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Autore: DarkNihal14    03/08/2013    7 recensioni
Lui si girò e la osservò con un espressione strana.
- Vuoi il mio aiuto? -
Era visibilmente divertito e non tentava nemmeno di nasconderlo.
Hermione sussurrò un inudibile 'sì'.
- Hai forse detto che la So-Tutto-Io ha bisogno di me? -
Ecco, ora iniziava a umiliarla.

Ho intenzione di farla evolvere in una Severus/Hermione, pairing che amo. Cercherò di renderla graduale per non sfociare nel surreale.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- capitolo sedicesimo -

At last

 








Hermione aveva capito suo malgrado che il professore aveva ragione.
Idiota.
Come aveva pensato di poter far funzionare quella relazione?
Avrebbe dovuto viverla nell’ombra, perché erano sette anni che cercava di non farsi espellere e non era certa che la loro non fosse illecita, né voleva che lui fosse licenziato, per quanto fosse odioso come insegnante.
Inoltre non avrebbe potuto spiegarla ai suoi amici. Harry aveva cambiato la sua opinione dopo aver visto i ricordi, ma né lui né Ron erano ancora pronti a immaginarsi la sua amica con quel Serpeverde rotolarsi nelle lenzuola, a differenza che il primo avrebbe avuto la decenza di non vomitare e insultarla in faccia.
Eppure credeva stupidamente di poter diventare come la protagonista di un romanzo d’amore, dove alla fine tutti vivono felici e contenti.
Aveva già capito che la vita non era una fiaba, ma un po’ di felicità ogni tanto appariva miracolosamente.
E perché non con lui che di felicità sapeva così poco?
Perché sono una sua alunna e questa storia può finire solo male.
È già finita male.
Le lezioni di pozioni erano un inferno.
Iniziava a tremare e sudare, quando lui le passava accanto.
Aveva paura che lui le parlasse e che con la sua voce scatenasse tutte le emozioni che si teneva dentro.
Ma non l’aveva mai fatto, forse perché sospettava che lei potesse cedere, forse non voleva alimentare sospetti.
Comunque Hermione era rimasta stupita dal comportamento dell’insegnante, quando lei l’aveva baciato.
Era stata una mossa azzardata e si aspettava che le rispondesse tanto quanto che la respingesse.
Ma aveva fatto entrambe, lasciandola confusa e amareggiata.
Una parte di lei, inguaribilmente romantica, continuava a sperare che si sarebbe realizzato quell’amore epico che lei sognava, ma, dopo una settimana di silenzio, era stata schiacciata dalla parte realista.
 
 
«Hermione, per favore, dammi un aiutino con l’introduzione del tema di Trasfigurazione! Se potessi dare un’occhiata al tuo…» implorò Calì.
Le due Grifondoro non erano mai state amiche.
Infatti, Hermione aveva sempre ritenuto l'altra un'oca superficiale, come la compare Lavanda.
Nell'anno precedente, mentre era alla ricerca degli Horcrux, Calì era rimasta fedele all'ES e aveva combattuto duramente.
La riccia aveva constatato che la compagna era cambiata con la guerra, come tutti, e ora erano più unite.
«Calì, sono sicura che tu possa farcela da sola. Non hai bisogno di copiare il mio.» rispose decisa Hermione.
«Non ho detto copiare. Solo un aiutino piccolino, per trovare l’ispirazione.»
Hermione sospiró.
Calì non sarà più stata come una volta, ma rimaneva pigra nel fare i compiti.
Lei, comunque, dopo aver permesso ai suoi due amici di copiare da lei per sei anni, si era abituata a quella pratica, anche se la vecchia lei protestava.
Alla fine lei cedette, come sempre, e le consegnò il suo rotolo di pergamena.
Mentre Calì iniziava a copiare, un ragazzino del primo anno, che pareva incredibilmente piccolo e spaventato, si diresse verso di lei.
Come Caposcuola si aspettava di dover ascoltare quale angheria aveva subito dai ragazzi più grandi e consolarlo, ma lui si limitò a consegnarle un bigliettino senza concederle il tempo di chiedere chi glielo inviasse, ma lo scoprì presto.
 
Credo di aver riconosciuto quel sentimento.
E ora?
Vieni da me, ti prego.
S.P.
 
