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Autore: SuperEllen    07/02/2008    8 recensioni
Pesanti spoiler sul finale di Harry Potter e i Doni della Morte
La storia vede come protagonista la New Generation, in particolar modo Albus, ma anche il vecchio trio protagonista avrà il suo ruolo. Ci saranno personaggi menzionati dalla Rowling ed altri di mia invenzione, che popoleranno tutti insieme la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Inoltre nuovi pericoli sono in agguato. Un potentissimo nemico si è risvegliato dall'incantesimo che lo aveva tenuto assopito per 300 anni, ed ora minaccia la sicurezza dei nostri maghetti. Verrà sconfitto questo nuovo nemico, nonostante i suoi più oscuri segreti?
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti

Ciao a tutti, lettori di questa fanfiction! Eccomi di ritorno con un altro capitolo, il quarto ad essere precisi. Spero di non avervi fatto aspettare troppo l’aggiornamento, è solo che mi sto dedicando a più storie di quelle che riesco a reggere…

Prima di lasciarvi alla lettura, devo per forza fermarmi a ringraziare tutti coloro che hanno lasciato un commento al capitolo precedente, e anche coloro che hanno letto senza commentare. Un grazie molto speciale, inoltre, va a tutti coloro che hanno dimostrato fiducia alla mia fic e l’hanno inserita tra i preferiti.

A questo proposito, però, mi sorge un piccolo dubbio. La mia fanfiction vi piace sul serio? Perché di solito quando si legge una storia senza recensirla è perché la si trova interessante ma non stupenda, ma in questa fic ho riscontrato un controsenso. Infatti il numero di persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti (e che quindi apprezzano la fanfiction) è esattamente il doppio rispetto al numero totale di recensioni ricevute! Potete comprendere, quindi, che io povera autrice non riesco a capire se il frutto della mia fatica vi piace sul serio oppure no… Sigh!

Comunque adesso basta perdersi in chiacchiere, vi lascio alla lettura del capitolo.

 

Capitolo 4

La tregua

 

Il mercoledì, con la posta del mattino, Victoire e i due Potter ricevettero le risposte alle lettere inviate a Harry e Ginny. La Caposcuola vide planare verso di sé due gufi. Uno era il suo, l’altro era quello della nonna di Teddy.

«Chi ti scrive?» domandò Beth, allungando il collo per sbirciare la pergamena che Victoire aveva appena sottratto al suo gufo.

«È la risposta dei miei zii, mi ringraziano per la lettera che gli ho spedito e mi assicurano che prenderanno dei provvedimenti per James.» rispose la ragazza dopo aver letto rapidamente le poche righe buttate giù da Harry.

«Sarebbe anche ora!» commentò la sua amica, sorridendo.

«Beth, perché impicciarsi delle punizioni di James quando qui c’è una bella lettera di Teddy pronta per essere letta?» disse Jen, sventolando davanti alla ragazza di colore la pergamena che Monique aveva appena slegato dalla zampa del gufo di Andromeda Tonks.

«Ridammela!» esclamò Victoire arrossendo, mentre si tuffava poco elegantemente sul tavolo per raggiungere le amiche che si trovavano dall’altra parte.

Beth, che le era seduta accanto, la afferrò per le braccia e la tirò indietro, costringendola ad allontanarsi da Jen.

«Bene, e adesso leggiamo!» disse Annie risoluta, prendendo la pergamena dalle mani di Jen e aprendola.

Si schiarì la voce e iniziò a leggere, cercando di moderare il volume in modo che solo le altre quattro potessero sentire. Faceva delle pause strategiche per inserire qualche risatina, e riprendeva a leggere solo quando le altre tre amiche smettevano di ridacchiare a loro volta. Victoire invece stava pian piano cambiando colore, sempre più tendente verso il viola. Si stava vergognando da morire, e tutto ciò che desiderava era qualcosa che distraesse Annie dalla lettura, o che per lo meno impedisse alle altre tre di riderci sopra. E stranamente ebbe fortuna.

