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Autore: Chilemex    31/07/2013    2 recensioni
[Crossover Fire Emblem Awakening~Fire Emblem Radiant Dawn]
Il gruppo dei Pastori al completo, capitanati come sempre da Chrom, incontreranno, in una giornata apparentemente normale, un personaggio alquanto particolare. Si tratta di qualcuno che dichiara di essere un Laguz proveniente da un luogo chiamato "Terre di Gania", un posto di cui i Pastori non hanno mai sentito parlare prima. Il personaggio, inoltre, racconterà di esser stato aggredito da uno stregone il cui intento è proprio quello di eliminare ed uccidere tutti gli individui appartenenti a questa razza, partendo da quelli più "importanti". Spetterà ai Pastori, accompagnati da questo Laguz, il compito di fermare questo stregone per evitare l'estinzione della cosiddetta Razza Orgogliosa.
[Spoiler (su entrambi i giochi) ~ Out of Character]
[Ambientato in seguito agli eventi di FE Radiant Dawn, con qualche modifica agli epiloghi]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrom, Ranulf, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una volta superata la radura in cui si era svolta la battaglia, tutto proseguì normalmente. Nulla, lungo il sentiero, avrebbe potuto far credere che poco prima ci fosse stata una lotta tra due eserciti teoricamente alleati, o ancor peggio, che qualche chilometro indietro fosse scoppiato un incendio magico.
In testa al gruppo c’erano, come sempre, Chrom e Ranulf. Stavolta, però, il capitano stava parlando con sua sorella Lissa. Il Laguz, quindi, viaggiava da solo. E non era proprio al massimo del buonumore, al contrario… Si sentiva a pezzi.
 
«Come mai quella faccia affranta?» chiese una voce familiare alle spalle di Ranulf, sempre più vicina. Era Flavia.
«Eh?» rispose confuso il Laguz, cercando di sorridere «Faccia affranta? Io?»
Flavia rise, col suo solito tono sostenuto: «Ah! Non sei davvero in grado di nascondere le tue emozioni! Si vede a miglia di distanza che c’è qualcosa che non va!»
Ranulf accennò finalmente un sorriso, facendo roteare lo sguardo.
«Beh, sì… In effetti è così»
Flavia continuò a parlargli, stavolta però in tono più serio: «Allora, di che si tratta? Riguarda la battaglia che abbiamo appena vinto?»
Ranulf annuì e sospirò: «A quanto pare l’hai capito da sola. Quindi immagino che non ti ci vorrà molto per capire che cosa mi preoccupa, nello specifico»
Lei rispose: «Vediamo… A giudicare dalla tua faccia… Direi che forse ti senti in colpa per aver ferito ed ucciso dei soldati dei Regna Ferox?»
Ranulf avrebbe voluto sorridere, ma non ci riuscì, quindi si limitò a sospirare di nuovo e dire: «Mi hai beccato. E credo che dirlo a te sia la cosa meno conveniente che potessi fare, dato che, da quel che ho capito, tu governi questa nazione…»
All’inizio Flavia rimase in silenzio, il che non fece altro che mettere il povero Ranulf tremendamente a disagio, ma poi rise di nuovo, sciogliendo la tensione.
«È davvero questo che ti tormenta così tanto?» chiese il Khan.
«Beh, forse… Ma direi di sì. Insomma… Non ti dà fastidio il fatto che abbia affrontato dei soldati che appartengono alle tue truppe? So di averlo fatto perché era necessario per il proseguimento della missione, ma… Pare che da quando sono arrivato in questo continente, senza nemmeno volerlo, abbia causato solo problemi…»
Flavia, con poca sensibilità, rise di nuovo. Ma prima che ciò potesse suscitare ancora più sconforto in Ranulf, tornò a parlare.
«Aah, Ranulf… Pensi davvero che ciò che hai fatto poco fa sia sbagliato? Se è così, non conosci davvero i Regna Ferox… Qui la gente combatte! Combatte e basta! Siamo un regno che si basa su questo, non per niente ogni anno organizziamo un torneo in cui la gente si fa ammazzare… E tu credi che aver sconfitto un comandante ferossita sia stata una cosa orribile e sbagliata? Avrebbe potuto esserlo se l’avessi fatto di tua spontanea volontà, ma sono stati LORO ad attaccare noi senza un motivo preciso. Sapevano benissimo a cosa stavano andando incontro, perciò non bisogna fartene un torto. Anzi… Dovrei ringraziarti! Se il comandante Berth avesse continuato ad assalire tutte le persone che passavano da quella zona, sarebbe stato ancora peggio. Ammetto che mi sembra strano il fatto che sia diventato improvvisamente così… Ma non è questo il punto. Hai fatto la cosa giusta, Laguz, e non hai motivo di sentirti in colpa!»
Nonostante le parole di Flavia non potessero essere considerate leggere e delicate, Ranulf ne trasse davvero conforto. In pochi attimi, infatti, il suo umore si risollevò, dopo aver capito che ciò che diceva il Khan non era sbagliato.
«Hai ragione! Non so davvero perché ultimamente mi senta sempre così disturbato… Sarà la nostalgia di casa! Per quanto questo posto possa essere bello, certo…» rispose Ranulf, finalmente con un vero sorriso sulle labbra «Grazie, Flavia!»
Lei, soddisfatta del suo lavoro, diede una pacca sulla spalla a Ranulf dicendo: «Non sarò il comandante di questa missione come lo siete tu e Chrom, ma se ti vedo un’altra volta con quel muso lungo… Te la vedrai con la mia ascia!»
«Ah! Accetto le condizioni, allora!» ribatté Ranulf, divertito.
 
