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Autore: RoSyBlAcK    10/02/2008    1 recensioni
ebbene sì, alla fine sono tornata. è da un po' che questa storia è in cantiere, da un po' che l'ho scritta ma le sistemazioni si sono protratte più a lungo del previsto. è una Post-settimo, senza alcuno spoiler, infatti la stesura è di qualche mese fa e l'attenzione dedicata alla parte "voldemort" è di mia invenzione ^^. Comunque, diciamo che mi sono concentrata più su altri aspetti (**) : Sono passati 10 anni circa dalla fine di tutto e i sentimenti tra ron- hermione harry-ginny non sono ancora del tutto chiari, o per lo meno non del tutto espliciti, quando hermione decide di prendere in mano la situazione, che verrà complicata dall'entrata in scena di un "Imprevisto" che l'allontanerà ancora dall'oggetto del suo desiderio, finchè...
Dategli un'occhiata, fatemi sapere che ve ne pare.. Un bacio =)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie ancora degli splendidi commenti…

Grazie ancora degli splendidi commenti…

Oggi non vi annoio con un mare di preamboli inutili…

Buon capitolo =)

Capitolo 7.01

Sapore di te.

Step one you say we need to talk

He walks you say sit down it's just a talk

He smiles politely back at you

You stare politely right on through

Some sort of window to your right

As he goes left and you stay right

Between the lines of fear and blame

You begin to wonder why you came

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

Let him know that you know best

Cause after all you do know best

Try to slip past his defense

Without granting innocence

Lay down a list of what is wrong

The things you've told him all along

And pray to God he hears you

And pray to God he hears you

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

As he begins to raise his voice

You lower yours and grant him one last choice

Drive until you lose the road

Or break with the ones you've followed

He will do one of two things

He will admit to everything

Or he'll say he's just not the same

And you'll begin to wonder why you came

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

How to save a life

How to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend

Somewhere along in the bitterness

And I would have stayed up with you all night

Had I known how to save a life

How to save a life

{How to save a life- the Fray.}

Hermione.

L’aria è brillante, bianca, fredda. Inglese, dannatamente inglese. La corsia è sgombra, la luce abbagliante, il cielo nero. Mentre scendo gli scalini, facendo un cenno di ringraziamento al pilota, il vento mi soffia i capelli sul viso, furioso. Rabbrividisco nel mio abbigliamento estivo. Poi setaccio la pista, in ricerca di lui. Ho le guance asciutte e il cuore quasi immobile nel petto. Continuo a guardare tutto come da dietro spessi occhiali. Persino la proposta di Richard mi sembra lontana da me, lontana dalla mia vita. Forse in effetti me la sono solo sognata, come mi sono sognata tutto questo. Ora aprirò gli occhi e sarò ancora nella mia tenda a lottare contro zanzare affamate del mio sangue tra le braccia sudate di Richard, lo sveglierò con un bacio e faremo un altro veloce round d’amore prima di tornare dai nostri casi disperati da salvare.

Sul bordo della pista, troppo colorato nel mezzo di questo acquoso e grigio scenario, Ron sembra intenzionato a sparire nel nulla. Cammino lentamente, per poterlo studiare il più possibile, da lontano. Il mio cuore resta immobile, muto, congelato. Non è il Ron che ricordavo, è alto, certo, i capelli rossi, le orecchie rosse, le lentiggini, gli occhi dall’azzurro folgorante e innocente, li alza su di me e abbozza un sorriso imbarazzato. Mi sento studiata e anche io mi imbarazzo, abbasso lo sguardo sui miei piedi, intrappolati in ciabatte rotte.

-Ehi.- Lo saluto. Improvvisamente non so come comportarmi. Abbracciarlo? Baciarlo? Stringergli… la mano? Una pacca sulla spalla? Cosa siamo? Amici? Conoscenti? Fratelli? Lui non sa che un tempo ho sognato di poter essere “amanti”.

-Ehi.- Risponde. Le sue labbra si aprono in un sorriso carico di dolcezza e nuovo, tenero, imbarazzo. Mi avvicino ancora, ora siamo uno di fronte all’altra. I suoi occhi sono rossi, profonde occhiaie contornano il suo sguardo grave.

Anche lui sembra non sapere cosa è bene fare, e mi rendo conto di non essere la sola a ricordare come ci siamo salutati, il fatto che non gli ho dato un perché, il silenzio di questo ultimo anno tra di noi. Gli sorrido, tentando di rimandare il momento dei chiarimenti il più possibile: per sempre, magari.

-Come va?- chiedo.

Lui scuote il capo. –Lascia stare. Tu? Tutto… bene?

Mi stringo nelle spalle. –Sono molto preoccupata…

-Sì. Dai, vieni.

Apre la portiera di una macchina rosso mattone, e io entro in quel riparo caldo e ovattato. Lui si siede alla guida e si tuffa nel traffico.

-Una macchina?- chiedo.

Annuisce. Il silenzio tra noi ha un che di assurdo, non ricordo che vi sia mai stato. –Pensavo che fosse meglio parlarne un po’ prima di arrivare all’ospedale.

