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Autore: ArwenUndomiel    01/08/2013    6 recensioni
Salve! :)
Mi sono imbattuta in questo sito di fan fiction per caso, a dire il vero fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Ho letto come ospite numerosi racconti legati alla saga di Harry Potter, la passione che le autrici hanno mostrato nello scrivere le loro storie, mi ha ispirata, così ho deciso di farlo anch'io.
Amo molto i personaggi creati dalla Rowling e proprio per questo non sono riuscita ad accettare la tragica fine di alcuni di essi.
Ho deciso così di dar loro una seconda opportunità!
La storia che ho deciso di scrivere è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica, Harry è distrutto, ma qualcuno gli ridarà speranza facendo in modo che partendo dall'epilogo, egli possa costruire una nuova storia.
Grazie a tutti per l'attenzione!!
Buona lettura! ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Mangiamorte, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 21

All  you feel
All that you love
All that you save
All that you give
Everyone you meet
Everyone you fight
All that is now
All that is gone
All that's to come
And everything under the sun is in tune
But the sun is eclipsed by the moon
Eclipse, Pink Floyd

 
UN MESE DOPO.

Le settimane erano trascorse in maniera piuttosto tranquilla.
Sirius aveva continuato a recarsi quotidianamente in infermeria ed era ormai un grande esperto di letteratura babbana.
Regulus non si era ancora risvegliato, ma in compenso Eleanor era diventata una tappa fissa nelle sue giornate, per quanto si sforzasse di starle lontano, non ci riusciva ed anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, gli mancava non averla intorno quando era via per lavorare al San Mungo.
Dal canto suo, la ragazza era al settimo cielo.
Che provasse qualcosa per l’uomo era più che evidente, lui la faceva sentire come nessuno era mai riuscito a fare, semplicemente stuzzicandola, chiedendole della sua giornata o ascoltandola mentre leggeva.
Inoltre sul punto di vista lavorativo non poteva ritenersi maggiormente soddisfatta, i coniugi Paciock avevano fatto dei passi da gigante e presto sarebbero potuti essere dimessi.
A breve avrebbe avvisato i loro familiari ed amici; aveva preferito fino all’ultimo non farlo per evitare che soffrissero se la situazione fosse nuovamente precipitata.
Quel mercoledì ci sarebbe stata la seconda riunione dell’Ordine della Fenice, Remus aveva avuto ragione, infatti subito dopo l’incontro con Minus, Silente aveva riunito il vecchio gruppo di combattenti con l’aggiunta della nuova generazione, infatti nonostante Molly ed il suo essere iperprotettiva avessero dato loro filo da torcere: i gemelli, Ron, Hermione, Neville e Luna erano riusciti a diventare le nuove reclute del gruppo segreto.
Peter era stato rinchiuso al sicuro nelle segrete di Hogwarts, era più che evidente che Azkaban fosse un posto tutt’altro che adeguato per tenerlo lontano dai suoi inseguitori; e sebbene vivesse in completa solitudine, aveva accettato di buon grado la propria condizione di prigioniero.
A quanto sembrava, Voldemort lo aveva lasciato come depositario di una pozione di rinascita i cui ingredienti erano talmente mostruosi che il vecchio preside sperava mai nessun Mangiamorte ne iniziasse la ricerca.
Si trattava di sacrifici umani e Merlino solo sapeva quante persone innocenti sarebbero morte per fare ritornare in vita quell’orribile mostro.
Dopo approfondite ricerche e con l’aiuto del Ministro, Silente aveva scoperto che Harry non aveva voluto distruggere il corpo del suo nemico il quale era stato sepolto, nascosto agli occhi umani, in Islanda.
L’anziano mago non aveva alcun dubbio sul fatto che il ragazzo avrebbe dato una degna sepoltura anche a chi non la meritava, ma quella scelta poteva rivelarsi molto pericolosa.
Dalla battaglia di Hogsmeade c’erano state solo piccole rappresaglie, tutte risoltesi con qualche ferito e sporadici morti nelle file dei seguaci dell’Oscuro.
Era indubbio che Bellatrix Lestrange si stesse muovendo per ottenere qualcosa, il punto era capire  se, oltre attraverso Peter, ci fosse un altro modo per arrivare a distillare quella maledetta pozione.
L’ordine del giorno della riunione di quella settimana sarebbe stato costituito da quell’unico punto.
 

“Sirius, muoviti … Siamo in ritardo, per colpa tua!” aveva urlato James mentre correva nell’Atrium del Ministero della Magia per arrivare al centro di addestramento degli auror.
“Hey, non mi è suonata la sveglia!!” aveva risposto l’altro gridando quasi più forte , intanto che tentava di abbottonarsi la giacca della divisa.
All’ultima riunione dell’Ordine, Kingsley aveva proposto loro di iniziare subito a lavorare per il Ministero, vista la situazione avevano bisogno di qualcuno di competente.
Inutile descrivere la gioia di Moody alla prospettiva di poter mettere sottotorchio Sirius.
Non avendo, però nessun  diploma dell’Accademia, dovevano sostenere una prova pratica per attestare che fossero qualificati a svolgere le mansioni da auror.
Quando avevano fatto irruzione nell’enorme sala, Moody li aveva fulminati con lo sguardo ed aveva continuato a fare l’appello.
“ Bene, ora che anche quei due ci hanno degnato della loro presenza posso organizzarvi in coppie per sostenere la prova …” ed aveva iniziato a chiamare per cognome delle persone che James e Sirius non conoscevano.
“Rem, come hai fatto ad arrivare prima ?” aveva domandato quest’ultimo a Lupin che li fissava scuotendo il capo.
“Semplicemente ho deciso di non aspettarti …” aveva risposto il licantropo con un ghigno.
“Amico ingrato …”
“BLACK, piantala di fare casino e ascolta!”
L’urlo di Malocchio lo aveva fatto scattare sull’attenti.
“Siccome voi tre non avete seguito il corso di addestramento, sarete affiancati da tre auror esperti … Potter, tu sei con Tonks.”
James aveva rivolto un enorme sorriso a Dora, che ridacchiava salutandolo con la mano da dietro le spalle dell’anziano auror.
“Lupin, tu sei con Monroe …”
“Ehilà, Remus … Non ci vediamo dai tempi della scuola!”
“È vero, Aaron … Sarà divertente lavorare insieme!” aveva risposto Moony con un sorriso sincero.
“Infine Black, tu sei con Sam Shacklebot … E non fare stronzate!” aveva concluso l’istruttore capo, allontanandosi con la sua andatura claudicante.
“Mi starà addosso come una sanguisuga, lo so.” aveva detto sconfortato Sirius avvicinandosi ai suoi amici.
 “Chi di voi è Black, Sirius ?” aveva domandato una voce sconosciuta.
Sirius si era voltato e quasi la sua mascella aveva toccato il pavimento di marmo: una donna con degli ondulati capelli castano chiaro e un fisico mozzafiato, tanto che su di lei la divisa sembrava un vestito da sera, stava chiedendo di lui.
“Io ..” aveva detto con voce roca.
“Sono la tua compagna di squadra …”
“Deve esserci un errore, io sono con un certo Sam Shacklebot …”
“Piacere, Sam … Che è il diminutivo di Samantha.”
Padfoot si era limitato a fissarla con la bocca spalancata.
“Black, Sam … È il vostro turno!” aveva ringhiato Moody.
“Se riesci a ricollegare il cervello, possiamo andare a fare la prova …” aveva detto Samantha con un sorrisetto di scherno.
James e Remus erano scoppiati a ridere e Sirius aveva rifilato loro una gomitata nelle costole.
La prova pratica era stata ambientata in una foresta disseminata di trappole e sagome di maghi oscuri che i candidati avrebbero dovuto colpire per ottenere l’attestato.
I Malandrini non avevano avuto alcuna difficoltà ed avevano ottenuto dei punteggi altissimi.
A metà pomeriggio, l’esame era terminato ed erano tutti in attesa che il Ministro firmasse i diplomi prima di dare inizio ai festeggiamenti.
Padfoot era accasciato su una sedia, aveva il fiatone da quando aveva terminato la prova.
“Tutto bene ?” aveva domandato James, preoccupato.
L’animagus aveva alzato un pollice.
“Manca un giorno al plenilunio, è normale che stia così … ” era intervenuto Remus, guardandolo di sottecchi.
“Sai ti facevo più energico, Black …” aveva detto Sam, puntando lo sguardo nocciola su di lui.
“Lo divento all’occorrenza, non preoccuparti … ” aveva risposto, malizioso.
La ragazza gli aveva sorriso.
“E così sei imparentata in qualche modo con il ministro …” aveva poi osservato.
“Pensi anche tu che io sia una raccomandata ?”
“No, affatto … Sei una tosta! Mi chiedevo solo perché avessi lo stesso cognome di Kingsley …”
“Black, sta lontano da mia sorella … “ era intervenuto il Ministro.
“Mistero svelato … ”
“Sono felicissimo di dirvi che, da questo momento in poi siete a tutti gli effetti degli auror. In bacheca sono affissi i vostri turni, vista la situazione, avrete la possibilità di iniziare alle otto domattina in modo da poter rientrare prima in serata …  ” aveva detto guardando eloquentemente verso James, Remus e Sirius.
“Bene, credo sia tutto … Potete andare e … Black, ti tengo d’occhio!” aveva poi aggiunto fissando in maniera fintamente minacciosa Sirius che gli aveva fatto una smorfia.
“Sapete, avevo dimenticato l’esistenza delle otto del mattino …” aveva aggiunto quest’ultimo, sconsolato.
“Stasera dormi da me, Pad … Ti avverto domani mattina, non avrò pietà!” aveva detto James ridendo.
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo depresso
“Evvai …”
“Hey, che ne dite di andare a bere qualcosa ?” aveva proposto Samantha.
“Ottima idea.” aveva convenuto Dora.
Il gruppo si era così spostato alla volta del pub frequentato generalmente dagli agenti magici.
Tonks era rimasta un po’ indietro per parlare con la sorella del Ministro.
“Sam, posso farti una domanda?”
“Certo, spara!”
“Per caso ti piace Sirius?”
“Beh, se ti dicessi che non è sexy da morire, sarei una folle … Quindi sì, è proprio un bell’uomo. Come mai me l’hai chiesto ?”
“Curiosità …” aveva detto Dora con un sorriso.
Era verità universalmente riconosciuta che Samantha Shacklebolt fosse una vera e propria mangiatrice di uomini, ma con suo cugino avrebbe trovato pane per i suoi denti.
 

