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Autore: Pro and Pad_production    25/07/2013    9 recensioni
Harry Botter non è un ragazzino come tutti gli altri: ha una cicatrice a forma di culo sulla fronte e ha il potere di far venire l’esaurimento a chiunque, specie ai suoi zii che lo hanno cresciuto da quando aveva un anno. In occasione del suo undicesimo compleanno Harry scopre di essere un mago, un mago col Botter! Verrà a contatto di un mondo fatto di magia, dove giovani maghi frequentano la scuola di Magia e Fattucchieria di Yogurts, sotto la guida del preside Alba Solente.
Dal capitolo 10, Le botte di Mezzanotte
La professoressa Sbronz, l’insegnante di volo. Aveva gli occhi arrossati e si teneva a stento in piedi.
« Buon giorno! Hic » singhiozzò rumorosamente.
Harry notò che tra le mani aveva una bottiglia mezza piena di un liquido che dall’odore doveva essere inequivocabilmente qualcosa di alcolico.
« Io… hic.. vi insegnerò a volare! Cip cip cip! » proseguì la professoressa agitando le mani come se fossero le ali di un uccellino.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Era la settimana degli esami. L’unica a studiare era Hermanda, che aveva la missione non solo di superare il suo esame, ma anche quello di passare l’esame di tutti gli altri del primo anno, ovviamente solo di quelli della sua Casa.
Non aveva più nemmeno una forma che si potesse definire umana: era tutta un boccolo, i capelli fluttuavano incontrollati ovunque e la proteggevano da tutto ciò che potesse distrarla dal suo studio.
Oltre a questo, i suoi momenti di isteria erano arrivati a livelli paragonabili quasi a quelli della professoressa Misnerva Domani.
Ad appesantire la situazione c’era la questione della Lapislazzula e di Ciuffo, ma Harry sembrava fregarsene altamente.
« Harry, non sei preoccupato? » chiese Rum.
« Ma per gli esami? »
« Naaa, a quelli ci pensa Hermanda » rispose l’amico ammiccando « intendevo se eri preoccupato per colui-che-non-deve-essere-ricordato! »
« C’è Solente per quello! Ci pensa lui! » rispose giulivo Harry.
Rum sembrò concordare con l’amico, perché non trovò nulla con cui ribattere.
Se durante l’inverno gli studenti di Yogurts erano quasi crepati dal freddo, ora il problema era esattamente l’opposto: la scuola era diventata una specie di fornace, nemmeno ai tropici si sognavano un clima così. In Sala Grossa la situazione, ovviamente, era sempre la peggiore, poiché la mancanza del tetto rendeva tutti esposti alle radiazioni solari. I pasti venivano serviti crudi, tanto si sarebbero cotti direttamente sulla tavola.
Anche le aule dove venivano fatti gli esami non erano da meno, faceva talmente caldo che gli studenti erano soggetti a miraggi, anche collettivi. Per esempio, durante l’esame di Sbacchettamenti del professor Petus Vizius, la classe fu colta da una di queste allucinazioni e gli studenti immaginarono una nevicata, iniziando ad accartocciare i fogli dei compiti come se fossero palle di neve e lanciandosele contro. In realtà non si sapeva con esattezza se fosse una vera e propria visione o una scusa per non fare l’esame. Solo Hermanda riuscì a non farsi coinvolgere e a portare a termine il suo esame e quello di tutti gli altri. Il professor Vizius, che era stato bombardato e sommerso dalle palle di carta, non si era accorto dell’imbroglio.
L’esame di Trasmutazione della professoressa Misnerva consisteva nel trasformare un bottone in un lettino abbronzante, chi falliva si beccava una buona dose di urlate da parte di un’irascibile e accaldata Misnerva.
L’esame di Bidon, invece, era una vera e propria prova di sopravvivenza: l’aula era una sauna, i fumi del calderone creavano un vapore talmente intenso da poterlo tagliare con un coltello; i più astuti, per trarre sollievo dall’afa, si infilavano dentro il calderone, che si trasformava in una sorta di piscina con l’idromassaggio. Altri, invece, tentavano in tutte le maniere di non svenire, farlo avrebbe voluto dire affogare con la faccia nel calderone ed essere poi rianimati dal professor Bidon stesso che, in occasione, si era messo un salvagente sopra al mantello con la scritta “salvataggio”.
Gli studenti avrebbero preferito morire affogati nella propria brodaglia d’esame, piuttosto che essere salvati da Bidon.
L’ultimo esame era quello di Storia di Bacucchi Magici del professor Sgruf e non si presentò direttamente nessuno, ad eccezione di Hermanda.

