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Autore: LeMuseInquietanti    06/02/2008    5 recensioni
L’uomo indugiò con il suo polso fra le mani, osservando la carnagione morbida e diafana della ragazza, scrutandola negli occhi, lasciando trasparire qualcosa di febbrile, come la gioia di un trionfo in procinto di sopraggiungere << io? Oh, sono solo Voldemort >>
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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                         The Black Saga

ciao! scusate il ritardo, ma la scuola mi tiene parecchio impegnata... ok, un veloce ringraziamento a jiujiu91 ( so che Vold è decisamente ooc, scusami tanto^^ un bacioo ), a Sakijune ( hai visto che ti ho combinato con teddy e meda??? sapevo che ti sarebbe piaciuto, bacione ), MARTY_CHAN94( sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, grazie per la recensione! kiss  ) e a enifpegasus ( grazie per i complimenti, spero ti piaccia questo nuovo capitolo!!! baciooo )

e un grazie ai 10 che hanno salvato la fic tra i PREFERITI!! me lo lasciate anche voi un commentino??? 

AND NOW... ECCOVI UN NUOVO CAPITOLO!!!!

La notte avvolgeva ogni cosa, e le stelle benedivano il suo vagare incerto nella selva che abbracciava le radici del castello di Hogwarts. Il cuore di Bellatrix traboccava di lacrime, perché da qualche tempo, dal giorno in cui la ragazza aveva deciso di unirsi alla banda di Mangiamorte che segretamente sostenevano il Signore Oscuro incontrandosi negli anfratti di quelle montagne arcane su cui poggiava Hogwarts, lei non sapeva smettere di pensare a questa nuova avventura, né l’anima riusciva a smetterla di riflettere milioni di volte la risata provocante e cristallina di Voldemort, quell’uomo accattivante e carismatico che ogni notte ordinava ai suoi adepti di sciogliere l’assemblea poco prima delle due e poi, muoveva il serpente Nagini sul viscido fogliame bagnato di humus finchè gli occhi giallo oro della bestia e le sue narici infossate non captavano la sua presenza, e Bellatrix poteva finalmente raggiungere il suo signore.

Avevano parlato tanto, lei e Voldemort. Di solito a fare domande, per un banale scherzo del destino, era sempre lei. Le piaceva interrogare quell’uomo, lui conosceva infinite cose più di lei. Nonostante la giovane avesse da sempre cercato di dominare e zittire chiunque fosse di rango maggiore, ma con lui non c’era bisogno di mostrare la propria tempra da malvagia, non almeno quando i due erano soli e potevano godere delle ore della notte e della Foresta Proibita vasta e rigogliosa a difendere i loro segreti.

Voldemort era bello e carismatico, ed aveva una voce dal timbro particolare, che passava versatile dal divertito all’autoritario, ma anche in questo sentimento riusciva a mantenere un senso di gentilezza che induceva il subordinato quasi alla convinzione di aver preso lui una decisione e che fosse adesso giusto mantenerla. Insomma, quell’uomo, strano usare il termine uomo per descriverlo essendo lui agli antipodi della fragilità e della precarietà, quel tipo era nato con il solo scopo di dominare. Era una missione che si presentiva osservandolo anche per un fugace istante, che si incollava alla pelle e penetrava nell’animo, dominandolo. Si, Voldemort avrebbe avuto l’onore di guidare il mondo verso una nuova era, e tutti avrebbero udito parlare di lui, del suo nome, si sarebbero inchinati con la stessa naturalezza con cui lei lo aveva fatto. Anche se probabilmente nessuno avrebbe provato intimamente la stessa gioia, lo stesso trionfo che le riempiva l’essere ogni qualvolta lui le annunciasse un nuovo meraviglioso successo.

