Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Kilian_Softballer_Ro    31/07/2013    2 recensioni
(Sequel di "School,friends...and family")
Shadow è tornato nella città dove frequentava il liceo, e quando a una cena rincontra i suoi vecchi amici di allora, sembra che nulla, figli a parte, sia cambiato...Ma è davvero così?
Quattordici anni prima qualcos'altro era successo, e rivangare il passato potrebbe non essere piacevole. Cosa accadrà? Scopritelo qui!
***GRANDE RITORNO A SORPRESA PER TUTTI. ANCHE PER ME.***
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-         Finalmente è finita! – Esclamò Denise.
Tikal la guardò, divertita. – Una decina di anni fa avresti detto il contrario.
-         Una decina di anni fa non avevo tre figli.
Agosto era passato a una velocità impressionante, nonostante il caldo terribile. E ora era arrivato il giorno più atteso dalle madri: il primo giorno di scuola.
In realtà Tikal non lo aveva atteso così allegramente.
-         Penso che starò in ansia per i prossimi sei mesi – disse a Denise mentre si dirigevano verso l’asilo, dove andavano tutti e tre i figli della riccia e, da adesso, anche Itza.
-         Tu sei in ansia ogni giorno, Tiki.
-         Ma se si trova male? Se piange?
-         Lo fanno tutti, all’inizio. E non mi sembra che tua figlia sia così nervosa.
In effetti, la piccola echidna era entusiasta dell’idea di andare all’asilo. Soprattutto da quando aveva scoperto che ci sarebbe andato anche “’Mmett”, ovvero il suo nuovo migliore amico.
Tikal sospirò. – Mi fiderò.
-         Ti devi sempre fidare di me.
-         Il problema è che ogni volta che lo faccio me ne pento.
Denise vedeva quanto la sua amica fosse nervosa, e per evitarle di tornare a casa da sola a preoccuparsi la convinse a seguirla in un bar, tentandola con una seconda colazione.
L’echidna accettò, e quello rimase il loro piano finché non ebbero consegnato i figli alle rispettive maestre. Mentre si avviavano verso l’uscita, però, la riccia udì una voce familiare chiamare il suo nome.
-         Non ci posso credere…Denise Kennington?
Le due si voltarono. Davanti a una classe poco distante, piacevolmente sorpreso, c’era Espio.
-         Ma guarda chi si vede….Kira! – La riccia bionda si precipitò a salutarlo. Tikal la seguì più lentamente, con un mezzo sorriso.
I due si abbracciarono, mentre il camaleonte si accorgeva anche di lei. – Ah, salve, Tikal.
- Salve. – Era più fredda di quanto avrebbe voluto, ma non poteva farci nulla. Lei non lo aveva mai perdonato del tutto. Non dopo che lui aveva permesso a Julie-Su di appendere la sua foto in bikini nel bagno della scuola.
- Cosa diavolo ci fai qui? Charmy ci aveva detto che eri andato a vivere altrove! – Esclamò Denise sciogliendo l’abbraccio.
- Più o meno è così. Ho girato un po’ il mondo, ma adesso sono qui. Ah, Denise, Tikal, permettetevi di presentarvi mia moglie. Amelia, loro sono due mie vecchie compagne di scuola.
- Piacere di conoscervi. – La donna che si era avvicinata era un’iguana bianca, statuaria, con gli occhi neri e vestita con un tailleur chiaramente firmato. Le altre due la osservarono sbattendo le palpebre.
- P-piacere.
- Tesoro, se non ti dispiace io vado. Ismael mi aspetta per le nove – disse Amelia.
- Ma certo. Buona giornata. – I due si scambiarono un bacio fugace, poi la donna si avviò.
- Wow, Espio, hai fatto davvero un bel bottino – commentò Denise. – Ma che ci fai qui?
- Secondo te? Sono venuto ad accompagnare le mie bambine al loro primo giorno di scuola. – E così dicendo accennò verso la classe. – Voi invece? Figli?
- Senti, sono anni che non ci vediamo e dobbiamo aggiornarci un po’. Che ne dici se invece di stare qui in piedi ce ne andassimo in un bar e le chiacchiere le facessimo davanti a un caffè?
- Okay, andata!