I Pastori continuarono a camminare incessantemente per molto tempo, seguendo il sentiero intrapreso fin dall’inizio, finché il cielo non si tinse di nuovo d’arancione e il sole iniziò a calare dietro alle montagne.
«Pare che si stia già facendo buio…» disse Chrom, rivolgendosi a tutti gli altri «Raggiungiamo la prossima radura e sistemiamoci lì per stanotte!»
Oltrepassando un ultimo tratto di bosco fitto, l’esercito arrivo su un altro piccolo spiazzo e lì cominciò a piantare le proprie cose.
Anche stavolta, decisero di non soffermarsi troppo sulla sistemazione “complicata”, limitandosi semplicemente a piantare qualche tenda per riposare.
La serata si svolse esattamente come la volta precedente: un piccolo falò intorno al quale si radunarono tutti i Pastori per mangiare, per poi passare del tempo insieme chiacchierando e divertendosi. Qualche storia horror “pesante” raccontata da Henry (che affascinarono Tharja e terrorizzarono Yarne), qualche poema interpretato da Owain in maniera esageratamente teatrale, addirittura delle barzellette inventate da Stahl, che fecero ridere la maggior parte dei Pastori, tranne i più irremovibili.
Anche quella sera, per stare a suo agio, Ranulf si ritrovò a raccontare storie e vicende riguardanti le Terre di Gania, facendo immaginare i loro bellissimi paesaggi ed esprimendo tutto l’affetto che provava per la sua patria.
«Sembra davvero un posto incredibile!» commentò Chrom «Una nazione abitata solo da Laguz, ma che confina con regni governati da umani…»
«Già» disse Ranulf, con lo sguardo perso. Evidentemente stava pensando a casa sua.
«E la cosa bella è che i rapporti tra Beorc e Laguz sono molto stabili, con rare eccezioni» continuò, dovendo poi specificare cosa fosse un Beorc «Verlith è una di queste eccezioni, a quanto pare… Però sono ottimista. Re Caineghis è davvero molto forte, come anche gli altri residenti del castello. Sono sicuro che riuscirà a tenere impegnato quel maledetto stregone per abbastanza tempo!»
«Ne sono sicura!» aggiunse Lissa, col sorriso sulle labbra, e con il suo solito tono allegro e contagioso. Tanto è vero che Ranulf non poté fare a meno di sorridere.
«Quando arriveremo lì e i problemi saranno risolti» affermò il Laguz «Faremo organizzare una festa alla quale siete tutti invitati!»
«Con il cibo?» chiesero Gaius e Stahl all’unisono, facendo ridere tutti.
«Sì, con del cibo!» replicò Ranulf, allegro.
«Bello!» commentò Íñigo «Così avremo un’altra motivazione! Oltre a quella di salvare una razza o quella di farci ammazzare da uno stregone psicopatico…»
La risata generale continuò. Quei piccoli momenti di allegria e spensieratezza, in mezzo a quella missione rivelatasi più pericolosa del previsto, servivano veramente molto per sollevare il morale dei Pastori.
Dopo un’ora, il gruppo si sciolse ed ognuno si ritirò nella propria tenda, stanco ma soddisfatto.
 
Ranulf stava dormendo disteso sulla schiena, com’era solito fare, e finalmente il suo sonno si stava rivelando pacifico e piacevole.
Almeno fino ad un certo punto.
Nel bel mezzo del suo sonno, Ranulf fu svegliato bruscamente da una voce, forte ed agitata.
«Svegliati! Ranulf, svegliati!»
Spalancò gli occhi, confuso, e si alzò in piedi barcollando leggermente. Sbattendo le palpebre un paio di volte, vide che all’entrata della sua tenda si era affacciato qualcuno: Kjelle.
«C-che succede?» balbettò il Laguz, intontito.
«Esci immediatamente dalla tenda e fai attenzione!» esclamò Kjelle, agitata «Siamo stati attaccati!»
 
Ranulf scivolò fuori dalla tenda il più velocemente possibile, preceduto da Kjelle, e una volta fuori non volle credere ai suoi occhi.
I Pastori, o almeno gran parte di essi, stavano correndo in giro per l’accampamento con le armi in mano, e molti di loro stavano già attaccando altre persone che Ranulf non riuscì a riconoscere. Ma la prima cosa che vide davvero fu un’altra: fuoco.
I carri erano situati nel preciso punto in cui erano stati lasciati la sera prima, ma erano completamente avvolti dalle fiamme, rosse ed altissime, che sembravano non volersi placare mai più.
«Cosa diamine…» riuscì a balbettare il Laguz, decisamente sconvolto.
«Stavo facendo la ronda insieme a mio padre e dei banditi sono entrati nell’accampamento all’improvviso!» spiegò Kjelle, impugnando la sua spada e preparandosi ad andare all’attacco «Ho sentito Basilio dire che si tratta di altri ferossiti, ma spero vivamente che non sia così. Ora dobbiamo difendere questo posto!»
La figlia di Sully partì all’assalto di un uomo situato nelle vicinanze che stava cercando di attaccare Tiki, che però non si fece cogliere impreparata e schivò l’attacco prima che Kjelle potesse intervenire.
Ranulf, ancora non completamente ripreso dalla sorpresa, decise di entrare in azione prima che fosse troppo tardi. Si concentrò, saltò all’indietro e in un attimo si trasformò, diventando il gatto azzurro e combattivo che tutti avevano visto il giorno prima. Poi, iniziò a correre con tutta la sua velocità felina verso un paio di banditi che stavano infastidendo il pegaso di Sumia, ridendo; il Laguz li colpì alle spalle con un solo e potente graffio, e la forza dei suoi artigli unita all’effetto sorpresa devastò i due nemici, atterrandoli immediatamente.
 
