New life, same memories, old friends
Un ragazzo camminava nervosamente davanti alla porta
dell’infermeria da ormai quasi un’ora, passandosi
ripetutamente una mano fra i capelli corvini in un gesto di agitazione,
scompigliandoli sempre di più.
Un altro era seduto lì vicino in posizione fetale e
giocherellava con la bacchetta, che ogni tanto emanava qualche
scintilla dorata.
Un terzo ragazzo, più rotondetto degli altri, stava invece
mangiando qualcosa di non ben identificato, lanciando di tanto in tanto
occhiate nervose alla porta.
«Ramoso, ti vuoi stare fermo: metti ancora più
ansia» protestò il secondo. James si
bloccò. Sembrava voler dare una rispostaccia a Sirius ma si
limitò a sospirare, per poi sedersi con la schiena contro la
parete.
Felpato alzò un sopracciglio, incuriosito dallo strano
comportamento dell’amico, ma non disse nulla, attribuendolo
agli eventi di poco prima.
Sirius rubò una parte del cibo di Peter – che
stranamente non protestò – prima di rimmergersi
nei ricordi dell’ora precedente, cercando di analizzarli.
Erano a Storia della
Magia. Come ogni volta, veramente in pochi ascoltavano il professor
Rüf mentre spiegava la Quinta Guerra dei Troll con la sua voce
monotona e sonnolenta. Gli unici erano un paio di Corvonero a cui
Sirius non dava importanza e Remus e Lily. O meglio, quel giorno solo
Lily.
All’inizio si
era sorpreso nel notare Remus che sonnecchiava sul banco piuttosto che
prendere appunti, poi aveva immaginato che la stanchezza fosse dovuta
alla luna piena della sera prima. Il ricordo gli fece portare
istintivamente una mano sul fianco, dove si trovava un livido grande
quanto la sua testa. Sirius sorrise. Si erano proprio divertiti. E lui avrebbe staccato le corna a Ramoso, prima o poi.
Da lì in poi
i ricordi erano confusi. Ricordava di essersi assopito e di essere
stato scosso da James qualche volta, poiché rischiava
seriamente di mettersi a russare.
Poi era successo di
colpo. Remus era caduto a terra, senza alcun motivo apparente. I
ragazzi si erano fiondati su di lui. Sirius ricordava con orrore il
corpo di uno dei suoi migliori amici, dei suoi fratelli, scosso da
contrazioni involontarie, quasi come fosse preda di una crisi
epilettica.
Senza nemmeno aspettare
che il professore dicesse qualcosa, avevano portato Remus fuori di
lì e lo avevano affidato alle cure di Madama Chips.
Niente, non c’era niente che ricordasse che gli potesse far
capire cosa diamine era successo. E questo lo rendeva veramente
frustrato. E il fatto che le cose peggiorarono dopo qualche secondo non
aiutò.
Una dolce e simpatica voce risuonò nel corridoio.
«Potter, Black! Venite qui e datemi una mano!»
Neanche mezzo istante e già lo stracotto James si era
fiondato ad aiutare la Evans, che si dirigeva verso di loro, cercando
di portare con sé una persona. Una ragazza. Priva di sensi.
Sirius riconobbe all’istante i capelli rosa shocking di sua
cugina e impallidì. Si alzò in piedi e
aspettò in silenzio che James e la Evans portassero dentro
Dora, perché sapeva che se avesse provato a chiedere
qualcosa la rossa l’avrebbe insultato e, alla fine, non
avrebbe ottenuto nulla.
«Quindi?» chiese, quando entrambi i ragazzi furono
fatti uscire da Madama Chips. «Cos’è
successo?»
«Ero andata a chiamarla, per dirle di Remus, e mentre
venivamo qui ha avuto lo stesso attacco» spiegò
Lily, pratica, sedendosi poi a terra, aggiungendo: «Fra poco
arriveranno anche gli altri. Stanno dando le spiegazioni ai professori
per farci avere la giornata libera».
Sirius annuì, serio e triste, ritornando a sedersi. Anche
James si sedette, vicino a Lily. Lei gli lanciò
un’occhiataccia ma era inutile: James, in quel momento, era
troppo occupato a osservare la reazione di suo fratello.
“Andrà tutto bene”, gli disse il ragazzo
con lo sguardo. Sirius annuì, poco convinto. James
sospirò, appoggiando la schiena alla parete e chiuse gli
occhi, troppo turbato per notare che era vicino alla Evans da cinque
minuti e ancora non aveva tentato di ucciderlo.
