U n r e q u i t e d L o v e
Ridi, ridi allegra, spensierata quasi
non aspettandoti ciò che succederà. Lo rincorri con in
mano il borsone della palestra, è sempre stato più veloce di te ed è inutile
solo provare a raggiungerlo.
Sei in tuta, l’istruttore urla qualcosa: “esercitazione
a coppia” ti sembra di capire e capisci bene
perché lui è davanti a te che ti sorride.
«Scemotta ti sei incantata? »
«Piantala Jake»
Sei l’unica che lo chiama così, per gli altri è Jacob o Jack, ma per te è
Jake.. il tuo carissimo Jake.
Destro, sinistro, calcio, calcio, girare. E poi di nuovo tutto da capo. Lo
osservi ripararsi sotto i tuoi colpi, è ancora il tuo turno in fondo,
arrossisci per i segnali che manda il tuo cervello mentre osservi le sue
braccia nasconderne il volto per poi scoprirlo e far apparire oltre quella
zazzera arruffata di capelli biondi il suo sorriso contagioso. Parla anche lui
sempre ridacchiando, con quell’ottimo umore che non può far altro che far
sentire bene anche te.
Fine degli allenamenti. Non capisci ancora perché continui in quello sport sei
poi sei tanto incapace. Gli altri sono tutti via, tu sei rimasta ancora un po’
con lui perché quella lezione è stata peggiore delle altre.
«Colpisci più forte.. arrabbiati» Ridi, ridi ancora e
lentamente riesce a farti perdere la pazienza. Un tuo pugno gli arriva in
faccia, poi un altro prima di accorgerti che con la testa tra le nuvole eri
diventata troppo violenta.
Lui si siede per terra, tu continui a scusarti chinandoti su di lui. Sei in
ginocchio.
«Scusa, scusa, scusa »
Mormori, il tono quasi un sussurro.. quasi volessi
scoppiare a piangere da un momento all’altro. Alza il capo fissandoti negli
occhi e sorride con il solito calore.
«Scusa »
Chini ancora di più il capo avvicinandoti al suo.
«Scusa davvero… anche per questo »
Mormori prima di eliminare la distanza tra i vostri volti poggiando le tue
labbra sulle sue. Lo baci o almeno quella è la tua intenzione. Pochi secondi
prima che riprendi coscienza delle tue azioni e questa volta davvero scoppi a
piangere.
«Scusa.. scusa davvero.. non volevo. So che tu non puoi amarmi, so che
questo non potrà mai succedere..scusami, sapevo che mi
avresti rifiutato eppure l’ho fatto. »
Singhiozzi mentre esprimi quello che pensi, quello che provi. Alzi lo sguardo
solo per un istante per ritrovarti nuovamente persa nel suo sguardo, per
ritrovare di nuovo quel suo sorriso.
«E chi ti ha detto che ti avrei rifiutato? » Queste sono le sue parole e questa volta e lui a tirarti a sé per unire
le vostre labbra in un bacio. Stai per sfiorarle quando ti accorgi che questo
non è reale.
La prima cosa che
senti è il cuscino, l’hai messo sopra la testa perché non riuscivi a dormire e
tutto sembra ancora buio da lì sotto. Ti metti a sedere lasciando scivolare il
lenzuolo: sei in camera tua, nel tuo letto e sono le sei di mattina.
Non ti eri mai svegliata così presto, forse è meglio che ti rimetti a dormire.. ma non lo fai. Hai paura di perderti di nuovo in
quell’illusione, in quel mondo fatto di sogni.
Stancamente ti trascini verso la cucina, sei ancora addormentata e per poco non
sbatti contro la porta. Tua madre è
allarmata, ti fissa quasi fossi uno spettro mentre con una mano ti stropicci
gli occhi.
« ‘giorno »
Più che un buongiorno il tuo è un mugolio non meglio identificato, lei risponde
con un cenno e mette la sua tazza nel lavello pronta ad andare a lavarsi.
Indugi davanti al frigorifero, non hai per niente fame e non sei nemmeno sicura
di riuscire a mettere qualcosa sotto i denti dopo un sogno del genere. Sembrava
tutto così reale e questo è quello che ti fa sentire peggio. Ti siedi al tavolo
e inizi a ripassare la lezione di storia, tua madre ne avrà ancora per un po’.