Miriel, in qualche modo, era riuscita a radunare in un angolo difeso dell’accampamento tutti i Pastori in grado di utilizzare dei tomi magici, e quindi abili con la magia. Il suo scopo era quello di elaborare una strategia con la quale affrontare alla meglio i nemici e limitare i danni. Da molto tempo, infatti, Miriel rappresentava in un certo senso “l’ambasciatrice” dei maghi del gruppo, proprio perché era la più abile nella arti magiche.
«Il capitano Chrom mi ha affidato il compito di chiamare a raccolta voi, che come la sottoscritta siete in grado di padroneggiare la magia e gli incantesimi, per trovare il modo di estinguere le fiamme nella zona dei carri dei rifornimenti al più presto!»
Il primo a protestare, più preoccupato che arrabbiato, fu Ricken, in groppa al suo cavallo.
«Noi? E come facciamo? Non abbiamo portato nessun tomo dell’acqua! Almeno non io…»
«Nessuno se li è portati!» esclamò Maribelle, anche lei sul suo destriero, intontita ed infastidita da quel brusco risveglio non adatto alle sue nobili abitudini «Vengono usati molto raramente e non sono nemmeno molto utili! Soltanto in questi casi…»
«Ci sono molti tomi anche nei carri, in questo momento!» aggiunse Cordelia, cercando ci calmare il suo pegaso «Dobbiamo sbrigarci!»
Ci fu qualche attimo di teso silenzio, finché qualcuno sembrò avere un’illuminazione.
«Il vento!» affermò Linfan, col viso improvvisamente colto da un sorriso piuttosto sicuro «Potremmo usare i tomi del vento più potenti che abbiamo per spegnere l’incendio e salvare il maggior numero di cose possibile!»
Tutti parvero apprezzare l’idea, ma rimasero dubbiosi.
«Col vento?» chiese Cynthia inclinando la testa «Io credevo che, soffiando addosso ad una fiamma grande, la si alimentasse…»
«Normalmente è così» rispose Laurent, riferendosi a Cynthia ma guardando la sorella Linfan «Ma in questo caso, se la forza dei vari tomi dovesse sovrapporsi in maniera più che sufficiente all’intensità del fuoco, questo si estinguerebbe in pochi attimi. È un piano che potrebbe effettivamente funzionare, sorellina!»
«Allora non indugiamo oltre ed affrettiamoci a metterlo in atto!» annunciò Miriel, e i vari maghi iniziarono a muoversi velocemente verso la zona dei carri, ancora in fiamme.
«Attaccate tutti da angolazioni diverse, così le fiamme verranno oppresse!» ordinò la maga, e tutti eseguirono come aveva detto. Già dopo qualche minuto di incantesimo ininterrotto, le fiamme iniziarono ad abbassarsi e a perdere intensità. Stava funzionando.
‘Possiede davvero la mentalità geniale del padre…’ pensò Miriel, un po’ malinconica, rimanendo comunque concentrata sul suo lavoro.
 
Sully, armata di tutto punto con la sua spada argento, si stava occupando di un paio dei banditi che avevano assalito il campo.
Si avrebbe potuto dire che Sully fosse la più euforica, in quella situazione… Da quando era stata svegliata, non aveva perso un attimo per infilzare gente a destra e a manca.
«Se c’è una cosa che non sopporto…» stava dicendo la ragazza, sul suo cavallo, stringendo la sua spada «Sono le imboscate. E odio anche essere svegliata all’improvviso. Perciò, avendomi svegliata all’improvviso a causa di un’imboscata… La pagherete!»
Il cavallo di Sully partì alla carica verso i due banditi che, colti alla sprovvista da quell’improvviso movimento, non ebbero nemmeno il tempo di spostarsi. Il destriero frenò nel momento perfetto, com’era abituato a fare, e la spada colpì perfettamente i due nemici, atterrandoli e lasciandoli lì dov’erano.
«E state contenti che non vi abbia colpito da qualche altra parte!» sbottò Sully, quasi divertita, girandosi e tornando alla carica di altri saccheggiatori.
 
