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Autore: LucyInTheSky_Rory    22/07/2013    0 recensioni
Lauren è una normalissima quindicenne, fin quando il destino non la porta in Italia, facendole incontrare tre ragazze. Ognuna di loro ha un segreto, un dono. Lauren scoprirà presto che il destino ha giocato con loro, rendendole sconvolte. Ma se fossero loro a cambiare il destino? E se il pericolo si rivelasse più vicino e subdolo del previsto?
Degli adolescenti si ritroveranno a fare un viaggio pazzesco, che regalerà a loro mille emozioni.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PAPPARAPAPPAPAPPAPAAAAAA!

Non mi uccidete. Mi rendo conto che l'ultimo cap. pubblicato risale a Dicembre, ma detto con moooooolta sincerità, nun c'avevo genio.

Saluto con taaaaanto amore Blaze (<3), e spero di non fermarmi più con la pubblicazione di questa FF.

Buona lettura, Lucy.

 

 

Capitolo 8

 

Do you want to know a secret?

 

«Adrienne?! Grazie al cielo, si sta riprendendo!»

Adrienne era spaesata, non aveva la minima idea di dove si trovava, o chi fosse la gente che la circondava, riconobbe solo zia Emma. Ma poi, vedendo la poltroncina rivestita di velluto rosso, riuscì a capire che si trovava nella sala d'attesa della scuola di danza.

Vide l'ennesima espressione sconvolta, con gli occhi contornati da lacrime sul volto della zia.

Immaginava come si sentiva in quel momento, nello stesso modo in cui si era sentita Adrienne in quella sera di Maggio, dove il fresco odore della lavanda era scomparso, inghiottito da alte fiamme che avevano portato via le persone che l'avevano messa al mondo.

Adrienne strinse i pugni dalla rabbia, le dava fastidio vedere la zia in quello stato, ma un dolore lancinante le colpì le mani. Erano ustionate.

Eppure le tende erano lontane dalla sua postazione..

Allora non era stata lei ad immaginare il fuoco fra le sue mani, quel fuoco c'era, era stata lei a provocare l'incendio.

Non dire assurdità, Adrienne, non sei neanche capace di accendere il gas..! Eppure il fuoco era lì, tra le mie mani..” pensò, non riusciva a rimettere insieme tutti i tasselli.

Quella storia era assurda.

Si alzò lentamente, rifiutando l'aiuto delle persone intorno a lei, che osservavano con attenzione ogni suo gesto.

Chiese la loro versione dei fatti, ignorando per pochi minuti quello che la sua mente aveva percepito. Eppure.. era stato così reale.

Riusciva ancora a sentire il calore del fuoco nelle sue mani. Poteva addirittura affermare di aver provato gioia, di essersi sentita in pace con se stessa.

Doveva assolutamente nascondere quel che aveva visto a tutti, l'avrebbero presa per pazza.

Come un lampo balzò in piedi. Mormorò una serie di “sto bene”, spiegando che era svenuta a causa dell'ansia.

Riuscì a convincere Emma a portarla a casa, dove si chiuse subito in camera.

La testa le girava, non si tolse neanche il body.

Decise di stare sdraiata sul letto per circa una mezz'oretta, fino a quando il telefono squillò.

Adrienne sbuffò, quel giorno voleva solo essere lasciata in pace. Promise a se stessa che non avrebbe pensato più alla faccenda dell'incendio.

Si fece coraggio e raccolse il cellulare all'angolo del comò.

«Pronto?» esclamò scocciata.

«Adrienne, ciao! Non so se ti ricordi di me, sono Bree, del corso di danza» La voce era squillante, Adrienne la riconobbe subito.

«Oh, si.. Bree. Dimmi pure».

Adrienne decisamente non si aspettava una chiamata da una sua compagna di danza.

«Stavo pensando.. Lo so che sei rimasta abbastanza scioccata, ma.. Magari uscire e distrarti un po'.. ti farebbe bene» disse scegliendo accuratamente le parole da dire.

La ragazza capì subito che quella poteva solo essere una scusa per parlare dell'incidente alla scuola di danza.

Il viso di Adrienne era pallido. E se non fosse stata solo lei a vedere quel fuoco?

Se Bree sapesse fin troppo?

Come l'avrebbe messa a tacere?

Basta, mi sto facendo solo domande inutili.. Tutto quello che ho visto è impossibile.. Sono solo scossa” pensò decisa.

Si scordò quasi di Bree al telefono, infatti fu chiamata svariate volte dalla ragazzina.

«Oh, si, scusa.. Certo, per me va bene. Ci vediamo alle tre in piazza e ci facciamo un giro?»

Accettò l'invito.

Se Bree l'avesse accusata, Adrienne avrebbe sicuramente smentito dandole della pazza.