E di successi da festeggiare, Lord Voldemort ne aveva fin troppi. Bellatrix si inchinò con dolcezza al suo padrone, quando lo vide emergere dalla nebbia di inizio marzo. Quella data le dava parecchia ansia, perché lei ricordava l’ammonimento di quell’uomo. Le aveva detto chiaro e tondo che solo fino a marzo si sarebbero stanziati nella Foresta Proibita, e ormai il tempo si stava consumando velocemente, la data si avvicinava, e le sue speranze di vederlo rimanere scivolavano come gocce di pioggia su vetro, senza potersi attaccare in alcun modo. Era stabilito, il Signore Oscuro l’avrebbe abbandonata, e lei non avrebbe potuto più sopportare la noia di altri tre mesi chiusa in quel mondo dove non trapelavano le notizie vere, costretta solo a incontrare Lestrange una volta ogni due settimane e a prosciogliersi in  sguardi languidi e in promesse in cui non credeva nessuno meno che Rodolphus di amore eterno. Avrebbe dovuto anche chiedergli di celebrare al più presto il matrimonio, come Druella le aveva ricordato nell’ultima lettera della loro nutrita corrispondenza, solo qualche giorno fa, ma adesso a dirla tutta, continuare a recitare la parte della principessa da salvare in cambio di una passione incondizionata le dava maggiori problemi: non poteva farsi incastrare dal suo titolo nobile solo per appagare i desideri della madre, significava andare contro i suoi interessi. Quali erano i suoi interessi, si chiese Bella mentre Voldemort le baciava la mano con irriverenza, aspettando che lei facesse qualcosa come ritrarsi. La ragazza non nascose un fremito che sapeva d’attesa, di fretta, di voglia, di terrore, sentimenti in cui mancava quella spocchia per cui l’uomo l’aveva notata la notte del loro primo incontro. Desiderava stare con lui. Regalargli tutta se stessa, fondersi nella sua persona, donargli la vita, abbracciare la sua causa. Voleva essere l’unica persona che potesse contare per il Signore Oscuro, anche se questa ambizione era parecchio al di sopra delle buone maniere e dei comportamenti che ci si aspettava da lei. Bella si fece più vicina al suo signore. Aspirò a pieno il profumo del suo collo, abbandonandosi con gli occhi chiusi ai palpiti del suo cuore. << sei l’unica con il permesso di starmi così vicino. Praticamente respiriamo la stessa aria >> le sussurrò Lord Voldemort, accarezzandole i capelli con la dolcezza di un padre verso la bambina prediletta. Bellatrix alzò gli occhi verso quelli verdi di Tom Riddle << siamo umani dopotutto >> fece, mentre con la mano fingeva di volersi allontanare da lui.

Voldemort l’afferrò di nuovo, e le si avvicinò ancora di più, sondando con le dita la diafana superficie di porcellana del volto della Black. << umani? Ancora per poco, mia diletta. >>

Bella lo osservò turbata, ma il respiro di Voldemort sulla sua pelle le dava i capogiri, era impossibile fingere di non aver smarrito il controllo. Anche se nulla era impossibile, per una Black.

<< Oh oh, non dovresti essere qui, mia piccola amica… >> le disse canzonandola, continuando ad accarezzarle il viso, scendendo verso il collo come intenzionato a farle solletico. << bambina, il tuo promesso sposo ha detto che faresti di tutto pur di compiacerlo… mi chiedo se tu non stia mancando di rispetto al dolce Roddy dato che tu sei qui vicino a me e lui… non ne è a conoscenza >>

Lei alzò gli occhi fino a scontrarsi con quelli del Signore Oscuro << come fate a sapere del mio rapporto con Lestrange? >>

La scostò, passandosi una mano veloce tra i capelli << come, Bella, non avete riconosciuto l’uomo della vostra vita sotto il cappuccio del fedele Mangiamorte, in tutto questo tempo? Mi fate meravigliare! >>

<< perché adesso mi dai del voi? Non siamo così formali ormai da quasi un mese… >>

<< perché a volte è necessario ristabilire le gerarchie, specie quando c’è una coppia che potrebbe frantumarsi… ho bisogno delle unioni dei Purosangue, e non vorrei che a causa mia nasca un bambino in meno… >>

<< siete spietato! >> strillò Bellatrix, serrando i pugni << mi parlate come se io fossi una streghetta di terza categoria e voi il marito padrone! Io sono libera, e Lestrange non ha diritti sul mio animo >>

<< beh, signorina Black, è piuttosto il diritto sul vostro corpo che mi preoccupa… >>

<< non vi facevo geloso… vanno a farsi benedire tutte le discussioni sul sangue puro, sull’andare avanti, a testa alta, a dispetto degli ostacoli che mai mancano verso l’ascesi e il potere? >>

<< lui ha detto che vi prenderà solo per il titolo, che gli siete sottomessa totalmente… chi mi da la sicurezza che non sia così, che voi non mi mostriate le vostre infinite grazie solo per accontentare Lestrange e fargli ottenere nuovi privilegi alla mia corte? >>

<< sono sciocchezze, Mio Signore, io non potrei mai accondiscendere a simili meschinità… vi giuro, non sapevo nemmeno chi si nascondesse sotto la maschera del Mangiamorte, come potevo immaginare che un vigliacco come Lestrange facesse parte del vostro glorioso esercito? Io sono completamente vostra >> disse Bellatrix, con gli occhi che le ardevano per via delle lacrime traditrici << completamente >>

La giovane gli si apprestò dirigendo le braccia verso di lui. Quasi quel gesto fosse contagioso, Voldemort le intimò che mai l’avrebbe sfiorata << non vorrei levare il divertimento allo sposo >> sogghignò malefico.