Poco lontano da dove si trovavano Victoire e le sue amiche, verso il centro del tavolo di Grifondoro, il grande gufo grigio di James atterrò con eleganza esattamente al centro tra i quattro Malandrini. Non appena ebbe attirato la loro attenzione, zampettò fino al suo proprietario e gli porse la zampa a cui era legata una busta di colore scarlatto. Potter la prese con mani tremanti e deglutì, guardandola orripilato.

«Tutto bene, Jamie?» domandò Silvester, mentre porgeva al gufo la scodella con i fiocchi d’avena che aveva lasciato.

Il ragazzo non rispose, rimase immobile a fissare la busta.

«Amico, aprila prima che sia troppo tardi!» esclamò Bob.

«Ben detto! Ti ricordi cos’è successo l’anno scorso quando mia madre mi ha mandato quella Strillettera e ho chiesto a Teddy di farla Evanescere?» disse Fred, per poi rabbrividire al solo ricordare quel bruttissimo momento.

Le parole dei suoi amici convinsero James ad aprire la busta. Stava già iniziando ad emettere fumo quando ne estrasse la pergamena.

«JAMES SIRIUS POTTER!» gridò la voce di Ginny, ampliata magicamente in modo da risultare udibile a tutta la sala nonostante il frastuono tipico della colazione.

James lasciò cadere la Strillettera sul tavolo, ritraendosi per lo spavento, ma quella continuò ad urlare. Tutta la Sala Grande ora stava guardando nella sua direzione.

«SMETTILA DI INFASTIDIRE TUO FRATELLO! ALBUS È A SERPEVERDE, METTITI L’ANIMA IN PACE! SMETTILA DI FARGLI I DISPETTI, DI INSULTARLO, DI PRENDERTELA CON IL SUO AMICO! SE RICEVEREMO ANCHE SOLO UN’ALTRA LETTERA DI LAMENTELE SUL TUO COMPORTAMENTO, STAI PUR CERTO CHE TI RIPORTEREMO IMMEDIATAMENTE A CASA, NON TI PERMETTEREMO PIÙ DI TOCCARE LA SCOPA DA CORSA E DI MANDARE MESSAGGI AI TUOI AMICI , E TI COSTRINGEREMO A STUDIARE LA MAGIA CON LO ZIO PERCY! RICORDATI JAMES: GUFO AVVISATO, SOLO MEZZO SPENNATO! VEDI DI RIGARE DRITTO!»

Il silenzio più completo accompagnò l’eco delle parole di Ginny. Non c’era una sola persona che non aveva ascoltato le urla della donna. E ovviamente non c’era una sola persona che non stesse guardando James a bocca aperta. Al tavolo degli insegnanti qualcuno sorrise, specialmente coloro che avevano avuto modo di conoscere James Potter senior e Sirius Black ai tempi in cui studiavano a Hogwarts, ricordando quante volte quei due avevano ricevuto minacciose Strillettere da casa in cui venivano ripresi per il loro comportamento.

Victoire approfittò della distrazione dell’intera sala per strappare dalle mani di Annie la lettera di Teddy, e prima che le sue amiche potessero riscuotersi e cercare di recuperare la pergamena, lei l’aveva già fatta sparire.

I primi a rompere il silenzio furono i Serpeverde. Tutti, dal primo all’ultimo, scoppiarono in una risata forte e sguaiata. Alcuni tra i più grandi si alzarono e andarono a stringere la mano ad Albus, che nel frattempo se la rideva come un pazzo in compagnia di Scorpius.

Le risate dei Serpeverde furono seguite da quelle di molti altri studenti, specialmente quelli che si erano stufati degli scherzi di pessimo gusto di James. Perfino i Malandrini, che stavano cercando di confortare il loro leader ormai depresso, non riuscirono a reprimere un sorriso divertito. In effetti, fra i tre soltanto Silvester non rischiava di scoppiare a ridere da un momento all’altro, ma solo perché lui aveva ben chiaro in mente che cosa volesse dire farsi insegnare qualcosa da suo padre, e sapeva che suo cugino non avrebbe resistito a lungo con Percy Weasley prima di impazzire.

 

Sorridendo nel vedere James che sbatteva la testa sul tavolo dalla vergogna, Albus non si accorse che il suo gufo stava planando verso di lui a gran velocità. Fu Scorpius a farglielo notare con una gomitata.