La senti uscire dal bagno, hai già preparato i tuoi vestiti e li lasci sul
letto, pronta per cambiarti dopo una bella doccia rinfrescante.
Tuo padre è fuori per lavoro, quella peste di tua sorella sta a casa di un’amica: hai tutto il tempo per una doccia,
l’unico lato positivo di essersi svegliata tanto presto.
Lasci l’acqua scorrere sulla sua pelle e con la mente tenti di non pensare ad
altro, inutile, quasi cadi mentre cerchi di prendere lo shampoo: è quello alla
fragola, quello che a lui piace tanto. Sorridi al pensiero che poserà il suo
capo sulla tua spalla per sentirne l’odore come fa sempre e come sempre tu arrossirai
senza farti notare.
Ti avvolgi in un asciugamano e inizi a frizionare i capelli con un altro: è
giugno quindi sei libera di lasciarli asciugare come meglio credono e senza
bisogno di un phon.
In un attimo sei pronta, giusto in tempo per non perdere
l’autobus.
“Tra una settimana finisce la scuola” pensi “l’ultimo lunedì sui libri prima
della fine dei prossimi tre mesi” sorridi al pensiero, mentre una domanda
prende posto nella tua mente.
“Riuscirò a vederlo?”
L’autobus si ferma, tu scendi con un piccolo salto l’ultimo gradino per poi
guardarti intorno e attraversare la strada. Mentre percorri quel pezzo di
strada che porta dalla fermata alla tua scuola osservi il tuo riflesso in un
finestrino di automobile, i capelli ricadono in piccole onde sulla
tue spalle rendendoti più graziosa, ma di sicuro questo non lo noterà.
Qualcuno mette le sue mani sui tuoi occhi, quasi ti spaventi prima di sentire
la voce di chi si trova dietro di te.
« Indovina chi sono? »
Arrossisci di colpo, lo sai bene chi è. Metti le sue mani sulle sue cercando di
levarle mentre lui inizia a ridere.
«Smettila Jake, lo so che sei tu. »
E ridete e scherzate finchè non arrivate alla porta d’ingresso, molta gente è
ferma ad osservare qualcosa sul muro vicino alla porta, siete troppo lontani
per vederlo. Vi fate strada ma man mano che ti avvicini tu
inizi a capire di cosa si tratta.
Un graffito, una scritta per la precisione occupa uno dei tanti muri vicino la
scuola. Non è il solito “ti amo tizio o caio” non è
qualcosa “Mary sei l’unica donna per me”, è qualcosa che stona in mezzo a tutta
quella poesia e parlare di amicizia e amori eterni, è qualcosa di diverso.
In grande sul quel muro pieno di mille scritte in nero o azzurro il rosso e
l’arancione diventano padroni:
Sapeva
che le storie col lieto
fine e le eroine felici si
dovevano definire
spazzatura e
non letteratura
Alain de Botton
Sorridi ora
tra te e te e qualcuno se ne accorge, qualcuno si
accorge di quell’improvvisa soddisfazione.
«Vorrei proprio sapere chi è stato»
Gli sorridi furbetta per poi portare dietro l’orecchio una ciocca di capelli.
« Non penso sia tanto scemo da dirlo a
te mio caro Jake »
Si avvicina sempre sorridendo per poi portare il suo volto vicino la tua
spalla.
«Adoro il tuo shampoo»
E rincomincia il solito ritornello, ti illudi, arrossisci per poi iniziare a
incamminarti verso l’edificio.
«Sbrigati prima che la campanella suoni»
Angolino dell’autrice:
Potevo o meno pubblicare una storia di amore non
corrisposto il giorno di San Valentino?
Questa è una delle storie che preferisco della mia raccolta, una storia a cui
sono legata perché la maggior parte dei pensieri qui riportati sono quelli
della sottoscritta tra giugno e agosto del 2007.
Quando qualche mese fa ho trovata scritta su un profilo di una scrittrice di epf quella citazione, non ho potuto far a meno di scrivere
questa storia. Spero che sia gradita, un grazie a tutti quelli che hanno letto
senza commentare e a Rio: grazie
mille per il commento, sono felice che ti sia piaciuta e che tu la pensi come
me, come penso sia chiaro l’argomento di questa storia è un amore non
corrisposto e per lo più taciuto. Spero
che anche questa storia ti possa piacere e di ricevere un altro commentino :P
Baci, Ly’