Bellatrix si scostò la manica della veste da sera dal braccio e gli spinse l’avambraccio sulle labbra, con violenza. Avrebbe desiderato che lui lo mordesse, era solo un diabolico bambino il signore in cui riponeva le sue speranze, ma nonostante fosse dispotico e malvagio, lei ne era attratta, non sapeva farsi passare né l’ammirazione verso i suoi progetti né tanto meno il sentimento che le animava il cuore e le permetteva di spingersi impetuosamente nella Foresta Proibita, elundendo ogni professore o rompiscatole che le si parasse davanti. Anche Narcissa aveva capito che la sorella maggiore aveva qualcosa da nascondere. Diamine, non la vedeva così inquieta dai tempi in cui aveva dieci anni, quando ancora Bella si faceva degli scrupoli prima di comportarsi come sua madre le stava insegnando. Si, la Black era inquieta, tutto a causa degli occhi di smeraldo del temibile Voldemort. In quel mese i Mangiamorte avevano assaltato alcuni uffici del ministero, seminando guerriglia e sospetti tra amici e parenti. Stavano riuscendo nella missione che Riddle aveva lasciato loro da parte: creare scompiglio, far nascere il sospetto di non essere al sicuro nemmeno nella propria casa.

<< cosa dovrei fare con il tuo braccio? Non vorrai mica far mostra di tutte le tue dannate perversioni, ragazza mia? >>

<< non farete arrossire così una Black, mio signore. Chiedo solo di mostrarvi la mia totale sottomissione alla vostra causa… a voi >>

L’uomo alzò un sopracciglio, non riuscendo a comprendere dove lei volesse andare a parare.

<< voglio il Marchio Nero, mio signore >> disse Bellatrix, cedendogli l’avambraccio con risoluta eleganza. Lstrange, si disse Voldemort vinto, non aveva davvero compreso quanto sarebbe stato difficile, convivere con una donna come la Black. Prese la bacchetta lunga e colore della pece e le sfiorò con violenza la pelle << pronta? >> le disse.

<< quando volete, Mio signore >>

 

La pelle si era fatta del colore del sangue. In effetti, una lunga serie di pozze vermiglie costellava il fragile rivestimento bluastro che di solito abbracciava le vene della ragazza, prima che il tatuaggio di un teschio malefico con la lingua a forma di serpente ne avesse preso il posto. Bellatrix avrebbe voluto urlare, ma era davvero svilente farsi vincere dal dolore i fronte all’uomo a cui aveva appena dimostrato che avrebbe preferito trasferire su se stessa il suo dolore e non vederlo sconfitto, subordinando perfino il destino della casata, le parole di Druella, i baci sensuali di Rodolphus a quella diabolica cerimonia di iniziazione, che da allora e per sempre le avrebbe ricordato che aveva finalmente scelto da quale parte stare. Non che avesse mai avuto dubbi, ma di certo dopo aver conosciuto il condottiero per cui avrebbe combattuto cento e mille volte senza rimorso, aveva rinforzato le sue convinzioni, tanto che adesso si chiedeva perché mai avesse perso quasi un mese prima di chiedergli di marchiarle la pelle, di fargli dono di un frammento della sua fiducia.

Il tatuaggio si ingrossava dolorosamente, tanto che prima che Voldemort dichiarasse di aver finito si notava una sostanziale differenza tra un braccio e l’altro. << vi ho sfigurato >> disse l’uomo, accarezzando quella che assomigliava ad una pozza scura su una strada innevata. << passerà il gonfiore, ne sono certo >>

Bellatrix si morse un labbro, impedendosi di gridare. Voldemort si accorse della sua debolezza e le alzò il mento con il pollice, dolcemente << non avrei mai creduto che saresti arrivata a tanto, anche se non sono un uomo qualunque >>

<< la solita modestia, eh? >> sorrise lei, lasciandosi sfuggire una minuscola lacrima. Voldemort si abbassò fino a strofinare le labbra ruvide e increspate dall’ansia di doverle rispondere su quelle morbide e bagnate della novella Mangiamorte. Bella rimase immobile, con un braccio rovente su cui il teschio dalla lingua biforcuta sembrava sputare fuoco, e l’altra con le dita aperte e immobili, irrigidite e incapaci di controllarsi per la prima volta in vita sua.

