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Autore: Peep    31/07/2013    5 recensioni
«Io... Voglio davvero ricordarmi di te, Harry. Se è così importante, voglio ricordarti.»
~
Dopo essere stato coinvolto in un incidente stradale, Louis, risvegliatosi da un breve coma, si ritrova con ricordi molto sbiaditi e nessuna delle persone che gli è intorno sembra avere nulla di familiare. Col tempo, però, pezzi frammentari della sua memoria cominciano a ricomporsi e tutto diventa più nitido.
Tutto tranne il ragazzo dagli occhi verdi che gli è costantemente accanto e che continua a ribadire di essere il suo fidanzato.
Harry, dal canto suo, tenta in tutti i modi di aiutare Louis a ricordare, ma sembra non esserci nulla da fare.
A quanto pare, l’unico metodo utile, è rifare tutto daccapo, a partire dal loro primo incontro.
~
larry au | amnesiac!louis | ziam (side)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici.


 
 

 
Quando Zayn lo chiamò invitandolo fuori, Harry non usciva di casa da settimane intere.
Era come se Louis non fosse mai tornato, come se lo stesse ancora aspettando nel letto freddo, avviluppato nelle lenzuola ancora impregnate del suo profumo. Non l’aveva più rivisto, in quanto aveva deciso di tornare a vivere a casa della sua famiglia, cosa che probabilmente gli avrebbe giovato, in qualche modo. Harry non capiva come, a dire il vero, ma l’aveva lasciato fare, semplicemente perché lo amava così tanto che non sarebbe riuscito a negargli nulla, nemmeno se fosse stata in ballo la sua vita.
Aveva passato le giornate raggomitolato sul letto o sul divano, con indosso i maglioni che Louis aveva dimenticato in fondo all'armadio, chiedendosi cosa stesse facendo, quando sarebbe tornato, ma soprattutto chissà se gli manco? e avrà già ricordato qualche cosa?
Ed ora, con una risatina debole e rauca, stava rispondendo a un Zayn decisamente divertito che sì, sarebbe uscito con lui, solo dopo che questi l’ebbe davvero pregato in arabo.
Col busto avvolto nella lana del golfino – troppo stretto, per dire la verità – di Louis e i capelli completamente arruffati varcò la porta d’ingresso. La debole luce del sole di novembre colpì direttamente i suoi occhi, costringendolo quindi a coprirli con una mano, infastidito.
«Harry!» si sentì richiamare da una voce che riconosceva fin troppo facilmente.
«Ehi.» un sorriso storto piegò le sue labbra, mentre Harry incespicava vagamente sul pianerottolo. Sollevò la mano in segno di saluto, senza riuscire ad alzare del tutto lo sguardo sulla figura scura di Zayn che gli si avvicinava.
Questi lo abbracciò, ed Harry non poté fare a meno di aggrapparsi a lui, con un impercettibile sospiro di sollievo, prima di separarsene.
«Vieni, andiamo a mangiarci qualcosa?» propose Zayn. Harry annuì, sebbene non avesse minimamente fame, e seguì l’amico, mentre quest’ultimo ciarlava all’infinito di qualcosa che Harry non riuscì davvero a capire finché, una volta davanti al pub nel quale lo stava guidando Zayn, non udì la parola “Louis” sfuggire dalle sue labbra.
«Che hai detto?» Si fermò sulla soglia del locale, mentre Zayn si era già inoltrato dentro.
Il più piccolo lo seguì e, sbrigativo, afferrò il suo avambraccio tatuato.
«Che hai detto?» ripeté, esigente.
Zayn si voltò con la più perplessa delle espressioni in volto. «Eh?»
«Cos’hai detto prima?»
«Ah, niente, che io e Liam...»
«No, prima prima
Zayn fece schioccare la lingua sul palato, in un misto fra l’infastidito e il divertito e «Prima quando? E lasciami andare il braccio, mi fai male! Andiamo a prenderci qualcosa da bere e poi mi dici di cosa hai bisogno, okay?» convenne, massaggiando il braccio appena liberato dalle grinfie di Harry, il quale annuì e mugolò qualcosa di indefinito.
Una volta seduti a uno dei tavoli liberi, con una bottiglia di birra ciascuno, Zayn sospirò e «Cos’è che volevi sapere?» chiese, una punta di qualcosa che ricordava la rassegnazione, nella voce.
Harry delineò il bordo del bicchiere con l’indice e tenne gli occhi fissi su di esso, le sopracciglia aggrottate.
«Hai menzionato Louis.»
L’altro trasalì impercettibilmente prima di appoggiare pesantemente i gomiti sul tavolo.
«L’ho fatto?» chiese, cercando lo sguardo di Harry sotto i suoi riccioli scompigliati.
Con sua sorpresa, questi alzò il capo e affondò gli occhi grigiastri nei suoi, facendolo rabbrividire.
«Sì.» disse semplicemente, con un’impazienza notevole nella voce.
Zayn tentò di girare intorno al discorso, mordicchiandosi il labbro. «Sei sicuro che abbia parlato proprio di lui? Cioè, magari...»
«Zayn, smettila, per favore.» tagliò corto Harry, tornando con gli occhi sulla birra. «Lo sai benissimo che stavi parlando di lui. Che cosa avevi detto?»
Il più grande dondolò titubante sulla sedia, gettando la testa all’indietro, prima di tornare a guardare Harry. «Sei proprio sicuro di volerlo sapere?»
Questi tacque per un istante, prima di deglutire. «Non dovrei?»
Zayn scrollò le spalle e prese finalmente un sorso della sua Guinness. «Non lo so.»
Nessuno dei due proferì parola per un breve lasso di tempo, finché Harry non annuì e «Voglio saperlo. Ovvio che voglio saperlo, lo amo.» convenne.
«Bene.» L’altro fissò gli occhi su un punto imprecisato del tavolo. «Louis ricorda di nuovo.»
Harry per poco non stramazzò a terra, e dovette afferrare il tavolo con entrambe le mani per non rovinare sul pavimento.
«Cosa hai detto?!»
«Ma non tutto.» lo interruppe Zayn, cupo. «Non ne so granché» premise, prendendo un gran sorso di Guinness. «Ma sembra che non ricordi ancora di te. Voglio dire, se l’avesse fatto sareste di nuovo insieme.» borbottò, pulendosi con la manica della giacca il labbro sporco di schiuma.
Harry non seppe cosa dire. Rimase per un infinità di tempo con la bocca semiaperta, le palpebre che si abbassavano e si alzavano ad intervalli irregolari, e il respiro impigliato in fondo alla gola. Solo quando Zayn alzò gli occhi su di lui, diede un colpo di tosse e «Okay» disse.
Bevve anche lui un po’ della sua birra, perdendo lo sguardo in mezzo al pub, senza guardare niente in particolare.
Più tardi Zayn parlò di nuovo, stavolta incespicando un po’ nelle parole.
«An-Ancora una cosa.»
«Cosa?» chiese distratto Harry.
«Niall mi ha detto, e Liam mi ha confermato, che sembra che… uhm… stia uscendo con una.» Detto questo, Zayn affondò il naso nel bicchiere, per evitare la reazione ― che si aspettava esplosiva ― di Harry.
Ma questi semplicemente alzò le sopracciglia. «Davvero? Finalmente.» disse, gli occhi verdi fissi sul bicchiere. «Era ora che Niall si trovasse una ragazza.»
Zayn non seppe se scoppiare a ridere o cominciare a piangere.
«Non intendevo Niall. Parlavo di Louis.» mormorò.
Harry fece cadere il bicchiere di birra che teneva in mano e non sembrò nemmeno accorgersene.
Assottigliò gli occhi. «Mi prendi per il culo.»
L’altro scosse impercettibilmente la testa.
«Merda.» lo sentì sibilare Zayn fra i denti serrati. Poi Harry si alzò di scatto,ed uscì dal locale a passo felpato.
Sapeva che in qualche modo sarebbe successo, e si era già preparato ad affrontare la situazione senza dare di matto. Ma non si aspettava di certo che succedesse così presto.
 