«Ok, allora a dopo».

Adrienne salutò la ragazzina e attaccò.

Decise di mangiare presto dato che prima di uscire era intenzionata ad una rilassante doccia.

Andò in cucina, la zia non c'era.

Trovò un suo biglietto firmato.

 

Sono uscita, un'urgenza in banca con tuo zio!

Il frigo è pieno, cucina quello che vuoi.

Tornerò verso le sei.

Baci

Zia.

 

 

Adrienne sbuffò scocciata.

Non era brava a cucinare, era proprio negata.

Non riusciva a regolarsi con gli ingredienti, le quantità e i tempi di cottura.

Una volta riuscì addirittura a bruciare i wrustel in padella.

Tutto del mondo culinario le sembrava tremendamente complicato, dal cucinare i surgelati fino a condire una stupidissima insalata.

Tuttavia la zia continuava a lasciarle in mano pentole e padelle proprio come in quel momento.

Decise di farsi un piatto di pasta, quindi iniziò a preparare il sugo.

Impugnò il coltello ma lo gettò per terra subito, si era completamente scordata delle ustioni.

Non sapeva con cosa curarle, così le fasciò semplicemente con una benda.

Si fece coraggio e strinse i denti, sopportando il dolore.

Dopo aver preparato il tutto per il soffritto, si avvicinò ai fornelli con in mano un accendino pronta ad accendere il gas.

Ma poi si guardò le mani.

Si ricordò dell'incendio, le tende che andavano a fuoco, le sue iridi di quel colore scarlatto, il fuoco fra le sue mani.

Fu così che fece cadere improvvisamente l'accendino a terra, continuando a fissare il piano cottura, dove il gas continuava a uscire.

Continuava a guardarlo, aspettando che il fuoco uscisse, come per magia.

La puzza del gas iniziò a farsi sentire e Adrienne capì che stava delirando, che diavolo aveva per la testa?!

Mise le pentole sul fuoco e si diresse verso il bagno.

Si fece una doccia veloce e si asciugò la massa di capelli biondi.

Si infilò un vestitino estivo e delle ballerine, poi scese di sotto per pranzare con una sbobba rossa che sarebbe dovuta essere “pasta”.

Si assicurò di aver messo tutto in borsa ed uscì, sbattendo la porta.

Per strada accelerò il passo, fra tre minuti sarebbe dovuta essere in piazza, invece era solo a metà strada, fino a quando una scena non la rallentò.

C'era una ragazza, seduta su una panchina che continuava a fissare la pietra portata al collo da Adrienne, poi capì il perché.

L'altra bionda, ne aveva una simile, quasi della stessa forma, solo verde.

Adrienne sentì l'impulso di andare da lei, e chiederle dove l'aveva presa, poi capì che era solo un'altra delle sue idiozie.

Appena ci fu il contatto visivo fra le due, provò una strana sensazione, come se quell'incontro fosse programmato.

Si chiese se anche quella ragazza stava provando lo stesso, anche perché la sua espressione non era tanto diversa da quella di Adrienne.

La suoneria del cellulare la svegliò da quello stato di “trance”, rispose immediatamente.

«Adrienne, io sono in piazza, tu a che punto sei?» squillò la voce di Bree.

«Tre secondi e sono lì» mentì Adrienne, poi riattaccò.

Era incredibile il modo in cui riusciva a mentire spudoratamente, le veniva naturale, proprio come le veniva naturale fare la stronza.

Eppure c'era sempre quel momento in cui si chiudeva in camera e piangeva, chiedendosi perché tutta la scuola la chiamasse “strega” appena lei raccontava qualcosa di troppo alle sue “amiche”, quelle che le stavano accanto solo per fare gossip o per guadagnarsi la sua popolarità, l'unica cosa che l'era rimasto ormai nel vecchio istituto.

Eh si, purtroppo Adrienne era proprio il prototipo di ragazza popolare, bionda e stronza del liceo, che se ne fregava, o meglio, faceva finta di fregarsene del parere degli altri e, una volta perso tutto, si chiudeva in se stessa.

Ecco perché in parte era felice di iniziare il suo quarto anno in Italia, in una nuova scuola, con gente nuova e, magari, con una nuova Adrienne.

Dopo un paio di minuti arrivò in piazza, vide subito una biondina sorridente che continuava ad agitare la mano a distanza: Bree.

Adrienne la raggiunse correndo, già pronta con la scusa per il ritardo.

«Ciao Bree! Scusami per il ritardo, mi ero persa per strada, ora che ci penso sono uscita poche volte da quando sono arrivata» disse con l'affanno.

La bionda la guardò con uno sguardo comprensivo.