Sirius intanto rifletteva. Era strano, troppo strano. Due persone con
“attacchi” simili a poco tempo di distanza
l’uno dall’altra. Il fatto che fossero due persone
che stavano molto a contatto – tanto che i ragazzi chiedevano
spesso perché non si mettessero insieme e basta, piuttosto
che continuare a dichiararsi amici all’infinito –
voleva forse indicare una specie di strano virus?
Poi scosse la testa, per cercare di togliersi quei pensieri assurdi.
Passarono i minuti.
La porta dell’Infermeria si aprì immediatamente
dopo che Mary, Emmeline, Marlene, Frank e Alice furono arrivati.
«Come stanno?» chiese subito James, guardando
l’infermiera con apprensione. Mary si avvicinò a
Sirius e gli strinse la mano. Un gesto che gli scaldò il
cuore e gli fece trovare un po’ di serenità. Solo
un po’, però.
«Adesso riposano» disse Madama Chips. Si senti una
specie di sospiro di sollievo collettivo. «Ve lo
dirò subito: non ho la più pallida idea di cosa
sia successo. Ho fatto alcuni esami e fisicamente sono in perfetta forma.»
Le parole dell’infermiera lasciarono tutti di stucco.
«Se volete, potete entrare a vederli» gli sguardi
dei ragazzi s’illuminarono e Madama Chips aggiunse
precipitosamente: «Ma solo sei alla volta!»
Alcuni di loro quasi risero per la rigidezza dell’infermiera.
A entrare furono i tre Malandrini, più Lily, Mary e Marlene.
L’infermiera si rifugiò nel suo ufficio, per
lasciargli un po’ d’intimità.
Mary continuava a tenere per mano Sirius, che sembrava pallidissimo.
Remus e Dora erano sdraiati su due letti vicini. Inconsapevolmente, nel
sonno si erano voltati a guardarsi.
Sirius sentì il suo cuore perdere qualche battito e Mary
probabilmente se ne accorse, perché gli strinse la mano un
po’ più forte. Per Sirius, abituato a essere
pessimista, era fin troppo facile immaginarli più che
addormentati. Il solo pensiero rischiava di fargli perdere i sensi. E
forse sarebbe anche successo, se lì vicino non ci fossero
stati sia Mary che James, che intanto aveva cercato di fare qualche
battuta idiota per risollevare il morale degli altri, ottenendo solo un
occhiata di fuoco da Lily, che era chinata vicino a Remus. Anche se
Sirius fu quasi certo di averci intravisto altro, oltre al fuoco.
Fu quando Sirius si mise accanto a sua cugina, osservandone i capelli
che erano diventati di un rosa più pallido, che accadde.
Lily e Mary quasi strillarono per la sorpresa e Marlene fece
involontariamente un passo indietro, mentre James, Peter e Sirius
– troppo ansiosi per potersi sorprendere –
sospirarono soltanto di sollievo. Tutti si strinsero, emozionati e
contenti come non mai, intorno ai due ragazzi che avevano appena aperto
gli occhi, contemporaneamente.
Cosa diamine mi succede?
Ricordo con precisione ogni istante – con la precisione che
mi consentivano i miei sensi sballati, ovvio – e sono quasi
sicuro di essere morto. Eppure perché ho aperto gli occhi?
Mi sono girato verso l’alto e adesso vedo con chiarezza il
soffitto di una struttura molto familiare, dato che ci ho passato gran
parte della mia permanenza a Hogwarts. L’Infermeria è
veramente strana, dopo tutto quel tempo. Ricordo con tristezza
l’ultima volta che l’ho visitata.
Era circa due anni fa. Era morto Silente, quel giorno. O meglio: quella
notte.
Stranamente, l’Infermeria mi sembra diversa, più
alta di quando l’ho vista l’ultima volta.
Strizzo gli occhi, cercando di capirci qualcosa.
Forse non sono morto, penso con sollievo. Magari la Maledizione mi ha
mancato e sono svenuto per colpa dell'esplosione. Ora la guerra è
finita e sono sotto le cure della Santa Poppy Chips. Il mio primo
pensiero corre allora a Dora. Pensiero interrotto da una voce che mi
lascia spiazzato.
«Ma ti sembra questo il modo?» dice qualcuno.
«Ci hai fatto morire di paura».