Neville era da poco rientrato a casa di sua nonna, quella giornata era stata talmente strana che avrebbe giurato di aver sognato tutto dall’inizio alla fine, nonostante avesse fatto diventare il suo avambraccio destro tendente al viola a causa dei pizzicotti che si era auto inferto per appurare che fosse sveglio.
Sua nonna aveva ricevuto una lettera dal San Mungo proprio quella mattina: una guaritrice le aveva chiesto di recarsi in clinica il prima possibile in sua compagnia.
Circa mezz’ora dopo, si trovavano davanti alle porte dell’ospedale magico.
Neville sentiva il cuore battere all’impazzata, sapeva che le condizioni dei suoi genitori erano critiche e se fossero morti ?
No, non poteva pensare di dover rinunciare a vederli, a parlare con loro.
Non importava che non potessero rispondergli o abbracciarlo, gli bastava poter stare nella loro stessa stanza e sentire il loro odore.
Quel posto, ormai da diciotto anni, era diventato la sua seconda casa, non passava giorno che non si recasse lì per portare dei fiori per sua madre e leggere qualche articolo della Gazzetta del Profeta a suo padre. Erano i momenti che trascorreva con la sua famiglia e pensare che dovessero finire per sempre, gli faceva mancare il respiro.
Ad attendere lui e sua nonna, c’era una ragazza dai capelli neri che si era rivelata essere la nipote dell’infermiera di Hogwarts.
Eleanor, questo era il nome della guaritrice, aveva parlato loro di una nuova cura che aveva portato degli ottimi risultati per la salute dei suoi genitori.
Il giovane aveva sentito la tensione abbandonarlo e lentamente i suoi muscoli si erano rilassati.
Uno strisciante senso di delusione si era fatto spazio nel suo petto. In cuor suo sperava che quella lettera contenesse la notizia che aspettava da quando era un bambino, una piccola parte di lui, quella ottimista che, con il passare del tempo aveva imparato a sopprimere, sperava che i suoi genitori si fossero finalmente risvegliati.
Incredibile, come in quelle poche ore fosse diviso tra la prospettiva dell’inferno e quella del paradiso.
Un leggero sospiro gli aveva gonfiato il petto, alla fine sarebbe rimasto tutto uguale.
Perso nelle sue considerazioni non aveva notato che la guaritrice avesse smesso di parlare e che sua nonna si fosse alzata in piedi per correre verso qualcuno.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che quasi aveva urlato quando aveva sentito una mano posarsi sulla sua spalla.
“Sì, nonna … Vengo subito.” aveva detto meccanicamente.
Si era voltato ed aveva incontrato degli occhi scuri che lo fissavano con un amore tale che se avesse allungato un dito avrebbe potuto toccarlo.
Il poco colorito che aveva il suo volto era letteralmente scomparso, le parole gli erano morte in gola.
Sua madre aveva spostato la mano per fargli una carezza e lui aveva sentito le lacrime scorrere tra le sue dita.
Subito dietro di lei, suo padre gli aveva scostato i capelli dalla fronte e Neville aveva chiuso gli occhi, per bearsi di quel contatto che era sicuro di stare soltanto immaginando.
Quando li aveva riaperti, i suoi genitori erano ancora lì e finalmente aveva capito quali erano i progressi di cui parlava la guaritrice.
Con il cuore che rischiava di esplodere dalla felicità si era alzato e li aveva stretti entrambi in un abbraccio.
Piangeva senza ritegno a quasi diciotto anni, ne era consapevole eppure non riusciva a smettere.
Non c’erano parole per descrivere quello che provasse in quel momento.
Dopo aver liberato i suoi genitori ed averli guardati negli occhi ancora una volta, si era voltato verso Eleanor che aveva le guance sporche di mascara e tentava di asciugare gli occhi alla bell’e meglio.
“Grazie.”
Non poteva credere di aver conversato tutto il pomeriggio con i suoi genitori e che tra qualche giorno sarebbero stati a casa con lui.
Quasi fluttuando era sceso per la cena.
“Nonna …”
“Sì ,caro ?”
“Oggi è il giorno più bello della mia vita.”
 

La pendola dell’infermeria aveva da poco battuto le sette e trenta ed Eleanor aveva guardato per l’ennesima volta la porta che, quasi per farle un dispetto personale, rimaneva chiusa.
Sirius non si era presentato quel pomeriggio, eppure arrivava sempre allo stesso orario.
Era come se tacitamente si fossero dati appuntamento e lei aveva fatto di tutto per essere lì a quell’ora.
In attesa del suo arrivo aveva ricontrollato le funzioni vitali di Regulus ed aveva fatto qualche test per verificare il suo stato di salute.
I risultati ottenuti lasciavano presagire che si sarebbe risvegliato a breve.
Dopo aver annotato i progressi del paziente sulla sua cartella clinica, aveva nuovamente puntato lo sguardo color prato all’orologio: erano le otto passate.
Aveva scosso il capo sconsolata, come aveva potuto pensare che LUI andasse lì per LEI ? Si sentiva una ragazzina alle prese con le prime cotte.
Era ovvio che le prestasse attenzioni, era la guaritrice di suo fratello.
Dandosi della stupida per la milionesima volta, aveva raccattato la borsa e con un ultimo sguardo alla copia di “Cime tempestose” che aveva posato sul comodino accanto al letto di Regulus, aveva lasciato l’infermeria.
 

Sin da quando avevano messo piede nel locale, dopo aver brindato insieme agli altri, Sirius e Samantha non avevano fatto altro che chiacchierare tra di loro.
Era una ragazza molto sicura di sé, si vedeva dal modo in cui si approcciava alle persone, inoltre era molto estroversa, lo aveva conosciuto appena quella mattina e già scherzavano come se si frequentassero da sempre.
“Lei ed Eleanor sono esattamente agli antipodi …” aveva pensato l’animagus, prima di guardare l’orologio appeso sopra il bancone.
Non appena si era reso conto dell’orario era saltato in piedi battendosi una mano sulla fronte.
Era stato così distratto dalla nuova conoscenza, che aveva dimenticato di recarsi in infermeria alle sei, come faceva tutti i giorni.
“Che succede?” aveva domandato Sam posandogli una mano sulla gamba e causandogli inconsapevolmente un brivido.
“Devo andare, sono in ritardo … Ci vediamo domani!” aveva risposto sorridendole e dandole un bacio sul palmo della mano con fare galante.
“Ciao Aaron!
Moony se non mi aspetti domani, giuro che ti crucio a morte … Dora pensaci tu!
E Prongs, arrivo non più tardi delle dieci, promesso … Quindi se hai intenzione di fare cose losche con tua moglie, regolati … Ho un udito sopraffino, lo sai!” aveva detto, scansandosi poco prima di essere colpito da una fattura Orcovolante.
Dopo aver mandato un bacio a James, era uscito come un razzo e si era smaterializzato ad Hogsmeade.
Era tardissimo, chissà se era rimasta ad aspettarlo.
Quando aveva praticamente fatto irruzione nell’infermeria, aveva trovato ad attenderlo solo Madama Chips che lo aveva quasi pietrificato con lo sguardo.
“Vedo che non ha perso le cattive abitudini, signor Black …”
“Scusi, pensavo di trovare l’infermeria chiusa e ci tenevo a salutare mio fratello … Posso fermarmi qualche minuto?”
L’infermiera aveva addolcito lo sguardo.
“Certo, ma al primo rumore …” aveva mimato con il pollice un coltello e se lo era passato sulla gola paffuta.
Sirius aveva deglutito rumorosamente, sapeva perfettamente che quella donna diabolica ne sarebbe stata capace.
Si era seduto accanto al letto di Regulus e gli aveva carezzato il dorso della mano.
Poi, guardandosi intorno alla ricerca di una traccia di lei,  aveva notato un libro sul comodino, lo aveva preso ed aveva iniziato a sfogliarlo.
Eleanor era stata lì ad aspettarlo e lui stava bevendo al pub come un cretino.
Sbuffando contrariato lo aveva richiuso e la sua attenzione era stata catturata da un fazzoletto sporco di nero che giaceva sul pavimento.
Doveva essere caduto dalla borsa della ragazza, lo aveva preso per osservarlo da vicino, le macchie sembravano riconducibili a quella roba scura che le donne mettevano sulle ciglia : riddle, no quello era il cognome di Voldemort … Rimmel, forse? Non aveva comunque importanza, la cosa che lo preoccupava era che probabilmente aveva pianto e lui non era lì a confortarla.
Magari era stato proprio lui la causa delle sue lacrime.
Sentendo lo stomaco contrarsi ed incapace di stare seduto un momento di più, aveva iniziato a camminare avanti e indietro proprio davanti al letto di suo fratello.
“Ma come si fa ad essere così idioti!” si diceva sottovoce mentre teneva le mani intrecciate dietro la testa.
Aveva rovinato tutto, ne era consapevole.
Una fugace immagine di Samantha lo aveva costretto a massaggiarsi le tempie.
“Maledizione … Ed ora che diavolo faccio?”
“Beh, per il momento potresti piantarla di fare su e giù, mi stai facendo venire il mal di mare, Sirius.” aveva risposto una voce fin troppo familiare.
L’animagus si era voltato di scatto.
Regulus era poggiato con la schiena alla testiera del letto e lo fissava con aria stralunata.
“Ti … Ti sei svegliato.” aveva detto stupidamente.
“Così pare … Sei diventato meno acuto con gli ann …” ma non aveva potuto concludere la frase perché si era ritrovato stretto in un abbraccio.
“Da quando abbracci le persone ?”
“Da quando mi mancano le parole per dir loro quanto sono contento di vederle.”
 

