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Autore: Conny Guitar    27/07/2013    2 recensioni
Doveva essere una bella vacanza. Ed invece si trasformerà in una vera prova per Chiara, la protagonista. Chi è Ombra, la misteriosa nuova vicina di casa? E cosa significano i ricordi che Chiara credeva di aver dimenticato?
Un passato difficile che non vuole andarsene, un presente in cui nulla è come sembra ed un futuro incerto. Ma la realtà a volte può sul serio sembrare un film?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu un bacio lungo e dolce, niente slinguazzamenti forsennati o bioate varie. Si staccò da me e mi guardò sorridendo in modo sinistro.
-Quelle come noi si riconoscono a prima vista- disse.
Ero sconcertata. Voglio dire, mi aveva appena baciata senza neanche essere sicura che fossi anch'io lesbica. E cosa voleva dire con la frase che aveva appena pronunciato?
-C-cosa vuoi dire?- le chiesi, allarmata, temendo che i miei peggiori presentimenti si avverassero e lei mi facesse a pezzettini dopo il bacio d'addio.
-Che noi lesbiche e bisex ci riconosciamo subito. Una specie di radar, come mi disse la prima ragazza con cui ebbi una relazione. Intuizione femminile, chiamala come vuoi- rispose con un sorriso da commessa di un negozio. -Lo so che pensi di non esserlo. Ma prova ad ascoltare te stessa-.
Rimasi senza parole. Ero quasi un po' incazzata per questa sua convinzione. Ma si sbagliava, sicuro.
-Il tuo radar non funziona, allora-.
Lei cambiò discroso: -Lo so che mi hai vista, ieri sera. Ti pregherei di non farne parola con nessuno, e intendo a nessun'anima viva e non. Sarà il nostro piccolo segreto-.
-Perché l'hai fatto?-.
Non mi rispose e si alzò dal divano. Lo stereo era muto da un pezzo, il disco se ne stava lì, ad aspettare di essere riposto nella sua custodia. Per un attimo lo immaginai a tamburellare nervosamente le dita. Leggo troppo, guardo troppi film e ascolto i Pink Floyd.
Ombra ripose il disco e ne scelse un altro a caso. Si trattava di Skid Row, dell'omonima band.
-Pensaci- disse prima di andarsene.
Pensarci? E a cosa diavolo dovevo pensare?! Se ero lesbica o no? No, non lo ero. Insomma, avevo sempre pensato che se uno è gay, se lo sente dentro, come mio fratello, che lo sapeva già a 9 anni, quando non era neanche ancora nella pubertà. Non puoi passare ventun anni della tua vita credendo di essere etero, secondo me non era possibile. Avevo avuto un fidanzato importante, che poi era morto, ma avevamo passato insieme tempi che lasciavano presupporre che a quest'ora saremmo stati ancora insieme. La soluzione era una sola: il turbamento che provavo era dovuto a quel bacio, dato in tutta la sicurezza di essere ricambiati, e alla vista di lei che ballava come drogata in gardino. Anzi, sicuramente era drogata. Questo turbamento era normale... Eppure il bacio mi era piaciuto. Un piacere puro, felice, appagante. Sentivo che con la scarica adrenalinica di quell'unico, piccolo bacio avrei potuto affontare anche mia madre ed i suoi pregiudizi. Ed ora mi dispiaceva di averla lasciata andare, volevo che tornasse.
Quel figo di Bach cantava a squarciagola e decisi di rimandare le mie riflessioni perché non potevo assolutamente resistere a 18 and life. Saltellando e cantando, colllegai la chitarra all'almplificatore per suonare in allegria all'una di notte al massimo volume. Sapevo che poteva causare un linciaggio, ma volevo sfogarmi con la cosa che amavo di più. Improvvisai sull'assolo sentendomi come di fronte a 20000 persone.