Gregor, nonostante fosse stato uno degli ultimi a svegliarsi, aveva già recuperato armi e cavallo, e si era concentrato su un solo nemico, questo armato solamente di coltello, che lo aveva minacciato.
Si era tenuto a distanza dal nemico in questione, poiché aveva deciso di attaccarlo con il suo fidato arco d’acciaio. Stranamente, notò Gregor, il suo avversario non si mosse né tentò di attaccarlo.
«Ah! Tu paura di attaccare Gregor, sì? Avanti, Gregor ancora addormentato!» lo schernì l’ex mercenario, ridendo. Comunque, l’altro non si mosse; ancora più stranamente, sembrò impaurito da qualcosa, come se il fatto di affrontare Gregor potesse rivelarsi per lui un suicidio.
«Tu non parla e non scappa, eh? Beh, allora arrivederci!» esclamò infine il “vecchio”, preparando una freccia e tendendo l’arco. Qualche secondo per prendere la mira e… Tutto inaspettatamente regolare.
Il nemico venne colpito perfettamente dalla freccia e cadde a terra, sconfitto. Solo allora, Gregor notò che non era stata solo la sua freccia a colpirlo, bensì anche un’altra.
Si guardò rapidamente intorno, e non ci mise molto a notare che qualcun altro, come lui, aveva attaccato lo stesso nemico da una posizione distante.
«Íñigo?»
«Proprio così. A quanto pare abbiamo avuto la sfortuna di vedere entrambi lo stesso bandito!»
I due cavalieri arco si avvicinarono, allontanandosi per un po’ dalla battaglia.
«Tu era appostato dietro cespugli per inchiodare nemico, sì?» chiese Gregor, ridendo spensieratamente.
«Già» rispose Íñigo, sorridendo ma senza sembrare troppo divertito «Quell’uomo è stato davvero sfortunato, ritrovandosi ad essere l’obiettivo di ben due arcieri provetti…»
«Cavalieri arco, non arcieri!»
«Giusto, giusto… Beh, andrò a vedere come se la sta cavando mia madre, ho visto che stava affrontando uno spadaccino da sola e non vorrei si ferisse… Buona fortuna, Gregor!»
Íñigo si congedò, allontanandosi sul suo cavallo ed andando effettivamente al fianco di Olivia, non molto distante da lì.
‘Hehe, Gregor sta davvero diventando vecchio. Lui non ha visto ballerino arrivare ma nemico sì! C’è bisogno di un esame per vista…’
Ancora ridendo, Gregor tornò all’attacco, stavolta mirando a degli altri arcieri nascosti tra i cespugli ai confini dell’accampamento.
 
Tutti i curatori (escludendo Maribelle, che si stava ancora occupando dell’incendio), stavolta, erano passati alle armi offensive ed avevano preferito attaccare piuttosto che difendere.
Libra, ad esempio, si trovava di fronte ad un cavaliere armatura dotato di lancia di ferro, il quale si era fermato davanti al sacerdote mentre questo stava cercando di andare ad aiutare Lon‘zu.
«Ah! Dove credi di andare, signorina?» gli aveva gridato contro il bandito «Forse non l’avete capito, ma nessuno di voi lascerà questo accampamento, stanotte!»
Libra eseguì un profondissimo respiro ad occhi chiusi, come se stesse cercando di trattenere la rabbia, mormorando nel frattempo qualcosa.
«Dei, perdonatemi per ciò che sto per fare…»
La presa del sacerdote si strinse all’improvviso intorno alla sua ascia d’argento, poi Libra spiccò un salto in alto che nessuno si sarebbe aspettato.
Mentre rimaneva in aria, tese l’ascia dietro alla testa e caricò un colpo, e al momento della caduta, attaccò.
L’ascia colpì perfettamente il cavaliere armatura, non lasciandogli un attimo di tregua.
«C-come… Come hai fatto…?» boccheggiò il nemico, riuscendo a malapena a parlare dopo quel colpo devastante.
«Non. Sono. Una. Donna» fu la risposta di Libra, scandendo per bene le parole.
Quello era stato uno degli attacchi critici più fenomenali che avesse mai eseguito.
 
Tharja stava letteralmente massacrando un mirmidone nemico che si era solamente avvicinato a lei, poco prima, con l’intento di attaccarla.
Non aveva avuto molte possibilità, pur avendoci provato: Tharja si era distanziata di qualche passo prima che potesse colpirla, e poi aveva aperto il suo tomo di magia nera. Recitando una breve formula, era riuscita a scagliare sul mirmidone una maledizione decisamente poco leggera: l’uomo, incapace di muoversi o reagire, era avvolto da un’inquietante velo oscuro che, in qualche modo, gli impediva di respirare. Inoltre, come se il tutto non fosse già abbastanza raccapricciante, la magia non permetteva alla vittima di morire. Questa, quindi, continuava a soffrire incessantemente, coi polmoni in fiamme e nessuna parte del corpo capace di muoversi.
A giudicare dal ghigno sadico stampato sulla faccia della maga nera, si avrebbe potuto dire che Tharja se la stava spassando.
«P-per… F-favore… Pietà…» gorgogliò il nemico, quasi incomprensibilmente.
«Tsk, aspetta e spera!» disse Tharja, col suo solito tono cupo «Prima vieni ad attaccare un accampamento di notte e poi implori pietà? Non sei un tipo molto coerente…»
La maga nera non interruppe la maledizione, senza mostrare nemmeno un briciolo di compassione
«Oh, avanti, Tharjuccia» disse una voce alle spalle di Tharja «Ammiro questo tuo lavoro, ma credo che così possa bastare!»
Lei si voltò, sempre mantenendo vivo l’incantesimo, e vide che Henry le si era avvicinata.
«Che ci fai qui? Vai a combattere!» lo rimproverò lei, come una madre al figlio «Decido io cosa fare a questi vigliacchi!»
«Niah ah, ma certo! Anzi, devo dire che questa maledizione che stai utilizzando sembra piuttosto interessante…»
«Vuoi testarla anche tu?»
«Passo, grazie. Comunque… Davvero, fossi in te mi fermerei. Ci sono tanti altri nemici da affrontare e maledire, non ha senso concentrarsi su uno solo! Per quanto possa comprendere il tuo divertimento, certo…»
«Oh, basta che la fai finita!» sbottò infine Tharja, chiudendo di colpo il tomo ed annullando la magia. Il nemico crollò a terra e non mosse più un muscolo, l‘espressione sofferente ora immobile.
«Solo perché me l’hai chiesto tu…» mormorò la maga, passando la mano sotto al mento di Henry, graffiandolo leggermente con le sue unghie «Ah, la prossima volta che mi chiami di nuovo Tharjuccia, posso assicurarti che testerai davvero questa maledizione!»
Detto ciò, Tharja si allontano, lasciando Henry da solo.
«È stato più facile del previsto, direi! Niah ah ah!» rise, camminando nella direzione opposta alla ricerca di qualche altra vittima.
 
