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Autore: effe_95    24/07/2013    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò .

46.Affogare.

 

 
<< Andiamo Il’ja, lo so che questa roba fa schifo, ma prova a mangiarla! >>
Yulian aveva perso la speranza ormai, era da più di un’ ora che cercava con tutto se stesso di infilare nella bocca del fratello di cinque mesi quella pappina dall’odore disgustoso.
<< Senti, se non vuoi mangiare me ne vado a studiare, è chiaro?! Ho un esame da fare io! >> Replicò il biondo accostando ancora una volta il cucchiaino alla bocca di Il’ja, ma il bambino, una volta messa in bocca quella roba, la restituì al mittente sputandola.
<< Il’ja! Razza di piccolo mostro! >> Yulian si guardò la maglietta imbrattata di pappina sputacchiata e alzò gli occhi al cielo, era la seconda maglietta che cambiava quel giorno, la prima era stato dopo che Il’ja gli aveva urinato in faccia come al solito.
<< Sia chiaro che questa è l’ultima volta che rimango a casa da solo con te! >>
Proprio quando Yulian smise di urlare, la porta di casa si aprì, e vi entrò una Katerina piena di buste della spesa, accaldata e stanca.
<< Ah, eccoti! Pensaci tu a quel piccolo mostro! Che io vado a farmi una doccia per l’ennesima volta! >> Sbottò Yulian non appena la madre entrò in cucina, Katerina guardò Il’ja e Yulian tutti sporchi di pappina e sgranò gli occhi.
<< Ma cos’avete combinato nella mia cucina? >> Strillò esasperata, Yulian puntò un dito contro Il’ja e contrasse le sopracciglia.
<< Chiedilo alla pustola >> Disse irritato, per tutta risposta Il’ja ridacchiò e cominciò a fare le pernacchie, Yulian lasciò la stanza con un diavolo per capello.
Si fece una doccia calda e si asciugò con tutta calma, il calendario segnava già Marzo inoltrato, ma a Yulian sembrava già di essere stato via da una vita, e non era passato neppure un anno.
Le domande erano sempre le stesse però.
Cosa stai facendo? Con chi stai parlando? Cos’hai mangiato? Dove sei stata? Con chi hai riso? Quand’è stata l’ultima volta che mi hai pensato?
Questo flusso inarrestabile di angoscia venne interrotto bruscamente da qualcuno che aveva cominciato a bussare alla porta della sua camera, che idiota, non aveva nemmeno cominciato a studiare.
<< Si? >> Disse ad alta voce, la porta della camera si aprì velocemente e nella stanza si affacciò Aleksandr appena tornato anche lui a casa.
<< Ho bisogno di parlarti >> Disse l’uomo incrociando le braccia al petto, per un momento a Yulian tremò il cuore e tremarono le mani, aveva paura che il padre scoprisse che era stato al cimitero da Danil, ma ovviamente non si trattava di una cosa del genere.
<< E’ successo qualcosa? >> Aleksandr entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, si accostò al figlio e guardò con occhi stanchi i suoi libri di studio aperti a metà e sottolineati, il letto un po’ sfatto, la chitarra e gli spartiti abbandonati per terra, era il suo mondo, eppure gli mancava qualcosa.
<< Quando avevo la tua età ero pieno di sogni, non sapevo cosa fosse il dolore, non sapevo cosa fosse la violenza. Da quando è morto Danil, da quando non ho riconosciuto più me stesso, credo di aver sempre sbagliato, sbagliato senza mai fermarmi. E anche qui, in questo momento, ti vedo, vedo le tue cose, ma questa non è la tua vita … >>
Yulian spostò un po’ la sedia facendo un rumore secco sul pavimento, così Aleksandr smise di parlare, ed era proprio quello che voleva il figlio.
Non era il momento di dire quelle cose, Yulian non voleva sentirlo rimpiangere quella scelta, non voleva sentire che adesso aveva cambiato idea e che si era pentito, non voleva odiarlo e allora avrebbe preferito non farlo parlare mai più di una cosa del genere.
<< Papà, adesso non ha più senso, sei d’accordo? >> Aleksandr annuì e si mise seduto sul letto del figlio.
<< Comunque ho pensato di dovertelo dire, anche solo per correttezza. Mi manderanno una settimana in Italia per delle conferenze importanti, tu, vuoi venire con me? Ti pagherò l’albergo e avrai una settimana tutta per te, per vedere chi vuoi tu, tutto, ti darò tutto quello che vuoi, pur di non vederti più in questo stato! >>
Yulian si era completamente paralizzato nel sentire quelle parole, cosa doveva fare?
Doveva andare? E poi buttare all’aria tutto quello che aveva cercato di costruire disperatamente in quei sette mesi di assenza? Ce l’avrebbe fatta dopo, ancora una volta?
Il suo cuore gli gridava in tutti i modi di si, ma la ragione e le promesse fatte gli impedivano di dare una risposta.
<< Me lo dai un po’ di tempo per pensarci? >> Mormorò stringendosi convulsamente la maglietta tra le mani, Aleksandr contrasse le sopracciglia, ma annuì ugualmente, lasciandolo solo nella stanza.
 
