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Autore: Pirilla_Echelon    03/08/2013    2 recensioni
Continuazione della oneshoot "L'audizione"
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"Nervosa Signorina Ditomedio?" disse con aria da strafottente.
Lo guardai in faccia senza far trasparire alcun tipo di emozione.
Si, effettivamente, Malcom era un gran bel ragazzo e i suoi occhi grigi da vicino avevano qualcosa di stramaledettamente ipnotico, ma... Il problema era tutto il resto.
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Mi guardò e scoppiò a ridere. "Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
Scrollai la testa e cercai di tornare lucida. Che figura di merda!
"no, scusami Brian. È solo che sono un po’ nervosa" risposi squillate.
"come mai?" si avvicinò a me, prendendomi entrambe le mani come per rassicurarmi.
Bisogna mantenere la calma, bisogna mantenere la calma.. ripetei tra me e me.
Che avrei dovuto rispondere?
"è che ho una voglia pazzesca di baciarti, ma non so come fare" optai per la sincerità.
La sua espressione si accese in una smorfia di sorpresa, poi, continuò ad avvicinarsi a me.
"permettimi di darti una mano"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Personal trainer'
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Ormai era da mezz’ora che me ne stavo chiusa in quel cesso a versare lacrime, eppure non riuscivo a smettere. Avevo bisogno di sfogare tutta la rabbia.
<< ehi, sei lì dentro? >> sentii una voce maschile provenire da oltre la porta del bagno.
Non era la voce né di Andrea, tantomeno quella di Malcom. Era una voce un po’ più acuta rispetto a quella degli altri due, una voce che non avevo mai sentito.
<< chi sei? >> domandai dopo un po’ di silenzio.
<< ah, ma allora sei lì >> lo  sentii ridacchiare << piacere, sono Brian. Se esci dal bagno, magari, puoi stringermi la mano e vedermi in faccia >>
Il suo tono era davvero gentile.
<< cosa vuoi da me? >> diversamente dal suo, il mio era piuttosto sgarbato 
<< oh, niente. Voglio solo che tu esca di lì e che la smetta di piangere. >>
<< non mi va di uscire! >> risposi alterata. 
Ma che voleva questo, nemmeno mi conosceva. Perché mai avrebbe dovuto prendersi la briga di farmi smettere di piangere?
<< dai. Non puoi rimanere chiusa in bagno fino alla fine della giornata! C’è anche un pessimo odore qui dentro.
Avanti, vieni fuori. >> il suo tono, pur essendo insistente, continuava ad essere gentile ed in qualche modo rassicurante. 
Mi aveva quasi convinta.
<< non c’è nessun altro lì con te, vero? >> magari era solo uno stupido scherzo di quelle arpie.
<< no, fidati >> qualcosa mi spinse a farlo. Non so come ma, mi aveva convinta a fidarmi di lui, pur non avendolo mai visto in vita mia.
Aprii la porta del bagno e mi ritrovai davanti ad un ragazzo dall‘aria famigliare: aveva seguito anche lui la lezione di Malcom, dunque aveva assistito alla mia umiliazione in diretta. “Le buone notizie sembrano non finire mai!”
Il ragazzo mi sorrise e mi porse la mano. << come ho già detto, mi chiamo Brian, piacere >> sorrise e rimasi un attimo scombussolata.
I suoi occhi erano scuri come la pece, mentre i suoi capelli erano biondi lucenti; Lo avrei visto bene in una pubblicità di un qualche shampoo a fare SWISHHH con la chioma al vento.
E poi, il suo sorriso era caldo e lo faceva apparire come un vero gentleman.
<< beh, credo di non avere bisogno di presentarmi. >> risposi stringendo la sua mano ed asciugandomi il viso con l’altra.
<< a dire il vero, ce ne sarebbe bisogno. Credo che Malcom abbia usato molti soprannomi poco carini, ma che non abbia accennato al tuo vero nome >>
Giusto, probabilmente, questo ragazzo mi conosceva come Culona, oppure come Palla di Lardo. 
<< mi chiamo Greta e, ti prego, non mi ricordare il modo in cui mi ha trattato quel..quel.. >> non avevo nemmeno un insulto che potesse esprimere al meglio il disprezzo che provavo per quell’uomo. “Uomo, se così si può dire”  
<< quel verme. Si, capisco. Si è comportato proprio da schifo, ma non credo che pensi davvero tutte quelle cose >> sorrise << penso che lo faccia perché sei brava >>
“No, bello. Questo ce l’ha con me, perché non gliel’ho data!” 
<< pff. Non penso che sia per quello. Credo che sia perché alla mia audizione l’ho smerdato >> scossi la testa snervata.
<< dunque ti tratta male perché gli piaci. Forse è il suo modo per stimolare le persone a fare di più >>
<< o forse è un modo per stimolare le persone a fargli sanguinare le gengive! >>
Scoppiò in una risata fragorosa. Era contagioso e nel giro di pochi secondi mi ritrovai a ridere insieme a lui.