Un altro sacerdote guerriero che aveva preferito combattere piuttosto che difendere era Brady.
Il figlio di Maribelle, infatti, si trovava faccia a faccia con un lottatore. Il nemico impugnava un’ascia leggera, mentre Brady teneva stretta una scure.
Con aria orgogliosa e poco pacifica, l’avversario non perse troppo tempo e lanciò la sua arma verso Brady, cercando di colpirlo.
La fretta e l’agitazione, tuttavia, lo portarono a sbagliare completamente mira e a far finire l’ascia leggera a più di qualche metro di distanza dal sacerdote.
Lasciandosi sfuggire una risatina sprezzante, il biondo recuperò l’arma del nemico e l’impugnò nella mano sinistra (dato che l’altra era occupata dalla scure).
«Ah! Abbastanza patetico, davvero… Magari dedicandoci un secondo in più avresti potuto colpirmi! Beh, sarà per la prossima volta. E visto che non sei l’unico ad avere un’arma da lancio, qui…»
Detto ciò, Brady approfittò del fatto che il suo avversario fosse rimasto disarmato e lanciò entrambe le asce, quella leggera e la scure, verso di lui, una subito dopo l’altra.
«Centro! Dieci punti per me!» esclamò poi il sacerdote, recuperando entrambe le armi dal corpo del nemico, caduto a terra.
 
Poco più in là, qualcuno si stava davvero divertendo.
Si trattava di Nowi, l’allegra Manakete dei Pastori, che se la stava spassando prendendo in giro un povero arciere.
Questo, infatti, stava sparando frecce a raffica da più di un paio di minuti, nel disperato tentativo di colpirla. E lei, addirittura in forma umana, continuava a schivarle semplicemente spostandosi di qualche metro a destra, a sinistra o all’indietro.
«Basta!» urlò ad un certo punto l’arciere, esasperato «Smettila di schivare, stupida ragazzina vigliacca!»
Avvicinandosi un po’ a Nowi, tese l’arco per l’ennesima volta e fece partire un’altra freccia… E stavolta la colpì al braccio.
«Ahw!» esclamò Nowi, sorpresa «Alla fine ci sei riuscito!»
Prima che l’altro potesse esultare o preparare un secondo attacco, però, la Manakete strinse la propria Pietra Drago nella mano, e dopo la solita e breve trasformazione, Nowi divenne un drago.
Come si aspettava, l’arciere rimase impietrito e stupito, tanto da abbassare l’arco ed osservarla a bocca aperta. Un’occasione imperdibile!
Con un normalissimo soffio, Nowi colpì il suo avversario e lo atterrò in un colpo solo.
«Ho più anni di te e di tutti i tuoi bisnonni messi insieme! Altro che ragazzina!» rise lei, volando verso l’alto per scrutare il campo di battaglia e per andare poi ad aiutare il suo marito, Donnel.
 
Chrom, il capitano, era stato uno dei primi a svegliarsi ed a partire all’attacco. In quel momento stava affrontando ben due banditi, un ladro ed un mago, che avevano deciso di allearsi per attaccare il “maledetto principino”.
«State commettendo un grosso errore!» disse Chrom ai nemici, puntando verso di loro la leggendaria Falchion, che risplendeva anche nel buio della notte «I miei alleati hanno già eliminato gran parte dei vostri amici! Se volete evitare di fare la stessa fine, appoggiate le armi ed andatevene subito!
Gli altri due si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere.
«Non crederti forte quando non lo sei, principe Chrom!» borbottò il ladro «Forse non hai ancora capito che il nostro scopo non è principalmente quello di uccidervi, quanto quello di rallentarvi e farvi perdere tempo, mentre…»
Si interruppe.
«Mentre cosa?» non riuscì a trattenere Chrom, ma come si aspettava, non ci fu risposta sensata.
«Vedi? Non sai nulla! E ora combatti!» urlò il mago nemico, aprendo improvvisamente il suo tomo e scagliando un colpo di Tuono in direzione di Chrom.
Lui, naturalmente abituato, riuscì a neutralizzare la magia prima che potesse colpirlo semplicemente mettendo di traverso la sua spada.
Nonostante ciò, l’esplosione andata a vuoto dell’incantesimo provocò la comparsa di un denso fumo nero nell’aria, che ridusse molto la visibilità.
Nel tentativo di scacciare il fumo, infatti, Chrom fu colpito più volte da una spada d’acciaio, che lo ferì ad una gamba. Quando la nuvola si diradò, il capitano vide che ad attaccarlo era stato il ladro.
«La tecnica ha funzionato!» esclamò il mago soddisfatto, causando anche una risata del suo alleato.
«Non pensare di cavartela così facilmente!» urlò Chrom, infastidito, lanciandosi all’attacco nonostante la ferita alla gamba.
La lama di Fachion colpì il mago prima che questo potesse reagire in alcun modo, e lo sconfisse immediatamente.
«C-come…» riuscì a sospirare il nemico, ma Chrom lo ignorò completamente.
Il capitano, poi, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del ladro, in modo da attaccare anche lui. Stranamente, non riuscì a vederlo da nessuna parte.
‘Deve essere scappato dopo aver visto che fine ha fatto il suo amico…’ pensò Chrom, abbassando ingenuamente la sua spada. Fu proprio quella la mossa che lo tradì.
Qualcosa colpì la lama di Fachion, e poiché la stretta di Chrom su di essa si era allettata poco prima, la spada venne lanciata via.
Lui ebbe soltanto il tempo di voltarsi nella direzione da cui era arrivato l’attacco, colto dalla sorpresa, per poi venire clamorosamente atterrato da qualcosa di rapido e pesante che gli cadde addosso.
Sbattendo gli occhi in seguito all’impatto a terra, Chrom capì che a lanciarsi su di lui era stato proprio il ladro.
Il capitano fece di tutto per allungare la mano e recuperare Falchion, ma questa era caduta troppo lontano.
«Questo conferma ciò che ho detto prima!» esclamò il nemico, impedendo a Chrom di rialzarsi rimanendoci sopra con tutto il suo peso «Tu sopravvaluti molto la tua forza, principino! Orgoglio di qua, orgoglio di là… E alla fine vieni atterrato da un ladruncolo! Ah! Addio, fallito!»
Ridendo istericamente, il ladro sollevò in alto la sua spada. Chrom continuò a dimenarsi per cercare di ribaltare la situazione, ma non ci riuscì.
Il nemico abbassò improvvisamente la spada, divertito ed esaltato…
 