Calì, incuriosito, aveva alzato la testa per sbirciare cosa ci fosse scritto, ma Hermione lo richiuse immediatamente, sorridendo a trentadue denti.
«Hermione, chi ti ha scritto quel biglietto?»
«Devo assolutamente scappare.» rispose la giovane sfrecciando attraverso la Sala Comune.
«Ma… ma il compito per domani! Credo di aver bisogno di un altro aiuto!»
«Copialo, fa’ cosa ti pare!» replicò lei senza voltarsi.
Calì Patil la osservò sospettosa, desiderosa di scoprire cosa fosse di così urgente.
La sua passione per il gossip non si era esaurita e Hermione Granger, poteva avere l'aria angelica, ma era sicura che avesse dei segreti interessanti.
Hermione scese le migliaia di scalini che la separavano da quelle due iniziali, rischiando di rompersi l’osso del collo e ricevendo epiteti sgradevoli.
Perché la Torre di Grifondoro era così in alto?
Quando finalmente vide quella porta di legno che ormai conosceva bene, respirava pesantemente, ma non si fermò, anzi accelerò e si lanciò contro essa.
Troppo tardi notò che due voci provenivano dall’interno.
La McGranitt la guardò seriamente sconcertata per la sua entrata turbolenta; Severus si limitò a un terribile sguardo glaciale.
Prima che la ragazza potesse scusarsi, la preside la precedette: « Sono sicura che la signorina Granger abbia qualcosa di molto urgente da comunicarti, Severus. Dunque, ti lascio. Finiremo il discoro in un altro momento. »
La Grifondoro stava sistemandosi i capelli e premendo una mano sulla pancia, quando il professore iniziò a inveire contro di lei: «Granger, spendere il tuo tempo con Potter e Weasley ti ha fatto scordare le buone maniere?»
«Tu mi hai detto di venire! Presumevo volessi parlare solo con me.» rispose Hermione, avvicinandosi.
«La visita di Minerva non era prevista. La tua sì, anche se non così irruente, perché devo recuperare.»
Non diede il tempo alla ragazza di domandarsi a cosa si riferisse che la afferrò per la vita e la baciò.
Inizialmente tentennante per la sorpresa, percepì che anche lui era più insicuro rispetto alla determinazione con cui l’aveva attirata a sé.
Hermione, quindi, strinse le braccia attorno al suo collo per approfondire il bacio.
Quando staccarono le labbra, lei domandò: «Sei sicuro? Sei stato tu a ricordarmi i rischi.»
«Nel frattempo sono anche andato a rivedere le regole e sono sicuro che mi porterai un sacco di guai, piccola Grifondoro.»
Lei cercò di divincolarsi indignata, ma lui rafforzò la stretta e con una mano le bloccò il mento, obbligandola a guardarlo.
«Ma mi sono trovato in situazioni molto più pericolose, quindi vedremo cosa mi porterai. Tu, invece, sei sicura? Io non sono un ragazzino che si fa ancora preparare la pappa dalla mamma, a cui inviare bigliettini con i cuori. Ho ucciso delle persone e….»
«Ne hai anche salvate molte altre. Hai salvato il mondo magico, aiutando Harry. Hai sbagliato e lo sai, ma, per quanto male tu abbia fatto, hai cercato di rimediare. Sei una persona da ammirare.»
Poiché vide che Severus stava per controbattere, aggiunse: «E’ così e te lo farò capire. Io voglio stare con te, Severus Piton.»
Si sarebbe quasi potuto dire che il professore fosse commosso, ma era da molto tempo che il suo cuore non si apriva ai sentimenti, di conseguenza la sua solita maschera si incrinò solo leggermente, ma nel suo intimo sentiva che Hermione gli stava cambiando la vita.
L’avrebbe voluta baciare ancora, in continuazione, ma era impacciato nelle questioni di cuore, perché non aveva mai avuto una donna vera e non sapeva come comportarsi.
Si limitò a osservarla nella sua camicetta bianca che muovendosi lasciava intravedere attraverso la trasparenza il reggiseno colorato, mentre frugava nelle tasche.
Ne tirò fuori un foglietto che gli sventolò sotto il naso.
«Non sarai un quindicenne, professore, ma mi sembra che l’unico che mandi bigliettini qui sei tu.» lo provocò lei, non lasciandogli, però, tempo di reazione, essendosi alzata sulle punte per bloccare qualsiasi replica con le sue labbra.
Per quanto in fondo lo divertissero quegli screzi e quelle frecciatine, Severus trovò molto più piacevole la bocca di quella ragazza che voleva amarlo, tanto più che non si ricordava quanto la carne si riscaldasse al contatto fisico.
Incredibile anche solo da pensare, ma reale quanto la pelle che fremeva sotto la stoffa.
La prese in braccio per appoggiarla sulla scrivania, allontanandosi solo l’istante necessario per incontrare quegli occhi nocciola che aspettavano lui.
  
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