 
<< Daniela, fa tacere quel bambino, altrimenti lo strozzo! >>
Era da più di mezz’ora che il piccolo Noam piangeva disperatamente, e qualsiasi cosa Daniela cercasse di fare, era tutto inutile. Eteocle non aveva mai sopportato i bambini, e il pianto isterico del nipote lo stava mandando completamente in bestia.
<< Sta zitto Noam, la mamma non ce la fa più, smettila! >> Ripeteva in continuazione Daniela scuotendo il passeggino e dando al figlio tutto quello che trovava per distrarlo, anche se la distrazione durava solamente qualche minuto.
<< Ah, marmocchi rumorosi! Senti Daniela, perché dobbiamo per forza incontrarlo? A me non importa un cavolo di quello che ha combinato nostro padre prima di mettersi con la mamma! E poi Carolina è stanca! >> Protestò Eteocle lanciando un’occhiata distratta e allo stesso tempo affettuosa alla sorella più piccola che dormiva accoccolata accanto a lui su quella scomoda panchina.
Eteocle aveva dato di matto quando era venuto a sapere dell’esistenza di Nicola e Claudia, aveva detto al padre tutte le cattiverie che gli venivano in mente, non era tornato a casa per due settimane e gli aveva fatto credere di essersi imbottito di stupefacenti, cosa che in realtà non faceva affatto. In tutto quel tempo Eteocle era rimasto a casa della sua ragazza a riflettere sul perché suo padre avesse amato due donne contemporaneamente e alla fine avesse scelto sua madre, agli occhi di Eteocle, quell’uomo era un mostro.
Poi era tornata la razionalità e con essa anche il pensiero di quelle due sorelle che aveva lasciato da sole, lui era cambiato da quando la madre era morta, ma solo perché non sapeva cavarsela da solo, non sapeva come fare a reggere il peso di quella famiglia sulle spalle.
Allora aveva preferito far credere che non gliene fregasse niente, che beveva e che si drogava, mentre il più delle volte si rintanava da qualche parte a piangere su se stesso e sulla forza che non aveva affatto.
Eteocle aveva paura di incontrare Nicola, perché Nicola era tutto quello che lui non era mai stato, e tra l’altro, era anche suo fratello.
<< Sta calmo Eteocle, Nicola arriverà, avrà fatto tardi a causa del lavoro >> Disse Daniela, sospirando sollevata, perché finalmente Noam aveva smesso di piangere e lagnarsi.
<< Papà sa tutto vero? Insomma, gliel’hai detto che Nicola sa di noi giusto? >> Eteocle accarezzò distrattamente i capelli di Carolina, era così piccola e viva, sembrava che ancora niente potesse farle del male, e finché ci sarebbe stato lui, non le sarebbe successo nulla di male, Eteocle voleva crederci a tutti i costi.
<< Si lo sa, mi ha confessato che sarebbe voluto venire con noi, ma Nicola si sarebbe arrabbiato, perché lui non lo sopporta nostro padre >>
Non appena Daniela smise di parlare, dietro l’angolo spuntò Nicola, con i capelli leggermente lunghi tutti spettinati, la maglietta un po’ troppo larga, i jeans stretti e le sue amate Converse nere ai piedi. Si fermò di botto non appena li vide lì, seduti tutti e tre su quella panchina, Daniela, Eteocle e Carolina, i suoi fratelli che non aveva mai conosciuto.
Doveva essere cambiato parecchio per aver accettato una cosa del genere, forse era solo cambiato, o in realtà loro non avevano nessuna colpa e Nicola non poteva farci niente.
<< Ho fatto molto tardi? >> Domandò infilando le mani nelle tasche dei jeans, improvvisamente si sentiva in imbarazzo, non sapeva bene come comportarsi o cosa fare, quelle persone erano degli estranei per lui.
<< Non fa niente! >> Rispose Daniela alzandosi in piedi, la mora lo salutò lasciandogli un bacio sulla guancia, Nicola ricambiò quel saluto con un sorriso un po’ tirato.
<< Invece credo sia meglio andare, Carolina si è addormentata e sicuramente avrà fame >> Replicò Eteocle indicando la sorellina più piccola che portava in braccio, gli occhi verdi di Nicola si scontrarono inevitabilmente con quelli dello stesso colore di Eteocle, ma alla fine di chi erano poi? Di Luna, di Andrea o di Laura?
<< Va bene, sono d’accordo >> Disse Nicola prendendo a camminare, molto presto gli altri presero a seguirlo e Daniela lo affiancò trascinando con se il passeggino.
<< Claudia non è venuta? >> Nicola sospirò pesantemente.
<< Non le ho detto niente, per lei questo non è un bel momento, gliene parlerò prima o poi, ma voglio prima assicurarmi che stia bene >>