« Aaaaaaah, è stato molto più facile di quanto credessi! » esclamò Rum stiracchiandosi, mentre si dirigevano fuori per andare a trovare Hagrid che, qualche giorno prima, gli aveva inviato uno dei suoi bigliettini dove una freccetta indirizzava tre bastoncini verso una casa stilizzata con fuori disegnata una palla barbuta.
« Grazie tante, ce l’ha fatto Hermanda l’esame! » rispose Harry.
La loro amica era tornata come prima, aveva abbandonato la modalità esame e i capelli si erano finalmente placati.
Harry non faceva altro che strofinarsi la fronte perché erano giorni, da quella notte nella Foresta Illegale, che la cicatrice sulla fronte gli faceva male.
« Non sei preoccupato, Harry? » fece Hermanda guardandolo « Potrebbe essere un qualche avvertimento! ».
« E che mi importa? Tanto c’è Solente! » disse Harry con leggerezza.
Nel mentre erano per giunta già giunti(*) alla catapecchia di Hagrid. Il loro amico era seduto sulle scalette con aria sconsolata.
« Hagrid, cosa è successo? Perché sei triste? Perché piangi? Perché sei tutto solo? Perché sei seduto lì? Perché..? »
« Mi manca Perverso » disse l’omone con gli occhi lucidi che si intravedevano dalla folta pelliccia che ricopriva il suo volto.
« Tanto c’è Solente! » disse Harry sorridendo.
« Eh? » fece Hagrid non capendo
« Non ti preoccupare Hagrid, si è impallato su questa frase da questa mattina » spiegò Rum.
Hermanda prese il controllo della situazione.
« Forza, raccontami i tuoi problemi » disse in tono professionale la ragazza sedendosi vicino ad Hagrid e tirando fuori un taccuino e una penna d’oca.
« Tutto è cominciato quando sono andato alla bettola del ‘Piede di Porco’ » disse Hagrid con una vocina depressa.
« Uh-uh »  fece Hermanda annuendo « Continua, su! »
« Ma che ti frega Hermanda, tanto c’è Solente! » ripeté Harry.
« Taci Botter! » sbottò Hermanda in un tono che ricordava molto quello di Misnerva « Non far caso a lui Hagrid, ignoralo… »
« Sì…  come ti dicevo ero alla bettola. E un tizio ha attaccato bottone, era incappucciato, aveva un bel cappuccio… voleva sapere cosa mangiavo a colazione e io gli ho detto “biscottini con il latte” e lui mi ha detto “E lo usi il cioccolato in polvere, Hagrid?” e io gli ho detto “ Sì, ma come fai sapere il mio nome?” e quello mi risponde “Perché sono Babbo Natale! Ho qui un regalo per te!” e io gli dico “Ma non è Natale!” e lui mi dice “Non fa niente” e io.. »
« Tanto c’è Solente! »
« Rum, vuoi far tacere Harry?! C’è gente che sta lavorando qui! Forza Hagrid, continua pure! »
« Sì, io lo sapevo che Babbo Natale esisteva, anche se mi prendevano in giro, e così lui mi ha regalato l’uovo brucoso, proprio come avevo chiesto sulla letterina! Poi mi ha chiesto se avevo allevato altri mostri, e io gli ho detto “Certo, ho Shcor” e lui mi ha detto “E poi?” e io gli ho detto “E poi ho Ciuffo e lo spazzolo sempre, così poi dopo la smette di sbavare e si addormenta come un bravo cucciolo” e Babbo Natale è stato tanto felice di questa cosa che gli ho detto. Sono felice che Babbo Natale sia felice! Però adesso Pervi non c’è più e non sono più tanto felice… » concluse l’omone stroppicciandosi gli occhi.
« Ciuffo?! » esclamò Hermanda sgranando gli occhi. Subito scattò in piedi, agguantò i suoi due amici e li trascinò verso il castello.
« È sempre così... » fece Hagrid ancora sugli scalini con aria desolata « mi lasciano sempre da solo.. ».
 