E la sua arma cadde a terra con un tonfo.
Chrom non aveva percepito altri rumori, ma era sicuro che fosse successo qualcosa.
Spalancò gli occhi, e vide che il ladro era crollato di lato, liberandolo dal suo peso, e non si muoveva più.
Il capitano sollevò la testa, e vide proprio quello che sperava.
«Ranulf?»
Il grosso felino azzurro era lì, davanti a lui, con l’aria agguerrita ed orgogliosa.
Chrom guardò il corpo del ladro caduto al suo fianco, e notò che sulla schiena dell’uomo c’era ancora l’impronta di un forte e profondo graffio, sferrato pochi secondi prima.
«Oh…» riuscì soltanto a dire il principe, rialzandosi e recuperando finalmente Falchion.
«Vedo che sei ferito… Riesci a camminare?» domandò Ranulf, avvicinandosi.
«Io…» balbettò Chrom, senza sapere bene cosa dire «Hai davvero… Wow. Mi hai salvato la vita, Ranulf. Grazie!»
Sul muso da gatto di Ranulf comparve un piccolo sorriso, non divertito ma lusingato.
«Scherzi? L’ultima volta l’hai salvata tu a me… Quindi ora siamo pari! Anzi, no, tu l‘hai fatto due volte…»
Chrom ridacchiò. La fiducia che lo legava a Ranulf diventava sempre più forte, soprattutto in quel momento. Non si trattava più solo dell’aiutare uno sconosciuto nella sua missione: sentiva che si stava creando una vera e propria amicizia, sostenuta dalla lealtà reciproca.
«Grazie. Davvero» ripeté Chrom, voltandosi poi verso il centro dell’accampamento.
Con sua grande sorpresa e piacere, vide che non era rimasto più nemmeno un bandito. Tutti i Pastori si stavano avvicinando, con aria stanca, alla zona dei carri, i quali non erano più avvolti dalle fiamme (anche se il fumo continuava a partire da lì e salire verso l’alto).
Ranulf si mise a fianco a Chrom, e in un attimo ritornò in forma umana. Nonostante ciò, pensò l’altro, rimaneva sempre lo stesso, sotto ogni punto di vista.
«A quanto pare ce la siamo cavata, eh?» disse il Laguz, con aria soddisfatta, osservando anche lui l’accampamento «Mi sorprende di essere riuscito a svegliarmi in tempo. Di solito, quando mi addormento, dormo per un bel po’… Anche se poi mi sveglio in fretta!»
Chrom rise, felice che la battaglia fosse finita.
«Beh, andiamo a vedere quanti danni ha causato quest’imboscata…» affermò poi, avviandosi zoppicando verso la zona dei carri, seguito da Ranulf.
 