 
Mezz’ora dopo erano seduti intorno a un tavolino, e per qualche strano scherzo del destino, il bar era proprio quello in cui andavano da adolescenti.
-         Così voi siete rimaste con Aster e Knuckles, eh? Chissà perché ci avrei scommesso – commentò Espio.
-         Invece io non avrei mai creduto che tu avessi la vocazione del padre – disse Tikal.
-         Già, anch’io sono stato abbastanza sorpreso di essere così felice. Io e Amelia non avevamo programmato di avere figli…e quando sono arrivate, le piccole sono arrivate in due.
-         Gemelle? – Chiese Denise sorpresa. – Oh, senti, Kira, sto perdendo il filo. Racconta un po’ dall’inizio.
-         Non c’è molto da dire….Quando ho lasciato la scuola ho deciso che avrei girato un po’ il mondo. In realtà, poi, mi sono fermato in Sudamerica. Ed è stato lì che, cinque o sei anni fa, ho conosciuto Amelia. Lei faceva la modella, e io…Beh mi vergogno un po’ a dirlo, ma mi appostavo ad aspettarla dopo ogni sua sfilata. Siamo stati insieme un po’, ci siamo sposati. Poi, quando abbiamo scoperto che lei era incinta, abbiamo deciso che il Sud non era il miglior posto possibile dove crescere un bambino. Così siamo tornati negli USA, e dopo tanto girare ho pensato di venire qui. Volevo che Olivia e Penelope venissero a scuola dove ero andato io, e avere un posto fisso fa bene. Amelia ha aperto un agenzia di modelle taglie forti, e io faccio il casalingo.
-         Tu? Non ti credo neanche se ti vedo.
-         Grazie, Deni. Riconosco la tua solita fiducia.
-         Senti, Espio – si intromise l’echidna – noi siamo rimaste in contatto con tutti quelli del nostro gruppo, però…cioè, con certa gente, non abbiamo mai parlato….insomma, tu sei rimasto in contatto con Julie-Su e simili? – Avrebbe voluto fare quella domanda dall’inizio. Sapeva che era infantile, ma sapeva anche che si sarebbe sentita più sollevata se avesse  avuto la certezza che i suoi nemici di un tempo fossero tutti lontani. Magari in un altro continente.
-         In contatto è una parola grossa, ma sì, più o meno so che fine hanno fatto. Anche loro si sono sposati con i loro fidanzatini dell’epoca, tranne Scourge che…
-         Sì, sì, Scourge ha sposato una bella ragazza bionda dell’università, vai avanti, conosco questa storia – lo interruppe Denise.
Espio era stupito. – E tu come fai a saperlo?
-         Storia lunga, te lo spiego dopo. Va’ avanti.
-         Okay….beh, Sally ha sposato Monkey Khan, e hanno avuto un bambino, quest’anno. Loro vivono ancora in zona, se non ricordo male. Invece Enerjak e Julie-Su hanno avuto tre figli. Li ho incontrati mentre giravo ancora il sud. Abitano in Guatemala, o qualcosa del genere.
Tikal tirò un sospiro di sollievo, cercando di non farsi sentire. Non era proprio un altro continente, ma almeno…
-         Ma il Guatemala non è quel posto assurdo dove c’è una città che si chiama come te, Tiki? – Chiese Denise. – Non devono esserci degli abitanti molto intelligenti se accolgono Julie-Su e danno un nome del genere a una città.
-         Ah. Ah. Ah. Non fai ridere, Denise Kennington.
-         Bene, credo di dover andare. – Espio si alzò dalla sedia. – Devo fare un paio di cose a casa prima che tornino le bambine.
-         Ciao, Kira. Fatti sentire, ogni tanto. – La riccia lo abbracciò di nuovo.
-         Sicuro. Magari organizziamo una rimpatriata. Ciao, ragazze.
-         Ciao. – Quando il camaleonte se ne fu andato, le due si guardarono. – Bene, è stato un incontro inaspettato ma piacevole….no? – Disse Denise.
-         Tanto piacevole che credo di aver bisogno di un altro caffè per riprendermi.
-         Ci avrei scommesso – replicò l’altra scoppiando a ridere. – Non cambi mai Tiki. Sei tale e quale a quando avevi quattordici anni – aggiunse alzando la mano per attirare l’attenzione  di un cameriere.