Hermanda li aveva trascinati fin dentro il castello, i due ragazzi non potevano far altro che correrle dietro e cercare di stare al passo.
« Hermanda, ma dove cavolo stiamo andando? » domandò Rum
Hermanda prima di rispondere si accertò che il corridoio fosse deserto.
« Ma non capite? Hagrid ha cantato! » esclamò con terrore la ragazza « Inconsapevolmente ha spifferato tutto a Bidon! Era il tizio con il bel cappuccio, chi altri si poteva inventare un travestimento così idiota? E sapete questo cosa significa? »
« Che tanto c’è Solente! » ripeté di nuovo Harry.
« Ecco, bravo! Andiamo da Solente, dobbiamo dirgli che la Lapislazzula Ancestrale è in pericolo e che Bidon sta per impadronirsene per conto di colui-che-non-deve-essere-ricordato! » concluse catastrofica Hermanda.
Cominciarono a correre come pazzi per il castello, aprendo le porte delle aule a caso, nella speranza di trovarci il preside, ma la loro strategia sembrava non funzionare, perché del professor Solente non vi era alcuna traccia.
A furia di perquisire a casaccio ogni angolo del castello, si ritrovarono di fronte allo studio della professoressa Misnerva, ancora privo di porta  che era stata momentaneamente sostituita da una tendina da doccia a fiori. Piombarono senza alcun preavviso dentro la sua stanza e iniziarono ad urlare tutti insieme.
« PROFESSORESSA!!! PROFESSORESSAAA!!! PROFESSORESSA!!! »
« LA LAPISLAZZULA… BIDON! IL CAPPUCCIO BELLO… COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE RICORDATO! »
« TANTO C’È SOLENTE! »
« WOOOHAAAAAA!!! ORA BASTA! TAPPATE QUELLE FOGNE! » esclamò la professoressa per niente contenta dell’intrusione nel suo ufficio.
« Ma professoressa, noi sappiamo tutto riguardo la Lapislazzula! Secondo alcune indagini che io e i miei colleghi qui presenti abbiamo svolto, il suddetto professor Saverius Bidon è invischiato in affari loschi! Sta cercando di rubare la Lapislazzula Ancestrale di Nicholas Flambé, detto anche Nicky, per donarla a colui-che-non-deve-essere-ricordato, in modo che possa bere lo Sciroppo di Lunga vita e tornare così all’apice del suo potere! » disse tutto d’un fiato Hermanda « È per questo che stiamo cercando il professor Solente, per fargli rapporto! »
« Io l’avevo detto che tanto c’era Solente! » aggiunse Harry convinto.
« Solente se ne è andato in vacanza in anticipo » disse con tutta calma Misnerva « E poi vorrei sapere… COME DIAMINE SIETE VENUTI A SAPERE DELLA LAPISLAZZULA?! SE VI SENTO ANCORA PARLARE DI QUESTE COSE VI RIDUCO IN POLPETTE E VI SERVIRÒ COME PORTATA PRINCIPALE DEL PRANZO DI DOMANI! E ora... FUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! »
« Professoressa, forse lei non capisce la gravità della situazione! Colui-che-non-deve-essere-ricordato, potrebbe tornare in vita! Potrebbe uccidere Harry! La vita di Harry è in pericolo! Si rende conto di come potrebbe venire ucciso e torturato? Lui, che è stato la causa della sua caduta! Ci pensi professoressa! » trillò Hermanda
« Tanto meglio! » ribatté secca la professoressa « E ora, FUORI DAI COGLIONI! » e detto questo li cacciò via dal suo studio.
Harry, che fino a quel momento era stato calmo e tranquillo, realizzò che la sua vita era in pericolo e si fece prendere dal panico.
« Oh Merlino! Non c’è Solente! Aiuto! Aiutooooooo! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! » iniziò a gridare il ragazzino correndo di qua e di là a braccia aperte intorno ad Hermanda e Rum.
« Sono in pericolo! Sono in pericolo! ALLARME ROSSO, ALLARME ROSSO!!! Non c’è Solente! Non c’è Solenteeeeeeeeeeeeeee! »
« Smettila di fare il cretino! » cercò di dire Rum « C’è gente che ci guarda! »
« Sì! » disse Misnerva scostando la tendina « Vai a recitare le tue ultime preghiere altrove, Botter! ».
Così Rum ed Hermanda furono costretti a portare via il loro agitato amico. Per farlo, dovettero legarlo e imbavagliarlo con i capelli di Hermanda, che si ritrovavano utili per la situazione.
Erano riusciti a raggiungere il dormitorio, dove finalmente poterono slegare Harry.
« Ragazzi, non c’è altra soluzione » fece Hermanda risoluta « dobbiamo scendere e risolvere da soli la situazione! »
« Io non voglio andare! Sono troppo giovane per morire! » piagnucolò Harry
« Ma sei pazza, Hermanda? Oltre ad Harry schiatteremo anche noi in questo modo! » disse Rum.
« Non abbiamo altra scelta! » fece lei convinta « Un solo chicco di riso può squilibrare la bilancia, un solo uomo può determinare la differenza tra la vittoria e la sconfitta!(**) »
« Hermanda, ma che stai dicendo?! » disse Rum sconcertato.
« Basta, è deciso! Stanotte ci intrufoleremo da Ciuffo, grazie al mio intelletto superiore e alle vostre… ehm… vabbè! Salveremo la Lapislazzula Ancestrale! »
 