-Sì.

Giocherello con un riccio e mi appoggio al vetro gelato mentre una pioggia bollente inizia a sferzare l’aria, proprio come durante la nostra ultima conversazione. E risento quella morsa al cuore e allo stomaco, quel battito doloroso nel petto, quel respiro febbricitante ballarmi sulle labbra. Lui tiene le mani serrate sul volante, le spalle rigide sotto il golf blu notte, gli occhi fissi sulla strada, immobili.

-Sta… tanto male?- chiedo.

-Non si sa ancora, sai, i Guaritori non possono definire… ancora non ce l’hanno fatto vedere… e poi non sappiamo come… gli abbiano fatto… questo.

-Pensi siano stati i Mangiamorte?- un brivido ci percuote entrambi mentre, lentamente, pronuncio queste parole. Ed è come se al mondo ci fossimo solo noi: solo noi possiamo capire, questo dolore non appartiene ad altri, questo terrore è tutto nostro.

-Chi altro potrebbe volere morto Harry Potter?

Silenzio. –Ma lui… lui non morirà, vero?- chiedo, e ancora una volta rabbrividiamo. Vedo i suoi occhi bagnarsi di lacrime e vorrei abbracciarlo, ma non posso farlo. Anche se stiamo abbattendo il muro tra di noi, lui è ancora lì, dolorosamente eretto da anni di discussioni, incomprensioni, imbarazzi, menzogne.

-Io lo spero.- La sua voce è ancora dolce, ma velata di malinconia.

-Ginny come sta?

-Ginny è…- sospira. –Sfatta. Distrutta. E… Incinta.

Incinta? Incinta? Incinta? –Incinta?

L’aria si fa improvvisamente pesante. –Sì, me l’ha detto prima che venissi, penso volesse che te lo dicessi io, sai, per non doverlo fare lei, e piangere e tu piangi e tutte queste cose qua.- Ma io non piango, respiro pesantemente.

Penso che certo che Ginny è sfatta e distrutta. Avrà bisogno di me, qui, e provo un dolce calore dentro sapendo che tra poco potrò abbracciarla.

Mentre corriamo nella campagna inglese fuori Londra, bloccati nel traffico dell’ingresso della città, la pioggia che rende tutto incredibilmente grigio, lui resta con gli occhi fissi sulla strada, fingendo che io non ci sia.

-E… tu?

Tutti i muscoli del suo corpo si contraggono.

-Io…- la voce gli si spezza. –è molto complicato. Sono felice che tu sia qui.

È come se la gola mi si gonfiasse, non riesco a respirare o a parlare, commossa. Per la prima volta da tanto tempo non c’è menzogna sul suo viso, nei suoi occhi, nel suo sguardo, tra di noi. –Sono felice di essere qui… Sono certa che non è poi così complicato.

-Sì, e non ti immagini nemmeno quanto.

Il San Mungo è proprio come ogni volta che ci sono stata negli ultimi, troppi, anni nelle ultime, troppe, visite che ho dovuto fare. Ma questa volta l’ansia che provo non è nemmeno minimamente paragonabile a quella delle altre volte, forse solo a quella lontana mattina in cui sono dovuta andare alla ricerca di Ron e Harry per sapere che ne era di loro, che ne era del mondo, che ne sarebbe stato di me. Mi sento soffocare, per la prima volta vacillo, e non è solo per Harry, ma anche per Ron, che è disperato per qualcosa di così “complicato” che non può condividerlo con me, per Ginny, innamorata, incinta, con Harry su quel letto… e per me, adesso, che sono qui come una naufraga, vorrei lenire i loro dolori ma ho anche io un sacco di dolori: i dolori per loro, i dolori per Harry, e perché Richard mi vuole sposare e io non capisco cosa provo per Ron. Perché mi sento soffocare?

Il corridoio è vuoto, lui si volta verso di me e mi sorride. –Sei fortunata, se ne sono andati tutti. Prima c’era una folla incredibile.

-Possiamo vederlo?

-Sì. Penso di sì.

Spinge una porta ed entriamo nella sua camera, una camera bianca e profumata di pulito e pozioni, e su un letto è sdraiato Harry, pozioni attaccate al suo corpo, una lampadina illumina lugubre le sue guance scarne e pallide, la sua cicatrice sembra innaturalmente grande, senza occhiali il suo viso appare incredibilmente vulnerabile e spoglio.

