IV- If you could be mine
Albus ne ha passate di notti insonni cercando di trovare un modo per separarli.
Una volta ha persino pensato di prendere una Pozione Polisucco e di berla tutta d’un fiato.
Diventerebbe volentieri Scorpius Malfoy pur di avere la SUA Rose vicina.
Ancora non si è fatto una ragione (o forse non vuole farsi una ragione) del perché Rosie lo abbia scaricato così. Si conoscono da una vita, lui le vuole bene, e sa che, nonostante tutto, sua cugina vuole bene anche a lui.
Non si dà pace, Albus, da più di una settimana.
Il cuore batte forte nel suo petto, e l’unica cosa che spera è che smetta di battere da un momento all’altro, per poter lasciar finalmente vivere serenamente a Rose e Scorpius il loro amore.
Si rigira nel letto nervosamente.
Quando li ha visti, lì, abbracciati nel corridoio, a baciarsi come solo due innamorati possono fare, si è sentito mancare il suolo sotto i piedi.
Si è sentito come se il suo punto d’appoggio si fosse, d’improvviso, smaterializzato e lo avesse lasciato solo con sé stesso e il suo dolore.
Ed è proprio quella la parola che lo rappresenta meglio in quel momento:dolore.
Albus Severus Potter è interamente, completamente formato di molecole di dolore.
Perché?
Perché non lui?
Perché proprio Scorpius Malfoy?
Perché non è stato concesso a lui di poter toccare quel collo niveo, di poter accarezzare quei capelli rossi, di poter ridere con lei di quelle lentiggini imbarazzanti?
Perché non lui?
Perché?
Perché…
Albus si alza in piedi e si trascina tristemente verso la finestra.
La luna è ancora alta e la notte ancora lunga.
E lui non riesce a darsi pace.
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