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Autore: _YouArePerfect_    02/08/2013    3 recensioni
'Se anche solo per un momento penserai di essere solo, ascolta la mia musica. Io sarò lì per te.'
In quel momento riuscii a guardarli tutti: uno ad uno. Ognuno di loro aveva una storia da raccontare, dei pensieri da condividere, delle paure da sconfiggere, eppure, in quel momento, tutti erano lì per me.
Mi sentii immensamente grata.
Presi il microfono e sussurrai. 'tutto grazie a voi.'
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                          "Non penso di essere guarita.
                                                                                                Le persone pensano che sia come portare l'auto dal meccanico: 
                                                                                                               vai lì, ti riparano, e sei come nuova.
                                                                                                                           Ma non funziona così.
                                                                                                          E' come se stessi costantemente guarendo."

                                                                                                                                 


Sono finalmente pronta.
Guardo il mio riflesso nello specchio e una ragazza bruna dai caldi occhi nocciola, mi sorride. Mi scosto un ciuffo dal viso e prendo la borsa, distogliendo lo sguardo dal mio riflesso. Ho fatto una promessa interiore. Non sarò più schiava di quel riflesso. Non mi guarderò più con disprezzo, desiderando di essere qualcun altro, non mi domanderò più cos’ho fatto di male per meritarmi tutto quel dolore. Il dolore che mi ha perseguitata sin da bambina. Il dolore sordo delle notti passate a piangere in silenzio. Il dolore delle mie bugie. Dei miei “va tutto bene.” Il dolore del suono dei miei singhiozzi coperti dal getto della doccia. Il dolore delle ferite, del sangue che vedevo scorrere, che volevo veder scorrere, lì dove ora trovo solo delle lievi cicatrici rosee. Il dolore dei miei –non sono abbastanza-. Il dolore dei miei sguardi inorriditi. Il dolore che leggevo negli occhi di mia madre quando mi trovava rannicchiata a piangere. Quando mi sussurrava “Perché Demi? Perché di nuovo?” Mi sollevava, asciugandomi le lacrime dagli occhi gonfi. Mi disinfettava le ferite, le copriva con delle bende e poi le baciava ripetendomi “non farlo più. Promettimelo.” Io la guardavo. Gli occhi di una bambina ferita, indifesa, confusa. Non rispondevo mai. Mi prendeva per mano e mi portava nella mia stanza, mi dava la buonanotte e mi stava a parlare finché non mi addormentavo sfinita. In quei momenti ero convinta che tutto fosse finalmente finito, ma non finiva mai. Ogni mattina era la replica di un film che mi stava consumando ogni giorno, ogni ora di più. Crescevo, ma dentro ero sempre la stessa bambina impaurita che prendevano in giro, che sorrideva a tutti chiedendo tacitamente che qualcuno l'aiutasse, che qualcuno la prendesse per mano e la portasse via da quell'incubo da cui non riusciva a svegliarsi.