***

Dopo cena i tre ragazzi si affrettarono a tornare in Sala Comune.
« Adesso saliamo nei dormitori » spiegò Hermanda con fare cospiratorio « Harry, tu prepara il sacco dell’invisibilità e la spazzola che Hagrid ti ha regalato per Natale »
« Tu come fai a sapere della spazzola? » chiese Rum
« Rum, io so tutto di tutto, non fare queste domande idiote! Comunque, scenderete al mio segnale, farò il verso del Piri-Piri Culbianco ».
I due ragazzi annuirono e si diressero nel dormitorio maschile. Passarono tre ore e, ad un tratto, Harry e Rum, che si erano addormentati sul letto, sentirono bussare alla porta.
« Chi va là? » disse Harry con voce assonnata.
Rum si avvicinò cautamente alla porta e l’aprì. Davanti si ritrovò una irrequieta Hermanda.
« Ma insomma! Sono due ore che vi faccio il richiamo del Piri-Piri Culbianco! »
« Uhm… a me sembrava di più un’allodola! » rispose scettico Rum
« Io l’avevo scambiato per un piccione! » aggiunse Harry in pigiama.
« Andiamo, imbecilli! Siamo in ritardo! A quest’ora Bidon potrebbe già aver preso la Lapislazzula! »
« Ok, andiamo a morire! » disse sarcastico Harry
« Andiamo, sì! » concordò l’amico.
Stavano uscendo, oltretutto anche in pigiama, dal loro dormitorio, quando Hermanda li bloccò.
« Hai cambiato idea? » chiesero speranzosi.
« Il sacco dell’invisibilità e la spazzola! » esclamò Hermanda trattenendo la rabbia.
« Ah, me ne ero dimenticato! » rispose Harry.
Rassegnati, si diressero verso l’uscita della Sala Comune. Erano vicini al buco del ritratto quando da sotto una poltrona spuntò Bebil. Era irriconoscibile: il volto trasfigurato in un’espressione folle e gli occhi spiritati.
« Chi osa risvegliare il mio riposo? » esclamò con voce cavernosa.
« Bebil? Ma non ti avevano linciato? » chiese Rum sorpreso come gli altri alla vista del loro compagno.
« Sono riuscito a fuggire fingendomi morto. Mi hanno buttato in un fosso qua vicino per liberarsi della mia carcassa, dopodiché ho strisciato per tutto il parco fino al castello e ho vissuto sotto questa poltrona aspettando il momento giusto per fare il mio ritorno, la gente si è quasi dimenticata del povero Bebil. Potrò iniziare una nuova vita, dedicarmi al cucito e al ricamo e inoltre… »
« Bebil, ma vai a dormire! » disse Harry
« Sì, infatti abbiamo perso fin troppo tempo… Zenzerus Impastatus! » fece Hermanda e Bebil divenne un gigantesco omino di pan di zenzero. 
« Forza andiamo, non c’è tempo da perdere! » disse Hermanda affrettandosi verso il buco del ritratto.
« Dai sbrighiamoci, che se siamo ancora vivi al ritorno ce lo mangiamo! » mormorò Rum ad Harry.
I tre amici percorsero i corridoi sotto il sacco dell’invisibilità fino alla porta dietro la quale si celava Ciuffo. Era aperta!
« Quel lumacone di Bidon deve essere già dentro » intuì Hermanda.