Harry stava fissando sconsolato la sua pozione che doveva essere di un brillante color arancione, ma era più che altro tendente al giallo.
“Quanti occhi di tritone hai messo, Potter?”
“Tre …”
“Erano due e tre quarti … Per la centesima volta: leggi le istruzioni!” aveva detto Piton, esasperato.
“Sono un po’ lontane, sa? Se solo potessi avvicinarmi …”
“Non ci pensare nemmeno, l’altro giorno hai quasi fatto esplodere la stanza … Voglio tenermi a distanza di sicurezza.” aveva risposto con un ghigno il professore.
“È stato un incidente …” aveva sottolineato il giovane contrariato, mentre osservava Piton trattenersi dal fare un sorriso.
Incredibile, ma vero: i muscoli facciali di Severus Piton potevano muoversi in modo tale che lui riuscisse a sorridere.
Era una delle tante cose che aveva appreso durante il mese appena trascorso; inoltre il suo rapporto con il professore era notevolmente migliorato.
Non cercava più di svilirlo in tutti i modi, infatti le sue pozioni potevano quasi essere definite tali, era come se volesse davvero aiutarlo.
A dire il vero tutti, in quella casa si davano da fare per dargli una mano.
Narcissa lo seguiva nello studio delle altre materie, interrogandolo per verificare la sua preparazione.
Lui e Draco correvano tutti i giorni per chilometri e con l’allenamento, trascorreva molto più tempo prima che si dovesse fermare a causa del dolore al petto. Era arrivato ad un’autonomia di due ore.
Il suo corpo stava cambiando, era infatti più muscoloso rispetto a quando era partito.
Malfoy Senior, nonostante subito dopo la sua epistassi non fosse più disposto a fargli da maestro, continuava a dargli lezioni di Occlumanzia, nella quale era diventato un caso meno disperato, di quanto non fosse all’inizio.
“Professore, ci vediamo a cena … Vado dal Signor Malfoy.”
“Non fare tardi, Potter o dovrò subirmi le sue pletore sul come educhiamo i ragazzi ad Hogwarts!”
Dopo essersi richiuso la porta alle spalle, Harry aveva preso ad inerpicarsi su per le scale, tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno.
Il primo che avrebbe potuto trascorrere con la sua famiglia e conservarne memoria, invece era oltre un intero oceano e lì sarebbe dovuto restare se avesse voluto avere con sé i suoi cari ancora a lungo.
Quel pensiero gli aveva causato una dolorosa fitta al petto.
“Vedo che la tua puntualità migliora, bravo Potter.” aveva detto Lucius riscuotendolo dai suoi pensieri.
Draco era arrivato subito dopo, era ormai consuetudine che assistesse alle loro lezioni.
“Com’è andata con Pozioni?” aveva domandato mentre lo seguiva nella studio di suo padre.
“Ok, come non detto.” aveva aggiunto notando lo sguardo disperato che aveva ottenuto come risposta.
“Pronto Potter ?” aveva detto l’uomo che togliendosi il mantello, si era posto di fronte a lui.
“Draco, ricordami che poi devo chiederti una cosa.” aveva detto il ragazzo dai capelli corvini in un sussurro, commettendo l’errore di non rispondere prontamente alla domanda di Lucius.
L’altro aveva inarcato un sopracciglio, ma non aveva indagato oltre ed era andato a sedersi, come sempre, sulla poltrona.
“Legilimens!”
Harry aveva sentito l’incantesimo trapassargli la mente e i suoi ricordi riaffiorare in essa come un film.
Mai una volta che Malfoy aspettasse il suo assenso.
 

A Riddle Manor un lampo di luce verde aveva illuminato una delle finestre ai piani superiori.
“INCOMPETENTI!” aveva tuonato Bellatrix, mentre due Mangiamorte portavano via il corpo di un loro compagno.
“È passato un mese da quando Minus è sotto la custodia di Silente e nessuno di voi è riuscito a trovare il modo di prelevarlo! Mi domando perché vi tengo ancora in vita.”
I maghi riuniti nella stanza con il capo chino, lo avevano rialzato, leggermente preoccupati per la propria incolumità.
“Sparite.” aveva detto la donna, mentre si sedeva su una delle poltrone accanto al camino.
“Non voglio vedervi un minuto di più.” aveva aggiunto con disprezzo.
Quando aveva udito la porta richiudersi alle spalle di quegli inetti, aveva abbassato le palpebre.
Un mese era trascorso da quel giorno nefasto e niente in merito alla pozione di rinascita era arrivato alle sue orecchie.
Come poteva essere che il suo Signore avesse lasciato come unico depositario di un segreto così importante quel vile bastardo.
Digrignando i denti si era spostata verso la finestra, la luna quasi piena già splendeva in cielo.
Un sorriso malato le aveva illuminato il viso.
L’indomani ci sarebbe stato il plenilunio, bastava che il suo caro cugino uccidesse qualcuno e sarebbe stato maledetto per il resto della sua vita diventando schiavo del licantropo che lo aveva contaminato con il suo “veleno”.
Sarebbe stato divertente assistere al dilemma del vecchio pazzo e dei membri della sua inutile organizzazione segreta: uccidere o non uccidere il povero Black soggiogato dai cattivi Mangiamorte ?
Con i denti ancora scoperti, si era voltata verso la libreria ed aveva notato qualcosa che l’aveva immobilizzata sul posto.
Su uno dei volumi posto su una delle mensole più alte illuminate dai raggi lunari, era comparso un Uroboro, il simbolo dell’infinito.
Come stregata dal serpente che mordeva la sua coda si era arrampicata ed aveva tirato verso di sé il libro.
Improvvisamente il muro accanto alla porta si era spostato verso l’interno rivelando una scala di pietra, senza esitare Bellatrix aveva imboccato l’apertura.
Al suo passaggio delle torce si erano accese illuminando sinistramente quella che aveva tutta l’aria di essere una cripta.
La stretta scalinata conduceva in un ambiente completamente spoglio, eccezion fatta per un piccolo altare che si ergeva proprio al centro della stanza.
Un libro dall’aria molto antica vi giaceva sopra, aperto.
Sentendo l’eccitazione crescere dentro di lei, la donna si era accinta a leggere: “Potio regenerationis” era il titolo scritto con caratteri eleganti in cima al foglio.
Il silenzio che regnava nella stanza nascosta era stato pervaso da una risata sadica.
“Presto sarai di nuovo con me, mio Signore.”
 