“Sei pronta?” Mia madre mi distoglie dai miei pensieri, entrando nella stanza mentre sono seduta a guardare distrattamente la valigia davanti alla porta. “Demi?” mi riscuote piano. “sì..sì. Sono pronta.” sussurro alzandomi e prendendo la borsa. Do una rapida occhiata alla stanza bianca che mi ha accolta in quei mesi bui e la ringrazio silenziosamente. Tanti pensieri sono nascosti tra quelle quattro mura. Pensieri che non voglio più portare via con me. Non mi appartengono più. Fragilità che devo superare. Esco e chiudo a chiave la porta della villetta, la porgo a mia madre. “Ringrazia zio Alex per la disponibilità. Questi due mesi sono stati il paradiso. Questo è il paradiso.” Guardo estasiata la spiaggia davanti a me, il lento sciabordio delle onde e mi vengono in mente tutte le serate passate al molo, da sola. Un foglio e una penna. Le parole che mi venivano alla mente, la melodia che iniziava a prendere forma mentre scrivevo i primi versi. Non aspetto altro da mesi. Ho bisogno di comporre la storia di questo lunghissimo anno. Mille domande mi si affacciano alla mente:
–Sarà abbastanza?-
-Li avrò delusi?-
-Sanno quanto gli sono grata?- .
Ho bisogno di cantare per loro. Non ho pensato ad altro per tutto questo tempo. Lascio vagare lo sguardo un’ultima volta e poi entro in auto, mamma mi prende la mano. “Pronta?” Sorrido,“Sì, pronta.” Mette in moto e esce dal vialetto. Il telefono inizia a squillare. “Mike. Tutto apposto, siamo partiti pochi minuti fa. Qualche ora e sarò a casa a Los Angeles. Ti chiedo di non avvertire la stampa. Vorrei..vorrei prendermi il mio tempo.” concludo, cercando di mantenere un tono di voce disinvolto e sicuro di me, anche se parlare con il mio manager dopo tutto quel tempo mi mette in soggezione. Sono nervosa anche se tento di nasconderlo. Pochi minuti dopo chiudo la chiamata. “Non c’è fretta…ma è ansioso di sentire i pezzi.” Mamma mi guarda incerta. “Sei sicura..” Le lancio uno sguardo ammonitore. “Mamma sono più che sicura. Voglio quelle canzoni nel mio album. Voglio che tutti sappiano che sono caduta,ma mi sono rialzata. Voglio che il mio nuovo lavoro sia come un libro. Mi rappresenta, ogni singola emozione è racchiusa in quelle canzoni. Le lacrime devono essere servite a qualcosa.” La mia voce è sicura di ciò che sta dicendo, sa cosa deve fare, quali pezzi deve incidere, il motivo del perché ci tenga così tanto. “Voglio che i miei fans conoscano la vera Demetria. Non la superficiale ragazza copertina delle riviste patinate. Quella che canta per loro, per dare un senso ai suoi pensieri, alle sue emozioni.” “Ho capito.” sussurra piano la mamma. Rimane in silenzio per tutto il viaggio.
Vuole lasciarmi il tempo di riformulare i pensieri, di prepararmi a rivedere casa mia, a rincontrare le stanze che prima di quel giorno mi avevano tenuta prigioniera.
Mi vuole preparare all’arrivo a Los Angeles.
“Abbiamo tempo per fare un salto da un’altra parte prima di andare a casa?” le chiedo, quando entriamo in città. L’atmosfera viva ed elettrizzante di Los Angeles mi colpisce all’improvviso. Un rapido flashback del mio passato turbolento, della sedicenne acerba arrivata lì per fare qualche audizione, senza nessuna reale ambizione di entrare a far parte della ‘fabbrica di talenti’ targata disney mi travolge, facendomi rimanere senza fiato per un momento. Comincio a sentirmi forte, padrona di me stessa, ma questo non significa che io sia immune ai ricordi, al dolore. “Per andare dove?” Mi chiede a sua volta mia madre guardandomi interrogativa. “Qui vicino..” rispondo vaga. Guardo le cicatrici. Devono essere sostituite da qualcosa di altrettanto importante. Da qualcosa che infonda coraggio, quella voglia di vivere che ho iniziato ad apprezzare da poco tempo.  ‘Stay strong’ mi ripeto. ‘Stay strong’ mi scrivevano nei loro messaggi, nelle e-mail i miei angeli custodi. Quelle due paroline mi rimbalzano nella mente, ancora una volta, e decido in quell’istante che ‘stay strong’ è perfetto.
‘Stay Strong’ è un inno a resistere, a non arrendersi mai, anche quando tutto sembra voler dire il contrario.
'Stay strong' è il messaggio delle mie canzoni, è quello che voglio dire, ciò che voglio essere.
‘Stay strong’ è la frase che mi ha accompagnata per tutto questo tempo.
‘Stay strong’ sussurro. 

 

  

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Lo sò, è relativamente corto come primo capitolo ma non volevo appesantirlo troppo. Ho davvero bisogno che qualcuno mi dica che cosa ne pensa, ringrazio per le recensioni per il prologo, siete state gentilissime :) grazie mille. Ci terrei a sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Ci tengo davvero. Vi lascio con un'immagine di Demi che io amo da morire.
Il suo sguardo.                                                                                                                                                         L. xx
  
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