Completamente abbandonata ad un uomo, ecco come si sentiva. Una sensazione unica, pericolosa, letale. Per di più, le venne in mente di nuovo di quanto precario fosse quell’equilibrio. Presto si sarebbe sposata, e lui avrebbe esplorato il mondo, alla ricerca di nuovi Mangiamorte, magari il cielo lo avrebbe condotto da una donna più bella, libera, sicura, nobile… superiore a lei…

Ma questo non lo poteva accettare, era impossibile…

Voldemort interruppe il contatto, e la fissò gravemente << sarà difficile per te, vivere d’ora in poi >> le ricordò, come se non bastassero i suoi scrupoli a farle pesare gli avvenimenti che si erano susseguiti in quei pochi minuti. Iniziava a piovere, le gocce la sfioravano ma Bella non si accorgeva del freddo. << sarà difficile nascondere questo a mio marito >> continuò lei, tranquilla.

<< Il Marchio Nero si ingrosserà solo quando io sarò nelle vicinanze e vorrò chiamare i miei alleati, altrimenti non ti farà del male. Sarà un comune tatuaggio >>

<< ma non sarà invisibile, agli occhi di mio marito >> replicò lei, socchiudendo gli occhi << forse dovrei darmi alla macchia e seguirvi, Mio Signore >>

Voldemort scoppiò a ridere, una risata melliflua e sincera, ma che le apparve come un colpo al cuore. Lei ci teneva a seguirlo e lui come la stava trattando?

Come se fosse solo una bambina, da usare per divertirsi un giorno, e poi da abbandonare.

<< sai che questo è impossibile, Bella >> sospirò, acquistando un tono duro e solenne. << non puoi andare contro i voleri di Cygnus e Druella Black. I Purosangue devono metter su famiglia e sacrificare la loro discendenza alla lotta contro traditori e filobabbani >>

<< in pratica il mio compito sarà quello di trattenere a letto Lestrange finchè non riuscirà a farmi diventare rotonda come una mucca? >> strillò Bellatrix, a dispetto della segretezza e della notte che da sempre ispirava a cospirare e a sussurrare.

<< No, certo che no, anche se a lui piacerebbe molto che questo avvenisse. Io devo recarmi a Nord, devo parlare con delle persone che attendono da parecchio tempo la mia partenza. Non sai quanto ho tardato, sperando di vederti comparire qui. Se non avessi visto risultati entro Marzo credo che sarebbe stato un duro colpo per il mio povero coraggio. Bellatrix, quando tornerò qui, sarò ricco e potente, e sarò tornato per restare. E quando questo accadrà, molto presto ne sono certo, ammazzerò Lestrange con le mie stesse mani, e tu sarai libera di seguirmi e io sarò libero di starti accanto… e se le cose andranno per il verso giusto, faremo naufragare insieme il detto << finchè morte non ci separi >> ma sempre dopo aver mandato al creatore quell’adorabile idiota di un Lestrange.

Bellatrix abbassò il capo, cercando di impedire ad un sorriso di assecondare il piano di Voldemort. Perché non riusciva ad essergli ostile, nonostante tutto?

Era sicura che lui la stesse prendendo in giro, più che certa che questo stesse avvenendo, eppure voleva credere per una volta che L’Oscuro Signore prima o poi l’avrebbe riscossa dal suo inferno quotidiano, magari recidendo quella bella testolina di Lestrange e gettandola nel Tamigi.

<< sarà meglio per voi, altrimenti che tu possa venir sconfitto dal tuo peggior nemico! >> esclamò crudele Bellatrix, prima di sparire nella selva illuminata dalla luna. Era crudele il suo destino, ed il senso di tanti sforzi le appariva ineffabile. Giunta ai cancelli della scuola si volse un attimo indietro a fissare il luogo in cui riposava la persona che più aveva sentito vicino a lei in quei diciassette anni di vita. Nel frattempo in cielo apparve un gigantesco Marchio Nero, il tatuaggio appena apparso sull’avambraccio sinistro si infiammò dolorosamente e Bellatrix si costrinse a non strillare.