Impegnata com'ero a suonare, non mi accorsi della presenza di qualcuno sulla porta. Solo quando finì la canzone, la persona in questione mi applaudì. Non riuscivo a scorgere il suo viso, poiché rimaneva nella penombra. Sorrisi, non c'era più bisogno di farsi le seghe mentali.
-Sei molto migliorata dall'ultima volta che ci siamo visti- disse una voce maschile. Quel timbro sabbioso lo conoscevo bene, eppure impiegai un po' di tempo per riconoscerlo.
-Ma tu... non è possibile!-
-Oh sì, invece. Sono io in persona- rispose Alessandro.
-Tu... tu sei morto cinque anni fa! Ma che... aspetta, sei... un fantasma?!-. Dire che ero scioccata è riduttivo.
-Infatti. Cinque anni. Passano veloci, eh? Vedo che finalmente ti stai rifacendo una vita, con una donna. Ti trovo bene, però. Finalmente un'adulta. Io invece sono rimasto a quel giorno. Ci pensi che oggi sono cinque anni esatti? Era il 12 aprile 2008. Miseriaccia, sai che mi è rimasto quel mega brufolo sul mento, devo aver fatto uno schifo al medico legale. Era una gnocca...- disse tutto d'un fiato.
-Ma... vieni... insomma, dall'aldilà?- chiesi. Che idota.
-Beh, più o meno- rispose. -In realtà ho passato questi cinque anni a girovagare per il mondo. Cazzo, che spasso! Ho terrorizzato tanta di quella gente e combinato qualche casino, ma è stata una figata!! L'ho fatto per tutto questo tempo, ma ora provo nostalgia di te. Mi manchi, Chiara. Voglio rimanere al tuo fianco e proteggerti. Per questo ti dico: fai attenzione ad Ombra. è pericolosa, non posso dirti altro, ma stai attenta!-.
-Fatti vedere- gli dissi, avvicinandomi. Non amavo toccare l'argomento Ombra.
Lui indietreggiò: -No, Chiara! Il mio aspetto è quello del giorno dell'incidente. Lo sai com'ero conciato. Non avvicinarti o scompaio!-.
-Ti prego. Devo sapere come sei. Non posso avere qualcuno al mio finco senza sapere come sia fatto-.
Impiegai un po' di tempo a convincerlo, ma alla fine acconsentì che mi avvicinassi a lui nella penombra, per non vederlo chiaramente. Ciò che scorsi mi bastò per convincermi che l'espressione del capo della polizia "la sua testa si è aperta in due come un melone ed il suo cervello è schizzato su tutta la strada", era papale papale. Avevo visto solo quelle foto poco chiare che mostravano sangue e lamiere distrutte, e quella frase non mi aveva detto molto. Il suo cranio era letteralmente aperto in due, la spaccatura partiva all'altezza del naso e finiva alla nuca. Lì c'era tutto a vista, insieme ad un pezzo di metallo proveniente presumibilmente dal motorino. Fu quello il particolare che più mi colpì. Strano, vero?
-Heavy metal- disse, notando la scoperta di quel particolare.
Mi fece ridere, non era per niente cambiato.
-Già, noi spirti rimaniamo gli stessi che eravamo in vita- continuò, e poi, intuendo la mia perplessità: -Posso leggere nel pensiero. Per questo ti dico di fare attenzione ad Ombra. Non è per niente una santarellina, e te ne accorgerai se le dai troppa confidenza. Però non chiedermi nulla, ok?-.
Seguii il suo consiglio: -Ergo hai girato cinque anni per il mondo-.
-Ah, sì, ho incontrato tantissimi altri spiriti. Ce la siamo spassata alla grande! I fantasmi possono decidere se apparire ai mortali, per questo di solito non si vedono. Sai, girano sulla terra persino Jimi Hendrix e Freddie Mercury. Se ti trovi un loro autografo, non farti prendere un infarto!-.
