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Autore: CreAttiva    28/07/2013    1 recensioni
Assunto dalla giovane e testarda dirigente di un'industria di scarpe, il Signor Ragonesi scoprirà ben presto che il suo capo è più di quel che sembra. Lui afferma "purtroppo".
Realtà, fantasia e humor tutti in una sola storia.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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1 - Incontro

Salvataggio


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Fissavo la scena a occhi sgranati: gli omiciattoli erano a terra, una parete era esplosa lì dove penso si trovasse la porta e il Signor Bianchi teneva in pugno una pesante spada.
La Signorina Gici stava armeggiando coi miei nodi. Almeno credo. Le mani non le sentivo più, tanto erano strette.

«Sbrigatevi» la incoraggiò il Signor Bianchi.

«Non riesco a sciogliere queste stupide corde! Tiptoe

Sentii l'uomo avvicinarsi e librare la spada.

«Un momento..!» protestai. Vidi l'arco del fendente attraversarmi da una parte all'altra. Incredibilmente ne uscii illeso: soltanto le corde si spezzarono, e la sedia fu aperta in due.

«La mia Puntina taglia solo quello che voglio tagliare.» spiegò il Signor Bianchi col suo sorriso terrificante. “Puntina”, che nome grazioso.


La Signorina Gici mi aiutò ad alzarmi e uscimmo da quel luogo puzzolente. Rifiutai cortesemente la sua offerta di appoggio e zoppicai sotto al cielo grigio, conservando un minimo di dignità.

La mia prigione si rivelò essere quel che restava di una casa in rovina. Eravamo in un villaggio che pareva essere abbandonato da tempo. C'erano tracce di un antica battaglia, come dimostrava la terra bruciata.

Qualcosa di surreale pervadeva quel panorama desolato. Dov'ero finito? Ero ancora in Stivalia? D'altronde non avevo idea di quanto a lungo fossi rimasto svenuto.


La Signorina Gici mi affiancò. Strizzai gli occhi sui suoi capelli rossi. Erano insolitamente brillanti, avvolti da una luminosità innaturale.

Estrasse dalla tasca una curiosa palla di vetro racchiusa in una piramide cava di legno. Un laccio a uno degli angoli mi suggerì che quell'oggetto andava indossato. La Signorina Gici lo depose sul palmo della mano ed ebbi modo di esaminarlo meglio. Al suo interno vorticavano tre piccole lancette.

La ragazza sorrise al mio sguardo perplesso. «È un viaggiometro; serve a calcolare la direzione, l'altezza e la dimensione nella quale si vuole andare.»

Aumentando la mia confusione, mi porse la mano libera. La strinsi controvoglia. Il Signor Bianchi ci raggiunse dopo aver perlustrato l'area e ripulito la sua spada. Senza esprimere pareri si aggrappò alla spalla della Signorina Gici.

Chiedendomi che diavolo stesse succedendo, sentii il mio corpo assottigliarsi e perdere consistenza. Il villaggio devastato scomparve nel buio, come succede al comodino contro cui vai a sbattere quando salta la corrente.

Ero del tutto ignaro del fatto che il villaggio fosse rimasto al suo posto. Eravamo stati noi a sparire.


Evitai di fare domande. Per fortuna non era comparso nessun comodino su cui rimetterci un dito del piede. Come prova del dolore bastavano la coscia, che mi faceva un male terribile, e la ferita sanguinante. Tutto ciò che volevo era un ospedale.

Mi ritrovai invece su un letto, in una camera d'albergo. Poi la Signorina Gici mi slacciò la cintura e fece per togliermi i pantaloni.

«No!» gridai. Sentivo la stoffa tirare la pelle; era meglio tagliare il tessuto intorno alla ferita. Tanto ormai i pantaloni erano da buttare... Uhm, sommandoli alla cravatta e alla giacca quegli omuncoli mi dovevano un completo.

La Signorina Gici fraintese completamente il mio diniego. Arrossì e disse:«Forse è meglio che ci pensi Tiptoe.»

Uscì, lasciandomi solo con il Signor Bianchi.

Fantastico. Ora ero nelle mani dello squarta-omini.


Con mio enorme sollievo non si servì di Puntina. Bensì mi medicò con estrema professionalità (ma con poca delicatezza, ahi!), sorprendendomi.

Mi abbandonai sul cuscino, grato al dottore improvvisato e smanioso di potermi cambiare al più presto i pantaloni giallo cachi che mi aveva infilato. Chiusi gli occhi per qualche minuto (o qualche secolo; avevo perso la cognizione del tempo), e li riaprii solo quando la Signorina Gici entrò senza bussare o annunciarsi. I suoi capelli erano di nuovo neri.

«Ho prenotato la stanza fino a domattina. Il Signor Bianchi rimarrà con te e provvederà a riaccompagnarti a casa. Hai diritto a una settimana di riposo. Al prossimo mercoledì.»

Come una tempesta estiva, aveva imperversato in un istante con quelle parole, pronta a sparire con altrettanta velocità. Stiamo scherzando?

«Aspetti!» esclamai balzando (a sedere vedendo le stelle) dal letto.

«Sì?»

«Non può andarsene in questo modo. Prima mi deve una spiegazione.»

«Io non ti devo proprio nulla, Sunny.» rispose lei con fermezza.

«Mi hanno rapito! Avete ucciso due uomini! In quali loschi affari è coinvolta?!»

«Quello di oggi è stato un incidente, ma il Signor Bianchi mi ha assicurato che non si verificherà una seconda volta.»

L'uomo emerse dall'ombra (dov'era nascosto?) e mi rivolse un cenno del capo per confermare. Scossi la testa, contrariato. «Non crediate di cavarvela: racconterò alla polizia quello che ho visto e...»

«È così che hai perso il posto alla Stòppedo Company?» mi interruppe lei con un sorriso beffardo «Sarei curiosa di sapere cosa dirai esattamente alla polizia. Sapresti dire dove ti hanno portato o come sei arrivato qui? Senza contare che hai firmato un accordo di riservatezza che ti cuce la bocca.»

Non trovai modo di replicare. La Signorina Gici mi lasciò col mio silenzioso protettore, al quale non osai rivolgere neanche una domanda.




(S)parla con l’autrice

Dia dhaoibh, lettori!

Finalmente fa breccia una parvenza di magia. O forse era già presente, ma il nostro scettico protagonista non aveva annoverato questa possibilità in mezzo ai suoi dubbi.

Eppure la Signorina Gici nega tutto; cosa avrà in mente? E soprattutto: chi è in realtà? Fate le vostre supposizioni e scrivetemele!

Nota: Il nome della spada del Signor Bianchi (anzi, di Tiptoe) è una voluta presa in giro dei nomi epici usati nei grandi racconti fantasy.


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Al prossimo capitolo! Slán libh!


CreAttiva

   
 
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