-         Perché, tu credi di essere migliorata?
-         Io non migliorerò mai. Al massimo peggiorerò.
-         Che qualcuno ci salvi – gemette Tikal per scherzo, ma intanto la sua mente rimuginava: perché né lei né Deni avevano posto la domanda che sicuramente stava a cuore a entrambe? Perché non avevano chiesto a Espio se anche le sue bambine avevano mostrato qualche potere strano?
Perché fingevano che tutto quello che stava accadendo non stesse accadendo?
 
-         E ricorda sempre, Roy, scrivi sempre in due modi diversi le verifiche e i bigliettini. Così non ti scopriranno mai.
-         Dodgeball! – Lo rimproverò Blaze. – Non insegnarli queste cose fin dal primo giorno.
-         Va bene, va bene, stavo solo scherzando.
Erano nella cucina della casa di Silver e Blaze, intenti a preparare il pranzo. Il diretto interessato, il piccolo Iron,  ascoltava le parole dello zio a occhi spalancati, credendo a tutto ciò che diceva. Anche se non lo capiva.
Era stato il suo primo giorno di scuola, e per festeggiare i suoi genitori avevano invitato a pranzo gli zii preferiti dei loro bambini.
-         E cerca di non innamorarti a sei anni, finisci male se cominci così – continuo Dodgeball.
-         Adesso basta, Dodge! – Blaze gli diede un leggero scappellotto sulla nuca e gli piazzò in mano un cucchiaio di legno. – Mescola quella pasta e taci.
-         Sissignora – disse il riccio scattando sull’attenti. La gatta sbuffò, ma sorrideva, e uscì portandosi dietro il figlio. Dodge fece l’occhiolino al nipote e continuò ad occuparsi dei fornelli.
Nel cortile, Bev e Roxy stavano apparecchiando la tavola. L’echidna, stanca a causa della gravidanza, stava seduta e passava piatti e bicchieri alla nipote, che correva da una parte all’altra per sistemarli. Vedendo arrivare Roy, la zia spalancò le braccia. – Vieni qui, disastro di un nipote!
Il piccolo riccio non se lo fece ripetere due volte e le corse incontro. Mentre lo abbracciava, Roxy alzò lo sguardo su Blaze. – Serve aiuto là dentro? – Chiese facendo cenno di volersi alzare.
-         No no, stai tranquilla. – Rispose la gatta. – Come va?
-         Tutto bene. – La ragazza si appoggiò una mano sul pancione di sei mesi. – Oggi la piccola Kay ha deciso di starsene tranquilla.
Nessuna delle ecografie aveva ancora rivelato se il bambino era maschio o femmina. Roxy continuava a parlarne come se fosse sicura di avere una bambina, mentre Dodgeball si riferiva a lui come “il pesciolino” o “il mostriciattolo”.
-         Zia, zia, quand’è che nasce? – Esclamò Iron.
-         Ci andranno ancora un paio di mesi, ragazzino, o forse tre – rispose l’echdina.
In quel momento uscirono dalla casa Silver e Dodgeball, con in mano le pentole e le ciotole del pranzo. – Signori, si mangia!
Il pasto fu lungo e piacevole. I due bambini raccontarono entusiasti della loro mattinata a scuola, e Dodge avrebbe continuato a dare a Iron consigli assurdi su come comportarsi in futuro, se Blaze non lo avesse fissato con uno sguardo di fuoco dicendogliene di tutti i colori. Il riccio incassava, senza offendersi. La gatta era sempre stata quasi una sorella maggiore per lui, lo conosceva fin nel profondo, e lui sapeva che non parlava sul serio. Forse.
Mentre Roy parlava dei suoi compagni di classe, squillò il cellulare di Silver Il riccio rispose, e dopo aver scambiato qualche parola con l’interlocutore alzò lo sguardo verso gli altri.
-         E’ Sonic – disse. – Dice che più tardi porta i suoi figli e quello di Shadow a pattinare e chiede se anche questi due ragazzini qui vogliono venire.
-         Oh, sì, papà, per favore! – Esclamò Beverly. Iron abbassò gli occhi. La sua aria era molto meno entusiasta.