Per i primi tre minuti non seppe bene dove stesse andando. Metteva soltanto un piede davanti all’altro alla volta, col fiato corto. Quando poi salì sull’autobus gremito di gente e ricordò della prima volta che era andato a casa dei Tomlinson, si rese conto che sì, era diretto da lui. E non a casa propria, come si era proposto, per avvilupparsi nelle lenzuola e piangere in silenzio.
Non voleva fare una scenata davanti alla sua famiglia, in ogni caso, men che meno davanti alle gemelle. Quelle bambine lo adoravano.
Perciò lungo il tragitto in bus, schiacciato tra corpi di estranei e con discorsi di cui non afferrava il filo nelle orecchie, decise che no, cazzo, nemmeno per sogno avrebbe urlato. Perché avrebbe dovuto farlo, poi? Non era certo colpa di nessuno. Avrebbe detto le cose a Louis come stavano, punto e basta.
Chiuse gli occhi e respinse la vagonata di lacrime che premevano per scivolare sulle sue guance. Va tutto bene, va tutto bene.
Riuscì a balzare giù alla fermata giusta, e si fermò in mezzo al marciapiedi, piegando più volte le ginocchia, in un vano tentativo di frenarne il notevole tremore. Infilò le mani grandi e fredde nelle tasche strette dei pantaloni,  si strinse di più nel maglione, alzò lo sguardo e riconobbe la casa della famiglia di Louis in fondo al vialetto. Prese un gran respiro. Va tutto bene. Ricominciò a camminare in fretta, attirò diversi sguardi su di sé, e ne riconobbe alcuni ― la signora Dull, ad esempio, che viveva nel cottage accanto a quello dei Tomlinson, e che faceva i biscotti tutte le volte che Louis e Harry tornavano lì.
Ma continuò verso la sua meta. La raggiunse in pochissimo tempo e, con dita che non sentiva più ― un po’ per il freddo, un po’ per il nervosismo, ― premette il campanello.
Ad aprire la porta fu proprio Phoebe, una delle gemelle, che alzò i grandi occhi chiari su Harry e «Oh! Ciao!» esclamò, aprendo le labbra in un gran sorriso. Allargò le braccia, pronta per farsi sollevare, ed Harry l’accontentò, sebbene l’attesa di vedere Louis lo stesse divorando.
La bambina batté le mani, ridacchiando. «Fizzy e Daisy e Lottie sono a scuola. Mamma e Mark fanno la spesa.» raccontò. «Io sono a casa. Perché ho la tosse. Senti?» e diede un colpetto di tosse, facendo ridacchiare anche Harry.
«E, uhm… tuo fratello?» domandò Harry riuscendo a disincagliare la voce roca dal fondo della sua gola, e si sentì avvampare.
«Louis?» squittì la piccola. «E’ di là, nella sua camera. E’ una noia, non parla mai in questi giorni, uffa. Vuoi che ti accompagno
Harry la mise giù a terra e scosse piano la testa, sorridendo gentilmente. «Non c’è bisogno, Phoebe. Grazie comunque.»
«Okay.» Phoebe affondò fra i cuscini del divano. «Ti aspetto qui, però, eh.»
Harry le fece l’occhiolino e si inoltrò verso quella che ricordava essere la stanza di Louis. Sospirò, quando fu davanti alla porta ed appoggiò le nocche sul legno freddo. Bussò due volte, poi, senza aspettare alcuna risposta, girò la maniglia ed entrò, senza farsi tanti problemi. Si diede un’occhiata rapida intorno: le pareti erano azzurre, tappezzate di vecchi poster e fotografie istantanee, il pavimento di parquet era coperto parzialmente da un tappeto indiano, un po’ rovinato ai bordi, il letto a una piazza era lo stesso su cui avevano fatto l’amore tempo addietro, soffocando ogni rumore nel timore che le sue sorelle potessero sentire qualcosa, e infine, al fondo della stanza, davanti alla finestra chiusa e con le tende gialle, c’era la scrivania. E davanti alla scrivania, accovacciato su una sedia girevole che cigolava, c’era Louis.
Harry lo guardò in faccia, per un attimo dimentico di tutto. Guardò le sue occhiaie, le sue labbra screpolate e rovinate dai morsi, il suo corpo esile come non lo era mai stato, i suoi capelli lisci, non più curati in quel modo maniacale, e sì, per un momento Harry cedette e dimenticò tutto.