Sirius e Regulus avevano passato tutta la notte a parlare, Madama Chips non aveva avuto cuore di interrompere l’incontro tra i due fratelli, così dopo essersi congedata era andata a riposare nelle sue stanze.
Era ormai l’alba quando Sirius si era reso conto di non aver avvertito James.
“Porca Morgana!”
“Cosa ?”
“Dovevo avvisare James che non sarei rientrato,  mi scuoierà vivo …” aveva detto con aria disperata.
“Devo salutarti per l’ultima volta adesso o ti fermi un altro po’?” aveva domandato Regulus con un ghigno.
“Ah ah ah …”
“Abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, quindi aspetta prima di criticare …”
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo affettuoso.
“Reg … Io … Perdonami.”
“Per cosa?”
“Non ho capito, me ne sono andato e ti ho lasciato solo … Non succederà mai più, hai la mia parola di mago.”
Regulus aveva sgranato gli occhi, suo fratello aveva appena stretto un voto Infrangibile con lui, promettendogli che gli sarebbe stato sempre vicino.
Un sorriso spontaneo gli aveva illuminato il viso, poi era arrossito di botto ed aveva abbassato il capo.
“Stai bene?” aveva domandato Sirius, confuso dalla reazione del fratello minore.
“Ecco … Mi … Mi domandavo, sai … Quando uscirò di qui … Sempre se vuoi, non devi sentirti obbligato …”
“Reg, Reg, Reg … Aspetta, non ho capito un accidenti!”
“Che ne pensi se andassimo a vivere insieme?”aveva detto diventando scarlatto.
Padfoot era scoppiato nella sua risata simile ad un latrato.
“E sei diventato rosso per questo? Non ti facevo così timido, sai?” aveva detto guadagnandosi un’occhiata torva.
“Certo che lo faremo, ovviamente non in Grimmauld Place!” aveva poi aggiunto serio scompigliando i capelli di Regulus che aveva annuito.
“Credo proprio che sia l’ora che io vada … Ci vediamo appena finisco a lavoro!” aveva detto salutandolo con la mano.
“Mi troverai esattamente qui … ”
“A dopo!” e si era congedato con un sorriso.
“E’ sottinteso che porteremo con noi Kreacher, se è ancora vivo … ”
“DIMENTICATELO!” aveva risposto urlando dal corridoio.
L’ultima cosa che aveva sentito prima di voltare l’angolo era stata la risata di suo fratello.
Scapicollandosi giù per la collina era arrivato al villaggio e si era subito smaterializzato a Godric’s Hollow.
Non c’era stato nemmeno bisogno di bussare, non appena aveva messo piede sullo zerbino, la porta si era spalancata e James gli era andato incontro come una furia.
“DICO, MA SEI IMPAZZITO?!”
“Prongs … ”
“PRONGS UN PAR DI PLUFFE!”
“Regulus si è risvegliato … Sono stato con lui tutta la notte.”
“NON MI INTERE… Davvero?!” aveva detto James sgranando gli occhi.
“Mi hai quasi fatto morire di crepacuore …”aveva aggiunto guardandolo con rimprovero.
“Scusa, ho dimenticato di avvertirti …” aveva detto Sirius sorridendo al suo migliore amico.
James gli aveva messo un braccio sulle spalle
“Sono davvero felice per te, fratello …”
Lily che si schiariva la voce, aveva spinto entrambi a guardarla.
“Quando finite di passeggiare come due fidanzatini: la colazione è pronta!”
 

La giornata era trascorsa molto più rapidamente di quanto Sirius desiderasse.
In un batter di ciglia erano già le cinque del pomeriggio, per fortuna il sole non tramontava prima delle otto, ma cominciava a sentirsi strano ed avvertiva una strana paura avviluppargli le viscere.
“Non preoccuparti … ” aveva detto Remus, mentre si massaggiava la testa.
“Andrà tutto bene …” aveva aggiunto puntando gli occhi color miele su di lui.
Padfoot aveva annuito poco convinto.
Si sentiva stanco a causa della nottata insonne, ma questo di certo non poteva dirglielo, Moony avrebbe dato di matto e la luna piena sarebbe stata l’ultima cosa a preoccuparlo.
Aveva soffocato uno sbadiglio e imprecato mentalmente per tutte le scartoffie che gli occupavano la scrivania, sembrava che per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, gli impiegati avessero deciso di far compilare loro tutte le loro pratiche.
“Ci diamo da fare, eh Black?”
“Buon pomeriggio a te, Shacklebot  … “ aveva detto puntando gli occhi color ghiaccio sulla donna e rimanendo senza fiato.
Non indossava la divisa da auror, bensì un vestito blu elettrico che valorizzava la sua pelle scura, sul profondo scollo scendeva un pendente a forma di goccia, ma non era quello che attirava la sua attenzione.
Aveva scosso la testa per scacciare via il pensiero tutt’altro che casto che si stava formando nella sua mente.
Trovava particolarmente difficile resistere agli istinti negli ultimi giorni e di certo vedere una donna così bella e soprattutto così poco vestita, non lo aiutava affatto.
“Hai un appuntamento ?”
“Già … Trovi che questo vestito mi stia bene?” aveva detto Sam alzandosi in piedi e facendo una piroetta su se stessa, il movimento aveva fatto sì che la gonna a campana si sollevasse in modo da lasciar intravedere delle gambe chilometriche.
Sirius aveva dovuto adoperare tutto il suo autocontrollo per evitare di sbavare sui documenti.
“Sì, stai molto bene vestita così … Davvero …”
“Grazie mi serviva un parere maschile …” e dopo averlo salutato, se n’era andata con la sua andatura ondeggiante.
Padfoot l’aveva seguita con lo sguardo fino a quando non era scomparsa alla sua vista.
Aveva poi afferrato un fascicolo piuttosto voluminoso e lo aveva usato per farsi aria.
Quella donna lo avrebbe fatto impazzire.
Dal vetro che si apriva sulla parte superiore della porta a spinta dalla quale era appena uscita, Samantha aveva gustato tutta la scena.
Conosceva perfettamente l’effetto che aveva sugli uomini e quello in particolare sarebbe stato suo prima o poi, bisognava solo farlo cuocere nel suo brodo e nell’ armadio aveva innumerevoli vestiti adatti per quello scopo.
 

Due scrivanie più in là, Tonks aveva osservato disgustata la conversazione.
Sam era una ragazza a posto, ma quando si trattava di uomini, assumeva degli atteggiamenti che lei proprio non condivideva.
Aveva scosso il capo ed aveva emesso uno sbuffo indispettito.
“Qualcosa che non va Dora ?”
“Hey, tesoro … Già di ritorno dalla caffetteria?”
“Certo ed ecco il tuo espresso … Ah, ed ho preso anche un pasticcino al cioccolato …”
“Che immagino sia per te … ” aveva detto Tonks guardandolo divertita.
“Se non lo vuoi, mi sacrifico … ”
“Oppure posso mangiarlo io …” aveva detto Sirius che passava di lì per arrivare alla scrivania di James.
“Prima dovrai passare sul mio cadavere!” aveva risposto Remus stringendo tra le braccia con fare delicato, ma deciso, la busta di carta.
“Sembri Gollum, sai?” aveva detto l’animagus con tono canzonatorio ed era sparito dietro il cubicolo di Prongs prima che una pallina di carta di dimensioni bibliche lo colpisse in piena fronte.
“Remus!”
“Ma …  Voleva mangiare il MIO cioccolato!”
“Non è un buon motivo per utilizzare tutti i miei fogli, avresti potuto Schiantarlo, guarda che disastro! ”
“Dora, forse te l’avrò ripetuto un milione di volte, ma … Ti amo.” e le aveva stampato un bacio sulla fronte, mentre lei ridacchiava.
“Non abbiamo ancora parlato di stanotte …” aveva aggiunto la donna recuperando la serietà.
“Beh, io andrò ad Hogwarts, soprattutto oggi è bene che ci sia almeno un Lupo Mannaro che riesca a controllarsi in circolazione.” aveva risposto Remus, guardando preoccupato nella direzione in cui era sparito Sirius.
“Perfetto, allora verremo anche io e Ted.”
Remus quasi si era strozzato con il dolce.
“Stai scherzando?!” aveva detto ancora paonazzo.
“Ovviamente no, scommetto che anche Lily vorrà essere presente e dato che James, starà in tua compagnia, serve qualcuno che stia con lei …” bloccando il marito, prima ancora che potesse aprire bocca.
“Remus, non ti sto chiedendo il permesso … Ti ho solo messo al corrente di quello che ho intenzione di fare.” aveva detto, determinata.
Il licantropo aveva abbassato le spalle,sconfitto.
“Quindi non ho voce in capitolo?”
Dora aveva scosso il capo.
“Va bene, ma stai attenta … Se capitasse qualcosa a te o nostro figlio, io … ”
“Ssh, non succederà nulla … ” aveva detto Tonks raddolcendo lo sguardo, mentre gli carezzava una guancia.
“E basta, un minimo di contegno!!!”
“Stupeficium!”


“Rem, mi hai quasi colpito!!” aveva detto Sirius sconcertato, mentre spuntava da dietro una sedia.
“Ehm … Non sono stato io!”
Padfoot aveva sbarrato gli occhi, mentre Dora soffiava sulla bacchetta, come se avesse avuto in mano una pistola fumante.
“Vedi, amore … E’ molto più semplice …”
“Sposami!”
“Ho già provveduto anche a questo … ”*
 