«Ah, non ti preoccupare, sono arrivata da.. poco» disse guardando l'orologio insicura, nascondendo il fatto che era arrivata da circa un quarto d'ora prima della bionda, ma quello era il carattere di Bree.

Buona come un pezzo di pane, non era in grado di deludere nessuno attorno a lei, ma soprattutto i suoi genitori, che avevano sempre molte aspettative da lei.

Ecco perché dava sempre il massimo a scuola e nella danza.

Le due raggiunsero un piccolo bar in centro e si accomodarono all'esterno, la luce del sole sulle spalle nude le rilassarono ed era esattamente ciò che serviva ad Adrienne, rilassarsi.

La maggior parte degli argomenti erano sulla danza, l'unica cosa che le due avessero in comune, o sugli amici di Bree, la quale continuava a ripetere di essere in dovere di presentarglieli.

Adrienne si sentiva sorprendentemente a suo agio con Bree. Forse perché l'angelica biondina dagli occhi verdi era il suo esatto contrario.

La conversazione andò avanti per ore, mentre le due passeggiavano per le stradine della periferia di Roma, fin quando, arrivate su una spiaggia libera, non si sederono sulla riva, con il sole che era sul punto di tramontare.

Rimasero in silenzio per un po', prestando attenzione alle onde che si infrangevano sugli scogli lontani.

«Adrienne, vuoi sapere un segreto?» riprese a parlare Bree.

«Spara» rispose l'altra, stendendosi mentre faceva scorrere la sabbia fra le sue dita, completamente rilassata.

«Io.. riconosco le persone speciali. E oggi ho capito che tu sei una di quelle persone» confessò calma Bree, mentre si stendeva vicino ad Adrienne che, nonostante iniziasse a essere preoccupata, decise di chiedere le ragioni della sua strana affermazione.

«Probabilmente mi prenderai per pazza, ma.. so cosa è successo a scuola oggi, e so anche che tu lo sai, ma hai paura» disse tutto d'un fiato.

Adrienne provò a risultare il più naturale possibile, ma le era molto difficile, data la situazione.

«No, io non ho paura. Ma dimmi la tua versione! Cos'è successo all'Accademia secondo Bree?» disse Adrienne spostando l'argomento sulla compagna.

«Non c'è bisogno che te lo dica, Adrienne. Ma posso raccontarti una storia simile alla tua» rispose Bree mettendosi a sedere, con le braccia che circondavano le ginocchia.

«C'è.. questa ragazza che io conosco molto bene.. lei è più o meno come te, ha le tue stesse.. capacità» concluse Bree, mentre osservava Adrienne alzarsi, Bree si sbrigò subito a seguirla mentre si incamminava per la strada.

«Io non ho nessuna capacità, Bree! Non dire cazzate..» disse Adrienne accelerando il passo, Bree la bloccò prendendola per un polso.

Sapeva bene che tutta quella storia era assurda, ma era anche reale. Assurda, ma reale.

Adrienne doveva capirlo.

«Dammi un'altra occasione per spiegarti meglio, ti prego».

Adrienne non ci capiva più niente dell'intera questione.

Era spaventata, non solo dalle conoscenze di Bree.

Ormai era quasi sicura che l'incendio alla scuola di danza l'avesse causato lei, come, non ne aveva la minima idea.

Ma se fosse stata lei la causa dell'incidente in Provenza? Cosa sarebbe successo?

Niente sarebbe stato più lo stesso, come aveva potuto uccidere i suoi genitori?

Non sono stata io, non è stata colpa mia” provò a convincersi.

Bree si accorse della battaglia interiore che Adrienne stava combattendo, così la prese per mano e provò a consolarla.

Ma cos'altro poteva fare lei? Adrienne si sarebbe fidata? Avrebbe creduto a quello che le avrebbe raccontato?

«Senti, ho bisogno di una mano. Tu mi devi raccontare un bel po' di cose, quindi ora ti spiegherò come si concluderà la giornata di oggi, ok? Annuisci» esordì Adrienne, mantenendo un tono di voce abbastanza duro. Bree annuì, senza aprire bocca, stupita dalla determinazione della ragazza.

«Tu ora chiamerai i tuoi genitori e gli dirai che stasera resterai a dormire da me, Bree. Perché non so cosa fare. Non so se mi sveglierò scoprendo che tutto questo è stato solo un sogno, non so se è stata colpa mia per l'incidente di oggi, ma se tu puoi aiutarmi, ti prego di farlo» Adrienne scoppiò a piangere. Improvvisamente ebbe una strana sensazione, come se il tempo si fosse fermato, non sentiva più le onde, non sentiva più le gentili carezze del vento. Riusciva a sentire solo l'abbraccio di Bree, e doveva ammettere che quella ragazza era comparsa al momento giusto.

   
 
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