Fu Louis stesso a svegliarlo, in qualche modo, alzandosi in piedi, barcollante, e fissandolo col vuoto negli occhi blu.
Il riccio rimase a guardarlo a sua volta e non fece un solo passo verso di lui. Si limitò sistemarsi il maglione e guardarsi attorno con aria distratta. Con una fitta allo stomaco si rese conto che la loro fotografia, contornata da una cornice rosa e bianca, giaceva ancora dove l’avevano lasciata l’ultima volta. L’avevano scattata durante la festa di compleanno di Louis, ubriachi come solo loro potevano essere, stanchi e fatti come pigne, come avrebbe detto Niall. Nello scatto Harry baciava sulla guancia Louis e Louis sorrideva. Era stanco, si vedeva dal modo in cui il sorriso si piegava storto, ma era felice, e glielo si leggeva negli occhi.
Harry tornò con gli occhi sul più grande e, con una voce che non sentiva più sua, bassa, spezzata dal nervosismo e acuita dal pianto che incombeva, chiese: «Lou, posso… abbracciarti?»
Louis, da parte sua, trattenne il respiro in gola per qualche istante e, senza ancora buttar fuori l’aria, annuì, in imbarazzo.
Harry si sporse in avanti ma arretrò immediatamente. «No, scusami, non voglio costringerti. È per un’altra cosa che sono venuto, io…»
«No. Fallo.» lo interruppe Louis, sottovoce, gli occhi bassi. «Fallo. Per favore.»
Harry non credette alle sue orecchie. Deglutì, avanzò di nuovo, aprì le braccia, e fu Louis stesso a infilarsi nel rifugio caldo che rappresentava il corpo di Harry. Solo allora respirò davvero. Louis, fra le sue braccia, stretto tanto da non riuscire a respirare, si sentì vivo. Una sensazione che non seppe spiegare nemmeno a se stesso.
«Mi dispiace.»biascicò Louis, contro la spalla di Harry. «Averti trattato così quella volta. Mi dispiace.»
Harry scosse la testa, strofinò il palmo della mano sulla schiena di Louis, cosa che era solito fare ogni qualvolta lui fosse in qualche modo agitato, e chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo. Gli venne da piangere.
«Va tutto bene.» disse, e la sua voce suonò ferma e rassicurante. «Va tutto bene, Lou. Non è successo niente.»
Louis singhiozzò sonoramente, tentando invano di zittirsi. «E’ che è tutto così incasinato, e non ci capisco un cazzo.» mormorò ancora. «E mi dispiace se sto facendo male a te.»
«Louis.» Harry pronunciò il suo nome con tutto l’amore e la delicatezza del mondo, la sua voce sfiorò le orecchie di Louis come l’ala di una farfalla. «Va bene così, non piangere. Va tutto bene
Louis non rispose, ma calmò i suoi singhiozzi, sostituendoli con enormi sospiri. Harry continuò a parlare per lui, e Louis gliene fu grato, mentre veniva cullato dalla sua voce calda.
«Voglio aiutarti. Devo aiutarti. Ma tu devi farti aiutare, Lou. Non posso farcela da solo. Okay?»
Sì, Harry aveva decisamente dimenticato. Aveva dimenticato Zayn e quello che gli aveva detto, aveva dimenticato il motivo principale per cui era andato a trovarlo. Le cose avevano preso una piega completamente sbagliata. Ma a Harry andava bene così, in fondo.
Louis nel frattempo annuì lentamente.
«Perfetto. Vedrai che andrà tutto bene.» assicurò Harry. «Ti amo da morire.» concluse in un soffio, accarezzandogli i capelli.
La porta cigolò ed entrò nella stanza Phoebe, in punta di piedi. Il fratello le scoccò un’occhiata oltre la spalla di Harry, strofinandosi un occhio, mentre lei si avvicinava a loro e «Anche io!» protestava, tirando forte i pantaloni di entrambi. Harry rise, sinceramente divertito, e scompigliò i capelli biondicci della bimba. Anche Louis rise, e davvero Harry si sentì morire.
«Anche tu, mocciosetta.» ridacchiò il più grande e prese in braccio la sorellina.
Harry non aveva dimenticato proprio un tubo, in realtà aveva semplicemente deciso che non gli importava più niente, dal momento che aveva il mondo tra le braccia.
E sì, forse avrebbe dovuto anche ringraziare Zayn, più tardi. Per il buon tempismo, perlomeno.