Tutti i Pastori erano vicini ai carri, a curare eventuali ferite, con l’aria assonnata e stanca. Alcuni di loro, addirittura, si addormentarono sull’erba della zona.
Chrom, che aveva appena fatto sparire la ferita alla gamba grazie ad un unguento, stava parlando con Miriel.
«Tu e gli altri maghi avete fatto un ottimo lavoro! Spegnere il fuoco con la magia del vento è stata un’idea geniale!»
Miriel eseguì un leggero inchino.
«Vi ringrazio per la lusinga, capitano Chrom, ma l’idea non è stata mia. Piuttosto, dovreste fare le vostre congratulazioni a mia figlia Linfan. È stata lei ad illuminarci!»
Chrom sorrise.
«Lo farò… Appena si sarà svegliata!»
Anche Miriel accennò un sorriso, poi si allontanò. Nel frattempo, ad avvicinarsi al capitano fu Basilio.
«Chrom, ho una notizia sconcertante di cui forse sarai già a conoscenza. I vigliacchi che ci hanno attaccato stanotte… Anche loro vengono dai Regna Ferox. Li conoscevo di persona!»
L’altro sussultò.
«Cosa?! Ma… Come… Perché i soldati dei Regna Ferox continuano ad attaccarci? Non possono esser stati anche loro…»
«Oh, invece è molto probabile che sia così» lo interruppe Basilio «Se è vero che il comandante Berth è stato corrotto e minacciato da quello stregone, è possibile che l’abbia fatto anche con questi banditi!»
«Che comportamento vigliacco…» si intromise Ranulf, il quale ribolliva di rabbia ogni volta che sentiva parlare di Verlith «Però questo vuol dire che sta continuando a fare avanti e indietro tra questo continente e Gania… Se continua a venire qui per corrompere i soldati dei Regna Ferox, c’è la possibilità di trovarlo qui e stanarlo prima che possa tornare indietro!»
«È una possibilità, ma la vedo dura… Servirebbe molta fortuna, o molta sfortuna…» iniziò a dire Chrom, ma poi vide che Frederick si stava avvicinando a lui, quindi si interruppe.
«Mio signore, io ed alcuni altri Pastori abbiamo appena finito di ispezionare i carri e di riesaminare l’inventario di ciò che contengono… Temo di avere cattive notizie»
Chrom sospirò, e dopo aver visto che Frederick aveva attirato anche l’attenzione di Ranulf, lo intimò a continuare.
«Nonostante l’incendio arrecato dai banditi sia stato estinto abbastanza in fretta» spiegò Frederick «Ci sono stati dei forti danni. Gran parte delle armi da attacco fisico, come spade ed asce, è andata distrutta o gravemente danneggiata, rendendola inutilizzabile. Inoltre, tutti i tomi di magia contenuti nei carri sono stati completamente bruciati, nessuno escluso; rimangono solamente quelli che i maghi avevano a portata durante la battaglia. Ma la notizia peggiore è che…»
Frederick prese fiato, gesto che causò la preoccupazione di Chrom.
«Le scorte alimentari sono andate perse. Tutto il cibo che abbiamo portato dall’Ylisse… Non ne è rimasta una briciola»
«Cosa?!» si sentì urlare Stahl, ma tutti lo ignorarono. Non era l’unico ad esser rimasto sconvolto da quella notizia.
«Oh Dei, questo è un gran problema…» mormorò Chrom.
«Beh, abbiamo ancora le monete, no? Potremmo acquistarne dell’altro!» suggerì Kellam.
«Sì, ma siamo nel bel mezzo del bosco… Dove lo troviamo un negozio di alimentari nella foresta est dei Regna Ferox?» ribatté Zelcher.
«Già» continuò Chrom «Potremmo nutrirci di selvaggina, però…»
Ragionò per un po’, in silenzio, poi si rivolse a tutti i Pastori.
«So che potrà sembrarvi una follia, una cattiveria, o un’idea sciocca… Ma dobbiamo proseguire il cammino. Immediatamente. Stanotte!»
Molti di loro iniziarono a chiedersi perché, e Chrom non perse tempo a spiegare.
«Oltre al problema del cibo, ce n’è un altro. Il bandito che ho affrontato si è lasciato sfuggire un commento… Diceva che quest’imboscata non era un tentativo di sconfiggerci, bensì di rallentarci. Questo vuol dire che, se è vero che anche questi banditi erano stati assoldati da Verlith, lui vuole farci perdere tempo per compiere il suo… Operato»
Chrom guardò Ranulf per un attimo, incrociando il suo sguardo attento ed ansioso.
«Perciò non possiamo permetterci di perdere tempo. Se prima eravamo ad un giorno e mezzo di marcia dal porto nord dei Regna Ferox, avanzando di notte dovremmo riuscire a recuperare del tempo, ed arrivare lì entro domani sera. E c’è anche il problema della scarsità di alimentari a spingerci a muoverci; immagino che al porto troveremo dei rifornimenti. So che vi sto chiedendo troppo, marciare di notte non è affatto facile… Ma dobbiamo farlo, per il compimento della missione e… Se tutto ciò è vero, per il bene dei Laguz!»
Il discorso sembrò motivare davvero i Pastori: sebbene poco prima sembrassero scettici e lontani dall’idea, ora tutti stavano andando a smontare la propria tenda e a caricarla su ciò che rimaneva dei carri.
«Molto bene… Ottimo lavoro, Pastori!» si complimentò Chrom, vedendo che la fedeltà dei suoi amici non vacillava mai.
«Starò io in testa!» si offrì Ranulf «Riesco a vedere molto bene anche di notte, per cui potrei guidarvi sul sentiero giusto. È il minimo che possa fare!»
«Va bene, Ranulf. Grazie» acconsentì il capitano.
«No, Chrom… Grazie a te!»
Dopo qualche minuto, il gruppo era di nuovo pronto ad avanzare. I carri, e quel poco che rimaneva al loro interno, erano come sempre al centro della formazione.
«Se percepite qualche pericolo, fatevi subito sentire» raccomandò Chrom «Bene… Avanziamo!»
L’esercito dei Pastori seguì il sentiero indicato, addentrandosi nuovamente nell’oscurità del bosco notturno.
 