« Andiamo via, vi prego… » supplicò Harry
« Harry non frignare, piuttosto tira fuori la spazzola e inizia a spazzolare Ciuffo »
Ma quando entrarono scoprirono che Ciuffo era già bello imboccolato con tanto di bigodini, treccine e fiocchetti e videro che la botola era aperta.
« Bidon lo ha già acconciato » sussurrò Hermanda.
« Allora questa spazzola non ci serve più » e così dicendo Harry lanciò in aria la spazzolona che, sfortunatamente, andò a cadere proprio su una delle teste del barboncino. La bestia aprì gli occhi e iniziò ad abbaiare come un ossesso, pronto a divorare chiunque gli fosse capitato tra le zampe.
« GIÙ, NELLA CANTINAAAA! » gridò Harry.
I tre si lanciarono sfuggendo per un pelo alle fauci di Ciuffo. Caddero nel vuoto per poi atterrare su un qualcosa di morbido. Stavano per tirare un sospiro di sollievo per essere sfuggiti a Ciuffo, quando la cosa su cui erano atterrati iniziò ad immobilizzarli.
« Io lo so cos’è questo! » esclamò Hermanda « È il Trabocchetto dello Sghignazzo, dovete mantenere la calma e soprattutto non dovete ridere! »
« Come potremo mai ridere? » disse Rum guardando con orrore la pianta che si avvolgeva intorno al suo corpo.
« E perché dovremo farlo? » domandò Harry vagamente incuriosito.
Proprio in quel momento la pianta, che li aveva immobilizzati per bene, iniziò a fare il solletico ai ragazzi, sfilandogli anche le scarpe per solleticare i piedi. Immediatamente scoppiarono a ridere senza ritegno, non riuscendo a trattenersi, tranne Hermanda che sembrava mantenere un certo autocontrollo.
« AHAHAHAHAHAHAHAHAHA! Sotto le... ahahahaha! Ascelle, no! Ahahahah! » Rum era senza fiato dal ridere.
« Ragazzi, non dovete fare così! Morirete dal ridere! »
« Ahahahahahahaha! Morire dal ridere… ahahahahahahaha! »  fu la risposta di Harry.
La situazione era critica, Hermanda doveva pensare ad un piano e alla svelta.
« Il Trabocchetto dello Sghignazzo… gli piacciono le risate, ma odia il frignare! » disse Hermanda ripetendo a memoria quello che aveva letto sul libro di Ortologia. Ma i suoi due amici ridevano così forte che non avevano sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto la ragazza. Così, per l’ennesima volta, Hermanda dovette prendere il controllo della situazione: i suoi capelli si animarono e schiaffeggiò, tirò pugni, calci e botte in testa a Harry e Rum, in modo da farli piangere come due bambini.
Fortunatamente questa cosa funzionò perché, non appena Harry e Rum si misero a singhiozzare per tutte le botte ricevuto, la pianta si ritirò e li lasciò andare, aprendo un varco dal quale poterono uscire.
« Sicuramente questo era l’incantesimo della professoressa Spray » disse saccente Hermanda.
« Che bello, lo rifacciamo? » chiese Harry con un occhio nero e gli occhiali rotti.
« Non c’è tempo, dobbiamo superare gli altri ostacoli! »

