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Autore: Utrem    31/07/2013    4 recensioni
"Il Signore Oscuro ti cerca... ti vuole... lui ha bisogno di te... è disposto a rapirti e a catturarti con qualunque mezzo... il mio ruolo è quello di... "
Piton esitò a terminare la frase. Non solo: tutto il suo corpo sembrò essersi bloccato, in attesa della frase chiave in grado di sbloccarlo e sbrogliare il bandolo della matassa riguardo a parecchie questioni.
Harry si pentì della sua precedente distrazione e deglutì sonoramente, detenendo probabilmente il record di miglior sudorazione nel minor tempo.
" Impedirlo " concluse dunque dopo aver ripreso fiato.
Harry rimase di stucco.
"C'è... un motivo " riprese Piton dopo un po' " Un motivo che va al di là della mia fedeltà al nostro beneamato Preside e della pietà che posso provare nei confronti di un famosissimo ragazzo che è in costante pericolo di morte ".
Harry ci capiva sempre meno. Sapeva che Piton voleva dirgli qualcosa e che non era un qualcosa che gli sarebbe piaciuto dire, ma non riusciva proprio a capire di cosa si potesse trattare.
"Io sono..." breve pausa e sospiro " ...tuo padre ".
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Ho scritto questa storia ben due anni or sono (omg!). Spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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IL PADRE DI HARRY

 

Quarto capitolo – L'esito ancor più spiacevole del tentativo di riparare all'incidente spiacevole.

 






 

 
La lezione proseguì in maniera pietosa. Neville teneva gli occhi fissi sul banco senza né fare né dire nulla. Harry, per rinnovati motivi, non era riuscito a preparare una pozione decente, mentre tutti gli altri guardavano prima Neville, poi Piton, poi Harry, senza badare assolutamente a che ingredienti stessero aggiungendo o al verso in cui stavano mescolando. Non si accorsero di niente nemmeno quando la lezione era finita. Solo quando Piton minacciò di aizzare contro di loro un esercito di Dissennatori se non si fossero dati una mossa si alzarono dai banchi e scapparono via, scossi e tormentati dalla visione di Neville disperato piangere di fronte a tutta la classe.
Harry stava uscendo lentamente dall'aula, quando sentì la voce di Piton...
"Harry, trovo ammirevole che tu abbia voluto difendere Paciock in maniera tanto accorata e premurosa, ma ti avverto: con un caso disperato come lui c'è ben poco da difendere".
"PIANTALA! Lui non è un caso disperato!" urlò Harry in risposta.
Piton fece il giro per ritrovarsi esattamente davanti a lui.
"Sai, Harry, se fossi in te cercherei delle compagnie più gratificanti di quelle che frequenti tu... sono sicuro che sarebbero in grado di darti molte più soddisfazioni" commentò Piton. Il suo più che come una critica suonava come un consiglio e la sua voce era stranamente pacata e gentile. Tuttavia Harry non sembrò farci caso.
"Non è vero! Mi piacciono i miei amici! Mi sento pienamente soddisfatto quando sto con loro!" obiettò irritato.
"Va bene, va bene, come al solito non consideri minimamente ciò che ti dico..." si lamentò Piton, riprendendo dopo un po' sussurrando tra sé e sé: "Se solo quello svitato del Cappello Parlante ti avesse smistato in Serpeverde le cose ora sarebbero molto, molto diverse."
"CHE COSA HAI DETTO? Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio!" sbottò Harry furioso.
Piton rimase spiacevolmente sorpreso da questo accesso d'ira. Lo guardò afflitto e ripeté:
"Stavo solo dicendo che tu saresti molto diverso ora, se fossi stato smistato nella mia Casa"
"Be', non so se lo avevi notato, ma non tenevo affatto a finire nella Casa che aveva ospitato Voldemort!"
All'udire l'ultima parola, Piton emise un gemito e sobbalzò tremando, facendo svolazzare il vasto manto nero dietro di sé.
"NON PRONUNCIARE IL NOME DEL SIGNORE OSCURO O RICHIAMERAI LA SUA ATTENZIONE! E COMUNQUE I SERPEVERDE SONO SEMPRE STATI TRA I MAGHI PIÙ DOTATI CHE ESISTANO! IL SIGNORE OSCURO NE È LA DIMOSTRAZIONE!" urlò tanto forte da far rabbrividire Harry.
"Be', invece Silente non la pensa allo stesso modo!" replicò Harry.
"Io non ce l'ho... con Silente" spiegò a voce bassa Piton, più quieto "Ce l'ho con quello stupido cappello che prende in considerazione le osservazioni di sciocchi ragazzini di a malapena undici anni, permettendo loro di fare ciò che vogliono del loro futuro, pur non essendo consapevoli delle irrimediabili conseguenze dettate dalle loro scelte! E adesso mi dispiace ma devo congedarmi! Ci vediamo stasera nella mia aula, guai a te se non sei puntuale!"
Con queste infauste parole, Piton sparì dalla sua vista.
 