<< sei una davvero tosta sai? >> i suoi occhi scintillavano.
Mi sentii meglio, sollevata.
<< grazie >> sorrisi timidamente per quel complimento. Il primo della giornata, dopo una serie incessata di insulti da parte dello “Psicopatetico”.
Rimanemmo entrambi in silenzio per qualche momento, poi fu di nuovo lui a parlare.
<< beh, se posso, vorrei darti un consiglio. Domani, entra in quell’aula e mostra a Malcom che fai sul serio. Non ti abbattere e vedrai che quell’idiota si stuferà di dirti tutte quelle cose stupide >> 
<< si, hai ragione. Da domani, mi faccio il culo sul serio! >> 
Aveva ragione, eccome. Se l’intento di Malcom era quello di farmi migliorare, lo avrei fatto. Sarei stata la prima della classe e  non mi sarei lasciata scoraggiare; gli avrei tenuto testa, rispondendogli con lo stesso gusto con cui lo faceva anche lui.
<< bene, sono contento che tu abbia smesso di piangere >> la sua espressione mi fece intuire che fosse sincero.
<< già. Ma, se posso saperlo, perché sei venuto a tirarmi fuori dal bagno? Insomma, io e te nemmeno ci conosciamo e fino ad un minuto fa, nemmeno sapevi il mio nome.. >>
Mi sembrava lecita come domanda, no?
Stette in silenzio, evidentemente imbarazzato, e si passò una mano tra i capelli.
<< a dire il vero, non lo so. È solo che mi era dispiaciuto vederti trattata a quel modo. 
Insomma, mi sembri una ragazza molto in gamba, ma anche molto sensibile e quindi ho pensato che avessi avuto bisogno di essere consolata. 
In fondo, non penso che a qualcuno possa far piacere essere trattati a quel modo, no? >>
E quindi, questo ragazzo, che non avevo mai visto in vita mia, si stava preoccupando per i miei sentimenti? Pensavo che quel tipo di uomo fosse fuori produzione, specie dopo il mio incontro con Malcom.
<< ah. Sei stato davvero gentile. Grazie mille >>
<< figurati >> strizzò gli occhi scuri, quasi neri, e sorrise ancora. 
Dopo pochi secondi di silenzio, la campanella suonò: finalmente la giornata era finita.
Tirai un sospiro di sollievo. Ora sarei potuta finalmente tornare a casa, a schiarirmi le idee. << non vedo l’ora di essere a casa >> dissi asciugandomi la faccia dai rimasugli del mio pianto.
<< a chi lo dici! Prima della lezione di Malcom ho seguito quella di classico: non mi sento più le gambe >>
<< lascia perdere, con tutti i salti che quell’idiota mi ha fatto fare, non so come riuscirò a tornare a casa >> dissi esasperata.
L’idea di dovermi fare tutta quella strada a piedi, mi faceva venire voglia di dormire nei secchi dell’immondizia qui fuori.
<< se vuoi ti posso dare un passaggio. Ho la macchina nel parcheggio dietro all‘accademia >> lo guardai sollevata.
Questo ragazzo mi era stato mandato da qualche santo; qualcuno lassù, mi stava salvando da quella giornata catastrofica.
<< si, grazie! >> risposi entusiasmata.
Uscimmo dalla scuola e ci dirigemmo verso la sua auto. Non so per quale motivo, ma rimasi colpita dal fatto di non trovarmi davanti ad un macchinone iper-costoso, ma di trovare soltanto una Fiat Punto un po’ sgangherata. Non mi era sembrato un tipo da macchina sgangherata.
A dire il vero, ci avevo sperato che non avesse un’auto costosa; mi sentivo sempre poco a mio agio su quel tipo di vettura; mi facevano sentire una povera morta di fame.
Mi lasciai sfuggire un risolino che lui fraintese.
<< lo so che non è una Ferrari, però, per andare in giro è perfetta. >> non sembrava imbarazzato per ciò che stava dicendo, era totalmente a suo agio.
<< oh, no. Ridevo perché sono sorpresa, insomma, mi sembravi davvero un tipo da Ferrari e invece.. hai solo una semplicissima Punto >>
<< quindi devo dedurre che sia una buona cosa? >> domandò confuso.
<< si, cioè…voglio dire, non che le belle macchine non mi piacciano, però mi mettono in imbarazzo. Invece, questo tipo di auto mi fa sentire, come dire.. meno barbona! >> Ecco, come al solito stavo iniziando a blaterare a casaccio.
<< dunque devo dedurre che la mia macchina sia per barboni? >> disse ironico
<< no no no. Assolutamente, scusa! >> stavo diventando viola, lo sapevo.
Fece una risata. << Greta, stavo scherzando >> mi diede un pizzicotto sulla guancia;
Quel contatto fu inaspettato, anche se si trattava di un semplice pizzicotto sulla guancia. 