Rimase con me ad ascoltare musica ed a raccontarmi aneddoti sui fantasmi che aveva incontrato e sulla gente che aveva terrorizzato apparendo come un sedicente messaggero di Satana. Verso le tre e mezza mi lasciò, o forse scomparve sempicemente alla mia vista. Mi addormentai tra dischi che non avevo voglia di rimettere a posto e la mia Gibson Les Paul.
Fui assalita dagli incubi, le solite figure nere. Di nuovo parlavano quella strana lingua, questa volta gridando. Mi risvegliai urlando con quella frase in mente, che trascrissi subito per non dimenticare. A tratti sembrava latino, oppure arabo. No, non era una lingua conosciuta. Non riuscivo a venirne a capo. Cercai in internet, andai in biblioteca fino a Sanremo, pensai a tutti gli idiomi esistenti a questo mondo. Che fosse qualche lingua morta, tipo Maya, oppure un dialetto degli aborigeni australiani?
Passai così l'intera mattina, senza cavarci un ragno dal buco. Esausta dalle ricerche e dal poco sonno, tornai a casa e mi stesi sul divano. Guardandomi nello specchio dell'entrata, vidi la mia faccia stravolta, sembravo la bambina de "L'esorcista" e...
L'esorcista. Regan MacNeil. Possessione diaboica. No, non ero posseduta, ma... "Devo provare a riaddormentrmi" pensai. Non ci misi molto a scivolare nelle braccia di Morfeo e tornare tra le figure nere. Solo che questa volta ero cosciente, e mi sforzai di non farmi prendere dal panico.
-Est-ce que tu parle français?- chiesi.
-Oui, nous parlons français très bien!- risposero in coro.
-Y espanol? Habla Usted espanol?-
-Ciertamente!-
-Should I stay?-
-Or should I go?- risposero, citando la canzone dei Clash.
-Etelov asoc?-
-Irtson iraffa-.
Mi risvegliai improvvisamente con la risposta. Guardai trionfante il foglio su cui avevo annotato "atset al ertlo, icco ilg ertlo". Come avevo fatto a non accorgermene? Ma quali idiomi sconosciuti, le lingue straniere non mi servivano! Era italiano, ma letto al contrario. Avevo pensato a quello quando mi ero ricordata del film, in cui la bambina posseduta parla al contrario e conosce varie lingue, io ora avevo testato i miei fantasmi. Ergo, se le parole erano praticamente lette come l'arabo, alla fine veniva, aggiungendo un'acca che rimane muta al contrario, "Oltre gli occhi, oltre la testa". Grazie al cazzo! Ma che cavolo voleva dire? Certo, non mi aspettavo la soluzione a tutti i miei problemi, ma un confortante "Questo è tutto un brutto sogno, ti sveglierai nel tuo letto e tutto sarà passato". Mi sembrava di essere finita in un assurdo film thriller, di quelli con l'epocale scontro tra Bene e Male alla fine. Ovviamente avrei dovuto combattere per il Bene. Ma allora Ombra... "No, è assurdo, non posso pensarlo, non sono in un dannato film, questa è la fottuta vita reale!!" pensai. Necessitavo di prove, indizi, senza contare che affermazioni del genere bastavano per farti rinchiudere imbottita di Valium. Dovevo essere impazzita. Forse se fossi tornata ad Ivrea sarebbe finito tutto, come un brutto sogno. Forse era davvero un incubo, bastava darsi un pizzicotto e sarebbe svanito. No, purtroppo era reale. Ma ci sei? Esisti sul serio? Sei qui davvero? "Ok, basta con le psicofesserie da strizzacervelli cerebroleso, vengo da una famiglia di schizzati e non vorrei impazzire anch'io. Penso troppo". Ma dai che per essere pazzi bisogna essere innamorati! "Oh, adesso fai anche la romanticona? Ma che dolce!! Mi fai venire le lacrime agli occhi!"; così conclusi un'altra costruttiva chiacchierata con la mia coscienza. Perfetto, era ora di chiamare il manicomio. Allegriaaa!!, come diceva Mike Bongiorno; cavolo, dovevo andare a vedere la sua statua davanti all'Ariston di Sanremo. Potevo andare al cinema, portarci Ombra... ma no, se lei era il Male!