<< nonostante tu non mi veda, io sono ovunque tu vada. Lord Voldemort sconfigge anche lo spazio, Bella cara, e come promesso sarò a spronarti al tuo matrimonio. So bene che questa sarà la prova più dura per voi, ma legittimando la vostra posizione potrete partecipare alle riunioni di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte. E potrò iniziarti all’arte di uccidere, e verrai con me nelle spedizioni punitive… mai più t’abbandonerò da sola, madame Lestrange >>

<< Sarà fatto >> sospirò lei, rassegnata << ma il mio nome resterà sempre Bellatrix Black >>

 

Il mese di Marzo parve non trascorrere mai. Nella scuola le sorelle Black divennero presto oggetto dei pettegolezzi di adulti e studenti grazie alla notizia del felice evento che si sarebbe tenuto all’inizio di ottobre, un opulento matrimonio tra Rodolphus Lestrange e la bella ed enigmatica primogenita di Cygnus Black. Il povero Nott ruppe in lacrime, quando l’inserzione del felice evento apparve sul giornale, mesi prima della cerimonia, perché Rodolphus vedendo la promessa sposa consenziente e ormai convinta a fare il grande passo, come un cane aveva voluto marcare il territorio, piazzarla fuori dal mercato. Bellatrix trovò la cosi di pessimo gusto, sua madre invece ne rimase estasiata.

Nel frattempo Narcissa per la prima volta si trovava parecchio nei guai con i compiti, non perché non studiasse mai, ma perché quel bastardo di Lucius Malfoy, sconvolto dall’ultimo colloquio in cui si erano fronteggiati, continuava ad assillarla e a chiederle un appuntamento, o per lo meno che lei l'ascoltasse e potesse spiegarle che non era un tipo violento, non era solito torturare la gente, fermandola nei corridoi e cercando ogni scusa per farsi mettere in punizione con lei. Erano già stati sbattuti nell’antro di Gazza a lucidare trofei cinque volte, e la McGranitth ormai non riconosceva in quei due ragazzini detestabili le persone fredde e meditative che prima di finire nei guai ci pensavano almeno dieci volte. Narcissa tuttavia non era mai così strana quanto le sue sorelle maggiori. Bellatrix era dimagrita, impallidita, si guardava convulsamente l’avambraccio con ogni lucidi aspettando chissà quale miracolo dal cielo. Ma ogni volta che qualcuno cercava di guardare cosa Bella stesse venerando, la giovane diventava febbrile, peggio di una bestia, ed era capaci di prendere a sberle anche la stessa sorella.

Andromeda poi, continuava a dirsi impegnata con i GUFO e a chiudersi in biblioteca con i suoi compagni di classe, anche se Narcissa si rendeva conto di quanto spesso incontrasse Ted Tonks poco avanti o dietro alla sorella più grande. Una volta glielo aveva perfino detto << strano che quel ragazzo continui a ronzarti attorno… non deve aver capito il messaggio che gli hanno dato giù a Hogsmeade >> aveva sorriso Cissy, pettinandosi i capelli con noncuranza.

Andromeda aveva alzato un sopracciglio, reprimendo la rabbia << che cosa cattiva da dire, mi sembri peggiore di Bella! Diavolo, non avrei mai creduto di poter sentire queste parole da te! >>

<< dicevo solo che non ti conviene assecondare le fantasie sessuali di quello sporco Mezzosangue. Io non riconoscerei mai uno come Tonks come cognato. Ti risparmio cosa ti direbbe nostro padre, che è meglio >>

Ma Andromeda non sentiva ormai nessuno, lei viveva solo quando Ted le era accanto, e nonostante non si fossero messi insieme a parole, tra loro due erano i litigi e i silenzi a contare, così come le risate, che non mancavano di certo in quella coppia definita da tutti come male assortita.

Forse incosciamente Meda si era convinta che non dando nome al suo sentimento verso Ted, non sarebbe incappata nella punizione del padre. Forse, se li avesse abituati gradualmente, i Black avrebbero capito cosa provava. Forse si stava illudendo. Di certo.

Ma adesso nessuno poteva pensare a Meda o a Cissy, il loro turno sarebbe venuto a tempo debito. Bisognava essere smaglianti, perché tra pochi mesi Bellatrix Black sarebbe diventata la moglie legittima di Rodolphus Lestrange, e niente, nemmeno i giornali dalle cui notizie Voldemort faceva gioire per qualche secondo Bellatrix e poi la inabissava nell’inquietudine e nella rabbia totale poteva distogliere i preparativi per l’evento dell’anno, o questo lasciavano intendere i toni soavi di Druella, che ormai tartassava le sorelle Black con una corrispondenza quasi giornaliera.

Sarebbe andato tutto come avevano stabilito, disse la madre per rassicurare Bella. Fu allora che la ragazza comprese quanto fosse stata stupida a credere alle parole di Lord Voldemort, quanto avesse sbagliato a farsi marchiare come sua proprietà. Ebbe voglia di scappare dal castello, quella notte, di cercare l’uomo e di farlo a pezzi.

Ma il Marchio Nero splendeva allegro in ogni prima pagina della Gazzetta del Profeta. Bellatrix sospirò, era troppo tardi per scappare. Era troppo tardi per ogni cosa. CONTINUA...

  
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