Strani Incidenti
Leggimi su Facebook: https://www.facebook.com/notes/parole-cozzate-cre-attiva/il-mio-capo-%C3%A8-una-ragazza-viziata-cap-2-strani-incidenti/299999736834145
All'inizio
si presentò come uno dei lavori più normali del mondo: avevo un
orario, un (ottimo) stipendio, svariate mansioni e pochissimo tempo
per portarle a termine. La Signorina Gici non si limitò a prendere
le redini dell'azienda, ereditando una gestione condotta con astuzia
fino ad allora; decise di sconvolgerla in nome di quello che lei
chiamava "amore per la patria". Un pretesto che mio padre
avrebbe trovato ridicolo; per questo mi eccitò tanto.
Innanzitutto inaugurò la nuova filiale abbandonata in fase di apertura e ricercò personale andando contro ogni logica: dava la precedenza ai bisognosi, anziché ai pupilli raccomandati.
«Le mie risorse purtroppo sono limitate.» mi confidò «Se potessi darei un impiego a tutta la Stivalia.»
«Queste assunzioni comporteranno molti svantaggi.» le feci notare.
«Non importa se perdiamo qualche miliardo di conio.» L'ho già detto che questa ragazza è schifosamente ricca?! «Vorrà dire che per un po' farò a meno di qualche comodità. Non ti piace l'idea di risollevare il paese dando lavoro a chi ne ha bisogno, Sunny?» Mi chiamava con quell'appellativo giocando col mio odiato nome di battesimo e i miei capelli biondi.
«Mi piace!» esclamai entusiasta «È un'idea pazza, ma sono sicuro che quando il paese uscirà dalla crisi ne trarremo molti profitti. Oltre a una notevole soddisfazione morale.»
Il passo successivo fu di tutt'altro stampo: quello di investire in campo medico e tecnologico per arrestare la "fuga di cervelli", e in quello cinematografico per far rinascere il grande cinema stivaliano. Mi ritrovai inaspettatamente a raccogliere dati su ricercatori, registi, scienziati, attori di teatro, medici, sceneggiatori, ingegneri... Campi molto distanti da una fabbrica di scarpe, così com'era nata la Gici Industries. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il consistente fondo della Signorina Gici.
Anche se ero felice che il mio capo non fosse solo un avido impresario, mi risentii un poco per quello sperpero di denaro; la Signorina Gici stava spendendo con troppa leggerezza l'eredità dei genitori. Quando glielo dissi non si infuriò come temevo, bensì mi batté un colpo sulla spalla (per poco non me la sfondò sorprendendomi con la sua forza) e rise:«Hai perfettamente ragione: ci vorranno dieci... anche venti anni prima di recuperare quello che sto spendendo. In ogni caso i soldi saranno sufficienti a mandare avanti la Gici, e dopo incasseremo con gli interessi!»
«Al primo imprevisto crolleremo...»
«La Gici resisterà, fino a quando io la sorreggerò dal cielo e tu dalle fondamenta.»
Non ero tanto ottuso da sorvolare sulla superficialità della Signorina Gici, ma orgoglioso quanto bastava a compiacermi per la fiducia che riponeva in me. Pertanto mi dedicai anima e corpo al lavoro, dimostrando con l'impegno e la competenza il mio valore.
Ciascuna delle sette (contando anche la novella) succursali della Gici Industries aveva un proprio dirigente che partecipava a una riunione settimanale con il Dirigente Capo. In tali occasioni ebbi modo di conoscere i segretari miei subordinati. Rimasi attonito quando mi resi conto di essere l'unico ad avere gli abiti e la portanza tipici del segretario: i miei sottoposti sembravano comuni impiegati in giacca (e senza cravatta), eleganti ma stonati. Proseguendo nel mio incarico potei comprendere meglio il loro disagio con le formalità. In realtà erano degli esperti nel loro campo, in cui si muovevano con sicurezza e precisione. Nel loro elemento esprimevano il loro vero potenziale.
Con i nostri sforzi congiunti le spese furono più contenute e i profitti parvero avvicinarsi con maggiore anticipo.
Tuttavia ero in ansia. Quello della Signorina Gici sembrava il tipico comportamento di una ragazza viziata e ingenua che non sa nulla del mondo.
Pensai di aver ottenuto la conferma ai miei timori qualche giorno dopo. Ma ancora non conoscevo la Signorina Gici. Non davvero.
Un incendio alla sede della Gici Pharmacology (la succursale di ricerca farmaceutica) provocò il crollo dello stabile, miliardi di conii andarono perduti insieme a progetti, macchinari e materiali. L'unica nota positiva fu che lo sfortunato evento ebbe luogo durante la notte, e non ci furono né feriti né (non riuscivo neanche a pensarci!) vittime. La Signorina Gici fu sottoposta a inchiesta per sospetti nelle misure di sicurezza perché era strano che un edificio collassasse a quel modo; ero d'accordo, ma ero convinto che a dispetto delle apparenze l'incendio fosse di natura dolosa.
Il sole non era ancora sorto quando vidi coi miei occhi lo spettacolo di fumo e macerie. La Signorina Gici stava consumando il suo sigaro a braccia conserte. Non potei fare a meno di notare i pantaloni alla zuava che portava indosso. Cozzavano con l'aria fresca della corrente stagione autunnale. Rabbrividii al suo posto.
La sua figura esile conservava la sua dignità anche in quegli abiti insoliti. Fissava la Gici Pharmacology con le sopracciglia corrugate. La credevo sconvolta. Ripeto: non la conoscevo ancora. Non davvero.
Mi avvicinai per offrirle un conforto di cui non aveva bisogno, ma mi bloccò puntandomi l'indice contro.
«Voglio i risultati della Borsa.»
«Cosa?» rimasi interdetto.
«I titoli dell'Arqua. Entro oggi, per favore.»
Controllai sul mio palmare. Spalancai gli occhi per lo sgomento. La compagnia Arqua era data per spacciata, i suoi titoli erano precipitati vertiginosamente. Fino al giorno prima. Oggi il loro valore era quadruplicato.
«Saliranno ancora» asserì la Signorina Gici quando le riferii, per nulla sorpresa «Ho fatto bene ad acquistarne l'85% ieri, vero? Giusto in tempo.»
Ridacchiò, grattandosi soddisfatta il naso a patatina.
«Ho ottimo fiuto per gli affari.»
Controllai gli altri risultati. Quello non era il solo gioco in Borsa miracolosamente recuperato. Ciascun investimento della Gici Industries era andato a buon fine, aumentando la rendita.
La Signorina Gici risalì sulla propria macchina, l'inconfondibile limousine verde appartenuta ai suoi genitori. Mi trascinò dentro con lei, diretti alla sede. Mi offrì da bere, quindi si rinchiuse nelle sue riflessioni.
Lasciandomi con un grosso interrogativo a bloccarmi la voce in gola.
(S)parla con l’autrice
Dia dhaoibh, lettori!
Prima che mi attacchiate, vi avverto che so benissimo che non è possibile comprare una percentuale così alta di azioni. Ma che importa? Dopotutto non ci troviamo in Italia, ma in Stivalia. Chiaro, no?
Lasciatemi le vostre opinioni su questo capitolo! ;-)
Fate un salto anche sulla mia pagina facebook: Parole Cozzate – CreAttiva
Al prossimo capitolo! Slán libh!
CreAttiva