I ragazzi si incamminarono verso un lungo corridoio buio. Procedettero a tentoni per un pezzo, sperando che non uscisse fuori qualche altra creatura ad attentare alle loro vite.
Giunti alla fine del lungo corridoio, si trovarono davanti ad una larga camera che aveva solo una porta.
I ragazzi si diressero a grandi passi verso di essa e notarono subito che mancava il pomello per aprirla.
Rum provò prima a spingere la porta, poi la prese a testate, ma quella non si mosse di un millimetro.
« Rum, va bene usare la testa, ma non in questo modo! » lo rimproverò Hermanda.
« Ma come facciamo ad aprirla? E dove sarà il pomello? » domandò Harry, totalmente inutile.
La risposta era proprio sopra le loro teste: in un frullare di ali i tre ragazzi videro centinaia di oggetti volanti (maniglie, lampadari, piatti…) che volteggiavano indisturbati per la stanza. Inoltre si accorsero che in un angolo era posteggiato un rastrello.
« Forse ho capito » fece poi Hermanda « Bisogna trovare il pomello in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie volanti! »
« Grazie Hermanda, a quello ci ero arrivato pure io! » esclamò Rum « Il fatto è... chi di noi sale sul rastrello per prendere il pomello? »
Non fece in tempo a terminare la frase che Harry si era già precipitato sul rastrello ed era montato in sella, pronto a spiccare il volo.
« Qui ci vuole la mia dote di grande Acciuffatore! » proferì Harry convinto « Sarà come acchiappare la Paperella d’Oro! »
« Ah, allora siamo in mani sicure! » fece Rum.
Una volta che Harry fu in aria si ritrovò in mezzo a quel caos di robaccia e si mise alla ricerca del pomello che li avrebbe fatti accedere alla prossima stanza.
Hermanda e Rum guardavano da sotto il loro amico scontrarsi con tutti quegli oggetti: già ci vedeva poco con gli  occhiali, adesso che questi erano rotti e aveva un occhio mezzo chiuso, era ancora peggio!
« L’ho preso! L’ho preso! » esclamò entusiasta dopo neanche un minuto Harry
« Ma che cavolo dici! » rispose Rum « Non vedi che quella è una abat jour? »
Harry, senza farsi perdere d’animo, lasciò cadere l’abat jour e riprese la sua ricerca. Quello fu il primo dei tanti oggetti inutili presi dal ragazzo e ben presto sul pavimento si accumularono: uno sgabello, un bicchiere di vetro scheggiato, una pantofola, un vaso, un semaforo, una cannuccia, un cappello di paglia mangiato dalle tarme e un vecchio quadro.
« Ma per la miseria Harry, un pomello lo sai come è fatto?! » tuonò Rum esasperato.
Hermanda nel frattempo stava esaminando gli oggetti prelevati da Harry.
« Sembra quasi che tutta la robaccia della scuola l’abbiano buttata qui! »
« L’ho presa! L’ho presa! Ho la chiave! » disse Harry tutto contento.
« Ma se non c’è nemmeno la serratura! Devi prendere il POMELLO, Harry! Porca Morgana! »
Erano passati venti minuti, in aria erano rimasti soltanto un candelabro, un vaso da notte, una forchetta e il pomello.
« Acqua, acqua, acquazzone » diceva Hermanda mentre Harry si avvicinava al vaso notte.
« Fuochino, fuoco! » disse speranzoso Rum guardando Harry che stava davanti alla forchetta e al pomello.
« Dai, Harry, non è difficile! » lo incoraggiò Hermanda.
Harry stava per afferrare il pomello, ma quello, forse stufo di tutta quella tiritera, planò verso il basso e si attaccò da solo alla porta, aprendola.
« Ce l’ho fatta! » esclamò tutto felice il ragazzo che stava ancora sul rastrello.
« Ti ci mando adesso a quel paese, Harry, o ti ci mando dopo? » disse Rum
« Va bene dopo » rispose Harry atterrando in mezzo ai suoi amici. Gli mise un braccio intorno alle spalle e li spinse verso la porta.
« Dai, vediamo che gioco dobbiamo fare adesso! » fece del tutto dimentico che quella era una missione pericolosa dove avrebbero potuto perde la vita.