A pomeriggio inoltrato Eleanor, aveva fatto capolino dalla porta dell’infermeria.
Per fortuna sembrava deserta, era passata dallo studio di sua zia, ma prima che la donna potesse metterla al corrente delle novità, si era spostata verso il letto del suo paziente.
Non aveva alcuna voglia di incontrare Sirius,non dopo quello che era successo il giorno prima e soprattutto non in quello stato … Era praticamente un disastro: i capelli erano raccolti in uno chignon di fortuna, tenuto insieme da un fermaglio davvero improbabile, indossava una maglietta dei Rolling Stones nera che le arrivava poco sopra il ginocchio e che aveva adibito a vestitino per via del caldo ed un paio di All Stars rosse … Adorava la moda babbana, non poteva farci nulla.
Si era appena chinata per leggere la cartella clinica che una voce l’aveva fatta sobbalzare.
“Non dovresti tenere la bacchetta tra i capelli, potrebbe essere pericoloso, sai?”
 Eleanor aveva fissato incredula il ragazzo che la osservava con il capo inclinato di lato, ricordandole vagamente un gatto.
“Oh … Vedo che si è svegliato!Come sta?” aveva detto faticando a recuperare il dono della parola.
“Mi dai del lei? Guarda che non sono così vecchio …”
“Scusami, è abitudine … ” aveva risposto sorridendo.
A dire il vero, l’unico paziente a cui aveva dato sin da subito del tu, era stato Sirius ed era stato un errore madornale.
“Come ti senti oggi?” aveva poi aggiunto, per evitare di indugiare ancora a lungo su quei pensieri.
“Scombussolato, ma vivo … Immagino di doverti ringraziare …”
“E’ il mio lavoro, e poi se vogliamo essere corretti, io sono intervenuta solo dopo … Il merito va tutto al Preside ed al professor Piton per averti tratto in salvo …”
“Piton? Severus Piton?” aveva domandato Regulus sgranando gli occhi.
Ellie aveva annuito.
“Merlino santissimo, non avrei mai pensato che diventasse un professore … Deve aver mietuto numerose vittime!”
“Oh, sì .. E’ decisamente il più crudele dei professori di Hogwarts dai tempi di Salazar Serpeverde … Beh, in fin dei conti non a caso è il direttore della sua casa.”
“Hey, guarda che io sono stato smistato lì … Un po’ di rispetto, ragazzina!” aveva detto Regulus voltando il capo fintamente offeso.
Un brivido aveva scosso il corpo di Eleanor, di certo non era LUI, ma gli assomigliava dannatamente nei modi di fare.
Sì, perché sebbene a primo acchito sembrassero praticamente identici, per lei che aveva il volto di Sirius impresso in ogni suo particolare nella memoria, non esisteva alcuna difficoltà nel notare le differenze.
“A proposito, tu sei?” aveva poi domandato il più giovane dei fratelli Black ricordandosi all’improvviso di non conoscere il nome della sua guaritrice.
“Eleanor Chips, piacere …” aveva risposto la ragazza stringendogli la mano.
Almeno aveva a che fare con la versione educata.
 

Lily si era da poco materializzata all’ingresso del San Mungo, sin da quando si era svegliata, quella mattina aveva sentito la necessità di passare a trovare Alice e Frank.
In fin dei conti, da quando Harry era andato via dalla clinica, non era più riuscita a tornarvi.
Aveva passato tutto il pomeriggio a sistemare la camera di suo figlio, tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno e se mai avesse deciso di rientrare, desiderava che avesse un posto tutto suo in cui stare.
Quella faccenda, unita al non sapere che cosa aspettarsi da quella notte di luna piena, la metteva in una situazione di ansia tale che aveva proprio bisogno di staccare la spina.
Ai tempi della scuola , l’unica temeraria che riuscisse nell’arduo compito di tranquillizzare la terribile Lily Evans era solo lei, Alice Prewett.
Prima di rivolgersi all’infermiera che si trovava all’accoglienza, aveva abbassato lo sguardo sul mazzo di gerbere che stringeva nelle mani, quella volta non ci sarebbero state le sue parole a darle conforto.
Ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di venire giù da un momento all’altro, aveva domandato indicazioni per raggiungere la stanza dei coniugi Paciock, scoprendo che erano stati spostati al secondo piano.
Domandandosi il perché, ma non dandosi troppa pena per trovare una risposta, Lily si era incamminata nella direzione indicatale.
La porta della camera 123 era aperta e quando la donna si era affacciata all’interno aveva sentito una morsa stringerle il cuore.
Neville era al capezzale della madre e le parlava di qualcosa.
Era infinitamente ingiusto che quel povero ragazzo dovesse accontentarsi solo di questi istanti in compagnia dei suoi genitori, aveva desiderato come non mai sentire la voce della sua più cara amica rispondere a suo figlio.
Aveva sorriso quando aveva sentito la sua risata pervaderle le orecchie, sembrava così reale.
Non voleva essere invadente ed ascoltare ancora quella conversazione così privata, così aveva deciso di parlare
“Ciao Neville … ”
Il ragazzo si era voltato di scatto ed aveva sorriso alla madre di uno dei suoi più cari amici.
“Signora Potter …” aveva detto alzandosi in piedi.
Nel notare la persona che la fissava con gli occhi sgranati da dietro le spalle del giovane, Lily aveva lasciato cadere i fiori sul pavimento.
“Lils, sei proprio tu ?”
 

Silente aveva dato appuntamento a Sirius subito dopo la fine del suo turno in dipartimento.
Prima di recarsi nello studio del preside, l’animagus aveva fatto una deviazione verso l’infermeria, per fare visita a suo fratello, così come gli aveva promesso.
Aveva appena messo piede nella stanza che la voce di Regulus gli era arrivata alle orecchie, doveva essere in compagnia di qualcuno.
Inspiegabilmente, aveva sentito il cuore battergli a mille.
Si era affacciato dietro le tende che separavano il letto di suo fratello dagli altri e l’aveva vista.
Non era appariscente come Samantha, ma non si poteva dire che non fosse attraente.
Le si era avvicinato e aveva tirato via la bacchetta dalla sua acconciatura di fortuna.
“Non ti hanno insegnato che la bacchetta non è un fermacapelli ?”
Eleanor si era voltata di scatto e i lunghi capelli le avevano frustato la schiena.
Allora non si era sbagliata, aveva creduto di avere solo immaginato di sentire il suo odore, invece era lì e la fissava come se niente fosse.
Un velo di tristezza si era posato sui suoi occhi, era l’ennesima prova che non provasse niente.
“Buona sera anche a te …” aveva detto riappropriandosi della sua bacchetta con poca delicatezza.
“Lo vedi che avevo ragione io?” aveva domandato Regulus sorridendo.
Eleanor gli aveva fatto una smorfia prima di alzarsi e trovarsi a due centimetri da Sirius che non si era mosso di un passo e fissava i due stranito.
“Bene, Reg … Io vado, se hai bisogno di me mi trovi nello studio.” e così dicendo aveva rivolto un ultimo sguardo all’animagus e spostandosi era andata via.
Quando si era voltato verso suo fratello, le sopracciglia di Padfoot erano un tutt’uno.
“Non guardarmi così , fin quando eravamo da soli era tranquilla …”
Sirius aveva sentito qualcosa nei pressi dello stomaco attorcigliarsi.
“Sì ?”
“Già … E’ una ragazza simpatica, oltre ad essere davvero intelligente …”

“Ed è bellissima, anche se non lo sa …”
“Vedi, nemmeno ti svegli che già incontri una persona che ti piace …”
Regulus aveva annuito e Padfoot avrebbe voluto prendere a pugni il muro.
Quell’intimità inaspettata tra i due lo infastidiva, prima che Eleanor si aprisse leggermente con lui gli ci era voluto un mese intero ed in un pomeriggio suo fratello era riuscito a creare con lei un rapporto più confidenziale.
Si era scoperto a chiedersi cosa la ragazza pensasse di Regulus.
Era più giovane, aveva un carattere più mite, sicuramente sarebbe stato puntuale ai loro appuntamenti … Non era lui, e tanto bastava per renderlo la persona ideale per starle accanto.
Il suo ragionamento  non faceva una grinza, ma perchè aveva le mani strette a pugni da quando lo aveva iniziato?
Aveva tratto un profondo respiro, placare la rabbia stava diventando davvero difficile.
“Va tutto bene ?” aveva domandato suo fratello scrutandolo con attenzione.
“Tutto alla perfezione … ” aveva risposto intanto che un sorriso talmente finto che non convinceva nemmeno lui, si apriva sul suo viso.
A Regulus non era sfuggito, ma aveva preferito lasciar correre.
Con il passare del tempo una delle cose che aveva imparato sul conto di Sirius era che se aveva qualcosa da dire, lo avrebbe fatto lui … Prima o poi.
“Cavolo, è tardissimo!” aveva detto l’animagus scattando in piedi.
“Da un paio di giorni sembra che tu non faccia altro che correre dietro al tempo …”
“E’ così … Mi servirebbe una giornata di 48 ore …” aveva convenuto grattandosi la nuca.
“Reg, ascolta … Non so se domani riuscirò a passare a trovarti, ma sicuramente verrà James per vedere se hai bisogno di qualcosa, ok? E’ il mio migliore amico, quindi non fare lo spocchioso.” aveva poi aggiunto guardandolo con affetto.
“Non sono più un ragazzino Sir … ” aveva risposto Regulus, infastidito.
Sirius gli aveva rivolto uno sguardo scettico e mentre si dirigeva verso l’uscita aveva detto senza neanche voltarsi.
“Ciao El …”
Il rumore della porta che si chiudeva era stato seguito da quello della testa di Eleanor che sbatteva contro la scrivania, ripetutamente.
Regulus aveva sorriso sornione.
“Bingo …”
 