«Chi ti scrive?» domandò curioso il biondino, mentre l’amico prendeva la pergamena e offriva del bacon al suo gufo.

«Deve essere la risposta dei miei genitori.» rispose lui aprendo la lettera.

Scoprì di aver indovinato, era veramente la risposta dei suoi genitori. Dicevano di essere molto fieri di lui, che non doveva preoccuparsi più di James e che non vedevano l’ora di conoscere i suoi amici. Inoltre volevano essere tenuti al corrente di tutto ciò che accadeva a scuola, per poter intervenire nel caso James si fosse comportato di nuovo male.

Il giovane Potter sorrise e mise la lettera nello zaino, deciso a rispondere dopo le lezioni della mattina.

«In prima ora abbiamo Incantesimi. Andiamo?» disse Scorpius alzandosi in piedi.

Albus annuì e si alzò, infilandosi in bocca mezzo toast con la marmellata di ciliegia per finire più in fretta. Quando i due raggiunsero la scalinata della Sala d’Ingresso, il ragazzino dagli occhi verdi stava ancora masticando.

«Speriamo che la lezione non sia troppo difficile..» disse non appena ebbe deglutito, ovvero a metà della seconda rampa di scale.

«Non saprei… Mio padre ha sempre detto che Incantesimi e Trasfigurazione sono due materie terribili.» fece notare Scorpius.

Albus impallidì: dopo l’ora di Incantesimi ne avevano due di Trasfigurazione, e l’idea che fossero due materie terribili lo demoralizzava non poco!

«Comunque mia madre dice che sono due materie stupende, e che mio padre ne parla male solamente perché ha fatto qualche pasticcio al suo esame G.U.F.O.» aggiunse poi il biondino alzando le spalle.

«Spero solo che tuo padre non abbia ragione.» disse Albus tutto d’un fiato, lasciando uscire un sospiro quando raggiunsero la porta dell’aula.

La porta era aperta, e il professore sedeva comodamente dietro la cattedra. Sulla sua sedia era poggiata una pila di grossi libri, che secondo Albus potevano benissimo essere delle copie del Manuale degli Incantesimi dal volume uno al volume sette. Solo grazie a tutti quei libri era possibile vedere il busto del professor Vitious al di sopra del livello della cattedra.

Di fronte all’insegnante erano disposti numerosi banchi da una o due persone, divisi in tre file. Alcuni Serpeverde del primo anno avevano già preso posto, chi al primo banco e chi all’ultimo. I due amici occuparono un banco da due persone più o meno al centro della classe, in modo da non essere né troppo avanti da risultare secchioni, né troppo indietro da dare l’impressione che non gli importasse di seguire la lezione.

Dopo circa dieci minuti, la porta si chiuse da sola e la lezione ebbe inizio.

«Oggi comincerete a provare l’Incantesimo di Levitazione.» annunciò il professore, facendo sorridere di eccitazione la maggior parte dei presenti.

Spiegò brevemente lo scopo e il funzionamento dell’incantesimo, la formula da pronunciare e il movimento di polso necessario. Quindi assegnò ad ogni studente una piuma, e disse ai ragazzi di cominciare ad esercitarsi.

Dopo dieci minuti, nessuno era ancora riuscito a sollevare la propria piuma. Quella di Scorpius si era agitata leggermente sul tavolo, ma secondo Albus quel movimento era dovuto allo spostamento d’aria creato dal ragazzo mentre sventolava con foga la bacchetta. La lezione terminò circa venti minuti dopo, e in quel momento solo due o tre persone avevano sollevato la piuma di pochi centimetri. Oltre alla ricerca sull’origine dell’incantesimo, ottennero tutti dei compiti aggiuntivi: esercitarsi ad effettuare l’Incantesimo di Levitazione, in modo che alla lezione successiva le piume si sollevassero tutte dal tavolo.

«Questo incantesimo è assurdo!» esclamò Scorpius poco dopo che il professore aveva congedato la classe, mentre lui e Albus si dirigevano verso l’aula di Trasfigurazione per la doppia lezione.