Una chioma nera entra nella mia visuale, insieme a un paio di occhiali
tondi.
Per fortuna riesco a trattenere la prima parola che mi viene in mente,
perché chiamare “Harry” la persona che
ho davanti avrebbe incasinato ancora di più tutto quanto.
Perché quello non è Harry, anche se
l’alternativa è assurda.
Poi compare un'altra persona. E a quel punto non ci capisco veramente
nulla. Alla fine devo chiederlo, con la voce rauca di chi si
è appena svegliato.
«James? Sirius?»
Entrambi sorridono, poi James prende la parola.
«Bene, il primo passo è fatto. Ora dimmi: chi
è James e chi è Sirius?» Idiozia allo
stato puro. Sì, è James Potter. Ecco una delle
cose che non ho raccontato a Harry: la stupidità di suo
padre. Meno male che aveva il cervello di Lily –
più o meno –, la stessa Lily che, accanto a me, mi
guarda con gli occhi smeraldo accesi di preoccupazione.
Ed è anche strano che tutti dimostrino all’incirca
diciassette anni. Il che vuol dire che siamo al settimo anno,
all'incirca.
Sono quasi preso dal dubbio che vent’anni della mia vita
siano solo un sogno di un ragazzo che è stato male. Quasi.
«Come stai?» mi chiede Lily. Non so cosa
rispondere.
Fisicamente? Be’, a parte qualche dolore sto una meraviglia.
Al massimo ho un po’ di emicrania ma credo sia comprensibile.
Mentalmente? Qui la faccenda si fa complessa.
Sento alcune voci provenire dalla mia destra, delle ragazze e sembra si
stiano rivolgendo a qualcuno. Quel qualcuno risponde, ed io mi sento
gelare. E anche l’opzione “ho una fervida immaginazione quando dormo” va a farsi friggere.
Mi giro e vedo Dora.
Ha i capelli rosa pallido e, quando si gira verso di me, vedo gli occhi
accesi di un celeste quasi innaturale. Ed è stupenda. E
potrei guardarla per tutto il giorno. E non dovrebbe essere qui.
Perché è qui?
Lei sembra pensare la stessa cosa, a giudicare dal suo sguardo
sbalordito. Si riprende dopo pochi istanti e mi lancia
un’occhiata terrorizzata. Guardo chi c’è
intorno al suo letto. Marlene e Mary si sono precipitate da lei e la
stanno tempestando di domande. Anzi, “stavano”. Ora
ci guardano con un sorrisetto malizioso che possono aver imparato solo
da James e Sirius.
«Ehi, Remus, tutto okay?» chiede James. Io sorrido
quasi involontariamente.
«Sì». La voce mi esce così
roca che probabilmente non capiscono nulla. «Sì,
sto bene».
Lily fa un sospiro di sollievo e sorrido un po’ di
più. Mi ero scordato la sua apprensione.
«Cos’è successo?» chiedo,
cercando di mettermi a sedere, ignorando la testa che pulsa
pericolosamente.
«Be’, eravamo a Storia della Magia e tu…
ti sei mezzo addormentato» comincia Lily, come cercando le
parole giuste.
«Poi sei caduto per terra e hai cominciato a muoverti in modo
strano» interviene James. «Amico, sembrava che
avessi una crisi epilettica!»
«Delicato, Potter» sussurra Lily a denti
stretti. Sirius e Peter ridono mentre James arrossisce leggermente.
«SI PUÒ SAPERE COSA STATE FACENDO?»
ruggisce Madama Chips, entrando di corsa nella stanza. Tutti i ragazzi
impallidiscono di colpo ed io devo trattenere a forza una risata.
«Vi rendete conto che questi ragazzi sono ancora sotto
osservazione! Non dovete stancarli!»
Tutti indietreggiano, mentre la Chips mi costringe a rimettermi
sdraiato. Quel gesto mi riporta alla mente tutte le lune piene che ho
passato a scuola. Quanto tempo è passato? Trent’anni? O
solo qualche settimana?
«Adesso uscite, potrete tornare domani» esclama e,
ignorando le numerose proteste dei ragazzi, butta tutti fuori
dall’infermeria. Dopodiché borbotta qualche
imprecazione e, lanciandoci un’occhiataccia, ritorna nel suo
ufficio.
Non appena si chiude la porta alle spalle, prendo la bacchetta che
hanno messo sul mio comodino e lancio un incantesimo Muffliato.