Il gruppo viaggiò con andamento spedito ma tranquillo, rimanendo quasi in assoluto silenzio, il che non fece altro che aumentare la tensione e l’inquietudine della situazione.
Ranulf, davanti a tutti, continuava a scrutare il sentiero ed il territorio circostante, quasi senza sbattere le palpebre. Aveva davvero l’aria di un felino pronto a reagire a qualsiasi eventuale attacco.
«Forza e coraggio, Pastori!» incitò Chrom, giusto per rompere il ghiaccio, sembrando più che altro il capo di una banda di boy-scout «Verrete ripagati per questo sforzo quando saliremo sulle navi! Lì potremo riposare comodamente e senza preoccupazioni!»
Nonostante tutto, il morale della truppa era abbastanza stabile… O almeno non era basso e triste, anche se a vederli in faccia i Pastori sembravano più che altro un’orda di Risorti.
 
Dopo poco più di due ore di marcia, l’esercito si rese conto di esser partito dall’accampamento in un momento di notte inoltrata. Questo perché, quasi all’improvviso, dall’orizzonte cominciò ad ampliarsi una linea color rosa pallido che dipinse lentamente il cielo, prima oscuro e tetro.
«È già l’alba…» mormorò Frederick, dal fianco di uno dei carri «O stiamo viaggiando da molto tempo o siamo partiti tardi…»
«O magari entrambe!» suggerì Lissa, stanca ma non distrutta.
«Io credo, invece, che vedere cosa ci aspetta poco più avanti farà piacere a tutti!» li interruppe Ranulf, apparendo risollevato.
Subito, tutti iniziarono a “scavalcarsi” delicatamente per arrivare in testa al gruppo, ma non fu necessario fare tutta quella confusione. In pochi attimi, infatti, tutti i Pastori uscirono improvvisamente dalla zona fitta della foresta per ritrovarsi all’imponente ed evidente entrata di un borgo cittadino. Inoltre, fu impossibile non notare la brezza marina proveniente da nord e il forte odore del mare nell’aria.
«Siamo arrivati!» esultò Olivia, rossa in viso (a causa della fatica) «Il borgo del porto nord dei Regna Ferox!»
«Proprio così!» confermò Flavia, respirando profondamente «Ah, non sono stata qui molte volte… Ma adoro l’odore del mare!»
«Siamo stati velocissimi ed abbiamo recuperato molto tempo!» continuò Chrom «Bene, ora raggiungiamo il porto e prendiamo qualche nave!»
«E un bel carico di cibo!» ricordò Gaius, dal fondo della formazione «Non dimentichiamoci che siamo a secco e che non mangio qualcosa di zuccherato da più di dodici ore!»
Impazienti e felici, i Pastori si mobilitarono di nuovo ed entrarono nel borgo.
 
La strada principale del villaggio era completamente deserta e silenziosa, il che rendeva tutto abbastanza inquietante, nonostante l’apparentemente buona accoglienza del posto.
«Wow… Non c’è nessuno, in giro…» commentò Ricken.
«Per forza. Il sole deve ancora sorgere del tutto, la gente sta ancora dormendo» replicò Gerome.
«Beh, non è una cosa di cui preoccuparsi. Il borgo si animerà presto, e riusciremo a raccattare tutto quello che ci serve per partire anche prima di mezzogiorno!» disse Chrom, fiducioso.
«Oh… Invece abbiamo qualcosa di cui preoccuparci, eccome…» mormorò qualcuno dalle prime file della formazione.
Era stato Ranulf, che aveva appena raggiunto un punto sopraelevato del paese, da cui si riusciva già a vedere il porto cittadino e, di conseguenza, il mare. Ma il suo tono, ovviamente, non era sereno.
«Cosa intendi dire, Ranulf?» chiese Chrom, raggiungendo il Laguz sul punto panoramico, per poi osservare ciò che si vedeva del porto.
Sussultò, e così fecero tutti gli altri Pastori che lo seguirono, dopo aver visto tutto.
«Oh, Dei… Ancora?» disse Noire, con un filo di voce, preoccupata come tutti gli altri.
La zona del porto era molto ampia, e piena di piccoli edifici costruiti probabilmente per gestire il porto stesso.
Ma la cosa più preoccupante era il fatto che l’area fosse interamente occupata da soldati, tutti rigorosamente armati, che si erano sistemati in modo da non far arrivare nessuno fino al mare.








Olè, sesto capitolo!
Anche stavolta spero di non aver molto da dire alla fine… Soltanto un chiarimento riguardante le storia stessa: l’assenza dell’avatar.
Per quanto l’idea possa sembrare paradossale e per nulla fedele a ciò che lascia intendere il gioco stesso, ho deciso di non inserire il personaggio.
Lo so, non ha molto senso, ma sono partito con l’idea di non metterlo, e farlo comparire ora dal nulla sarebbe piuttosto strano… Voglio dire, se ci fosse stato, avrebbe già dovuto parlare in questi ultimi sei capitoli, no?
Quindi… Mi dispiace, ma niente avatar :C Peccato, è un personaggio che mi piace (frase che sembra molto narcisista, dato che in un certo senso l’avatar sarei io)…
Bene, ho finito. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia vi stia interessando, se notate qualcosa di negativo/osceno/terrificante non esitate a farmelo sapere, e… Alla prossima parte! :D
 
P.S. Prima che vi facciate l’idea sbagliata… No, Tharja non sta con Henry. Lei sta con Gregor (best couple ever, ma anche no), mentre lui è single… Poverino :c Ma purtroppo ci sarà sempre qualche forever alone, e in questo caso sono Henry, Frederick e Stahl.
Tharja va semplicemente molto d’accordo con Henry, tutto qui :3
  
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