James aveva percorso per la ventesima volta il perimetro dell’ufficio del Preside, sbuffando aveva guardato l’orologio, mancava mezz’ora al tramonto e non c’era traccia né del canide, né di Lily.
“Jamie, ti prego … Piantala, il rumore dei tuoi passi mi rimbomba in testa da quando siamo arrivati.” aveva detto Remus con la testa tra le mani.
“Scusa Moony …”
“Lo so che sei preoccupato, ma non è così sconsiderato … Arriverà prima che compaia la luna.” aveva aggiunto mentre sorrideva a Ted che cercava di afferrare un suo dito.
La porta dello studio che si apriva aveva fatto voltare tutti tranne la professoressa McGranitt che quel giorno sostituiva il Preside nei suoi incarichi.
Silente era infatti partito d’urgenza qualche giorno prima, aveva intenzione di recarsi nella colonia di Lupi Mannari in Albania dove aveva spedito Remus per conto dell’Ordine al fine di scoprire qualcosa di più su quanto sarebbe accaduto quella notte.
“Scusate il ritardo …” aveva detto Lily
“Lils, hai gli occhi gonfi … Hai pianto?” aveva osservato James, mentre le prendeva il viso tra le mani e la scrutava preoccupato.
La donna aveva annuito.
“E’ successo qualcosa?”
“Alice e Frank si sono risvegliati … Sono passata dal San Mungo nel pomeriggio e loro erano lì a parlare con Neville.” aveva risposto sorridendo radiosa.
La vicepreside si era premuta una mano sul petto visibilmente commossa.
Aveva sempre pensato che Eleanor Chips avrebbe fatto grandi cose ed ora ne aveva conferma.
Non che si fosse mai sbagliata sul conto di qualcuno.
Intanto che i presenti tartassavano di domande la signora Potter per sapere nei dettagli l’accaduto, il gargoyle in pietra si era spostato di nuovo e qualche istante dopo, un Sirius Black decisamente sottotono aveva fatto il suo ingresso nella stanza.
“Professoressa ?” aveva detto l’animagus sgranando gli occhi.
“Black, la puntualità non è un optional …” aveva risposto la donna seccamente, poi con la praticità che la caratterizzava, si era posta al centro della stanza.
Padfoot si era poggiato stancamente alla parete che gli era più prossima e James gli si era portato accanto in un lampo.
“Tutto bene?”
“Sono solo debole, non preoccuparti … ” aveva risposto l’animagus sperando di suonare convincente.
Remus gli aveva rivolto uno sguardo empatico.
“Non è il caso di attendere oltre … ” aveva esordito la McGranitt.
“Signor Lupin, tu andrai nella Stamberga Strillante, come sempre … Lily, Dora, Ted ed il signor Potter staranno nella Torre di Grifondoro … Con il Preside lontano avrò bisogno di tutto l’aiuto possibile per tenere al sicuro le persone che sono nel castello …” aveva detto puntando lo sguardo scuro su Prongs.
“Per quanto riguarda te, Signor Black, abbiamo convenuto che la Torre di Astronomia sia il posto più adeguato, sarà eretta una barriera subito dopo la botola di accesso, in modo da impedirti di passare oltre una volta che sarai un lupo.”
Sirius aveva annuito cupamente.
Con un ultimo sguardo alle persone presenti nello studio, la professoressa di Trasfigurazione era sparita giù per la scala a chiocciola, desiderando lasciar loro un po’ di intimità.
“Bene, allora a domattina ragazzi … Non fate baldoria senza di noi
, mi raccomando!” aveva detto Padfoot tentando di distendere l’atmosfera.
Remus lo aveva stretto istintivamente in un abbraccio.
“Andrà tutto bene, non dimenticartelo … Ok ?” aveva detto fissandolo preoccupato, nonostante le rassicurazioni del Preside, non riusciva a stare tranquillo.
Sirius aveva sfoderato il suo sorriso sghembo.
“Pad …”
“Prongs, non fare quella faccia … Non può essere Moony l’ottimista della situazione, è contro natura!” aveva detto ridacchiando prima di dare un buffetto affettuoso a suo fratello.
Erano scesi insieme fino al corridoio del secondo piano, poi avevano preso strade diverse.
Remus aveva visto le persone più importanti della sua vita allontanarsi.
Sarebbero stati al sicuro, si ripeteva per convincersi, ma la sensazione di angoscia non voleva abbandonarlo.
Un basso ringhio aveva invaso la sua mente.
“Ricordatelo Lupin, io non sbaglio mai.”
 

La serata a casa Malfoy era trascorsa in maniera piuttosto piacevole.
Quando, dopo la lezione con Lucius, Harry era sceso al piano di sotto per la cena, aveva trovato ad attenderlo una lettera da Hogwarts.
Piton gli aveva assicurato che gli esami si sarebbero tenuti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, in modo da dare a chi non li avesse superati, la possibilità di frequentare normalmente i corsi.
A quella prospettiva il ragazzo si sentiva sprofondare nella disperazione più nera, non poteva perdere altro tempo.
Voleva diventare un auror e le uniche lezioni che avrebbe seguito sarebbero state quelle del corso di addestramento, anche a costo di diventare gobbo sui libri per ottenere i MAGO.
Si era rigirato la lettera tra le mani un paio di volte prima di aprirla.
“Preoccupato ?” la voce di Narcissa lo aveva riscosso dalle sue considerazioni.
“Un po’ …” aveva ammesso il giovane mentre le guance si coloravano lievemente.
“Stai lavorando duramente Harry, nelle materie che stiamo studiando insieme te la cavi benissimo  e Severus mi ha detto che sei molto migliorato anche in Pozioni … ”
“Il professor Piton ha detto questo?” aveva domandato incredulo.
Narcissa aveva annuito.
“Non farne parola con lui, mi raccomando …” aveva aggiunto facendogli l’occhiolino,quando gli altri li avevano raggiunti.
Rincuorato, Harry si era deciso a leggere.
“Notizie in merito alle date ?” aveva domandato Draco mentre prendeva posto accanto a lui.
“Già … ”
“Beh, allora ?”
“Il 29 Agosto alle ore 11:00 …” aveva detto Harry, il battito che accelerava pericolosamente.
“Non perdere tempo a preoccuparti di cose inutili … Manca ancora un mese e sai benissimo che in trenta giorni puoi imparare tutto quello che ti serve …  Fa che la mia influenza serva a qualcosa, sii un po’ Serpeverde ogni tanto …” aveva detto il ragazzo biondo intuendo i suoi pensieri.
L’espressione disgustata sul volto di Potter era stata davvero impagabile.
“Inutile sprecare le mie perle di saggezza con te … Continua pure a fare il Grifonscemo! Comunque che volevi chiedermi ?” aveva domandato osservandolo da sopra un bicchiere di succo di zucca.
“Non adesso … “ aveva risposto Harry, indicando con un cenno del capo il loro professore di Pozioni che li osservava con attenzione.
Mentre gli elfi domestici si apprestavano a servire la cena, Draco aveva maturato la triste convinzione che a causa di quel Potter e delle sue assurde richieste avrebbe condotto il resto della sua esistenza in una cella ad Azkaban.
 

Il Sole era tramontato da poco dietro le montagne che circondavano la scuola di magia, dalla posizione rialzata in cui si trovava, Sirius aveva potuto osservare il familiare paesaggio colorarsi di arancio.
Prima che la McGranitt lasciasse la Torre, le aveva chiesto come ulteriore precauzione di essere incatenato al muro
Ora che il momento della verità era vicino, poteva dire per la prima volta dopo tanto tempo, di essere davvero terrorizzato dalle possibili conseguenze.
Aveva vissuto le ore che lo separavano dal sorgere della luna come le ultime di vita per un condannato a morte.
La sorte delle persone che gli stavano a cuore era l’unica cosa a cui riusciva a pensare.
Non appena il parco era stato rischiarato dalla luce lunare ed un timido raggio lo aveva trafitto, il dolore gli aveva impedito di formulare qualsiasi altro pensiero sensato.
Gli sembrava di bruciare lentamente ed inesorabilmente.
Aveva sbattuto la testa contro il muro numerose volte per impedirsi di urlare, ma non aveva resistito a lungo.
Ben presto i corridoi vicini erano stati invasi dal suono della sua voce.
Non riusciva più a respirare, era esausto per quell’infinita agonia.
 
Poi, d’improvviso, il silenzio.
 
Sirius era seduto sul pavimento di pietra con il respiro affannoso, lentamente si era issato in piedi.
Aveva annusato l’aria e si era passato la lingua sulle labbra quando aveva avvertito, poco distante da lui, la presenza di esseri umani.
Con i sensi acuiti dalla luna piena, aveva persino potuto contarne i respiri.
Si era osservato con attenzione i polsi incatenati, aveva afferrato le estremità dei ferri e strattonando con forza aveva fatto cedere i già logori perni.
Esaltato dalla possibilità di muoversi liberamente, aveva ghignato scoprendo i denti aguzzi ed aveva puntato gli occhi color miele sulla botola.
Superata la barriera, niente avrebbe più potuto fermarlo.
 