 

 

 
Fluuuuuuff.
Dunque… salve!
Grazie mille se siete arrivate fino a questo punto senza vomitare per il troppo fluff e grazie anche se avete vomitato.
Comincio col dire che sono un mostro, perché avevo promesso che avrei aggiornato in fretta, e invece voilà, a qualcosa come un mese (?) di distanza dal secondo capitolo. E per giunta alle quattro del mattino, per cui non so chi avrà lo scazzo di leggerlo. Boh. Vogliate perdonarmi! ç.ç
(E perdonate anche eventuali orrori di battitura, appena potrò li correggerò senza dubbio)
 
Comunque sia, veniamo alla storia.
Una parola: CASINO. Questo capitolo è stato il casino per eccellenza, non ci si capisce niente ed è molto confusionario. Che poi è sempre tutto confusionario nelle mie storie. Wat.
Oh, amo come Phoebe rovini i momenti di fluff dei miei larry. You go, Phoe. çwç
Ah, la fotografia che ho menzionato sarebbe questa. Aaaah, sono splendidi. ç.ç
 
Bene, non saprei bene che dire ancora perché è tardi e ho sonno e Star Trek non la smette di tormentarmi.
Concludo ringraziando immensamente tutti coloro che hanno recensito finora, soprattutto quelli cui non ho ancora risposto: grazie e scusatemi! Se non vi rispondo stasera/notte/mattina, sappiate che lo farò comunque nel pomeriggio, di sicuro.
Riangrazio anche chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate, ma anche i lettori silenziosi ovviamente. :)
Mi rendete davvero felice e vi voglio bbbbbene ç.ç
 
Eh GNENTE, ho in progetto due nuove shot, sempre larry, che pubblicherò a breve (il mio breve corrisponde a sette anni luce!), quindi… nulla.
Alè, buonanotte, buongiorno, buona serata a tutti.
 
Un bacione! :)
 
Peep

 


(finalmente Harry sorride, picci.)

  
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