La sala seguente era ampia e ben illuminata, sul pavimento c’erano disegnate delle caselle colorate con delle scritte, su una di esse spiccava a grandi lettere la parola “VIA!”, vi erano posizionati tre oggetti a grandezza d’uomo: c’era un fiasco, un fungo e una pera.
Era un enorme tabellone di gioco del Monopoli dei Maghi.
« Lasciate fare a me! » disse Rum « Io sono un asso del Monopoli dei Maghi! Tu Hermione sarai il fungo, io invece farò il fiasco e tu Harry… tu sarai la pera! »
« Io non voglio fare la pera! Perché devo sempre essere io la pera? » ribatté Harry.
« Zitto e fai come ti dico! » esclamò Rum deciso.
I ragazzi si infilarono nelle rispettive pedine: Rum si era infilato completamente nel fiasco, chiudendo anche il tappo, Hermanda aveva posizionato come meglio poteva il cappello del fungo sopra la sua testa, Harry indossava un ridicolo costume da pera.
« Non mi piace essere la pera » borbottò il ragazzo per niente contento.
Dopodiché spuntò dal nulla un folletto mafioso come quelli della Sgrinfiott, solo che completamente di metallo. Il folletto iniziò a distribuire loro i soldi. Lo scopo del gioco era quello di mandare in banca rotta proprio i folletti della Sgrinfiott, in modo da poter accedere alla prova successiva.
« Amuninne, picciotti! Che abbia inizio il gioco! » disse loro il folletto in forte accento siciliano.
Il gioco era davvero spietato: lotti sequestrati, alberghi costruiti e poi demoliti, gente finita sul lastrico e corruzione a non finire.
Dopo svariati passaggi in prigione e tasse doganali erano quasi giunti alla fine, mancava una sola mossa per mandare fallita la Sgrinfiott, ma Rum era in prigione da tre giri ed Hermanda aveva ipotecato ogni sua proprietà. Tutto era di nuovo nelle mani di Harry.
« Che devo fare? Che devo fare? » continuava a chiedere emozionato Harry che, fino a quel momento, non aveva potuto fare nemmeno una mossa, perché i suoi amici avevano paura che potesse rovinare tutto.
« Devi solo tirare i dadi, Harry » disse Rum da dietro le sbarre della prigione indossando la sua divisa da carcerato dentro la fiaschetta.
Harry afferrò i dadi ed iniziò ad agitarli nella sua mano, Rum ed Hermanda pregavano sottovoce, i folletti della Sgrinfiott suonavo indifferenti lo scacciapensieri, certi della loro vittoria.
« Harry, se fai un sette potremo mandare finalmente in bancarotta la Sgrinfiott! »
Poi Harry presa la rincorsa per lanciare i dadi, ma nel farlo inciampò nel suo costume da pera, i dadi vorticarono in aria per quella che sembrò un’eternità prima di toccare la plancia di gioco. Erano tutti col fiato sospeso, anche i folletti avevano smesso di suonare. Con un tonfo sordo i dadi atterrarono e, con sorpresa di Harry, ma soprattutto degli altri, era uscito proprio il sette!
« Ce l’ho fatta! » urlò a gran voce il ragazzo per la seconda volta quella sera.
« Harry, questa volta ce l’hai fatta davvero! » disse Rum felice
« Forza Harry, andiamo! » intervenne Hermanda « Dobbiamo proseguire con le sfide! »
E così Harry si sbarazzò del costume da pera e seguì Hermanda attraverso la porta successiva.
« Ragazzi? Ragazzi? Io sono ancora qui! Ehi, liberatemi! Fatemi uscire! » piagnucolò Rum battendo le mani sul vetro della sua fiaschetta dietro le sbarre della prigione.
 
Harry ed Hermanda, fregandosene altamente di Rum, erano già passati nell’altra stanza.
« Secondo te che altro gioco dobbiamo fare ora, Hermanda? »
« Be’, a parte il fatto che non sono giochi, » proferì la sua amica « ma prove altamente studiate ed elaborate appositamente per proteggere la Lapislazzula da ogni possibile attacco… Comunque, la Spray ha già fatto la sua mossa con il Trabocchetto dello Sghignazzo, tutte quelle cianfrusaglie volanti le avrà incantate il professor Petus Vizius, nel Monopoli dei Maghi ho riconosciuto la mano della professoressa Misnerva. Manca solo l’incantesimo di Rapper e poi quello di Bidon! »
Intanto erano arrivati davanti ad un’altra porta e l’aprirono senza tante cerimonie.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi era a dir poco penoso: stesa per terra, giaceva una patata gigante, messa k.o. con tanto di bernoccolo in testa.
« Meno male che a questa già ci ha pensato Bidon! Ci mancava solo che ci dovevamo mettere a sbucciare una patata! » disse Harry scavalcando una delle tante radici abnormi della patata.
« Ma lascia stare! Sarà la protezione insulsa del professor Rapper! » disse Hermanda tirando via Harry per una manica del pigiama.
Hermanda aprì un’altra porta ancora. Questa volta la stanza era piccola e non c’era niente di così interessante, su un tavolino si trovavano delle damigiane tutte diverse tra loro che sembravano contenere proprio del…
« Vino?! » dissero in coro i due ragazzi.
« Guarda, sul tavolo c’è una pergamena! » disse Hermanda afferrandola e aprendola per leggerne il contenuto ad alta voce.
 