«La mia piuma non si è mossa di un solo millimetro, sembrava fatta di piombo!» disse l’amico in tono solidale «Insomma, almeno tu sei riuscito a fare qualcosa. Va be’, ad un certo punto eri diventato viola dalla concentrazione e pensavo che stessi per esplodere, però almeno la tua piuma si è mossa. E guarda il lato positivo: almeno hai messo un po’ di colore su quelle guance pallide da zombie!» aggiunse poi sorridendo divertito.

«E così io sarei uno zombie?» chiese Scorpius, anche lui sorridendo «Adesso te la faccio pagare!»

Albus cominciò a correre verso le scale, e Scorpius lo rincorse cercando di prenderlo. I due si fecero largo nei corridoi tra gli studenti più grandi, che non si fecero problemi a mandarli a quel paese mentre venivano urtati nella corsa dei due Serpeverde del primo anno.

Raggiunsero il corridoio dove si trovava l’aula di Trasfigurazione e Albus lo imboccò di corsa, sempre con l’amico alle calcagna. Stanco di correre, Malfoy decise di tirare fuori la bacchetta. La puntò alle spalle dell’amico, poi pronunciò il primo incantesimo che gli venne in mente.

«Wingardium Leviosa!» disse facendo il corretto movimento di polso, con la bacchetta puntata sempre verso Potter.

Lo zaino di Albus, che si trovava infilato sulla sua schiena, si sollevò sopra la testa del suo proprietario, il quale dovette fermarsi per rimetterselo in spalla. Scorpius, nonostante fosse rimasto del tutto sorpreso dalla riuscita della magia, ne approfittò per raggiungerlo e atterrarlo, sedendosi comodamente su di lui.

«Prova a dire di nuovo che sono uno zombie!» esclamò il giovane Malfoy con tono autoritario, ma comunque ridendo.

Sdraiato sotto di lui, Albus continuò a ridere. Siccome non accennava a fermarsi, l’amico iniziò a fargli il solletico. Con questo gesto ottenne solamente di soffocare Albus, che in quella posizione respirava a fatica.

Attirato dal chiasso che i due stavano facendo, il professor Macmillan uscì dall’aula ancora vuota e abbassò lo sguardo. I due Serpeverde si trovavano esattamente ai suoi piedi. Nel guardarli storse il naso.

«Potter, Malfoy, in piedi! Il vostro non è un comportamento dignitoso. Prima d’ora non avevo mai visto nessuno studente rotolarsi per terra davanti alla porta di un’aula, e spero che ciò non accada più. Cinque punti in meno a Serpeverde.» disse serio il professore, con il suo solito tono pomposo che lo aveva sempre contraddistinto.

I due si resero conto solo in quel momento di essere effettivamente per terra davanti ad un’aula, seduto uno sulla schiena dell’altro, e cercarono di ricomporsi. Si alzarono in piedi, si asciugarono le lacrime dovute alle eccessive risate e cercarono di allontanare dal viso il sorriso divertito che quella situazione stava provocando.

«Ci scusi tanto, professore.» disse Scorpius abbassando la testa e cercando di sembrare seriamente dispiaciuto.

«Sì, le promettiamo che non accadrà mai più.» gli diede man forte Albus.

«Lo spero bene!» ribatté il professore «E adesso filate in classe!» ordinò, indicando la porta con un gesto teatralmente vistoso della mano.

Cercando di smettere di ridacchiare, i due entrarono a testa bassa e si sedettero in fondo all’aula. Nel frattempo erano arrivati alcuni dei loro compagni, che borbottavano tra loro commentando il comportamento assurdo di Potter e Malfoy.

La lezione fu particolarmente noiosa. L’insegnante aveva chiesto di trasformare un ago in un fiammifero. Nessuno ci era riuscito, anche se un certo Derrik Edwards si vantava del fatto che, strofinando la punta del suo ago su qualcosa di ruvido, si accendeva una debole fiammella.

«Almeno il mio ago prende fuoco, a differenza dei vostri!» esclamò Scorpius facendo il verso a Derrik Edwards, mentre si dirigeva con Albus verso la Sala Grande per il pranzo «Bel risultato davvero! Sono felice che abbia ricevuto anche lui dei compiti in più!» commentò leggermente arrabbiato.