All’ultimo piano della Tana, Ron osservava il cielo pensieroso.
C’era la luna piena, la prima per Sirius e nessuno aveva idea di come sarebbe andata a finire ed anche se l’avessero avuta, non si sarebbero dati pena di renderli partecipi.
Ormai anche loro erano membri dell’Ordine della Fenice, ma sarebbe passato parecchio tempo prima che potessero essere considerati alla pari di tutti gli altri ed avere la loro stessa possibilità di accedere a determinate informazioni.
Stancamente si era poggiato con il gomito alla superficie di vetro dalla quale filtrava la luce lunare ed il suo migliore amico si era insinuato ancora una volta tra i suoi pensieri.
Per quanto provasse a far finta di nulla, Harry gli mancava da morire.
Era trascorso un mese da quando era sparito e non aveva inviato loro nemmeno un biglietto.
Comprendeva la ragione, in fin dei conti, se si fosse scoperto il loro nascondiglio, i Malfoy sarebbero stati in cima alla lista nera dei Mangiamorte e non poteva di certo biasimare il fatto che volesse proteggerli.
In quel momento poteva capire perfettamente il modo in cui Harry doveva essersi sentito prima dell’inizio del quinto anno di scuola.
Per quanto tentasse, però non poteva credere che avesse preferito rivolgersi ad un Serpeverde piuttosto che a loro; la cosa che più gli faceva rabbia era che non si trattasse di una serpe qualsiasi, bensì quella con cui avevano litigato quotidianamente per ben sei anni di scuola, che si faceva beffe di lui in ogni occasione e toccando tasti che lo ferivano profondamente, come la morte dei suoi genitori.
Aveva sempre pensato che il suo migliore amico avesse una capacità di perdonare ben al di sopra della sua, ma mai avrebbe creduto che arrivasse fino a quel punto.
Era ferito dal suo comportamento ed arrabbiato per il modo in cui stava trattando loro e soprattutto sua sorella.
Ginny non mangiava altro se non lo stretto necessario per sopravvivere, parlava di rado, non usciva mai.
Era così diversa dalla ragazzina solare che era sempre stata.
Ron non era certo che qualora Harry avesse deciso di tornare, avrebbe potuto comportarsi come se niente fosse, dimenticando tutto.
Il rumore della porta che si apriva lo aveva obbligato ad abbandonare i propri pensieri, si era voltato per puntare gli occhi azzurri su Hermione.
Indossava la sua maglietta da Quidditch ed un paio di shorts chiari.
“Ho preso un po’ di succo di zucca dalla cucina … Pensavo di trovarti a ripetere …” aveva detto la ragazza inarcando un sopracciglio.
“Oh, dai … Abbi pietà … E’ mezzanotte!”
“Lo so, ma il mio programma è stato fatto in modo che riuscissimo a fare una seconda ripetizione di tutto prima del 29 Agosto … E non sono previste distrazioni!” aveva ribadito la giovane , sventolandogli davanti al viso un calendario.
Con un gesto rapido, il ragazzo lo aveva afferrato ed avvicinandosi in modo che il suo corpo aderisse perfettamente a quello di Hermione, lo aveva lasciato cadere sul tappeto ai piedi del letto.
“Diciamo che i miei piani per stasera sono molto più interessanti …”
 

Nella Torre di Grifondoro, James non riusciva a trovare pace in nessun modo.
Avrebbe voluto essere con i suoi amici, odiava non sapere cosa stesse accadendo, ma la McGranitt aveva ragione, con il Preside fuori dal castello era necessario che qualcuno le desse manforte.
Si era passato per l’ennesima volta la mano tra i capelli, scompigliandoli al punto che sembrava che sulla testa avesse dei rovi.
“Tesoro, resterai calvo se non ti dai una regolata …” aveva detto Lily, mentre osservava con attenzione i pezzi sulla scacchiera al fine di definire una strategia vincente.
Prongs le aveva rivolto il suo migliore sguardo ferito e Dora, incapace di trattenersi, era scoppiata a ridere.
“Insensibili …” aveva detto  offeso fino all’inverosimile aveva deciso di giocare un po’ con Teddy, lui almeno non l’avrebbe deriso.
Il bambino dormiva della grossa nella sua culla, gli si era avvicinato e gli aveva posato una carezza sul capo.
La sua somiglianza con Remus era inconfutabile.
Sebbene potesse modificare a piacimento il suo aspetto, la sua indole era assolutamente affine a quella del padre.
Trascorreva la maggior parte del tempo guardando con ammirazione ad ogni novità e non lo aveva mai sentito piangere per capriccio.
Era un birbantello, come ci si poteva aspettare dal figlio di un Malandrino e di una discendente dei Black, ma non poteva nemmeno lontanamente competere con Harry alla sua età.
Un tenero sorriso gli aveva illuminato il viso al ricordo del disastro che suo figlio aveva combinato in cucina per prendere il boccino giocattolo che gli aveva regalato.
Se chiudeva gli occhi poteva vederlo nel bel mezzo del caos, ricoperto di farina dalla testa ai piedi che teneva in alto il giocattolo come se fosse un ambito trofeo.
Senza rendersene conto si era ritrovato davanti all’enorme finestra che dava sul parco.
Era sicuro che Moony, senza lui e Padfoot a tenerlo a bada, sarebbe rimasto confinato nella Stamberga.
Harry.
Sirius.
Remus.
Era preoccupato, come non lo era dai tempi della prima guerra magica.
Sospirando, aveva abbassato le palpebre al fine di tranquillizzarsi.
L’odore di lavanda di Lily, gli aveva pervaso le narici ed aveva sentito la pressione della testa di sua moglie sulla spalla.
Vi aveva posato su il mento.
“Dovresti tornare a giocare con Tonks, sarà preoccupata per Remus …” aveva detto mentre le baciava i capelli.
“A dire il vero sta ronfando sulla tua poltrona preferita …” aveva risposto la donna con un sorriso.
James era caduto quasi a gambe all’aria.
“Beh, in fin dei conti Ted è figlio suo, ci deve essere una ragione se dorme sempre!”
 
 
“POTTER, SEI IMPAZZITO ?” aveva urlato Draco Malfoy trattenendosi dal desiderio di prenderlo a pugni.
“Devo essere pronto a tutto e questo è l’unico modo … ”
“No, la mia risposta è no e sarà sempre assolutamente NO.”
“Draco, ti prego … ”
“Non esiste, non puoi chiedermelo … Non questo.”
“Non lo farei se non fosse necessario … Non avrei voluto coinvolgere nessuno, ma non posso farlo da solo … Ci ho già provato.”
Draco aveva sgranato gli occhi e lo aveva fissato incredulo.
Quella cicatrice doveva avergli causato qualche danno celebrale latente che si era manifestato solo in quel momento.
“So che pensi che io sia un folle …”
Malfoy gli aveva rivolto uno sguardo eloquente.
“Tu non puoi capire perché non hai vissuto la mia vita … Sin da quando ero troppo piccolo anche per parlare ho visto morire le persone che amavo.
Non sai cosa significa avere paura di affezionarsi a qualcuno perché tanto prima o poi se ne sarebbe andato come tutti gli altri.
Non hai neanche la minima idea del senso di colpa che ti corrode l’anima, perché io SO di essere stato la causa della morte di tutte quelle persone e se non vuoi aiutarmi, va bene … Troverò comunque un modo per farlo, non posso permettere che quella maledizione mi metta a tappeto senza possibilità di difendermi.”
Draco era rimasto basito, nonostante il loro rapporto fosse cambiato radicalmente, nessuno dei due era mai sceso così nel dettaglio quando si parlava dei loro sentimenti.
Aveva emesso uno sbuffo infastidito, da quando frequentava quel Grifoncretino, tutta quella giustizia e senso del dovere lo avevano quasi reso un sentimentale e decisamente si auto nauseava.
Con un ultimo sguardo al parco, deserto a quell’ora di notte aveva alzato la bacchetta.
“Stai in guardia Potter … Non ti assicuro che ci riuscirò, come sai c’è bisogno della volontà di fare del male affinchè l’incantesimo funzioni e incredibile, ma vero io non ne ho nessuna intenzione.”
Harry gli aveva sorriso raggiante.
“Grazie …”
“Le tue trovate geniali mi procureranno una visita prolungata ai Dissennatori.” aveva detto mentre osservava il ragazzo occhialuto sistemarsi a qualche metro di distanza da lui.
Si era ritrovato a provare un leggero senso di invidia per il suo coraggio.
“Malfoy, non abbiamo tutta la vita …”
Prima di scivolare in posizione d’attacco, Draco aveva roteato gli occhi al cielo, esasperato.
“Crucio!”
 
 
La McGranitt era alle prese con alcuni dossier da sistemare, molti documenti erano andati perduti durante l’attacco alla scuola ed era compito suo e del Preside assicurarsi che quelli più importanti venissero sostituiti.
Lo sfregare della piuma sulla pergamena era stato interrotto dal rumore di un becco che picchiettava sulle alte finestre, con un gesto della bacchetta la vicepreside aveva lasciato che un maestoso barbagianni entrasse nello studio e le lasciasse cadere una lettera tra le mani.
Era la scrittura di Silente, non aveva dubbi.
Con un senso di angoscia crescente aveva aperto la missiva rimanendo un po’ sorpresa nel trovarvi solo due righe.
 
Non è un lupo mannaro, gli incantesimi non funzioneranno.
Sarò ad Hogwarts il prima possibile.
                                                                              A.S.