Forse era stata la sua continua gentilezza e premura nei miei confronti, ma quel ragazzo mi stava facendo sentire importante. E mi piaceva quella sensazione.
Sorrisi, rassicurata dalle sue parole, e tirai un sospiro di sollievo .
<< prego, salga su questa magnifica limousine >> disse aprendo la portiera scricchiolante della macchina e facendomi un inchino.
“che stupido!” risi.
<< più che una limousine, la tua macchina sembra quella dei Flintstones >> 
<< magari usando un po’ di fantasia, potrebbe diventare una limousine >> ridacchiò
Gli feci una faccia poco convinta e lui continuò << mi sa che nemmeno con un miracolo, vero? >> mi guardò con finto dispiacere.
Risi e mi accomodai in quel gabinetto ambulante.
 
Il viaggio dalla Scala a casa mia era stato spassosissimo. 
Avevamo parlato del più e del meno; Avevamo discusso su chi fosse migliore tra Svetlana Zakharova e Natalia Osipova, su quante possibilità ci fossero di entrare a far parte delle compagnie più importanti del mondo, di quanto fosse pessimo il look degli One Direction e di quanto fossero fighi Twilight, Harry Potter ed Hunger Games. Era uno spasso quel ragazzo: mi faceva morire dal ridere e, poi, era davvero gentile e premuroso nei miei confronti. Mi aveva addirittura prestato la sua felpa dopo che mi ero lamentata di avere freddo.
Era un po’ affrettato da dire, ma lui mi piaceva e sentivo che tra noi sarebbe potuto nascere qualcosa di più forte che una semplice amicizia.
Lo guardai mentre era alla guida: era davvero bello, anche se non eccessivamente muscoloso o quant’altro. Diciamo, che mi piaceva per il suo atteggiamento. “Altro che quel cafone di Malcom!” non c’era paragone tra quei due, assolutamente.
Non avevano niente in comune. Brian era gentile, premuroso, angelico e ordinato. Malcom, invece, era maleducato, cafone, diabolico e trasandato. Il giorno e la notte, il diavolo e l’acqua santa. 
 
Finalmente arrivammo sotto casa mia.
<< beh, devo ringraziarti, mi hai davvero ravvivato la giornata! >> gli sorrisi, davvero grata di ciò che aveva fatto per me.
<< figurati, è stato bello conoscerti >> rispose al mio sorriso, poi arricciò le labbra e si grattò la testa imbarazzato senza proferire più alcuna parola.
Colsi l‘occasione per salutarlo. << allora, ci si vede domani >>
Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia, rimanendo stupita del gesto appena fatto. 
Lui, invece, sembrò rilassarsi e quando mi scostai da lui, mi guardò con occhi accesi e sorriso smagliante. Nonostante il mio gesto un po’ inaspettato, ne era contento. 
<< si, a domani >> 
Gli lasciai un ultimo sguardo e scesi dalla macchina sgangherata, per poi dirigermi verso il portone del vecchio palazzo.
Non feci in tempo ad infilare le chiavi nella serratura che mi sentii richiamare.
<< Greta! >>
Mi voltai nuovamente verso Brian, che si stava sporgendo dal finestrino della macchina.
<< dimmi >>
Si grattò nuovamente la testa, leggermente in difficoltà. << ti va se domani, prima delle lezioni, facciamo colazione insieme? >>  speravo che me lo chiedesse.
Una ciocca dei suoi capelli biondi, un po’ troppo lunghi per i miei gusti, gli copriva parte della fronte dandogli un’aria da Arcangelo Gabriele. 
Rimasi sorpresa dalla sua richiesta, ma accettai senza esitazione.
Forse, anche lui aveva percepito che tra noi c’era un certo feeling.
<< si, certo! Alle 7 dal bar vicino all‘accademia >> dissi pimpante.
Mi regalò un sorriso annuendo ed io ricambiai.
<< a domani >>
<< a domani >> 
Sparii dietro al portone, mentre lui stava rimettendo in moto la macchina.
Una volta entrata in casa, mi buttai subito sotto la doccia ripensando ai momenti più belli della giornata. Dal senso di appartenenza provato all’entrata della scuola, al divertimento con i miei nuovi amici nella sala di recitazione.. E così via, fino al mio incontro con Brian.
Aveva ragione quando mi aveva detto di dimostrare a Malcom di essere la migliore; lo dovevo fare per me, per evitarmi tutti quegli insulti. Per smerdare nuovamente lo Psicopatetico.
Il giorno dopo sarei entrata in quella stanza e avrei dato il mio massimo, senza farmi mettere i piedi in testa da nessuno. Avrei fatto bruciare il didietro a Malcom e a tutto il branco di iene anoressiche che gli sbavava dietro.
Lo avrei fatto eccome






Ed eccoci qua!
allora, che ne dite di questo Brian? 
Ve gusta?
Dai dai che sono curiosa di sapere che ne pensate...
Baciiii <3
  
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