«Quando fai così sembri mio fratello James.» constatò Albus con un’alzata di spalle, cercando di non dare corda all’amico e possibilmente di cambiare argomento.

Malfoy gli rivolse uno sguardo gelido, per poi iniziare a parlar male di James e di chiunque altro gli venisse in mente. Il secondogenito Potter si affrettò a dargli ragione su tutto, per fargli tornare il buon umore.

 

Quella per James era stata una mattinata da dimenticare. Tutti gli studenti che incontrava nei corridoi lo additavano e ridevano, anche coloro che a colazione non erano presenti in Sala Grande. La voce della Strillettera aveva fatto il giro della scuola, e ormai tutti sapevano che James Potter era stato pubblicamente rimproverato e minacciato da sua madre.

Quando lui e Bob si sedettero al tavolo di Grifondoro insieme ai loro compagni del terzo anno, tutti di ritorno da Pozioni, l’umore del giovane Potter era a dir poco pessimo. Fred e Silvester li raggiunsero pochi minuti dopo, sussurrando tra loro.

«Ricordati di non dire la parola “Strillettera” davanti a James.» disse Silvester avvicinandosi al tavolo di Grifondoro.

«Ovvio! E per precauzione non userò nemmeno la parola “lettera” e il verbo “strillare”» lo rassicurò Fred, sempre con un filo di voce, spostando appena la panca in modo da potersi sedere di fronte ai suoi amici. «Ciao Bob! Ciao James!» salutò poi ad alta voce.

«Ciao ragazzi!» salutò anche Silvester, lasciandosi cadere di peso sulla panca di fianco al suo compagno.

«Ciao! Com’è andata la mattinata?» chiese Bob, per fare conversazione.

«Meglio che a voi.» sentenziò Fred, gettando un’occhiata a James.

James aveva il gomito sinistro puntellato sul tavolo e la testa affondata nella mano. Nella destra reggeva la forchetta, con la quale giocherellava nel suo piatto di pasticcio di carne, del quale non aveva ancora mangiato un solo boccone. Il suo sguardo era perso nel vuoto, e ciò lasciava intendere che non solo non aveva sentito una sola parola di ciò che stavano dicendo gli altri, ma forse non si era nemmeno accorto che Fred e Silvester si erano seduti di fronte a lui e Bob.

Il giovane Norton scosse la testa sconsolato, poi si infilò in bocca una salsiccia quasi intera e la masticò a fatica. Quando ebbe deglutito parlò.

«Si è ridotto così quando una paio di ragazze Tassorosso del quarto anno l’hanno schiaffeggiato dandogli dell’insensibile.» spiegò.

«Amico, stai messo proprio male!» commentò Fred scuotendo il capo, con l’aria di chi la sa lunga.

«Così non sei d’aiuto!» sibilò Bob a denti stretti.

«Jamie, adesso basta.» disse inaspettatamente Silvester.

Il giovane Weasley aveva assunto il tipico atteggiamento di suo padre, cosa che accadeva solamente quando la situazione richiedeva da parte sua un’abbondante dose di serietà. Si era sistemato meglio sulla sedia in modo da sembrare più imponente, e aveva dato alla voce quella nota di rigidità che solitamente non aveva. Inoltre sul suo volto non c’era nemmeno l’ombra di un sorriso, e perfino gli occhi sembravano esprimere severità.

Come se si fosse svegliato esattamente in quel momento, James alzò lo sguardo sul cugino sentendo le sue parole. Come sempre, quando Silvester diventava serio gli incuteva un certo timore reverenziale. Weasley non si aspettava che l’altro dicesse qualcosa, ma interpretò quel suo alzare la testa e guardarlo come un “inizia pure il tuo monologo che ti ascolto”. Così si schiarì la voce.