«Ti prego, dimmi che hai una spiegazione razionale»
dice subito Dora, guardandomi, preoccupata. Il suo sguardo mi fa venire
voglia di andare da lei e abbracciarla, dicendole che va tutto bene.
Peccato che il mio corpo abbia deciso che alzarsi costava troppa fatica
e dolore. Avrebbe anche potuto farlo prima che mi mettessi seduto. Ora sdraiarmi mi distrugge. Mi sdraio.
«Magari ce l’avessi». La sola cosa che
pensavo di sapere era di essere morto. Ora non sono più
sicuro neanche di questo.
La considerazione mi fa venire in mente una domanda: «Qual
è il tuo ultimo ricordo?»
Quando la guardo, vedo i suoi occhi pieni di lacrime. I capelli e gli
occhi si fanno all’istante molto più scuri, mentre
lei si gira, cercando di non farsi vedere.
Sento un groppo in gola, ma non riesco a chiederle nulla.
«Combattevo con Bellatrix» dice. Chiude gli occhi.
«Ha vinto lei».
Faccio una rapida connessione.
Sono morto io.
Mi aspettavo una cosa del genere, ero sicuro che dopo quella notte non
sarei sopravvissuto. Il fatto che avrei rincontrato James, Sirius, Lily
e tutti gli altri mi faceva sentire meglio, ma, ovviamente, avevo il
pensiero pressante di Dora e Teddy. Non potevo lasciarli soli.
È morta lei.
Quando l’avevo vista, mi sarei sacrificato per fare in modo
che almeno lei tornasse da nostro figlio. E invece ho fallito. Vorrei
uccidere Dolohov. Chissà, magari in questo
“posto” c’è ancora. Mi
piacerebbe andare a cercarlo. Bellatrix. Anche lei è sulla
mia lista nera.
Teddy è solo.
Non riesco a trattenere le lacrime. Posso solo sperare che Andromeda e
Harry lo curino il più possibile. Chiedo in silenzio che
Harry sia un padrino per Teddy come Sirius lo era stato per lui.
Sirius.
James.
Lily.
Mary.
Qui sono tutti vivi. Non riesco neanche a pensare a qualche Magia
Oscura ipnotizzante o qualcosa del genere, perché erano
loro. Personaggi unici nel loro genere. Impossibili da imitare.
James e Sirius, i fratelli mancati, entrambi dai capelli neri e oggetto
dell’attenzione di gran parte delle donne di Hogwarts
– McGranitt compresa, secondo loro.
Lily, la strega in fiamme, come la chiamavano tutti coloro che vedevano
la sua furia scatenarsi. Gentile e premurosa con chiunque - James e Sirius non contano - ma in grado di farsi valere quando serve.
Mary, l’unica che era mai riuscita a conquistare veramente
Sirius, che adorava accarezzarle i capelli biondi mentre era sdraiata
sul divano rosso della sala comune. Purtroppo era passata a miglior vita ancora prima di James e
Lily, lasciando Sirius con un grande vuoto.
Dopo qualche istante arriva Madama Chips, che ci obbliga a bere una
Pozione Soporifera e, in pochi istanti e senza poter dirci nulla, sia
io che Dora cadiamo in un sonno profondo, mentre le nostre mani si
cercano.
Sala Comune di Tassoverde
Salve a tutti. Come promesso, sono tornato puntuale con il nuovo capitolo. Come avrete notato, in questo momento nessuno ci capisce un tubo di quello che è successo.
E, nella mia sadicità, questo va benissimo.
Penso non ci sia molto da dire. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che recensiate. Ovviamente il meglio deve ancora venire e ho in mente un sacco di cosucce intriganti (e anche un po' di vuoti, ma me ne preoccuperò solo molto più avanti).
Aggiungo che probabilmente i primi capitoli saranno lunghi più o meno come questo. Più avanti li farò più lunghi (forse) ma, per il momento, vi tocca accontentarvi (muahahahah!).
A venerdì prossimo (forse),
Hufflerin.
P.S.: Nel prossimo capitolo potrei pubblicare anche gli attori che, nella mia mente, danno il volto ai personaggi (anche se Dora, Marlene, Frank ed Emmeline mi stanno dando qualche grattacapo). Voi che ne dite? Vi piacerebbe averli o non sapreste che farvene?
Prossimo aggiornamento venerdì 02/08/'13, con il secondo capitolo: "Stranges"