#
 
Harry era esausto. Era sul punto di esplodere. Tutti gli infelici avvenimenti turbinavano disordinatamente nella sua mente, rendendolo incapace di pensare a cose più facete e meno pesanti. Doveva trovare un posto dove riflettere in tutta tranquillità. L'ufficio di Silente non andava bene: lui avrebbe sicuramente parlato di Piton ed Harry non ne aveva proprio voglia. Nemmeno la Sala Comune di Grifondoro: Ron e Hermione lo avrebbero ignorato e lui avrebbe sofferto, al contrario se gli avessero fatto ulteriori domande lui non avrebbe più saputo cosa rispondere.
Non si rese conto che il posto ideale era a due passi da lì.
La porta del bagno era aperta e sembrava tutto vuoto.
Vi entrò, timidamente, cercando il tanto agognato angolo per riflettere sull'accaduto...
Si girò verso i lavandini e vide, con grande sgomento, Neville. Si stava scrutando allo specchio e, anche se non piangeva, sembrava molto turbato.
"Neville?" mormorò Harry avvicinandosi a lui preoccupato.
Come unica risposta ottenne un singhiozzo soffocato.
"Scusa. Mi dispiace, davvero"gli disse semplicemente Harry, mettendogli una mano sulla spalla.
Neville si girò lento con un aria non molto amichevole. Lo guardò cupo dall'alto al basso in modo un po' inquietante.
"Scusa?!" ripeté irritato, tirando fuori la rabbia repressa "Come sarebbe a dire, scusa? Tu lo hai fatto apposta! Sapevi che sono una frana e hai voluto farmi fare una figuraccia di fronte a tutti! Non avrei soddisfatto Piton nemmeno se gli avessi portato una pozione fatta da Hermione! T-tu...tu non hai idea di quanto io soffra per causa tua!"
"Neville, ti giuro che non è affatto vero! Io credevo in Pit... in te!" Harry si corresse appena in tempo...
"Non farmi ridere" brontolò Neville sconsolato "Chiunque con un minimo di senno sa che sono irrecuperabile! Tu sei famosissimo, amato da tutti! Sei un eroe, conosciuto in tutto il mondo magico! È perfettamente comprensibile che tu voglia farti beffe di me, che sono uno zero!"
"Neville, non è come credi! Essere famosi non è niente di speciale! Tutti non fanno altro che romperti le scatole e non puoi fare due passi senza che tutti cominciano a fissarti la cicatrice!" obiettò Harry, cercando di apparire convinto.
Lo sguardo bieco di Neville non parve rasserenarsi un granché. Harry sbuffò esasperato. Non ne poteva proprio più, quel giorno. Se avesse avuto Ron e Hermione dalla sua probabilmente sarebbe stato molto più paziente, invece...
"E va bene! Vuoi sapere la verità? Io pensavo che ti saresti impegnato sul serio nel preparare questa pozione per fare una bella figura con Piton, invece ho capito che hai proprio ragione! Sei un buono a nulla!" Aveva urlato così forte che dovette fermarsi a riprendere fiato. 
Neville sembrava aver perso la lingua. Era tutto rosso, tremava, stringeva forte i pugni accanto ai fianchi e lacrime di rabbia gli rigavano il viso.
"Tu non sei un Grifondoro! Lo sanno tutti! Non sarai mai all'altezza dei tuoi genitori! Loro erano-"
SBAM.
Neville lo colpì in pieno viso. Harry si sentì alzato da terra e ricadde pesantemente facendosi male alla testa. Il rumore di vetri rotti gli fece intuire che gli occhiali non erano sopravvissuti alla caduta.
Era sconvolto dal colpo e sorpreso dal gesto... lo schivo e timidissimo Neville non era mai stato un ragazzo violento. Era sorpreso soprattutto perché l'intensità del pugno gli aveva ricordato Dudley, che era il Campione dei Pesi Medi Juniores Scolastici del Sud-est...
"N-non avresti d-dovuto dirlo" balbettò Neville tremando dalla rabbia "N-non nominare i m-miei genitori in quel modo... m-mai più!!!"
Harry, ancora a terra, non si sorprese nel sentirlo parlare così: i suoi genitori effettivamente erano sempre stati il suo punto debole. Era tuttavia troppo stanco ed arrabbiato per essere comprensivo, in più adesso sentiva anche male all'occhio destro... si rialzò a fatica e pensò a cosa fare. Aggredirlo a sua volta non conveniva... anche se ovviamente non era al livello di Tiger e Goyle, negli ultimi tempi Neville era molto dimagrito ed era cresciuto in altezza e robustezza, superando di gran lunga Harry. Come se non bastasse, la bacchetta gli era caduta e rotolando si era collocata esattamente davanti al piede di Neville: non sarebbe riuscito a raggiungerla senza farsi notare. L'unica soluzione per uscire da quella situazione fastidiosa era parlargli.
"Hai ragione, Neville. Ho sbagliato. Scusami" disse automaticamente, con tono meccanico e freddo.
