro intento. Tutti contenti scesero da basso dove Brad li aspettava, intento a preparare qualcosa per il pranzo. Quel giorno avevano deciso di pranzare tutti insieme a casa della ragazza, evitando così di andare in albergo. Finalmente quando tutto era pronto i tre si sedettero.

- Allora, Pat. Agitata per il fatto che dovrai fare da balia a due ragazzi totalmente inesperti?-

- Ehi! Guarda che se li ho scelti vuol dire che sono abbastanza in gamba da poter affrontare il corso. Non li ho presi mica per favoreggiamento, figurati! Ne avrei fatto volentieri a meno. Sai che bellezza dover rincontrare tutti quanti dopo sei anni che non li hai mai sentiti? Non ci tenevo molto, e tu lo sai.-

- Certo, ok, come vuoi. Ma non negare il fatto che, nonostante tutto, non ti abbia fatto piacere rivederli e parlare ancora dei vecchi tempi…-

- Si certo, come no! Brad, hai visto anche tu il casino che è scoppiato martedì. Credi davvero che fosse quello che volevo? No, fidati. Non era proprio mia intenzione rivederli. E quando ho dovuto scegliere i due dai test, poco ci mancava che falsificassi i risultati. Credimi, e non sto scherzando!- così dicendo la ragazza si alzò da tavola, sparecchiando i piatti.

- Mamma mia quanto la fai lunga…bhè, vedremo cosa ne dirai, passati questi sei mesi.-

- Io resto sempre della mia opinione. Sarà una scocciatura non da poco.-

- Testona- Brad aveva pronunciato l’ultima parola quasi sottovoce, ma Patricia lo sentì ugualmente. E ci mise molto poco a schizzarlo di acqua saponata da capo a piedi. Continuarono così, tra le risate e le bolle di sapone, lei aiutata da Danny, fin quando non squillò il telefono.

La ragazza si risolse a rispondere. E il suo volto cambiò espressione nell’arco di un paio di minuti, giusto il tempo di ascoltare l’altro interlocutore.

- D’accordo Amy. Sì, dispiace anche a me. Vorrà dire che ci raggiungerai fra due mesi.-

Mise giù il ricevitore e si voltò verso i due maschietti che la guardavano curiosi.

- Era Amily, dice che ha controllato il suo passaporto e ha scoperto che è scaduto. Ha provato a chiamare la Questura ma non può fare nulla. Non le rinnovano il passaporto prima di un mese dato che è per l’espatrio. Vivendo per sei mesi in un altro continente c’è un sacco di burocrazia e quindi prima del mese prossimo non può raggiungerci. Così ha deciso di partire quando i ragazzi devo venire per il corso intensivo. Così sta un po’ più di tempo con Julian.-

- Bel problema. E ora che si fa?-

- Niente Brad. Domani si parte come da programma.-

 

 

 

**************

Ok, lo ammetto. Tremo al solo pensiero dei essere davanti alla mia orda, si fa per dire, di fan (seeee ma dove °__o ndTutti) che vorrebbero gentilmente farmi la pelle.

So che questo capitolo è cortissimo rispetto ai precedenti e a quelli che scrivo di solito, vedi altra fic! (Pubblicità ^^)

Però non sapevo come e interrompere la scena. Il mio scopo in questo chapter era di far partire i personaggi e cercare di riavvicinarne due…so che non si nota molto, ma non temete! Le vie di Freud sono infinite!!! Eheheheheheheheh!!

Ok, per questa volta è tutto.

Ringrazio dal più profondo della mia penna a sfera, i vari recensionisti che sanno sempre tirare un po’ sul il morale!!

Alla prossima ragazzi.

Oby86

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: oby86