 
Con una mano premuta sulle labbra si era alzata ed aveva imboccato l’uscita.
Sperava con tutto il cuore che chi avesse dato quelle informazioni al Preside si fosse sbagliato.
Alla velocità massima che le consentivano l’età e la lunga gonna scura, si era inerpicata fino alla Torre di Astronomia.
Il rumore sordo del cuore che martellava contro le costole aveva accompagnato la vista della botola divelta.
Qualunque cosa Sirius Black fosse diventato, in quel momento era in giro per il castello.
Pregando di non arrivare troppo tardi aveva percorso la strada a ritroso per dirigersi verso il dormitorio di Grifondoro.
Quando vi era arrivata per poco non aveva rischiato un infarto, il buco del ritratto si stava richiudendo, lasciando intuire che fosse uscito od entrato qualcuno.
Si era affrettata all’interno ed aveva trovato i coniugi Potter e Dora, profondamente addormentati.
Aveva mentalmente tirato un sospiro di sollievo e con gentilezza li aveva risvegliati.
“Professoressa, va tutto bene?” aveva domandato James nervoso.
“Sirius è riuscito a fuggire …”
Lily si era premuta una mano sul petto, ma l’urlo di Dora le aveva impedito di dire alcunché.
“CHE SUCCEDE ?” aveva domandato l’uomo andando accanto alla culla.
“Ted non c’è … E’… Sparito!” aveva detto la donna pallida come un cencio.
La McGranitt aveva ricordato il particolare che le era sfuggito per la gioia di trovarli incolumi.
“Il quadro della Signora Grassa si stava richiudendo quando sono arrivata …” e così dicendo si era portata davanti all’ingresso per interrogarne la guardiana.
Le parole della Signora avevano dato conferma ai suoi sospetti.
“Ted è uscito dal dormitorio …” aveva detto con gli occhi lucidi per la preoccupazione.
Tonks aveva perso le forze e si era appoggiata al divano, mentre Lily le era accorsa accanto.
“Devo andare a cercarlo …” aveva detto tentando di rimettersi in piedi.
“NO, tu non vai da nessuna parte.” era intervenuto James che con la bacchetta stretta in mano si accingeva ad uscire.
“E’ mio figlio!” aveva protestato Dora con le lacrime che le rigavano il volto.
“Ho promesso a Remus che vi avrei tenuti al sicuro … Ed è quello che ho intenzione di fare.” aveva ribadito James e Tonks si era lasciata andare ad un pianto liberatorio sulla spalla di quella che poteva ormai considerare un’amica.
“Chiudetevi dentro …” aveva poi aggiunto Prongs mentre lasciava una carezza sul viso di sua moglie.
 Senza fermarsi un attimo a riflettere, aveva iniziato a domandare ai quadri se avessero visto un bambino gattonare da quelle parti e seguendone le indicazioni era arrivato in un corridoio su cui si apriva una finestra ad arco che dava sul lago.
L’ambiente era poco illuminato, ma era riuscito subito ad individuare il bambino.
“Ted …” lo aveva chiamato gentilmente per evitare di spaventarlo.
“Io Mes ?” aveva domandato il piccolo, guardandolo da sopra una spalla.
“Sì, sono io … Sto venendo a prenderti.” aveva detto James ed avvicinandosi lo aveva preso in braccio.
“Stai bene?” aveva domandato, mentre lo osservava con attenzione.
Il bimbo aveva annuito e indicando con il ditino paffuto qualcosa dietro alle sue spalle aveva urlato contento
“Io Us!!!”
James si era voltato di scatto ed era rimasto letteralmente pietrificato.
In piedi di fronte a lui c’era  suo fratello.
Non era sottoforma di lupo, eppure qualcosa lo inquietava profondamente.
All’apparenza non aveva nulla di diverso, se non i capelli un po’ più lunghi ed un po’ di peluria sulle mani, ma sentiva che non era la stessa persona di sempre.
Sirius aveva alzato la testa e Prongs aveva trattenuto il respiro.
Gli occhi erano completamente ambrati ed il volto era deformato da un ghigno malvagio che lasciava scoperti i denti.
Prima che potesse muovere anche un solo passo , si era trovato scaraventato contro il muro e per un momento il mondo era stato a macchie bianche.
Superata la confusione iniziale aveva provato a difendersi, ma Sirius era più forte di lui.
Non voleva usare incantesimi, lo avrebbe ferito.
D’altro canto mancava ancora un’ora all’alba, doveva trovare un altro modo per fermarlo, aveva così provato a parlargli per farlo rinsavire.
“Sir … Sono io, non mi riconosci ?” aveva detto mentre provava a divincolarsi dalla presa di suo fratello.
Per tutta risposta aveva ricevuto una stretta ancora più forte intorno alla gola.
James stava diventando blu per la mancanza d’aria, sarebbe morto se non si fosse deciso a lasciarlo quando le urla disperate di Ted, avevano fatto sì che la mano che si era serrata attorno al suo collo si spostasse.
Era caduto in ginocchio al suolo e mentre tossiva aveva visto qualcosa che gli aveva gelato il sangue nelle vene.
Sirius guardava il bambino famelico, si era passato la lingua sulle labbra e lentamente aveva preso ad avanzare verso di lui.
Tentando il tutto per tutto, Prongs aveva deciso di ricorrere alla sua forma animale, prendendo la rincorsa lo aveva caricato, ma quello era ricaduto sugli arti come un gatto ed era passato al contrattacco.
L’ultima cosa che James aveva visto prima di perdere conoscenza era stato il suo migliore amico che teneva per il torso il bambino che piangeva terrorizzato.
Sirius era eccitato.
L’odore della paura lo inebriava tanto da fargli perdere il controllo, senza quello scocciatore avrebbe potuto godersi il moccioso in pace.
Aveva scoperto i denti aguzzi, pronto a sferrare un morso ed ucciderlo, quando Ted aveva allungato una manina e gli aveva carezzato la guancia.
In quel momento, grazie a quel tocco, aveva rivisto la prima volta che lo aveva tenuto tra le braccia e per farlo ridere gli aveva fatto delle smorfie assolutamente ridicole.
“Pad, smettila è il mio unico figlio, non voglio che diventi deviato come te …”
Remus.
Stava per uccidere il figlio del suo migliore amico.
Aveva posato il bambino sul pavimento e si era allontanato.
Un dolore lancinante gli stava dividendo la testa in due.
Era come se in lui, dopo lo scontro con Greyback, coesistessero due creature completamente diverse.
Con la luna piena aveva preso il sopravvento quella desiderosa di uccidere.
Si era improvvisamente ricordato di un libro che gli aveva letto Eleanor, “Dottor Jeckyll e Mister Hide”.
Stava lottando con tutto se stesso per impedirsi di  far del male a Ted, voltando il capo aveva visto James privo di sensi ed aveva sentito rompersi qualcosa dentro di lui.
Sgranando gli occhi che variavano dal ghiaccio all’ambrato a seconda che l’una o l’altra parte prendesse il sopravvento, aveva rivissuto uno dei pomeriggi passati al capezzale di suo fratello ..
“Bene …  Per oggi è tutto …” aveva detto Eleanor chiudendo il libro e massaggiandosi gli occhi stanca.
“Non ci pensare nemmeno, voglio sapere come finisce.”
“Sai leggere, perché non lo scopri da solo?!”
“Mi piace ascoltare la tua voce. Quindi sarai tu a dirmelo … Adesso.” aveva detto sfoderando il suo migliore sorriso sghembo.
La ragazza era arrossita.
“Jeckyll decide di suicidarsi, portando via con sé anche la sua parte malvagia.”

Ed era quello che anche lui avrebbe dovuto fare.
“Tu non puoi ucciderci.” aveva detto una voce strascicata nella sua testa.
“Posso e lo farò.”
“Come la mettiamo con i tuoi cari amichetti ? Se muori non avrai più la possibilità di vederli.” aveva risposto.
Una fitta ancora più forte aveva portato Sirius ad inginocchiarsi con la testa tra le mani sotto lo sguardo sofferente di Ted.
“Io Us mae ?” aveva domandato il bambino mentre gli carezzava una mano nella convinzione di alleviare il suo dolore.
James aveva ripreso i sensi e con uno sforzo non indifferente si era messo a sedere massaggiandosi la testa.
Era scattato in avanti quando aveva visto il figlio di Remus così vicino a quello che sarebbe potuto diventare il suo assassino.
Si era, però fermato immediatamente quando aveva notato gli occhi azzurri di suo fratello posarsi sul bimbo.
“No, zio Sirius sta bene Ted … Scusa se ti ha fatto male, non voleva.” aveva detto con un filo di voce, provato dal dolore.
Il bambino aveva sorriso.
Padfoot sapeva che la sua parte malvagia era più forte dell’altra, l’aveva inconsapevolmente alimentata con tanti anni di odio verso la sua famiglia e la voglia di vendetta nei confronti di Peter.
Doveva muoversi o presto avrebbe perso il controllo e le conseguenze sarebbero state irreparabili.
Aveva spostato Ted di lato con gentilezza ed aveva guardato James che con gli occhi lucidi li fissava.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non poteva concentrare la sua attenzione su altro che non fosse se stesso.
Adoperando tutta la sua forza si era dato una spinta contro il muro, aveva infranto il vetro della finestra e si era buttato nel vuoto.
Prongs aveva osservato tutta la scena come se si fosse svolta al rallentatore.
Una lacrima solitaria gli aveva attraversato il viso per infrangersi sul pavimento di pietra colorato dalla luce del primo mattino.
 
 
Angolino di Arwen
Ciao a tutti!!
Ecco a voi il 21esimo capitolo, credetemi ho tentato di farlo meno lungo, ma proprio non ci sono riuscita!
Regulus si è risvegliato e finalmente il caso Sirius è arrivato ad una svolta, spero davvero di non aver deluso le vostre aspettative!
Come consuetudine, ringrazio chi recensisce la mia storia, regalandomi sempre un sorriso e chi dedica parte del proprio tempo anche solo a leggerla!
 
*E’ una frase che ho sentito in un telefilm: “Suits”.
 
Affettuosamente vostra,
Arwen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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