«È troppo tempo che va avanti questa storia. Parlo di come tratti Al, ovviamente. È pur sempre tuo fratello, Jamie, e tra fratelli bisogna sempre essere in buoni rapporti. Non ti sto chiedendo di andarci d’amore e d’accordo, non ti sto chiedendo ti trattarlo a baci e abbracci. Ti sto dicendo che devi smetterla di prenderlo in giro, di insultarlo, di fargli i dispetti, di cercare di umiliarlo. E in più devi metterti l’anima in pace sul fatto che è a Serpeverde, perché non puoi fare assolutamente nulla per cambiare le cose. L’avvertimento che ti ha inviato stamattina tua madre dovrebbe essere stato più che sufficiente a farti ragionare come Merlino comanda. Ti sei sentito bene stamattina dopo l’arrivo della Strillettera? Io non credo proprio. E sai una cosa? È così che Al si sente ogni giorno della sua vita, perché tu fai in modo che chiunque lo veda sempre e solo come lo scemo della situazione. Non hai fatto altro che parlare male di lui da prima ancora che arrivasse a Hogwarts! Ma adesso è arrivato il momento di darci un taglio, quindi alza quelle chiappe dalla panca e vai a chiedere scusa a tuo fratello.» disse Silvester sempre con estrema serietà, mentre James lo guardava con gli occhi sbarrati. «SUBITO!» aggiunse gridando, perché il cugino stava aprendo la bocca per ribattere.

All’ultima esortazione, Potter cercò di alzarsi in piedi talmente in fretta che cadde dalla panca. Fortunatamente non se ne accorse nessuno a parte gli altri Malandrini, che però fecero finta di niente. Rialzatosi da terra, James mise le mani avanti rassicurando Silvester con le parole «Ci sto andando, ci sto andando!», e ottenendo in risposta uno «Sbrigati!» del cugino.

 

Albus e Scorpius erano, come al solito, seduti vicini al tavolo di Serpeverde. Erano messi in modo da dare le spalle al tavolo di Grifondoro, e stavano chiacchierando con Samantha Edwadrs, la gemella dell’antipatico Derrik, che sedeva di fronte a loro insieme al fratello.

«Albus, sta arrivando tuo fratello!» disse all’improvviso la ragazza.

Albus e Scorpius si voltarono di scatto, il primo facendosi andare di traverso il succo di zucca e il secondo stringendo forte i denti per reprimere il desiderio di prendere a pugni l’indesiderato visitatore.

Predendo un grande respiro, James raggiunse il fratello e si decise a parlare.

«Senti Al, non sono qui per litigare. Se non voglio finire nei guai, devo fare attenzione a come mi comporto con te. Quindi che ne dici di una tregua?» disse tutto d’un fiato, come se esprimendo il concetto più velocemente dovesse risultare meno umiliante.

Albus e Scorpius si fissarono a vicenda a bocca aperta. James che voleva fare una tregua? Assurdo! Il Potter secondogenito boccheggiò un paio di volte, poi alla fine riuscì a ritrovare la voce per parlare.

«Va bene.» disse, ancora incredulo «Ma fa parte della tregua anche Scorpius? Lascerai in pace anche lui?» riuscì poi a domandare, senza sapere dove aveva trovato la forza, dopo lo shock subito, per dire così tante parole.

James osservò prima lo sguardo implorante di Albus, poi quello di sfida di Scorpius, e pensò. Se avesse litigato con Malfoy, avrebbe sicuramente fatto un torto ad Albus. E lui non poteva in alcun modo dare al fratellino la possibilità di dire ai genitori che si era comportato male. Doveva fare contento Al, solo così sarebbe stato certo di non ricevere altre Strillettere. Quindi, con estremo disgusto, dedusse che era meglio far entrare anche Scorpius nell’accordo.

«Sarò in tregua con entrambi, ma ad una sola condizione: che nessuno di voi due mi provochi! Altrimenti getterò la tregua nel calderone e ve la farò pagare molto cara. Ci state?» finalmente James riuscì a dettare le sue condizioni.

I due Serpeverde si guadarono perplessi, e nel frattempo rifletterono. Accettare o no? Giunsero alla conclusione che a rifiutare ci avrebbero solamente rimesso, quindi dopo pochi istanti si voltarono entrambi verso James ed esclamarono «Ci sto!» all’unisono.

«Bene. Allora affare fatto!» concluse James, stringendo la mano prima al fratello e poi a Malfoy.

Risolto questo problema, il primogenito Potter tornò al suo tavolo e, dopo aver annunciato agli altri Malandrini un indifferente «Fatto», si mise finalmente a mangiare sul serio.