Mi sento mancare. Un dolore ovunque che ammutolisce tutti gli altri dolori, come se fosse il mio corpo stesso quello steso su quel letto, ogni angolo del mio corpo soffre, mi devo appoggiare alla parete per stare in piedi. Anche Ron adesso non può più mascherare il male che sente, chiude la porta appoggiandovisi sopra, pallido con un cencio, con le labbra vibranti e le orecchie più paonazze che mai. Arranco a fianco a Harry, prendo la sua mano pallida, gelata, fragile tra le mie e, senza riuscire a frenarmi, inizio a piangere. Sento Ron che mi si avvicina, mi toglie la mano di Harry e io non ho la forza di oppormi, mi prende tra le braccia e mi stringe. Piango, piango così forte che mi soffoco con i miei stessi singhiozzi, bagnandogli il golf e il collo e le guance, ma lui continua a stringermi, e anche le sue lacrime scorrono su di me, bagnandomi i capelli, le mani, il collo, le guance, ci sorreggiamo a vicenda, sospirando e singhiozzando, mi appoggio a lui come non mi sono mai appoggiata a qualcuno; e la cosa mi spaventa terribilmente, perché lui non è “qualcuno”: è Ron.

Non so quanto tempo passi, quanto ne sia passato quando finalmente alzo gli occhi su di lui, abbozzo un timido sorriso umidiccio e lui risponde al sorriso con sincerità.

-Lo so che stai male.- Dico.

-Sì, anche io lo so. Che stai male.

Mi scosto da lui, mi asciugo le guance, e quando lo riguardo in viso, anche lui si è ricomposto. Lancio un’ultima occhiata a Harry, steso senza forse su quel letto d’ospedale, e usciamo nel corridoio ormai illuminato dalle bolle di luce perché fuori deve essere caduta la sera.

-Ron!- La sua voce irrompe con furia nella mia testa, e mi volto. Cassie è seduta su una sedia, i capelli fulvi e gonfi che incorniciano la sua figurina magra e dorata, i suoi immensi occhi innocenti e allagati d’amore e preoccupazione per Ron. Gli getta le braccia al collo, lo bacia su tutto il viso, sussurrandogli parole roche che io non capisco. Poi si volta verso di me.

-Mione!- è imbarazzata, tutta rossa e scarmigliata ora, la bambolina perfetta che ho sempre sognato di essere. La rabbia che provo nei suoi confronti imbarazza anche me, mentre lei mi prende le mani e mi bacia morbidamente le guance, con quelle stesse labbra con cui un secondo prima baciava Ron. Provo a cogliere un ultimo frammento del suo sapore. –Ginny mi ha portata qui, adesso è in bagno, sarà qui a minuti. Come stai?

-Sono stata meglio. Tu?

Ma non ascolto la risposta, e nemmeno Ron lo fa, ne sono certa. Il suo chiacchiericcio è solo una musica di sottofondo, lui appoggia la guancia alla sua testa morbida e chiude gli occhi, come se fosse troppo stanco per continuare, e lei gli tiene la mano, accarezzandogliela dolcemente. Lei lo ama, forse lui ama lei. Ginny aveva ragione dicendo che aveva ricominciato. Mia sorella ama quello che pensavo dovesse essere il mio uomo, lo ama tanto da essere stata sempre qui con lui a tenergli la mano e a baciarlo morbidamente sulle labbra. E Ron ama Cassie, la mia esotica e splendida sorella che si prende tutto quello che io non riesco ad apprezzare del tutto, che riesce a conquistare tutto ciò che io non riesco a raggiungere. Ron merita il suo amore, e Cassandra merita l’amore di Ron.

Forse io dovrei sposare Richard e ignorare come mi batte il cuore in questo momento, ignorare l’ansia, l’amore, la rabbia, tutto…

In quel momento Ginny esce dal bagno, il su viso è una maschera di sofferenza e i capelli rossi fiammeggianti fanno a pugni con il colorito cereo delle sue guance. –Mione…- Singhiozza. E mai, mai, l’avevo vista così, lei, sempre forte e indistruttibile. Erano anni e anni che non vedevo le lacrime su quel volto, e nemmeno ricordo l’ultima volta che quelle guance erano state bagnate. La prendo tra le braccia e la stringo più che posso. –Andiamo a casa…

La porto a casa, le preparo un latte bollente che rifiuta, io e Luna la laviamo sotto la doccia mentre l’acqua calda e profumata si mescola alle sue lacrime e i capelli ci si appendono alle dita, i suoi seni sembrano più piccoli di come li ricordavo, e provo a cogliere se la sua pancia è un po’ più grande. Gliela accarezzo e lei singhiozza più forte. Le mettiamo un pigiama caldo, lei trema, la sdraiamo a letto, e beve il suo latte. Si adagia trai cuscini e le coperte, e io mi stendo accanto a lei, l’abbraccio, e lei si lascia stringere. Mi tiene una mano. –Sono qui, qui con te.- Le sussurro all’orecchio. Lei annuisce, chiude gli occhi e cade addormentata.

Anche io chiudo gli occhi, senza lasciarle la mano, ma non mi addormento, dormire accanto a lei mi fa navigare in un mare di una bellezza struggente, pesante sotto il peso di ricordi pieni di Harry, di Ginny, di Hogwarts, di Voldemort… di Lui.

*

Abbracci. Ecco quello di cui avremmo bisogno, a volte. Solo di un abbraccio.

Dalla persona amata, dalla migliore amica, da un fratello, dalla mamma.

Bracci muti, ma molto più significativi di tante parole. Abbracci. Colmare le distanze. Abbracci.

=)

  
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