Ma, psicofesserie a parte, nonostante tutto mi attraeva. Non era il fascino del pericolo dovuto questi pensieri, che forse avevano un fondo di verità, dopo quello che mi aveva detto Alessandro. Nonostante mi fidassi di Ale, c'era qualcosa che non mi convinceva nelle sue parole. Dopo tutto, Ombra mi piaceva. Ma dovevo saperne di più sul suo conto, e c'era un unico modo per farlo nella mia testa da cinefila incallita.
Nel classico film americano, il protagonista riesce sempre miracolosamente ad introdursi nella casa dell'assasino/persona sospetta poiché questi riesce ad eludere ogni controllo ma è così sprovveduto da non chiudere a chiave o lasciare le finestre aperte. Poi il cattivo in questione arriva sempre mentre il nostro eroe è dentro, il quale riesce miracolosamente a farla franca portando con sè la prova schiacciante. è evidente che la realtà è un po' diversa. Infatti Ombra aveva chiuso tutto. Perfetto. Decisi, forse perché non vedevo altre soluzioni, di passare dal balcone, che distava poco dal mio, probabilmente senza pensare ai rischi. Trovai la persiana della porta aperta, il che non si poteva dire della porta stessa. Non volevo rompere i vetri, ma notai che la chiave non era infilata nella toppa. Usando le grucce appese allo stendibiancheria riposto contro il muro, riuscii a scassinarla. Si può pensare che i gay siano femminucce; se è così, mio fratello era l'eccezione. Da piccoli ne combinavamo tantissime, tra cui scassinare un armadietto chiuso a chiave nell'armadio di Claudio per trovare scorte di cibo spazzatura, severamente proibito da mamma, che era una salutista. Ringraziando mentalmente Fabrizio, entrai sentendomi come Eva Kant. Gironzolai per la casa. Ogni stanza era arredata in modo diverso, c'era il salotto anni '60, la cucina country ed il bagno giapponese. La sua camera era tappezzata di poster di gruppi rock, ma l'arredamento era in stile hippie, trionfavano simboli della pace ed acchiappasogni. Mi faceva ricordare il famigerato pullmino su cui aveva viaggiato Carlo.
Non speravo di trovare documenti, supponendo che li avesse con sè; invece trovai la sua carta d'identità. Bene, finalmente conoscevo i suoi dati. Puccini Ombra Lara, nata a Firenze, residente a Cuneo in via Garibaldi 3, nubile e studentessa. Alta 1,70 m, capelli biondo platino, occhi rossi, segni particolari nessuno. La carta era valida e nella foto portava i capelli lunghi oltre le spalle. Aveva un viso perfetto, bianchissimo, ed uno sguardo enigmatico.
Trascrissi su uno scontrino che avevo con me i suoi dati e continuai ad ispezionare la casa. Per essersi appena trasferita, era di un ordine impeccabile. Guardai anche nella cabina armadio, che sembrava un castello arabo, ma scorsi soltanto una scatola da scarpe contenente lettere e biglietti d'auguri. Lo facevo anch'io. Improvvisamente, tra i vestiti scorsi quello che si rivelò essere il pomello di un armadietto segreto. Lo aprii, trovandoci una scatola di latta di vecchi biscotti che poteva risalire agli anni '60. La aprii, sperando di trovare al suo interno la soluzione a tutti i miei problemi. Quello che vidi mi lasciò di sasso.

The corner: ok, eccomi di nuovo qua. Poiché andrò al mare, non so se riuscirò ad aggiornare regolarmente. Mi scuso con chiunque abiti in via Garibaldi 3 a Cuneo, ho scritto un indirizzo assolutamente a caso. E scusatemi anche per lo spagnolo da far rizzare i capelli, non ho ancora iniziato il liceo linguistico. Recensite per favore :)
   
 
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