Albus e Scorpius, invece, si allontanarono quasi subito dal tavolo di Serpeverde, parlottando a bassa voce tra loro, ancora increduli per quello che era successo.

 

La prima lezione del pomeriggio era Volo. Grifondoro e Serpeverde insieme.

«Io odio Volo! Non potrebbero eliminare completamente questa stupida materia?» disse Vernon scocciato, attraversando il prato verso il campo da Quidditch insieme a Rose.

«Non immagini nemmeno quanto desidero che questa maledetta ora sia già finita! Io non sono come gli altri Weasley, io non vado d’accordo con le scope volanti.» si lamentò anche Rose «In tutte le materie normali il rendimento è basato su concentrazione, memoria, intelligenza e dedizione allo studio, tutte cose che di certo non mi mancano. Ma come si può pensare che io riesca in una materia in cui l’istinto predomina sulla ragione e l’equilibrio è più importante della capacità di apprendimento dei concetti?» aggiunse stizzita.

«Per me questa è tortura.» sentenziò Vernon alzando le spalle, con le mani in tasca «Non so proprio come fanno Al e Scorpius. Li hai visti alla prima lezione? Tutti quei punti a Serpeverde, e non erano mai saliti su una scopa!» a quel punto era sconcertato.

«Sapete, c’è chi il volo ce l’ha nel sangue!» disse una voce alla loro destra.

Entrambi si voltarono, e in un attimo un sorridente Scorpius fu al fianco di Vernon.

«Se ce l’avete nel sangue tu e Al, allora dovrei avercelo anche io!» commentò Rose.

«Avrai preso dal lato Granger della famiglia. Se non sbaglio neanche tua madre riesce a stare sopra ad una scopa!» constatò un’altra voce alla loro sinistra.

Tutti si voltarono in quella direzione, e scoprirono che Albus era apparso al fianco di Rose. Continuarono a camminare tutti insieme e, per la gioia di Rose e Vernon, Scorpius cambiò argomento di conversazione. Così arrivarono allo stadio ridendo della Strillettera di James. Mentre aspettavano l’insegnante, Albus spiegò ai due Grifondoro della tregua che avevano fatto con l’altro Potter, chiedendo ovviamente un parere alla cugina.

«Per me è strano. James che ti chiede una tregua? No, per me trama qualcosa…» disse Rose del tutto sospettosa.

«Magari si è solo spaventato della Strillettera e ha cercato di rimediare ai danni prima di essere punito troppo severamente.» ipotizzò Vernon.

«Mah, non è un tipo così responsabile da pensare al proprio futuro. Di solito di preoccupa solo di non farsi punire al momento, e non di restare fuori dai guai anche dopo. A meno che, ovviamente, non ci abbiano messo lo zampino Silves o Vic.» spiegò la ragazza.

«Hai ragione, Rosie. O c’è dietro Silves, o c’è dietro Vic, o Jamie sta tramando qualcosa!» esclamò Albus «E non oso immaginare che cosa mi aspetta se sta tramando contro di me…» aggiunse rabbrividendo.

Non poterono continuare a chiacchierare, perché furono interrotti dall’arrivo della professoressa Bell.

«Ognuno prenda una scopa!» gridò l’insegnante «Oggi farete dei bei voletti!»

La maggior parte dei Serpeverde e dei Grifondoro esultarono, Al e Scorpius compresi, e solo una piccola parte di studenti sussurrò un «No…» depresso, e tra questi c’erano ovviamente Rose e Vernon. Comunque, volenti o nolenti, tutti i ragazzi andarono a prendere una delle vecchie scope della scuola e si disposero in fila indiana lungo un bordo del campo da Quidditch.

«Bene. Adesso mettetevi in fila per due e state pronti a montare sulle vostre scope.» comandò Katie Bell, e mentre tutti obbedivano continuò a spiegare «Ogni volta che sentirete il mio fischio, i primi due della fila monteranno sulle proprie scope, si solleveranno in volo all’altezza delle gradinate e faranno un giro completo del campo in senso antiorario. A giro terminato, ricordatevi di atterrare ad un paio di metri di distanza dagli ultimi della fila, altrimenti un atterraggio sbagliato potrebbe far cadere tutti come i tasselli del domino! Cerchiamo di compiere l’esercizio a ciclo, in modo che ognuno voli intorno allo stadio almeno tre volte. Siete pronti?» domandò quando ebbe finito di spiegare.