Se astuti e svegli vi sentite, a proseguire potete provare,
altrimenti rinunciate, a casa ve ne potete subito andare
Con una di queste brilli diventerete
con le altre state sicuri che sbratterete.
Due son piene soltanto di Sangria,
che ti brucian la gola e ti fan venire allegria
Tre, che alla vista sembran acqua,
in realtà son piene di grappa.
Scegliete bene, attenti a non sbagliare
ed ora, forza, apprestiamoci a brindare!
Primo brindisi, alla sinistra si cela un vino frizzante
state sicuri che non è altro che è spumante;
Secondo brindisi, diverse sono le fiaschette agli estremi
ma bevete pure, non createvi problemi;
Terzo brindisi, se la vista vi si appanna
tempo un’oretta e poi filerete dritti a nanna;
Quarto brindisi, ora per concludere un sonoro rutto:
vi siete inciucciati proprio di brutto.
 
« Ma questa non sembra la prova di Bidon! Sembra più la prova di madama Sbronz! » disse Hermanda perplessa alzando gli occhi dalla pergamena per confrontarsi con Harry, ma il suo amico era intento a scolarsi il contenuto delle damigiane.
« Harry, ma sei impazzito? Dobbiamo risolvere prima questa sciarada e poi decidere quale delle damigiane possiamo bere! »
« Hermanda, fregatene! È una bella festa, ci stiamo divertendo! » rispose Harry già un po’ brillo.
Il ragazzo si alzò in piedi e si avvicinò alla porta che stava dietro al tavolo, barcollando vistosamente.
« C’è una porta! Dove porta la porta? » domandò Harry « Hermanda che fai, non vieni? »
« Harry, lasciami stare, ora! Devo risolvere questa sciarada, io non mi muovo di qui fino a che non ho risolto l’indovinello! »
« Fa un po’ come ti pare » ribatté Harry « Ti perderai tutto il divertimento così! » e aprì la porta lasciando da sola  Hermanda.
Finalmente era giunto nell’ultima stanza di quella cantina. Ma c’era già qualcuno lì dentro… ma non era Bidon. E non era nemmeno Lord Alzheimer.
Peccato che Harry, con gli occhiali rotti e mezzo brillo, non vi fece caso.


(*) "Nel mentre erano per giunta già giunti"= scusate, sappiamo che non ha quasi senso, ma il suono cacofonico ci faceva morire xD
(**) Qui Prongs è stata colta da un'improvvisa citazione Disney, concedeteci questi omaggi!
;)


Note delle autrici


Ok, sappiate che postare questo capitolo in tempo
Per noi è stato una vera e propria ammazzata!
xD
Abbiamo finito di scriverlo ieri sera tardissimo,
dopo ben tre giorni di lavorazione!
Quindi dopo tutta questa fatica per pubblicarlo
E tutto l’amore che ci abbiamo messo per scriverlo esclusivamente per voi:
non ci meritiamo un po’ di recensioni?
 

*fanno gli occhioni*
 
Non vi sentite in colpa a farci lavorare come elfi domestici? u_u
Nonostante il caldo e la mole di libri che dovremo studiare?
Comunque, dopo questa campagna di sensibilizzazione
Per le vostre Prongs e Pad povere e abbrutite,
vi lasciamo, perché siamo troppo stanche anche per fare pazzie nelle note delle autrici!
xD
Ormai la fine è vicina!
Ce la farà Harry a proteggere la Lapislazzula?
Di certo fino ad ora non è che sia stato molto di aiuto, eh!
Quali sorprese nasconde il misterioso uomo che non è Bidon né Lord Alzheimer
che Harry non vede molto bene perché praticamente cieco e anche brillo?

Tutto questo nell’ultimo, attesissimo,
entusiasmante, emozionante,
commovente e soprattutto ultimo
capitolo de La Lapislazzula Ancestrale!
Tutto fra una settimana!
Siete pronti? Noi sì
;D
 
Fatto il misfatto ;)
 
Pad&Prongs

   
 
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