Neville esitò, continuando a guardarlo male.
"Eri sincero, prima" replicò, parlando come se Harry gli avesse appena dato dello stupido.
"No... cioé, sì... cioé...". Harry si interruppe sentendo dei passi che si avvicinavano al bagno. In un primo tempo ne fu rincuorato, chiunque fosse avrebbe potuto allargare la conversazione a tre e fornirgli quindi un'ancora di salvezza.'E se fosse Gazza? Che cosa direbbe vedendomi con un occhio pesto? O la McGranitt? O Piton?' pensò dopo, rabbrividendo sensibilmente considerando l'ultima possibilità. Effettivamente, ripensandoci, essere trovato nel bel mezzo di una discussione simile da qualcuno non aveva molti lati positivi...
La testa dell'intruso sbucò da fuori facendo capolino.
Era Ron.
"Ehi, ma cosa state..." mormorò sbalordito appena li vide "Un momento... Harry! Che diavolo hai fatto all'occhio?"
Harry ne era convinto, adesso. Essere trovato nel bel mezzo di una discussione simile NON aveva lati positivi.
"Be', vedi..."
"Neville! Non dirmi che sei stato tu!" urlò Ron subito dopo aver avuto il classico 'colpo di genio'.
"E se anche fosse?" replicò Neville con una voce non sua.
Ron era talmente sbalordito da non riuscire a replicare. Dopo un po' però, impossessatosi di un'aria da duro straordinariamente convincente, gli si rivolse nuovamente con aria minacciosa...
"E va bene... non mi fa piacere menar le mani, ma non posso permettere che il mio migliore amico venga trattato così!"
Harry naturalmente era contento che Ron fosse tornato a considerarlo e che lo volesse proteggere, solo che non sapeva come fargli capire che quello non era il momento giusto per fare l'eroe...
"No, Ron, non..." Harry provò a fermarlo, ma senza successo. Ron attaccò per primo Neville, che reagì con forza e lo scaraventò a terra. Ron si rialzò agguerrito ma un altro pugno di Neville lo ribaltò. La rissa durò per un po', terminando con un Ron sfinito e contuso in più parti ed un Neville in piedi, quasi incolume e trionfante. La cosa che Harry trovò più assurda in assoluto è che nessuno dei due aveva lontanamente preso in considerazione l'idea d'usare le bacchette ed in quel caso Neville non ne sarebbe sicuramente uscito vincitore...
"Se non vuoi che succeda di nuovo sta' attento a come parli, la prossima volta" esclamò Neville rivolto ad Harry, prima di uscire dal bagno e dileguarsi.
"Miseriaccia" mormorò Ron, rialzandosi a fatica da terra "Non sapevo che Neville picchiasse così duro"
"Ron, sei un IDIOTA!" urlò Harry, dopo aver riparato gli occhiali con la magia "Avresti potuto attaccarlo con la bacchetta, no?!"
"Non ne ho avuto il tempo!" si giustificò Ron, amareggiato e dolorante, massaggiandosi le costole "Hai visto come mi buttava a terra ogni volta?!"
"A dire il vero no, non avevo gli occhiali e ci vedevo pochissimo...comunque confermo, sei stato davvero uno stupido!"
"Ah davvero? Ti ricordo che se non fosse stato per me saresti una polpetta schiacciata adesso! E comunque, si può sapere perché ti ha picchiato?"
Harry gelò. Non ne poteva davvero più. Era stufo di tutte queste domande.
"Lascia stare" si limitò a rispondere sbuffando.
Ron ci rimase male e tornò a comportarsi come se fosse indifferente ai suoi problemi.
"Ma certo! Scusami Harry, non devo impicciarmi, hai ragione".
Harry era troppo stanco per far caso alla sua ironia. Appena si accorse dell'ora tarda virò verso l'aula di Piton.
"E adesso dove vai?" domandò seccato Ron, con voce indolente.
"Affari miei!" ribatté Harry. Dopo essersi accorto del muso lungo di Ron però decise di sostituire la sua risposta con un'altra un po' più amichevole "A ricevere la punizione di Piton".
"Ah, quella" borbottò Ron poco interessato "Be'... buona fortuna" Detto questo se ne andò, con i segni della lotta ben visibili sul viso.


 

 




-

Ueilà!
Ed è arrivato anche il quarto capitolo. Nemmeno questo è particolarmente allegro: Harry è intrappolato in un circolo vizioso, dove i problemi con cui ha a che fare provvedono a renderlo più suscettibile ed irritabile e a crearne, dunque, degli altri lui stesso, pur non volendolo.
Le cose, tuttavia, cambieranno e - chissà! - forse anche dopo l'incontro imminente con Piton...
Concludo come al solito ringraziando tutti coloro che leggono la storia e coloro che recensiscono! Sono contenta che stiate apprezzando la storia e che continuiate a seguirla :)
   
 
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