-         Chiede anche – continuò Silver- se qualche grande sarebbe disposto ad andare  con lui per…supporto morale. – Dalla sua espressione si capiva che avrebbe pagato pur di non dover essere lui a farlo. Lanciò un’occhiata eloquente al fratello, che capì al volo.
-         Okay, okay, mi offro io – disse Dodgeball. – Da qualche parte dovrebbero esserci ancora i miei pattini di quando vivevo qui.
Sparecchiarono in fretta, poi il ragazzo accompagnò i nipoti in casa a cercare i pattini. Bev aveva davvero un’aria felice, mentre il fratellino strascicava i piedi e rimaneva indietro.
-         Io non ci voglio venire – borbottò sottovoce, ma Dodgeball lo sentì lo stesso e si voltò verso di lui.
-         Perché no?
Il riccetto alzò gli occhi, sembrando già sul punto di piangere. – Sono tutti più grandi…è più veloci…mi lasciano sempre indietro da solo, io non voglio venire.
Lo zio sospirò e si accovacciò per essere alla sua stessa altezza. – Ascoltami bene – disse – io sono sicuro che non ti lasceranno sempre indietro. Ti aspetteranno.
-         Ma…
-         E se anche ti lasciassero indietro, vengo anch’io, no? Puoi stare con me. E se proprio se ne vanno lontani tu vieni in spalla a me, e vedrai se non li superiamo.
Iron annuì, poco convinto. In quel momento Beverly spuntò stringendo in mano due paia di pattini, e Dodgeball si alzò per andare a cercare i propri mentre i due bambini li infilavano.
La sua camera non aveva cambiato molto aspetto da quando ancora ci dormiva lui. Lo stesso letto, le stesse foto di lui e Roxy adolescenti, gli stessi poster di band e film fantasy, lo stesso casino. Soltanto che adesso probabilmente  adesso Silver lo usava come ripostiglio, contando che c’erano tonnellate di cianfrusaglie in più.
Si mise a frugare sotto un mucchio di vestiti, sperando di trovare i pattini, invece si imbatté in qualcosa di più interessante ancora. Se lo rigirò tra le mani, sorpreso che ci fosse ancora, poi lo rimise al suo posto, sogghignando. L’avrebbe tirato fuori al momento opportuno.
 
Quando finalmente uscirono dalla casa, ognuno con i suoi pattini ai piedi, Sonic era già sul marciapiede ad aspettarli, insieme a Shinichi, Misa e Night. Beverly si precipitò a salutarli, mentre Iron si aggrappava alla mano dello zio. Lui gli accarezzò la testa, incoraggiante, poi si chinò a baciare la sua ragazza ancora seduta.
-         Cerca di non farti investire. – Gli raccomandò Roxy.
-         Sissignora.
-         E di non andare a sbattere.
-         Sissignora.
-         E per l’amor del cielo, i bambini sono loro. Non c’è bisogno che lo faccia anche tu.
-         Ai suoi ordini.
-         E allora vai, scriteriato.
Il riccio la baciò di nuovo, poi, con un saluto al fratello e alla cognata, uscì in strada e si avviò insieme agli altri.
-         Finiranno nei guai – pronosticò l’echidna.
-         Come sei positiva – rise Blaze.
-         Conosco solo i miei polli.
-         Hai ragione.
-         Andiamo, non siate così pessimiste – disse Silver. – Sono solo andati a pattinare. Cosa mai potrebbe succedere?


Buongiorno! Chi si aspettava il ritorno di Espio? :D
Roxy: nessuno, facciamo prima a dirlo.
-.- taci...Ebbene, neanch'io me l'aspettavo. E' stata...un'idea del momento. 
Roxy: io mi preoccupo delle tue idee del momento...soprattutto se riguardano il mio ragazzo. Ad esempio, una storia che finisce con "cosa mai potrebbe succedere" di solito va a finire male.
Sempre più ottimista, vedo...
Roxy: ha parlato Nostra Signora della depressione!
Tanto fai bene in ogni caso a preoccuparti u.u
Roxy: ecco D:
:D ma bisognerà aspettare per sapere...intanto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo!
Ro =)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Kilian_Softballer_Ro