<< E tua madre? A lei l’hai detto? >> Si intromise Eteocle affiancandolo a sua volta, Nicola tornò a guardare il ragazzo con una certa difficoltà, e scosse furiosamente la testa, ma d’altra parte non doveva dare nessun tipo di spiegazione, era Luna, sua madre, quella ad essere stata abbandonata. Laura era solo stata l’amante fin dall’inizio, lei lo sapeva, eppure non si era fatta alcun scrupolo no? Nicola strinse forte i pugni per non farsi uscire quelle parole dalla bocca, sarebbe stato inutile spargere altro veleno sulle ferite.
<< Papà voleva venire, ma poi ha pensato che a te non avrebbe fatto piacere >> Mormorò Daniela dando uno sguardo al figlio.
<< Ha pensato bene >> Replicò Nicola svoltando l’angolo, Eteocle corrugò le sopracciglia, per lui era stato più facile perdonare Andrea, forse perché ci aveva vissuto per tutta la vita, ma non riusciva proprio a capirlo quel fratello dall’aria stanca e da uomo adulto, ma Nicola, non aveva solo ventidue anni? Allora perché sembrava già vecchio?
<< Allora “ fratello”, ce l’hai la ragazza? Cosa fai nella vita? >> Che domanda stupida da fare, ma Eteocle non aveva trovato modo migliore per aiutare quel ragazzo a non affogare.
<< No, la ragazza non ce l’ho, stavo con una tipa, ma l’ho mollata. Nella vita studio e lavoro, se proprio vuoi saperlo sono entrato nella facoltà di Chimica >> Raccontò Nicola con un sorriso amaro sulla bocca.
<< Allora ti farà piacere sapere che io l’università l’ho vista solo una volta, che non ho mai lavorato in vita mia e che l’unica cosa buona che ho è una fidanzata di ventitre anni che vive da sola e che a volte mantiene anche me. Vedi? Io sono già affogato amico, tu non ancora >>
Nicola lo guardò sollevando un sopracciglio, cosa pretendeva di sapere lui? Lo conosceva da nemmeno un’ora e già pretendeva di capire tutto? Si erano sentiti a malapena al telefono, o forse era vero che gli altri lo vedevano affogare? Eppure Nicola faceva di tutto per rimanere a galla.
<< Non provocarmi Eteocle >>
<< Ma provocare la gente è il mio mestiere >>
Nicola non fece in tempo a controbattere che Carolina aprì lentamente gli occhi e li piantò sul volto arrossato del castano.
<< Ehi, ben svegliata principessa >> Disse Eteocle lasciandole un bacio sulla guancia, Carolina si strofinò gli occhi e tornò a guardare Nicola con fare interessato.
<< Tu chi sei? Il ragazzo che aspettavamo? Quel nostro fratello disperso? >> Domandò scendendo dalle braccia del fratello, Nicola le rivolse un sorriso caldo e armonioso, sorriso che fece ridere la bambina e le fece imporporare le guancie di rosso.
<< Io sono Nicola, piacere di conoscerti >> Replicò il ragazzo accarezzandole i capelli, Carolina gli prese affettuosamente la mano. << Ho una cosa per te, la vuoi? >> Continuò Nicola nascondendo una mano dietro la schiena, Carolina annuì entusiasta, gli lasciò un bacio sulla guancia e aspettò che il “fratello disperso” le mostrasse quella caramella a forma di fragola che la fece impazzire.
<< Grazie mille Nicola! >> Gridò la piccola dandogli un altro bacio, Eteocle e Daniela osservavano la scena con i cuori in subbuglio, con sentimenti diversi, ma poi non troppo distanti l’uno dall’altro.
<< La sai una cosa? Il tuo sorriso è bello come quello di un ragazzo che ho incontrato tempo fa, lui era … com’è che si dice? Ah, lui russava, si, ha detto che era russo e che russava! Si chiamava Yulian credo! >> Nicola spalancò leggermente gli occhi e poi sorrise, evitandosi di chiedere perché Carolina avesse incontrato Yulian , era una bella cosa quella che aveva detto la bambina, e dato che lui era l’unico che potesse ancora parlare con quel ragazzo disperato, Nicola ripensò alla telefonata e sospirò.
<< Sei una brava bambina >>
 
  

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Effe_95

Buongiorno.
Ho aggiornato troppo tardi anche questa volta?
Se è così vi chiedo perdono, ma non me ne sono proprio resa conto, vi confesserò che d'estate divento molto distratta.
E dopo aver fatto una bella versione di latino, eccomi qui con questa robaccia che ho scritto.
Ci tenevo molto a parlare di Nicola ed Eteocle, e spero di averlo fatto nel modo migliore.
Grazie mille, alla prossima.
  
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