Si sentì un «Sì!» unanime provenire dalla fila, e la professoressa soffiò forte nel fischietto.

I primi a sollevarsi in aria furono due ragazze Grifondoro, che tutto sommato non se la cavavano troppo male. Tuttavia la loro tecnica non era proprio perfetta e, quando atterrarono aggiudicandosi cinque punti a testa, Scorpius non poté fare a meno di criticare.

«Ma le hai viste? La mora traballava come se avesse paura della scopa, e la bionda era così spavalda nonostante fino alla lezione di ieri non avesse avuto la minima idea di come si fa a curvare.» sussurrò ad Albus, che era in fila accanto a lui.

«Ti ricordo che fino all’altro ieri nemmeno noi due avevamo mai volato!» disse Potter, facendo un passo avanti dopo aver visto decollare Derrik Edwards che si trovava davanti a lui.

«Sì, ma noi siamo bravi!» constatò Malfoy, per poi scoppiare a ridere.

«Vero!» esclamò Albus, ridendo anche lui.

«La volete piantare, voi due?» disse scocciata Rose, che stava in fila dietro al cugino, con un terrorizzato Vernon al suo fianco, e non ci trovava nulla di divertente in una lezione di Volo.

I due si girarono verso di loro, smettendo di ridere ma con un ghigno stampato in viso, poi alzarono gli occhi al cielo e tornarono a guardare davanti appena in tempo per notare il fischio della professoressa Bell. Un cenno d’intesa, e i due si sollevarono in aria veloci come fulmini. Salirono fino all’altezza delle porte da Quidditch, poi iniziarono il loro giro di campo facendo una specie di gara di velocità tra loro. Albus era all’interno, quindi in teoria doveva essere avvantaggiato, ma Scorpius era comunque davanti a lui di almeno un metro. Alla fine dell’ultima curva, il vantaggio di Malfoy era sempre più marcato. Potter, tuttavia, non voleva assolutamente arrivare dopo l’amico. Così, mentre l’altro planava dolcemente verso terra, lui si lanciò in picchiata con l’intenzione di superarlo. La scopa prese sempre più velocità. A tre metri da terra superò Scorpius, e a quel punto cercò di arrestare la picchiata, ma ormai era troppo tardi. L’unica cosa che riuscì a fare fu cambiare direzione, e un attimo dopo Albus si schiantò contro il resto della fila, facendo cadere a terra tutti i compagni di classe. Rose e Vernon, che erano i primi della fila, furono gli unici a salvarsi dalla caduta a catena.

Scorpius atterrò e corse a vedere se Albus di era fatto male, e la professoressa Bell fece lo stesso. Il ragazzino si rialzò in piedi assicurando di stare bene, ma in realtà zoppicava leggermente e si teneva una mano sulla pancia, dove aveva urtato la scopa di Derrik Edwards.

«Ottimo volo, Malfoy, direi quindici punti a Serpeverde. E tu, Potter… Hai volato in modo perfetto, perché poi hai deciso di fare quella picchiata? Si può sapere che cosa diavolo ti è saltato in mente?» disse la professoressa, sorridendo mentre si rivolgeva a Scorpius e alzando la voce verso Albus.

«Mi scusi tanto, è solo che Scorpius andava più veloce e io volevo raggiungerlo…» si giustificò Albus, cercando di farsi piccolo piccolo.

Il resto della lezione passò in tutta tranquillità. Gli altri voli di Albus furono più tranquilli del primo, cosa che gli consentì di far guadagnare un po’ di punti preziosi per la sua Casa.

 

Finito anche questo capitolo! Che ve ne pare? Vi è piaciuto o no?

Per l’ennesima volta vi avverto che non so quando potrò aggiornare con il prossimo capitolo, ma spero che ciò avverrà presto.

Nel frattempo vi chiedo per favore di farmi sapere che cosa ne pensate del mio lavoro, e di lasciare tante recensioni, perché se non recensite non continuo! ^^

A presto! (o almeno spero…)

SuperEllen

  
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